News
NABUCCO a VERONA SFIDA E VINCE IL MALTEMPO
Sabato 20 Giugno 2015 12:05

                                                                

nabucco_verona

Sembrava un gioco facile inaugurare la 93sima stagione all'Arena di Verona con Nabucco, titolo quanto mai

legato alla storia e alla tradizione di questo eccezionale palcoscenico, ma in realtà la serata di ieri si è

trasformata in una sfida contro il maltempo, ormai consuetudine per l'ex “paese d'o sole” . Un vento gelido e

scrosci improvvisi d'acqua hanno funestato l'Arena fin poco prima l'inizio dello spettacolo, poi, quasi per

intervento di un provvidenziale Jehova, l'acqua si è fermata lasciando il posto a continue, fastidiosissime

raffiche di vento, contro le quali hanno combattuto gli eroici complessi veronesi , il pubblico e soprattutto i

cantanti,messi a serio rischio da queste condizioni semi-proibitive.

Il pubblico, numeroso e festoso, ha gradito molto lo spettacolo e ha salutato con continui applausi gli

interpreti, tanto da decretare quello che può definirsi senz'altro un trionfo.

 

                    nabucco_verona_5__cast

 (il cast  di Nabucco, da  sinistra: il maestro  Frizza,Luca Salsi, il sovrintendente Girondini,il maestro  De  Bosio, Martina Serafin, Alessandro Guerzoni, il direttore artistico  m.° Gavazzeni)


Il segreto per la riuscita di un'Opera è l'equilibrio dell'ensemble, l'omogeneità su un alto livello del cast , ed

è quello che si registra in questa occasione. Luca Salsi, baritono lanciatissimo e pedina fondamentale per

taluni titoli verdiani, si è dimostrato vincente sia per l'autorevolezza dell'accento, sia per la scansione

veemente della parola-scenica tanto perseguita da Verdi , fin dalle sue prime opere. Ogni frase era scandita

con precisione e con grande concentrazione, senza tralasciare nulla. La voce si imponeva per il volume e la

pastosità del colore, facendo ricordare i grandi della vecchia scuola italiana (ricordiamo il maestro di Luca

Salsi, Carlo Meliciani, allievo del sommo Tagliabue), con un tonante la bemolle al termine della cabaletta “O

prodi miei” sovrastante il Coro. Il punto più alto della serata, a parte la bellissima preghiera “Dio di Giuda” è

stato a mio parere il duetto con Abigaille, dove oltre alle doti elencate prima si sono registrate morbide e

fluenti mezzevoci senza mai scadere nei suoni spoggiati. Dal punto di vista attoriale Luca Salsi ha potuto

dominare il palcoscenico con molta credibilità, sebbene la regìa lo obligasse a una linea convenzionale,

senza spunti particolari e senza molte possibilità creative.

 

Al suo fianco un bel debutto di Martina Serafin come Abigaille, che deve solo trovare un equilibrio più

rilassato e convinto in una linea belcantistica e non soltanto drammatica. Abigaille deriva dalle eroine

donizettiane e belliniane e non deve essere legata a ciò che viene dopo: più Anna Bolena che Aida,

insomma. In modo tale da dominare le asperità della parte riposandosi sull'aria “Anch'io dischiuso” e sulle

delicate mezzevoci previste da Verdi, troppo spesso dipinto nel Nabucco come l'assassino della Strepponi

(prima interprete). La Serafin ha dalla sua una voce naturalmente calda, di splendido smalto, pastosa,

rotonda e una bella tenuta in acuto, non ha avuto soverchie difficoltàa superare indenne la cabaletta “Salgo

già” e i numerosi salti al do acuto della parte. Ma è nel duetto con Nabucco e nel trasognato finale che ha

trovato i suoi punti di forza, riuscendo tra l'altro a rappresentare un bel personaggio scenico, in virtù d'un

fisico elegante e imponente.

 

                                     nabucco_verona2

 

Ottima la prestazione di Nino Surguladze come Fenena, di rara eleganza e aplomb stilistico, con un perfetto

controllo nella difficile aria dell'ultimo atto, e così il tenore Pretti come Ismaele, di timbro giovanile e schietto

ma sempre puntuale su ogni frase importante e nel bellissimo concertato “S'appressan gli istanti”.

 

Il basso Beloselsky, ormai Zaccaria di riferimento in tante importanti occasioni, ha uno strumento di

splendida qualità ma soprattutto nella zona mediana della voce: in alto gli acuti suonano un po' fibrosi, duri

e in basso la voce tende a scomparire rispetto alla gamma centrale molto sonora, indice di qualche

problema tecnico da risolvere. Tuttavia ha risolto con baldanza i suoi tremendi passaggi, dall'aria d'entrata

alla cabaletta, al finale III, e ha ottenuto grandi applausi per l'aria “Tu sul labbro”, di gran lunga il suo must.

 

Di livello anche le seconde parti, a cominciare da Abdallo, il preciso e squillante Francesco Pittari, con

Madina Karbeli come Anna e il basso Guerzoni nella parte ingrata del Sacerdote di Belo, risolta con

esuberante partecipazione.

 

 

 

                nabucco_verona3

 

Last but not least, il maestro Riccardo Frizza ha creato un Nabucco brillante, vivido, imponendo un ritmo

molto incalzante fin dalla Sinfonia, attento ad assicurare una dinamica varia e non il perenne mezzoforte cui

ci hanno abituati tanti suoi colleghi. Tuttavia è mancata a tratti quella “tinta” , quel colore scuro, plumbeo,

cupo che Nabucco deve avere per caratterizzare e sostenere il canto: vuol dire dare maggior peso agli

archi bassi, a determinati strumenti a fiato, conferire “terribilità” alle marce babilonesi e soprattutto al tema

ricorrente, barbarico, che caratterizza Nabucco. Insomma: Nabucco deve far paura . L'orchestra del

maestro Frizza era a tratti troppo “allegra” , troppo “positiva” se il termina aiuta a far capire cosa intendo.

