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La Bohème di Stinchelli trionfa a Taormina
Domenica 07 Giugno 2015 23:42

                     La meravigliosa Bohème di Enrico Stinchelli a Taormina

           (di Luciano Pelliciano, CastiglioncelloNews.it)

 

             bohme_applausi

Nella mia lunga attività di cronista non ricordavo una serata

tanto straordinaria, direi magica, complice la cornice incantevole

del Teatro Antico di Taormina. Titolo: la Bohème di Puccini, una

delle opere più amate, sul podio un maestro sensibile ed esperto

quale Alberto Veronesi, allestimento della Bottega Fantastica su

disegni originali di Alfredo Troisi, scenografo di fama mondiale ,

regìa di un simbolo della Lirica italiana: Enrico Stinchelli.

 

               boheme_bella_11

 

E' ancora viva in me l'emozione per lo spettacolo, il lettore

perdonerà se l'articolo sarà in gran parte incentrato

sull'impostazione registica scelta da Enrico Stinchelli, celebre

anchorman della Rai, che ha voluto in questa occasione svecchiare

e rinnovare i consueti, vetusti allestimenti di questo capolavoro,

troppo spesso ridotto a una collezione di ciarpami e a rimasugli

di trovarobato. Intanto una ventata di freschezza con la soffitta

dei bohèmiens sintetizzata mirabilmente in due luoghi topici: i

quadri di Marcello e il tavolo del poeta Rodolfo. Spariscono

nell'idea di Stinchelli i soliti dipinti del Mar Rosso e compaiono

cornici di vario taglio, di cui una enorme, vuota. “Questo Mar

Rosso mi ammollisce assidera” dice Marcello, che sconsolato non

trova l'ispirazione. Sparisce il tavolino per lasciar spazio a un

grande tavolo pieno di libri e arricchito da candele tristi, a

simboleggiare la miseria, forse anche l'inutilità di tutto quel

“sapere” buono solo ad accendere il fuoco e a riscaldare

debolmente gli infreddoliti bohèmiens. Sedie rovesciate, fogli

sparsi, un materasso buttato a terra su cui sonnecchia Colline.

Gli abiti , dicevamo, non sono i pomposi e polverosi abiti visti e

rivisti in mille salse ma sono abiti di oggi: Rodolfo ha un

giubbino nero di finta pelle, Marcello un consunto gilet, Colline

la sua camicia , le sue scarpe. Siamo nel 2015 ma potremmo anche

essere in un altro tempo: i caratteri dei personaggi sono

tratteggiati con abilità suprema dal regista, che decide di

restituire a Mimì il suo carattere di autentica seduttrice. Si

nota in Stinchelli il suo amore per il melodramma e la esperienza

ricevuta dal film-opera “La Bohème”, in cui aiutò nientemeno che

il grande Comencini a realizzare una pellicola a suo modo

eccezionale, l'unica volta in cui Comencini si occupò di opera

lirica.

 

                  bohme_bella1

 

Per favorire un cambio a vista difficilissimo, quello tra la

soffitta e il Café Momus del II atto, Stinchelli inventa il

pignoramento dei mobili da parte di Benoit che torna nel finale

del I (sul do del soprano “Amor!”) con 4 facchini, per sgombrare

la stanza e lasciar spazio alle masse che invadono Momus. Una

genialata, da parte del multiforme e creativo autore della

Barcaccia.

 

Coro in abiti borghesi 2015, finalmente senza le tende strappate e

la pompa di tante brutte costumerìe d'epoca, un Café Momus che

ricorda il Café des Capucines a Parigi, creato dalla mano sapiente

di Alfredo Troisi, l'inventore della meravigliosa Aida di

Taormina, quella con le proiezioni, di cui ancora oggi si parla.

Stinchelli fa un altro miracolo con il personaggio di Musetta,

sfruttando le doti naturali della top model cantante Bing Bing

Wang: la presenta in scena con un pelliccione alla Crudelia Demon

che poi si toglie, svelando una minigonna mozzafiato...tale da

catalizzare ognuno degli spettatori del Teatro Antico.

                         bing_bing            bohme5_bing

 

 

                    boheme__bella_17__bing__gambe

 

1500  spettatori almeno per questa straordinaria Bohème, fatto più

unico che raro in una stagione non ancora nel pieno e funestata da

condizioni climatiche assai incerte.

