Opera, musica classica....sinonimo di seriosità, di sussiego. Un mondo
occhialuto e dai toni cattedratici che si contrappone violentemente al
variopinto carrozzone sanremese e al culto del Pop. Ma è veramente così?
Nulla di più fuoriviante ed errato.
Se un anonimo avventore si fosse trovato giorni fa presente alla prova del
Maestro Muti con il Coro dell'Opera di Roma (l'occasione è la Manon
Lescaut di Puccini, che andrà in scena il prossimo 27 febbraio) avrebbe
assistito a una di quelle scenette che rivelano l'altra faccia dell'Opera, il volto
ilare e giocoso, se vogliamo goliardico, dello Spettacolo più bello del Mondo.
Smessi i panni un po' da Solone, cui il Maestro ci ha abituati nelle sue
apparizioni pubbliche o nelle immagini che lo ritraggono con la mascella
volitiva e il fiero cipiglio, ecco il Muti battutista che racconta al Coro
delll'Opera le allusive note “SI SI LA DO” poste da Puccini in partitura, nel
topico momento in cui Tosca subisce le avances ricattatorie del Barone
Scarpia. Grande risata del Coro tutto, eccettuata una signora in prima fila ,
dallo sguardo severo. “Maestro, queste battute non mi fanno ridere” ,
avrebbe sentenziato decisa, lasciando il Maestro nel più completo
imbarazzo. Né avrebbe contribuito a sdrammatizzare la scena il suono di
campanaccio, agitato da un altro membro del Coro, utilizzato-a suo dire-
come “amuleto”. Insomma...tra un atto e l'altro dell'opera ci si diverte e così
gli Autori, che si scatenarono nei secoli in allusioni di ordine sessuale o
sessista, come si vuole.
Del resto, basta scorrere questo florilegio di citazioni librettistiche, tratte dalle
più famose opere in repertorio, per notare quanto i testi melodrammatici
siano tutto fuorché casti e puri.
Dall’Otello di Verdi:
Desdemona: “Qual è il mio fallo?
Otello:” E il chiedi? Il più nero…”
Norma di Bellini: “Si emendi il mio fallo…”
Madama Butterfly di Puccini:” Sì, tutto in un istante io vedo il fallo mio.” “Io
son venuta al richiamo d’amore…”. Pinkerton:” Vieni! Vieni!.”
Elisabetta regina d’Inghilterra di Rossini: “ Se l’amico più caro compatisce il
mio fallo,non son tanto infelice”.
Ermione di Rossini: “Troja! Qual fosti un dì”.Più avanti: “Ed osa tanto, un
avanzo di Troja!”.
Rita di Donizetti:”Oh credi, o mia diletta, ah te lo giuro!Starò come un piuolo,
sommessamente duro.”
Incoronazione di Poppea di Monteverdi: “Non provi i tuoi rigori il fallo mio”.
Falstaff di Verdi: “Da fallo nasce fallo…”
Barbiere di Siviglia di Rossini:” Là senza fallo, là senza fallo, là senza fallo
mi troverà…”
Europa riconosciuta di Salieri:” Ma non merita il fallo mio…”
Idomeneo: “ La vuoi vergine? Fallo mio, una innocente darti io non posso, e
se pur tu la vuoi…ingiusto sei , pretenderla non puoi.”
Equivoco stravagante di Rossini, dialogo tra Gamberetto ed Ernestina:
G.:”L’uno è di filosofia bravo maestro.Che ho affittato a dieci paoli al mese.
L’altro, oh poi l’altro…è un più grazioso arnese.” E.: “Un arnese grazioso?
Chi sarà mai?”. G.:”Crepa di gioia: lo sposo.”E.:”Oh Dio! In quai momenti…la
mia toelette è disorganizzata! Non sono accinta.” G.:” Accinta, oppur
succinta. E’ tutt’uno. Preparati che a introdurli io vado, o figlia amata.” E.:”Li
ricevo seduta o sollevata?.” G.:”Pur che tu li riceva tutti e due.Fa’ pur come
tu vuoi: hai tal talento da poter stare a fronte a un reggimento.” (parte) .E.:”
Ah celibe Minerva!Immergi in questo istante interessante il virgineo pudor,
nel mio sembiante.”
Sempre dall’Equivoco stravagante, Buralicchio ed Ernestina, B.: “Vi
succhieremo- come che va.” Poi Rosalia: “Quel furbarel d’amore, se noi
celiam nel petto, a nostro gran dispetto, vuol sempre venir su.” Ernestina
(dando un piede a Buralicchio):”Di mia clemenza eccoti un pegno, benché
non degno sei di pietà.” Gamberotto: “Bacialo, annasalo.” Buralicchio:”Che
odore io sento.” Gamberotto: “Fra poco, attento, più in su si va.” B.:”Che
strano evento, che caso strano!A dunque dammela, per carità!”.
Gamberotto:”Ah figlia, dagliela, senti a papà!.”
Da l’Occasione fa il ladro di Rossini: “Non sarà il fallo così gran cosa. Lungo
lungo lungo è l’affar..”
La marescialla d’Ancre di Nini:”Oh pompe funeste…”.
Da Rigoletto di Verdi, Sparafucile a Rigoletto:”E’ questo il mio
strumento, vi serve?”. R.:”No!Al momento!”. S.:”Peggio per voi!”.
R.:”Chissà…”.
Orfeo di Monteverdi:” Sol per te bella Euridice, benedico il mio
tormento.Dopo il duol vi è più contento, dopo il mal vi è più felice.”
La finta semplice di Mozart:”Fremo ohimé dalla paura, Ei m’infila addirittura.”
Il Mondo della Luna di Galuppi :”Schizzettatemi un po’ di quel licore,che v’ha
mandato il vostro imperatore.”
Aida di Verdi: “Alla pompa che s’appresta, meco schiava, assisterai.”
|