Tuttavia la resa della compagine areniana è stata pressoché perfetta, sia per quanto riguarda l'orchestra sia

per l'ampio Coro,a cui è stato chiesto- come di prammatica- il bis di “Va pensiero”.

 

Lo spettacolo, firmato dal veterano Gianfranco De Bosio, rientrava nella classica tradizione, con i pregi e i

difetti di questa concezione. Molto bello l'impianto scenografico, con l'idea della Torre di Babele riprodotta

sul palco dell'Arena ma illuminata da luci troppo scontate, che non ne valorizzavano se non a tratti

l'imponenza e la bellezza. La regìa si limitava a ordinare le entrate e a posizionare schematicamente il

Coro, secondo una regola di “pulizia” generale apprezzabile ma vista e rivista in migliaia di occasioni.I

costumi belli ma a volte ingombranti, con il luccichìo dei variopinti soldati un po' troppo “carta da

gianduiotto”. Grande successo  per  tutti. Ottimo il folto gruppo di comparse  che ha  riempito gli spalti.

 

 

                                 nabucco_verona4

 
DAL BASSO....in ALTO, intervista con il basso ERNESTO MORILLO
Mercoledì 17 Giugno 2015 08:05

                                              morillo4_telefono

Ernesto Morillo , basso  venezuelano, inizia i suoi studi presso l'Accademia Latino Americana di Canto “Carmen Teresa Hurtado'' sotto la guida dei Maestri Pedro Liendo e Claudio Muskus e successivamente si trasferisce in Italia, dove continua i suoi studi nella città di Milano perfezionandosi con importanti figure del panorama della lirica internazionale quali la soprano Cecilia Nunez Albanese, il mezzosoprano Bianca Berini, il basso Bonaldo Giaiotti.

Nel 2001 la fondazione “Arturo Toscanini” di Parma lo seleziona per cantare il ruolo di Il RE in Aida per la regia di Franco Zeffirelli. Nella stagione 2003/2004 lavora presso l'Opera Nazional du Rhin (Strasburgo,Francia) nel  programma per giovani cantanti Jeunes Voix du Rhin. Ma è a partire dal 2005
  che si accosta al grande repertorio della vocalità di basso, debuttando  nel ruolo protagonista di Attila alla Opernwerkstatt di Vienna. 

 

Altri titoli significativi della sua maturità artistica e vocale sono:  Mephistofeles nel Faust di Gounod, Nilakanta in Lakme di Delibes, Escamillo in Carmen, Sarastro in Die Zauberflöte, Figaro ne Le Nozze di Figaro, Leporello in Don Giovanni, Oroveso in Norma, Sparafucile in Rigoletto, Zaccaria in Nabucco,Don Ruiz da Silva in Ernani, Banco in Macbeth, Padre Guardiano ne La Forza del destino; Grande Inquisitore in Don Carlo.
 

Tra gli impegni più recenti annovera Colline ne La Boheme al Teatro Massimo di Palermo, Fiesco in Simon Boccanegra al Teatro Colon de  Buenos Aires, Sparafucile in Rigoletto e Ferrando ne Il Trovatore  all'Opera di Montreal; Scarpia in Tosca al Teatro Teresa Carreno in Venezuela,  Il Grande Inquisitore in Don Carlo all'Opera di Colombia e Sparafucile in Rigoletto all'Opera di Dijon. Nel 2013 ha debuttato al Teatro Filarmonico di Verona con il ruolo di Attila di G.Verdi ed è tornato all'Opera di Colombia, dove sotto la direzione di Gustavo Dudamel, ha interpretato il ruolo di Hermann Landgraf von Thüringen del Tannhäuser di Richard Wagner. 

 

 Nel 2014 un altro importante debutto al Teatro di St. Gallen in Svizzeradove ha vestito i panni di Alvise Badoero in La Gioconda di A.Ponchielli, parteciperà inoltre alla nuova produzione di Turandot di G. Puccini per l'Opera di Bogotà (Colombia). Al Teatro Verdi di Trieste debutta con il ruolo di Attila con la direzione di Donato Renzetti 

 

 Nel 2015 canta Zaccaria per il teatro Verdi di Trieste, Teatro Verdi di Lecce, Gran Teatro Nacional del Perú, Taormina opera stars, Opera di Oviedo Spagna.


 ERNESTO MORILLO  sarà ZACCARIA  in NABUCCO  e  RAMFIS in AIDA  AL TAORMINA  OPERA STARS, dal

15 agosto al  20 agosto  2015!

 

                                       morillo_torso_nudo


 Ernesto Morillo, basso verdiano. E' un autore che senti legato alla Tua vocalità? E' sempre stato così fin dai Tuoi esordi?

 

No, Verdi non è stato sempre legato alla mia vocalità. E' arrivato dopo un lungo peregrinare fra maestri, repertori e concorsi!

All'inizio degli studi provi un po' di tutto, cerchi di trovare nelle arie quelle caratteristiche che ti permettono di individuare delle soluzioni tecniche da estrapolare per l'utilizzo futuro della tua vocalità e, come buona prassi per gli studi di canto, si inizia con i compositori classici (Monteverdi, Cimarosa, Haendel, Rossini, Mozart ecc..) con qualche incursione nel bel canto e nel verismo.

 

Credendo di avere raggiunto un “minimo necessario” di sicurezza tecnico-vocale ho partecipato a diversi concorsi, con risultati in realtà poco soddisfacenti.