 

Poetica, commovente la coppia Donata D'Annunzio Lombardi (Mimì),

dalle delicatissime sfumature (splendida l'aria del III atto) e

Leonardo Caimi (Rodolfo), dinamici Schaunard (Francesco Vultaggio)

e Marcello (Francesco Verna), sacerdotale e simpatico il Colline

di Francesco Palmieri. Irresistibile la duplice macchietta di

Angelo Nardinocchi, che ha interpretato sia Benoit che Alcindoro

con la ben nota bravura.

 

Solida, appassionata, precisa la prestazione dell'Orchestra e del

Coro del Teatro Bellini di Catania, guidati con mano sicura da

Alberto Veronesi.

 

            veronesi_0

 

Finita  l'opera  svariate chiamate alla ribalta per tutti gli

interpreti, in attesa di rivedere la Bohème a settembre, sempre al

Teatro Antico.

 

              bohme3

 

 

Al termine dello spettacolo abbiamo avvicinato il regista, Enrico

Stinchelli, chiedendo a lui due parole sulla sua impostazione :

“ Guardi  Pelliciano, è  stata una scommessa  vinta.

Senza  prove, convocato all'ultimo momento a  seguito  di una 

improvvisa defezione, non so in quanti  "pazzi" avrebbero

accettato, per di  più  con una impostazione  che era totalmente

diversa  dalla mia, cioé  ipertradizionale  e  mi pemetta...

parecchio  scontata.

Ho cercato di evitare la consuetudine, la banalità e tutto ciò

che anche qui a Taormina si è visto e rivisto a iosa. Di

Zeffirelli ce n'è stato uno e non è proprio il caso di

scimmiottarlo. Lasciando i cantanti nei loro abiti e senza

infagottarli, li ho messi a loro agio, tant'è che hanno recitato

con la massima naturalezza. Sono felicissimo dell'esito e non vedo

l'ora di tornare con il mio Taormina Opera Stars, per Nabucco,

Traviata e Aida.”

 

Seguiremo certamente queste nuove realizzazioni e ve ne terremo

informati.

 

Luciano Pelliciano, CastiglioncelloNews\ 8.6.2015

 
ESTATE, il FESTIVAL DELLE ORCHESTRE NON PAGATE
Venerdì 29 Maggio 2015 13:56

                                                    orchestra1

 

 

E' l'estate la stagione dei Festival: l'Italia è famosa nel mondo per le sue straordinarie locations, dagli

anfiteatri antichi ai chiostri, ai sagrati, alle piazze che si popolano di turisti, arrostiti dalle giornate passate in

spiaggia o reduci dalle passeggiate montane.

 

Uno dei problemi più discussi . in questi mesi che precedono il boom delle sagre festivaliere,  è quello che

riguarda la formazione di Orchestre e Cori, perchè si sappia: senza Orchestre e Cori ...le Opere non si

possono proprio fare. Sembrerà un'ovvietà (e in fondo lo è) ma l'impresario è assillato soprattutto da questo

atavico problema: un cantante, tutto sommato, lo trovi sempre, anche all'ultimo secondo. Ma l'orchestra e il

coro sono un grave fardello, organizzativo ed economico. L' acuto del tenore o la cabaletta del soprano

possono strappare un applauso, ma se sorretti e seguiti da compagini all'altezza .

 

Suonare in orchestra non è cosa semplice e concertare un'Opera è cosa ancora meno semplice. Ancora

più complicato è PAGARE un'Orchestra e un Coro, anche se questa pratica sarebbe alla base di un

rapporto di lavoro serio e coscienzioso. Eppure...se andate a parlare con giovani e meno giovani professori

d'Orchestra o con amici coristi...scoprirete che moltissimi di loro avanzano intere annate, stagioni estive al

completo . Taluni si sono persino rivolti alle autorità giudiziarie con ingiunzioni di pagamento, cause che

coinvolgono intere compagini e per più di un'Opera: si parla di più anni di truffaldina collaborazione con

questa o con quella “Associazione” , con questo o con quell'altro “Impresario”. Eppure, con protervia e

stratosferica faccia di tolla, dette “associazioni” “fondazioni” e detti “impresari” continuano imperterriti,

almeno coloro che non sono dovuti prudentemente scappare all'estero, in attesa di smaltire le rabbie legali

di chi da loro pretende i giusti compensi.

 

                                            non_ti_pago

 

Come può accadere una cosa simile? Immagino che un normale appassionato, ignaro dei movimenti

sottobanco, si chieda: qual è il perverso meccanismo che produce questo stato di cose, francamente

scandaloso.

 

 

                                                 orchestra2

 

Partiamo intanto dalla formazione di Orchestre e Cori in vista di impegni di questo tipo.

Duole dirlo ma cercare di formare una compagine in Italia è impresa davvero complicata e frustrante: 1. vi

sono migliaia di talenti a spasso ma metterli assieme per un'Opera, seppure di repertorio, vuol dire

assicurare loro letture a sufficienza e prove che devono necessariamente essere pagate. Sono ore e ore di

lavoro, spesso in condizioni difficili. Significa radunare ragazzi e professori più adulti in un unico luogo di

prova, magari facendoli muovere da paesi e paesini che distano anche svariate decine di chilometri ,

significa quindi far fronte alle spese di viaggio e al loro vitto, significa onorare  il loro lavoro con una

paghetta di almeno (dico ALMENO 50, 60 Euro ciascuno, per dire il minimo) e si parla ancora di un periodo

di sole prove: sono già migliaia di euro, se consideriamo che un'Orchestra consterà di circa 60 elementi e

un Coro...idem.

  1.                     soldi

  2. Dopo tutto ciò si arriva alle prove d'assieme con i cantanti e alle recite. Ogni giorno deve essere
  3. giustamente pagato, e così i contributi di legge. Se Orchestra e Coro sono fermi...si paga lo stesso, ed è

  4. logico  che sia così.

  5. Un'Orchestra e un Coro devono aver suonato assieme altre volte, non possono improvvisarsi e se lo fanno...sarà “improvvisata” l'esecuzione, con quegli orrori che abbiamo spesso ascoltato in tante situazioni festivaliere di questo tipo.

 

Cosa fa l'impresario? Vuole guadagnare il più possibile per sé, ovvio, e pensa che Coro e Orchestra

possano tranquillamente essere “raccolti” (da qui il termine di “raccogliticcio” , usato tecnicamente per

qualificare queste compagini) , assemblati alla bene e meglio e magari...alla fine...neppure pagati. Conta

sul fatto, il mascalzone (perchè tale è CHI non paga Orchestre, Cori e Cantanti, Tecnici e quant'altri

partecipa alla realizzazione di uno spettacolo) , che prima di ricorrere a un avvocato ci si pensa sempre due

volte, sia per i costi sia per i tempi lunghi di un processo. Ma qui sbaglia chi NON si rivolge all'avvocato,

poiché - lo dico per chi fosse interessato- esistono molti professionisti specializzati nel “ recupero crediti” ,

che assemblano contenziosi fino a “causa vinta” , senza quindi prendere per il collo i clienti e anzi,

favorendoli soprattutto quando sono tanti e ben intenzionati a recuperare il maltolto. Chi vuole speculare su

Orchestre e Cori lo fa soprattutto con giovani inesperti, ragazzi freschi di Conservatorio, contando sul fatto

che costoro ignorino -per la loro inesperienza e per l'età- le scaltrezze legali e i sistemi per tutelarsi. Ma

esistono, invece e vanno esercitati.

 

                           orchestra3

 

Le trastole e  i giochini dell'impresario, che  poi  confonde sempre la  furbizia  con l'intelligenza  (sono due

cose  diverse) , hanno vita  breve. Consiglio ai ragazzi che si presentano alle varie  audizioni  di  verificare

con molta  attenzione le CLAUSOLE  contrattuali:  un trucco tra  i  più  comuni  è  quello di  porre  in

contratto la  clausola  (trappola)  che  il  "direttore artistico, a  suo insindacabile  giudizio, non pagherà o

protesterà  chi  viene  giudicato non idoneo a  seguito  di  una  esecuzione ritenuta  insufficiente"....??!!!....e 

già, ma intanto  voi avete suonato, l'incasso  c'è  stato  e  VOI  non venite pagati  (e  magari con voi tutta 

l'orchestra  e  magari  pure  tutto il  Coro).

 

Un altro becero  trucco  è  quello di  richiedervi,a  prestazione  avvenuta, una  documentazione  diversa  da 

quella  che avete  presentato: la  frase canonica  è  "la  fattura  è  errata",  "il codice tal dei  tali  non

corrisponde"  ....così  il tempo passa  tra  una  mail e  l'altra, fino a  esaurimento di  forze  (non di  tutti, per

fortuna).