Quando chiedevo cosa non andasse mi rispondevano quasi sempre “ di abbandonare il repertorio verdiano, alludendo al fatto che non era adatto la mia vocalità, e consigliandomi Rossini come l'autore per sviluppare i miei mezzi vocali.

Tutto ciò mi ha portato a rivedere le mie aspettative e decidere di prendermi un cosiddetto “anno sabbatico” utilizzato per rimettermi a studiare e superare le difficoltà delle agilità e dell'estensione che esige questo repertorio. Con la grande sorpresa che, una volta rimessomi in gioco, ho ottenuto contratti per Aida, Macbeth, Attila, Nabucco, Tannhauser... insomma più Rossini studiavo, più per Verdi mi scritturavano.

 

 Come mai la voce di Basso è diventata merce rara?

 

Io credo che il motivo principale abbia le sue origini in un fattore culturale. La diffusione della musica nella cultura giudeo-cristiana e soprattutto cattolica storicamente ha fatto si che le voci acute fossero ideologicamente avvicinate a Dio, al bene, alla purezza, mentre quelle gravi al mondo degli inferi ed altre associazioni negative. Questo condizionamento ha inciso moltissimo sulle scelte commerciali della musica leggera dando priorità alle voci acute di tenore e soprano e lasciando poco spazio alle voci gravi.

Pensate a quanti cantanti di musica leggera conoscete che appartengono alla vocalità di basso o contralto e come cambia la percezione se pensiamo alle scelte nella musica delle chiese ortodosse.

Io penso che ci siano moltissime voci gravi che per l'inibizione di non poter sfoggiare la bellezza degli acuti o la leggerezza del canto di questi modelli di riferimento semplicemente hanno fatto delle scelte diverse, scartando l'utilizzo del proprio strumento vocale.

 

 Hai dei modelli del passato o del presente?

 

Si. E' impossibile non avere dei modelli di riferimento! Per me sono tutti quelli che attraverso l'espressione vocale sono riusciti a trasmettere delle emozioni ad un pubblico il quale, senza intendere o interessarsi al modo in cui questo “prodigio” si realizza, ne rimane affascinato e concorda nella bravura e unicità dell'interprete.

Io sono un amante dei cantanti e i miei modelli non appartengono necessariamente al mondo della Lirica. Sono un curioso delle vocalità e i miei ascolti spaziano dal tango argentino ai mantra indonesiani, dai grandi della lirica ai famosi cantanti internazionali della musica leggera. In loro cerco di carpire le caratteristiche che in prima persona mi affascinano e credo che siano il motivo del loro successo.

                                              morillo2_bicchiere

 

Pensi che dischi e dvd siano importanti? Cosa ne pensi dell'opera in Tv?

 

Sono assolutamente favorevole alla divulgazione e promozione del Teatro Lirico attraverso tutte le nuove tecnologie e mezzi di comunicazione di massa. Credo che la possibilità che abbiamo oggi di salvaguardare il materiale audio-visivo di una produzione operistica o teatrale sia un vantaggio straordinario in confronto alle generazioni passate, cosi come l'opportunità di moltiplicare il numero di persone che per mezzo d'uno schermo televisivo può accedere ad una rappresentazione che per motivi geografici o di capacità d'accoglienza di un teatro gli escluderebbe di dichiararsi testimone di quel evento .

 Ma bisogna stare molto attenti a non confondere le ricchezze di opportunità che ci offrono le nuove tecnologie con il reale senso di emozioni e di esperienza sensoriale che si verifica assistendo alle rappresentazioni teatrali.

 

  1. Quali sono i mali attuali dell'Opera?

 

L'opera in sè non ha mali, l'impresa “Opera” soffre oggi alcune difficoltà nell'adattarsi alle esigenze di mercato e a catturare nuovi spettatori (condizioni non assenti da qualunque attività produttiva).

Se si riuscisse a generalizzare e trasmettere l'idea del teatro come una ditta che eroga un servizio pubblico e le relative conseguenze,allora potremmo fare il tentativo di individuare nella sua missione come impresa qualche punto di debolezza.

Ma è materia complessa e troppo vasta per rispondere in modo sintetico in un'intervista.

 

 

 Dimmi alcuni motivi validi per amare l'Opera?


Non ci sono motivi per amare l'Opera. O la ami o non la ami. Come forzare un sentimento?

So di un grande regista al quale un giornalista aveva posto la domanda “la gente non viene al teatro perchè non capisce l'Opera. Come si può risolvere questa cosa?” e il regista rispose ribattendo “signor giornalista a lei piacciono le donne?” risposta: “si”. “E le capisce?”.... “Con l'Opera è uguale. Anche se non la capisci ti piace o non ti piace”.

 

 

E' la prima volta che canti a Taormina? Cosa sai di questoTeatro?

No, ho già goduto di questo privilegio qualche anno fa, quando ho partecipato a una produzione di Madama Butterfly, con l'Etna in piena attività eruttiva che dava un maggiore grado di suggestione alla bellezza d'un teatro che gode di una delle più belle cornici naturali del mondo.

 

 

Ami cantare all'aperto?

Si. Non ho mai trovato difficoltà nel cantare all'aperto. Esige una maggiore generosità nella emissione e di esagerare leggermente i movimenti in modo che il gesto teatrale arrivi e completi il grande spazio, ma se la tua condizione fisica e vocale è perfetta è molto divertente misurarti con questo tipo di esigenze.

 

 

      1. Qual è la dieta del cantante lirico?

Io mangio di tutto, sono molto fortunato a non avere dei disturbi nella digestione né a soffrire di reflusso o acidità, gravi mali che affliggono qualche collega che deve guardare con un po' di attenzione a quello che mangia.