 

Un altro trucchetto  da  prestigiatori  è  quello  di  anticipare  una  piccola  somma  e  promettere  DI  PIU' 

l'anno successivo:  una  via crucis  interminabile, in sostanza  si lavora  sempre sulla  speranza di  essere 

pagati  un giorno.....un eterno  "pagherò"  che  in pratica  vuol  dire  "non vi pagherò  mai".

 

Il  ritornello  sarà  in molti  casi  sempre lo stesso: non ho contributi, la  Regione  non mi dà nulla, appena

 

arrivano i soldi dalla Regione  vi pagherò. Una  solfa  che a  lungo andare stanca, anche  perchè nessuno

 

è veramente disposto a  farsi  prendere  in giro  DOPO  non essere stato pagato.

 

Un consiglio: tenete sempre  vigile  la guardia, parlate  con i colleghi  che  hanno passato le  stesse

 

esperienze, consigliatevi, non agite  mai  d'istinto.  Soprattutto: fatevi rispettare, perchè il lavoro  e  l'Arte 

 

meritano   rispetto, sempre.

 

 

 
A PIACENZA I DUE FOSCARI CON UN MAGICO NUCCI
Domenica 24 Maggio 2015 08:52

                                                      foscari_nucci3

 

La stagione lirico-sinfonica al Municipale di Piacenza si conclude trionfalmente con una

esecuzione in forma di concerto de “I due Foscari” di Giuseppe Verdi, affidata a un solido

cast che vede primeggiare la coppia maschile, Leo Nucci come Doge Foscari e Fabio

Sartori nei panni di suo figlio Jacopo. Applausi scroscianti dopo le arie e i meravigliosi

concertati e una ovazione incontenibile dopo “Questa dunque è l'iniqua mercede” in cui

Nucci ha sfoderato gli assi nella manica, i famosi acuti in cui oggi è ancora assolutamente

insuperabile. Una serata al calor bianco quindi, con alcune considerazioni che partono

dall'idea della forma concertante, sempre meglio accettata dal pubblico. Un tempo non

lontano si tendeva a disprezzare questa modalità esecutiva e a considerarla quasi un

ripiego, una sorella minore della più completa forma scenica. Oggi, fateci caso, con il

teatro di regìa sempre più decontestualizzante, in cui i cantanti si presentano struccati e

in abiti consueti, si può tranquillamente considerare la forma concertante quasi del tutto

identica a un allestimento in tutto e per tutto “ufficiale” . Aggiungo che l'ampio medagliere

esposto sul suo frak da Leo Nucci , tra gran croci e commendatorati, e persino il corno

dogale depositato sopra uno sgabello dorato davanti al leggìo, contribuivano a rendere il

personaggio esattamente come un regista oggi lo desidererebbe, senza più gli

ingombranti e pesanti abiti d'epoca. Con ciò  non si  vuole  certamente  sostituire  il

teatro  con il  concerto...ma  in tempi di crisi  e di regìe a  volte  strampalate...è  pur

sempre  un 'utile  riflessione.


                          foscari_nucci2

Abbiamo detto un Nucci in forma strabiliante , intenso, attento al dettaglio della ' parola

scenica' , svettante, perfetto nell'accento e nell'autorevolezza del vecchio Doge. Per lui

un meritatissimo trionfo.

 

Il tenore Fabio Sartori non è stato da meno : la voce è ampia , squillante, il fraseggio

giusto, bello il legato. Qualche suono un po' più 'largo' del dovuto ma l'artista arrivava dal

ruolo di Radames e tornava a cantare Jacopo Foscari dopo 7 anni. Ci piacerebbe ora

ascoltarlo in Andrea Chénier e Otello, perché no?

                                            foscari__sartori

Le cose sono andate un po' meno bene per il soprano Kristin  Lewis debuttante nella

parte di Lucrezia Contarini, ruolo da drammatico di agilità irto di insidie. Probabilmente

emozionata, stretta nel suo abito scosciato che esibiva  abbondantemente le forme, la

Lewis ha mostrato la corda soprattutto sulla dizione , assai oscura, e su qualche acuto

indietro. Ho avuto la netta sensazione che non sia la corda drammatica quella giusta

e che questo giovane soprano, ancorché dotata di bel colore e di una buona sicurezza

tecnica, abbia un po' troppo in fretta affrontato ruoli  decisamente pesanti per la sua

natura. Quando la  ascoltai la  prima  volta a  Firenze , sei anni fa, come Leonora  nel

Trovatore la  voce  era  assai  più  proiettata  e  in "punta" : non si  può  recedere

andando avanti, segno che il repertorio affrontato è  troppo  oneroso.