 

      1. Con Enrico Stinchelli hai cantato Attila a Trieste, ottenendo un grande successo  personale. Cosa pensi di questo regista?

 Sono molto felice della esperienza con Stinchelli. Sono gradevolmente impressionato della sua abilità ad integrare le mie capacità o incapacità attoriali alla sua concezione previa di come doveva essere interpretato il personaggio di Attila. Ha sempre trovato con gentilezza e professionalità il modo di aprire uno spazio di crescita individuale e collettiva nel rispetto delle capacità dell'artista con il quale lavorava, garantendo un risultato con la convinzione che male che vada sarà un successo, come poi si è dimostrato.

 

                                morillo_attila_stinchelli

 (E.Morillo, Attila, Teatro Verdi  di Trieste, regìa  E.Stinchelli, dir.D.Renzetti)


  1. In generale quanto conta essere cantante e quanto attore, OGGI?

Il cantante è un comunicatore e l' idea è utilizzare il corpo per enfatizzare con i gesti le intenzioni di quello che già è nella la musica e nelle parole. Questo cambia moltissimo da persona a persona: c'è chi per farsi capire necessita di gesticolare tanto e a chi bastano pochissimi gesti per esprimere la forza dei suoi pensieri. I cantanti non siamo esenti da queste difficoltà nel cercare di arrivare al pubblico.

 

 

La vita del cantante d'Opera è difficile ? E se sì..perchè?

La vita è difficile per tutti. Il cantante non è esente da questa premessa. Ti posso dire solo che la ricerca e lo sforzo nell'ottenere dei risultati da parte di un aspirante cantante sono particolarmente ingrati.

La soggettività nell'intendere un mestiere dove tutti possono e sono in grado di dire la propria opinione, i propri giudizi ed emettere sentenze, fa si che si temprino dei caratteri che affiorano con forza quando si interpreta un personaggio sul palcoscenico e che si generino altrettante varietà di opinioni sull'individuo cui appartiene quel dato carattere.

 

                                   morillo5

 

 
INTERVISTA con ALBERTO GAZALE: RAGIONAMENTO e STUDIO
Lunedì 15 Giugno 2015 08:01
Alberto  Gazale   è  oggi  uno dei più  importanti  cantanti  lirici al mondo. Nel  corso della  sua  magnifica carriera  ha  interpretato  oltre 70  ruoli diversi, specializzandosi   nelle  grandi parti verdiane.
Oltre agli studi universitari letterari, ha conseguito un brillante diploma al conservatorio di  di Verona col massimo dei voti. In seguito ha avuto modo di perfezionare lo stile e la tecnica verdiana con uno dei suoi massimi esponenti, Carlo Bergonzi. Il suo debutto internazionale si può far coincidere con l’acclamata interpretazione di Renato nel Ballo in Maschera che ha inaugurato l’Arena di Verona nel 1998.
Ha calcato molteplici volte il palcoscenico del Teatro alla Scala, sotto la direzione di Riccardo Muti ha interpretato diversi   interpretato tre edizioni di Rigoletto, Madama Butterfly, Ulisse di Dalla Piccola, Andrea Chénier e Otello, ed in tournée a  Tokyo le produzioni scaligere di Rigoletto,Macbeth e Otello.
.Ha cantato inoltre nei maggiori teatri italiani ed internazionali fra i quali la Carnegie Hall di New York ( Otello a fianco di Carlo Bergonzi), Opernaus di Zurigo, Deutsche Oper di Berlino, Teatro Real di Madrid, Liceu di Barcelona, New Israeli Opera di Tel Aviv, Maggio Musicale Fiorentino, Arena di Verona, Opéra de Montecarlo, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro Regio di Parma. Ha collaborato con importanti direttori d’orchestra, fra i quali Gary Bertini,  Roberto Rizzi Brignoli, Riccardo Chailly, James Conlon, Zubin Mehta, Riccardo Muti, Daniel Oren, Carlo Rizzi.
ALBERTO  GAZALE  sarà  NABUCCO  il  prossimo 16  AGOSTO  2015 al TAORMINA OPERA STARS.


                                   gazale1

Verdi, Nabucco.  E'  un autore che senti legato alla  Tua vocalità?  E'  sempre stato  così 
fin dai  Tuoi  esordi?


Sì certo, curiosamente ha accompagnato la mia carriera sin dal principio. E' un
ruolo di straordinaria semplicità drammaturgica provenendo da un giovane Verdi
interessato a trovare una  personale strada compositiva ed espressiva ma non
ancora libero dai retaggi belcantistici di influenza belliniana. Quindi la scrittura
vocale ha ancora un ruolo preminente rispetto alla parola cantata che vedremo
articolarsi e perfezionarsi nella fase successiva del Verdi maturo. Si tratta in fondo
di una favola di ambientazione storica che confina con la leggenda. Il mio ruolo
presenta nel corso dell'opera due caratteri opposti del personaggio, molto diversi e
mi si permetta il termine tagliati con l'accetta. .Credo che con questo titolo l'autore
riveli pienamente la sua natura seria e compressa. Il baritono così come lo
intendiamo oggi ha assunto contorni definiti proprio col personaggio di Nabucco
che ha segnato il primo vero stacco dal 'basso cantante'. Un basso acuto non
potrebbe infatti reggere l'ardua tessitura che con le cadenze di tradizione e direi
anche necessarie si spinge fino a due lab che rappresentano appunto il limite
estremo per il baritono moderno. la mia voce ha sempre guardato con favore alla
zona più alta del pentagramma e grazie alle grandi arcate verdiane può esprimere
al meglio le caratteristiche che mi portano a legare i suoni,  anche per ragioni
tecniche con una certa facilità


Come  mai  la  voce di  baritono  è  diventata  merce  rara  nei concorsi  e alle 
audizioni?