 

                                          foscari_lewis

Ottimo il basso Marco Spotti, che ha regalato frasi ampie e taglienti al ruolo di Loredano,

e molto efficace come Barbarigo il tenore Fabrizio Paesano.

 

Abbiamo lasciato per ultimo ma è stato il cardine di tutta la serata il grande Donato

Renzetti, oggi uno dei migliori concertatori verdiani esistenti, che ha impresso un ritmo

inesorabile, incalzante , con il giusto colore e sapendo sempre seguire il canto, come

insegna la migliore tradizione teatrale italiana. Grazie a lui e alla perfetta compagine di

Piacenza, Orchestra e Coro (con un plauso particolare alla viola di Behrang Rassekhi e al

violoncello di Diana Cahanescu per lo splendido assolo che introduce la scena del

carcere) l'opera ha avuto l'esito felicissimo di cui si è detto. Il Sindaco di Piacenza,Dosi,   al

termine dello spettacolo ha ringraziato gli artisti, il Direttore  Angela Longieri e il

Direttore artistico  Cristina Ferrari per l'ottimo lavoro svolto finora e che ha reso questo

teatro un sicuro punto di riferimento italiano   grazie alla  sua  competenza  e al  rigore 

organizzativo.

 

                                                    foscari__renzetti

 
SCUOLA DI CANTO, intervista con Enrico Stinchelli
Mercoledì 20 Maggio 2015 09:07

L'INSEGNAMENTO DEL CANTO LIRICO, RISPONDE ENRICO STINCHELLI

 

(intervista a cura di Katherine Stewart)

 

                                                 canto1

 

Qual è la situazione attuale in merito all'insegnamento del Canto?

 

  Le tante domande e le richieste che mi giungono sull'argomento Canto Artistico a seguito  

 

dei master e soprattutto delle recenti esperienze a Taormina dove mi sono occupato di

quasi 90 partecipanti stagisti (un record! Per quanto mi riguarda), mi convincono ancora

di più della necessità di impegnarmi con sempre maggior lena in questo territorio.

Il luogo comune falso e fuorviante che blatera di “assenza di voci” va mutato nella più

semplice constatazione che manchino i buoni maestri, quando ti si presentano

meravigliose vocalità massacrate o peggio ancora tenute all'oscuro delle più elementari

norme del Canto.

 

  Cosa direbbe a un allievo di Canto pieno di incertezze? 

 

 

  Mi chiedo alle volte e a VOI che studiate chiedo: ma come fate a cantare arie intere  

 

quando non vi è stato spiegato nemmeno il meccanismo dell'attacco di UN solo suono?

Come si può avere in repertorio una Santuzza, una Turandot, un Calaf o un Don José,

ma anche una Violetta un Alfredo ...qualunque opera...se non si conosce la tecnica del

corretto sostegno? Se non si sono fatti precisi esercizi per conseguire la consapevolezza

di ciò che si fa...cantando?

La teoria dell'anema e core non funziona con il Canto Artistico, forse può valere (ma solo

in parte) per la musica leggera, eppure....persino per le canzoni pop urlacchiate alla

meglio nel programma “Amici” vedrete che i ragazzi studiano e si impegnano per

conseguire uno straccio di...Tecnica.

 

                                              cantante_opera

 

Cosa vuol dire Tecnica?

 

  Per molti questo termine è uno spauracchio. Per i normali melomani e per alcuni semplici  

 

appassionati è addirittura un termine che infastidisce...perchè “bisogna cantare con il

cuore” o , ancora meglio, “contano le emozioni”. Eh già....ma quale emozione vuoi

suscitare se non sai quello che fai allorché ti accingi a emettere un suono? Non esiste

Interpretazione senza Tecnica.

 E' sconcertante verificare quanti ragazzi siano totalmente ignari di cosa significhi  

 

“sostenere”. E' incredibile notare la non conoscenza del meccanismo che porta

all'esecuzione di qualsiasi aria, poiché non esistono arie “facili” ma solo un Canto facile e

un Canto difficoltoso, arrangiato o ...purtroppo....sbagliato.

 

  Mancano i maestri? 

 

 

  Sono tanti i maestri ma in quanti sanno smontare e rimontare i pezzi, come fa un bravo  

 

orologiaio? In quanti parlano di articolazione delle frasi, di “canto sul fiato”

SPIEGANDOLO, di “canto sulla parola” SPIEGANDOLO? A chiacchiere siamo buoni tutti

, a criticare pure ma...trovare le soluzioni ai problemi?