Strano, perché la voce del baritono è la più diffusa nonché la più naturale. Se devo
sforzarmi di trovare una ragione alla tua domanda, dico che comunque
tecnicamente il baritono assomma i dilemmi tecnici del tenore a quelli del basso.
La voce del baritono ha estremo bisogno di trovare un equilibrio tra la voce di petto
e la voce di testa in quanto nei cantabili è necessario un continuo controllo dei
passaggi di registro che non devono essere avvertiti da un orecchio esterno ma
esistono eccome. Riconoscere un vero baritono è molto facile dipende dal mi bem.
che ha avuto in dote. Il problema è sicuramente favorito dall'innalzamento del
diapason che costringe tutte le gole a forzare per sopperire ad una tessitura che
nel tempo si è decisamente inerpicata verso vette inaccettabili. Non è difficile
sentire a fine recita cantanti stremati dalla fatica perché il diapason verdiano entra
in vibrazione con i cuori dei cantanti mentre quello di Herbert Von Karajan entrava
in relazione con lui e i suoi emuli. E poi.. e poi non si ha la pazienza di aspettare
complice un mercato schizofrenico che compatta direttamente i cantanti da troppo
giovani a troppo vecchi nel giro di pochi anni.
     gazale2       gazale3

 
Hai  dei modelli del  passato o del  presente?

Credo che un po' come nella danza, anche nella lirica vi è stata un'evoluzione. 
In  giro ci sono cantanti belli, grandi e con dei vocioni degni di nota, ma la
personalità è altro e oggi la deprimente tendenza è quella di vedere tanti belli
senz'anima. Forse è arrivato il momento di interrogarsi sul perché stiamo
languendo in una 'mediocritas' di primo livello senza combattere per dare nuova
linfa ad un teatro che con noi  rischia di morire o se sopravvive è solo perché i
capolavori dell'arte sono così imponenti che non moriranno mai. Quando ascolto i
cantanti del passato sento una nota di nostalgia e di dolcezza che oggi facciamo
fatica a recuperare. Altro che aprire tutti i tagli o rispettare anche la copertina dello
spartito, la nostra missione è quella di interpretare stati d'animo ed emozioni. Il
nostro fine quello di rendere vivo un patrimonio che rischia di seppellirci nella
nostra presupponenza.

Pensi  che  dischi e  dvd  siano importanti?   Cosa  ne  pensi dell'opera  in Tv?


Onestamente penso che siano la nostra rovina o quantomeno il nostro nemico.
Oggi si diventa facilmente quanto precariamente famosi su youtube per circa dieci
minuti, il tempo di qualche 'like' salvo poi deludere atrocemente dal vivo quando
l'emozione si ferma impietosa cadendo rovinosamente sulle prime assi del palco.
La televisione poi, dovrebbe astenersi dal trattare temi che disconosce. Adoro
'prima della prima' quello si che è un programma di primo livello, relegato però ad
orari  degni del sonnambulismo della Lady verdiana. Per il resto preferisco
direttamente l'onesta  ''prova del cuoco'' che ha una sua dignità e che non
millanta conoscenze piuttosto che minestroni di sub-cultura a buon mercato.

 Quali  sono  i  mali  attuali  dell'Opera?


Il problema più grave è l'assoluta immobilità rispetto a un mondo che cambia e
che lascia indietro tutto ciò che viene vissuto con paura. Il teatro, secondo  il mio
pensiero è potenzialmente la parte più viva della nostra società e  invece spesso
diventa scenario di interessi personali e di interferenze che nulla hanno a che
vedere con l'arte. Vuoi vedere che diminuendo i soldi resteranno solo quelli che il
teatro lo amano davvero e lo sanno fare? Però mi aspetto dallo Stato un gesto di
responsabilità e coerenza modificando il modo di interpretare  la politica nella
produzione artistica. Avere teatri efficienti e sani è un grandissimo atto politico.
Una società che vuole chiamarsi evoluta non può rinunciare all'attività artistica.
Prova ne sia che  i paesi economicamente emergenti  senza neanche sapere
il perché, investono quote enormi del loro fatturato proprio nella cultura. Vorrei uno
stato che credesse nei giovani e nelle loro idee e che desse loro gli strumenti per
fare dell'arte un privilegiato strumento di crescita sociale.
                                          gazale4



Dimmi  alcuni motivi  validi  per  amare l'Opera?


Non riesco a parlare di opera senza parlare di teatro. Tu mi insegni che il teatro è
un contenitore che ha bisogno di una vita interna perché diventi tale. Il teatro è vita
per cui non vorrei più spettatori ma attori, un mondo fatto di attori sarebbe il mio
sogno nascosto. L'attore per svolgere degnamente il suo compito impara ad
ascoltare con attenzione e a guardare gli altri e poi cerca di immedesimarsi.
L'assenza generalizzata di queste semplici azioni è proprio la causa della crisi della
società contemporanea.


 E' la  prima volta  che canti a  Taormina?  Cosa  sai  di  questo  Teatro?


Ovviamente conosco questo teatro per la sua storia e per l'immensa bellezza. Ho
visto questo scenario storico dal vivo e sono rimasto incantato. Nessuna
scenografia può migliorare ciò che la visione naturale restituisce all'osservatore.
Poi, amo la Sicilia per le persone che la abitano e che con la loro travolgente
simpatia sempre carica di saggezza sanno farsi amare incondizionatamente


Ami cantare all'aperto?

Da sempre e non so perché. Sento che il cielo, la terra e il mare dietro le spalle
danno una forza straordinaria e l'aria che respiri ti mette veramente in relazione
elettiva con gli elementi. I teatri all'aperto hanno anche il vantaggio di avere un
pubblico sempre rilassato e ben disposto che non fa fatica a mettersi in relazione
con gli artisti.


Qual  è la  dieta  del  cantante  lirico?

La mia personale è molto semplice. Mangio solo quando ho fame oppure quando
sono in buona compagnia. Non mi faccio mancare nulla e se devo cantare evito le
noci e il cioccolato stop! :-)
                                        gazale5    


Adesso che  non ci sente  parlami del  Tuo rapporto con Enrico Stinchelli: è 

vero che  è  così  cattivo  come  dicono  alcuni?

Sarebbe brutto dirti tutto ciò che sento nei tuoi riguardi, rischierei di fare  una
grande e pubblica manifestazione di benevolenza. Ma non posso non riconoscere
in te uno dei personaggi più vivi intellettualmente che la vita mi abbia dato dono di
conoscere.  Tra i  più ricchi di quella carica vitale assolutamente straboccante che
invade il prossimo contagiandolo in maniera entusiasmante. Ti ho sempre
considerato un vero artista per quella che è la mia concezione in ''purezza''
dell'artista. Quanto alla tua cattiveria, non so, non la conosco i tuoi occhi parlano
per te.


 In generale  quanto  conta  essere  cantante  e  quanto attore, OGGI?

Diciamo che, per ciò che mi riguarda,  fare il cantante è un mestiere molto
particolare che si impara. L'attore no, è il fine della nostra missione. La
drammaturgia è l'elemento essenziale del nostro lavoro. Per cui quando sono sul
palco dimentico di essere un cantante e ragiono solo come attore. Non c'è
movimento che faccio, giusto o sbagliato che sia che non sia generato da una
profonda motivazione intenzionale. Tutto è frutto non solo di semplice istinto, ma
prevalentemente di ragionamento e studio. Anche il corpo ha un'enorme capacità
comunicativa e dai coreografi si impara quasi tutto. Soffro terribilmente i cattivi
registi che non sanno fare il teatro e con cui  purtroppo qualche volta entro
inevitabilmente in collisione. Non ho mai litigato con un bravo regista, tranquillo! :-)



La vita di un cantante lirico  è difficile?  E  perché?
 

No è bellissima. Io amo profondamente il mio lavoro. l'unico neo è il fatto
dell'estrema fragilità
che genera la competitività. Siamo dei servi o ancor meglio delle prostitute che
devono piacere per essere prese e non è facile aver voglia di mettersi sempre
tacchi e rossetto con la paura di invecchiare. Qualche volta un sonoro vaff. ci sta e
vorresti lavorare solo sul tuo percorso artistico costruendoti ogni giorno il futuro
per essere veramente e finalmente Alberto Gazale e non ciò che gli altri vorrebbero
tu fossi. Ci sto lavorando e forse ci arriverò :-)

Il Tuo rapporto  con i  giovani  cantanti:  quali  sono i  loro  principali problemi?

I loro problemi al netto del talento sono le occasioni per fare esperienza. Ciò che si
impara o che si sperimenta deve trovare un senso nel palcoscenico. Non esiste
uno studio solo teorico del canto, quello lo lasciamo fare a chi pontifica ogni
giorno sul vangelo del canto (beati loro). Io credo molto nell'esperienza nelle
infuocate tavole del palco in cui le certezze evaporano per dare spazio al coraggio
di superare i propri limiti. Di andare oltre per osare e scoprire che in fondo cantare
non può e non deve essere così difficile. Ovvio che la preparazione è fondamentale
e richiede tempo, pazienza e grande dedizione ma io amo portare i miei allievi con
me sul palco a pari livello. Per quello ho accettato con particolare favore il tuo
invito.

 Cosa  pensi  delle attuali scuole  di  Canto?

Se non ci fossero così tante scuole di canto non ci sarebbe morìa di voci, quindi
vergogna  a chi lavora su decine di voci rovinandole irrimediabilmente.
Sono duro lo so...

ma sono gli allievi che scelgono la loro sorte, su questo non ho dubbi.

 



                          gazale6

 
QUATTRO CHIACCHIERE CON IL FANTASMA dell'OPERA...
Giovedì 11 Giugno 2015 15:38

 

                                          fantasma__opera_1_maschera

 

A seguito della fantastica recensione della Bohème al Teatro Antico di Taormina, davvero

inaspettata, non ho resistito e ho contattato via Facebook un personaggio molto

singolare, per molti versi misterioso, Luciano Pelliciano, che a dire il vero, sulla sua

pagina, non era mai stato così tenero nei miei confronti.

Questo signore dai mille volti, un vero “Mister X” della Rete, classico prodotto virtuale e

quasi mai  virtuoso, si era più volte esercitato nella sfacciata Arte della Diffamazione on

line, fino al 6 giugno scorso. Il campionario  è  stato  tra  i  più  classici  offerti  da

quell'infernale  vaso di Pandora  che  ha nome  Facebook,  in cui  l'oro si  confonde

alla paglia, in cui  tutti parlano e straparlano  come  a  Hyde Park  Corner,  in cui  ogni

saggezza  può  galleggiare  o naufragare  nell'immondizia. Un manipolo di finti seguaci,

invariabilmente  nomi fasulli  gestiti  da  un'unica  mano, qualche parente  ingaggiato  per

l'occasione  come  a  una macabra festa  natalizia, una decina  di  "mi piace"  tanto  per

non apparire    troppo soli e  disperati  in questo  mare  magnum  di materia  non  proprio

nobile, una  sfilza  a  raffica  di propaganda  anch'essa  disperata e   smaccatamente

autoreferenziale. Terribile. Patetico.

Poi.....il miracolo.L'imprevedibile velenoso recensore si è incredibilmente,magicamente

mutato in uno straordinario agitatore di turiboli e mi ha regalato una stupenda critica ,

tanto inattesa quanto persino debordante negli elogi. Dopo fiumi di veleno e di feroci

anatemi, scagliati dalla sua home page, eccolo in veste di Santo.

 Dalla nostra conversazione, che qui riporto integralmente, sono venuti fuori spunti  

  interessantissimi sul mondo dell'Opera, sull'impresariato, sulle trame e sugli imbrogli che

serpeggiano nel dorato ambiente di cui facciamo parte, una chiacchierata che mi piace

condividere con voi e che sarà molto utile soprattutto ai giovani frequentatori dei teatri

d'Opera.

                                           fantasma__opera2


Pelliciano, La ringrazio davvero per quanto ha scritto...molti pensano che Lei sia

impazzito dopo tutti gli improperi lanciati sulla Sua pagina Facebook...

 

  ... noo perchè impazzito? Sono una persona obiettiva, io. 

 

  Sì, ma scusi...Lei ha imbastito una campagna diffamatoria sulla Sua pagina, tanto da  

  spingermi quasi (dico quasi) a querelarla e poi se ne esce così, con una lode sperticata

a  una Bohème che, tra le altre cose, ho dovuto imbastire in fretta e in furia ….come

minimo  penseranno che io L'abbia corrotta?

 

  ..ma per carità. Io sono incorruttibile, non lo dica nemmeno per scherzo.  

  E poi chi Le ha detto che non ricominci a “diffamarla” (come Lei sostiene)....

(ridacchia)

 

Senta...ma Lei si chiama veramente Pelliciano? Chi si nasconde dietro a questo

nomignolo?

 

 

  .no comment....(ridacchia) 

 

 

Chi tace acconsente?

 

  Perchè...? Lei è Lei? Siete così sicuri tutti di essere voi stessi...Una delle  

  cose più difficili al mondo è sapere chi si E' veramente....avete delle belle pretese  

(ridacchia)

 

Guardi...di una cosa sono certo: dietro di Lei si nasconde qualcuno che noi due ben

conosciamo. Resta solo da capire perchè si sia divertito a parlare bene della mia

Bohème, quando fondamentalmente è abituato solo a parlare bene di sé stesso, anzi: a

porre  se' stesso al centro dell'Universo. Singolare, no?

 

  Pensi come crede. Non possiamo cambiare argomento? 

 

 Sì ha ragione. 

 

  Mi dica piuttosto, come ha fatto a mettere in piedi una Bohème,  

  praticamente senza prove e in condizioni- diciamolo pure- proibitive?

 

Non lo diciamo troppo forte, poi la gente penserà che le prove siano inutili e così magari

tanti organizzatori , con l'illusione di poter guadagnare evitando costi aggiuntivi. In realtà

dipende da come si fanno le prove. Esistono personaggi, registi improvvisati, che

possono anche provare un mese senza ottenere nulla, anzi...producendo un effetto

assolutamente contrario. Le prove devono essere la summa della CONOSCENZA: “ fatti

non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza" secondo il monito

dantesco. Vuol dire che un regista deve conoscere l'Opera a memoria, parte per parte,

anche le singole battute.

 

  Vuol dire che ci sono registi che non conoscono l'Opera di cui sono chiamati a  

  curare la regìa?

 

  Mi provoca, eh? Certo. Guardi: in Germania litigai con un regista della nouvelle vague

del cosiddetto “Regìetheater” che mi disse testualmente “Per confezionare una grande r

egìa,  il regista NON deve conoscere l'Opera né tantomeno il libretto. La fantasia deve

restare  libera e svincolata da tutto.” Litigammo di brutto, ma sa cosa le dico? Dopo tanti

anni da    quella discussione riconosco che vi è una parte di vero. Se pensiamo a quegli

allestimenti  orrendi che riproducono lo scimmiottamento pedissequo, il copia\incolla delle

regìe “tradizionali”, con tutta la cianfrusaglia possibile, solo perchè completamente prive

di idee proprie....per carità. Meglio il Regìetheater allora! Questo avviene soprattutto nelle

stagioni all'aperto, dove la produzione deve guadagnare il più possibile a discapito di tutto

e di tutti.

 

  In che senso? Ogni imprenditore vuole guadagnare, è ovvio.. 

 

  Sì ma non fregandosene di tutto e di tutti! Questo è il punto. Allora consideri: i costi per  

mettere in piedi un 'Opera sono immensi perchè tante sono le voci in capitolo...Solisti,

Orchestra e Coro, scenografie, costumi, scarpe, attrezzeria, tecnici (luci, macchinisti,

attrezzisti), poi c'è il personale in teatro, le hostess, il cerimoniale, e non parliamo della

pubblicità!

 

  Quella, immagino, sia molto onerosa... 

 

 

Anche lì, dipende. C'è chi spende anche centinaia di migliaia di Euro, magari poi non

pagando i solisti ,i tecnici e le masse artistiche...

 

 

 E non teme le denunce? 


  Sì e no. Conta molto sul fatto che pochi si rivolgono a un avvocato, giusto se è un amico  

 

e con l'atavico, italianissimo timore di spendere senza recuperare nulla (soprattutto se

son cifre basse). Invece esistono avvocati specializzati nel recupero crediti : sono timori

assolutamente infondati, medioevali.

 

 

                           fantasma__opera___orribile

 

  Quanto costa uno spettacolo lirico, occhio e croce? 

 

 

 Dipende, Pelliciano. Se costruisci una cattedrale d'oro tempestata di rubini....faccio per  

 

dire...costerà milioni di Euro. Oggi, poi, si vive in un frangente disgraziato, la parola “crisi”

(per me una bufala inventata ad arte, come si sta dimostrando...ma questo è un altro

discorso)...dicevo, la parola crisi ha terrorizzato un po' tutti, per cui è finita l'epoca degli

allestimenti milionari. Non se li può permettere più nessuno, giusto qualche Emirato...ma

anche loro fanno attenzione a non farsi fregare dagli occidentali. Ma non sono solo le

scenografie: se chiami un tenore importante, un soprano dal nome ridondante, diciamo

facente parte lo “star system” le cifre salgono molto facilmente. L'impresario dovrebbe

sborsare dai 15.000 ai 20\25.000Euro , ma come minimo a recita. Tra l'altro, siamo

sinceri fino in fondo, oggi il “nome” , inteso come tale, non tira più di tanto. Che canti

Tizio, Caia o Sempronio...a chi vuole trascorrere una serata piacevole in Teatro, magari

dopo una giornata di mare, non interessa ...è roba da melomani. E non è il melomane a

riempire un grande teatro d'estate: melomane a cui, per dirla tutta, non andrebbero bene

persino un Caruso o una Callas redivivi...


 Insomma, non mi vuol dire quanto costa per esempio il Taormina Opera Stars, la  

 

rassegna di cui Lei cura la direzione artistica e gli allestimenti?

 

  Ma perchè devo dirlo a Lei? Non so nemmeno che nome vero abbia!!? 

 

 

  Domandare è lecito, rispondere è cortesia... 

 


  Dai, dimmi chi sei...Smile 

 

 

  Il nome mio nessun saprà... 

 

 

 Vedremo... io un'idea me la sono fatta...attento che persino Calaf rivela il suo nome alla  

fine …

 

  Ma Calaf è un tenore, io no... 

 


  Lei non canta Pelliciano? Peccato. Sa quanto risparmierebbe? 

 

 

 ….Sealed 

 

 Comunque...il Taormina Opera Stars nasce sull'entusiasmo e sull'onestà, due  

 

caratteristiche che contraddistinguono i membri di questo gruppo. Abbiamo dato spazio e

possibilità a schiere di giovani, cui normalmente sono precluse le strade che portano al

palcoscenico. Audizioni in tutta Italia e nel mondo, con oltre 500 talenti ascoltati uno a

uno. Tra l'altro trasformando le audizioni in audilezioni, come sono state definite.

 

 ..cioé? 

 


  Invece di ascoltare una o due arie in maniera distratta e poi liquidare il candidato con il  

 

classico “Le faremo sapere, avanti il prossimo” , ho cercato di dare a ognuno qualche

utile consiglio, sulla sua tecnica, sulle sue problematiche ma anche sulle sue qualità, sul

suo repertorio. Perchè è di questo che hanno bisogno i ragazzi! Nessuno dice loro nulla!

La maggior soddisfazione è stata quella di averli visti andar via con il sorriso. Sono nate

delle bellissime amicizie e ancor più esaltante è stata l'esperienza dello stage, ad aprile.

 

  Ho letto. Sono arrivati in quasi 100 a Taormina, per 10 giorni di workshop. Ma

come  ha fatto a fare lezione a tutti? La giornata ha 24 ore...

 


  Tutto si può fare se ci si organizza. I docenti erano altri tre, oltre al sottoscritto. La  

 

prof.ssa Bonelli ha curato l'arte scenica, la prof.ssa Lo Turco (coadiuvata dalla prof.ssa

Cantagallo) come coreografa per la ginnastica posturale, e ben tre maestri al pianoforte

per i vari turni di studio.

Personalmente ho lavorato 12 ore, quasi consecutive, al giorno, inoltre curando i concerti

serali dove si sono esibiti tutti. Spendendo, ci tengo a dirlo, 20Euro al giorno, una cifra

che sfido a paragonare con analoghe situazioni in tutto il mondo.

 

  Immagino anche un notevole indotto per la città di Taormina in quei giorni? 

 

 

 Infatti. La cosa è stata molto apprezzata dal Sindaco e dal vicesindaco, Ivan Gioia, che  

ha fatto un bellissimo discorso ai ragazzi, convocandoli in municipio.

 

 

 

 

Torniamo alle Opere. Come sono impostate le regìe?

 

  Mio caro Pelliciano: chiedere a una regista di raccontare PRIMA le sue regìe è come  

 

leggere un libro giallo partendo dall'ultima pagina. E poi....mi capisca: qui è pieno di gente

che “copia”. Sa cosa mi ha sempre insegnato mio padre? “Non c'è cosa che abbia più

alto valore di una IDEA...una idea non ha prezzo.” Sante parole. Quanti esseri senza idee

ho conosciuto, magari pieni di soldi e di raccomandazioni politiche ma totalmente privi di

idee, tant'è che passano il tempo a copiare quelle degli altri. Immagino la loro frustrazione

e a volte la vedo proprio, materializzarsi in atti e in dichiarazioni che appaiono addirittura

surreali. La Sindrome di Salieri, così come la racconta benissimo Milos Forman in

“Amadeus”. Non sto paragonandomi a Mozart, intendiamoci!!! Ma sono stato fortunato

con il mio Dna: invece di nascere truffatore e mariuolo, ho avuto in dotazione l'ironia e

alcune buone idee...oltre a tante pessime, che cerco di individuare prima che sia troppo

tardi.

Ma ora , dimmi chi sei? Dai, che io lo so...

 

 E se lo sai (adesso uso il tu pure io) che te lo dico a fare? 

 

 

                              fantasma__opera__foto_fine

 


Pagina 21 di 78