 

Lei con chi ha  studiato, da  chi ha imparato di  più?

 

Ho avuto la grandissima  fortuna  di  incontrare  immense  personalità, come   per

esempio Giuseppe Taddei, un leggendario baritono  che  cantò  dall'età di  14 anni

a  90!!!  Lui  era  la  Tecnica  trascesa, era  TEATRO  allo stato  puro.  Ogni  sua

affermazione  era  Bibbia, davvero: predicava il Canto  'sulla parola', appunto. Che

non vuol  dire  "pronunciare"  ma  cantare  dando  senso  a  ciò che si  canta  quindi

lavorando  sui colori  e  sul  legato, cantando  liberi  da  contrazioni  e  tensioni.

Ho  rubato un pò a  tutti: ho conosciuto la  Nilsson, Corelli,   ho  condiviso una 

bellissima amicizia  con il sommo  tenore  Kraus, partecipando ai  suoi master  e

studiando  con lui privatamente  in Cina, quando  ci  ritrovammo  per  un lungo  periodo

al  Festival  di  Macao. Ho  frequentato  la  casa  del baritono  Valdengo in  Val

d'Aosta, anche  lì  mille  precetti  utili  ma  devo  dire  che  tecnicamente  ho appreso

molte cose all'Università di Bratislava,  dove  si insegna  seriamente e  con metodo,

quello che occorre.

                                                          note

  Servono i master o no? 

 

 

  Sono domande che piovono a raffica in questi mesi. 

 

 I master servono ma fino a un certo punto: si studia con il tempo, la costanza e con  

 

lezioni il più possibilmente individuali. Non ci vuole molto a inquadrare la corretta Tecnica

ma una vita per perfezionarla e non tutti riescono. Non serve solo una bella voce (se c'è

MEGLIO) ma una testa che funziona, la capacità di “comprendonio” , il carpire

velocemente e applicare ciò che realmente è utile per la PROPRIA situazione vocale

poiché siamo tutti dotati di una voce ma non tutti con gli stessi problemi.

E chi alla fine ha successo è per un insieme di fattori, in cui la “natura” ha una

collocazione importante ma non decisiva: conta l'applicazione, la tenacia, l'intuito persino

e la FORTUNA.

 

  Lei insegna , dove e come? 

 

 

  Per il Taormina Opera Stars di cui sono Direttore artistico mi sono molto impegnato nel  

 

workshop preparatorio alle Opere, ma dico sempre e ripeto che le lezioni individuali sono

sempre la strada migliore ed è ciò che faccio, soprattutto a Roma , dove abito. Sono una

persona disponibile  per  natura  e non sono irraggiungibile: rispondo  -quando  posso-

ai messaggi  privati su Facebook , che  è un sistema comodo  per  superare  molte

barriere.  Lei mi chiede  "come"?   Vede, è una domanda complessa: per capire

il meccanismo di un attacco , del cantare “sulla morbidezza” e non sulla spinta, per

sostenere e legare...non si può procedere come nei master, uno dietro l'altro tipo catena

di montaggio. Molte individualità hanno bisogno di calma e persino di non essere

osservati da altri, non tutti i caratteri sono uguali. Non si canta sulla stanchezza, MAI, è

dannoso più che altro. Un vero cantante d'Opera è “morbido sostenuto”....un

controsenso, vero? Eppure è così: uno dei tanti paradossi di questa Arte così esaltante e

così complicata.

 

Com'è una  sua lezione?

 

Non si urla, PRIMA regola. Detesto i suoni ingolati, urlati, sgraziati. Non si stona,

SECONDA regola. Oggi sembra  un optional, invece  l'intonazione  è basilare.

Non si canta, casualmente  ma  consapevolmente. La  voce la  devi  VEDERE,

prima  di  emettere  un suono. Si  lavora  sui pianissimi  e  sulla mezzavoce:  non

si può  cantare solo e  sempre  forte, con la  fibra. SI  SOSTIENE: se  vedo  che

l'allievo respira  alto e non usa  i muscoli giusti...stop...mi fermo e  spiego. Devi

tornarea   casa  con la  gola  riposata  non stremata.  Molti sono afoni  dopo  le 

loro lezioni o  dopo aver cantato mezza  aria. NON PUO'  ESSERE!

 

 

Con quale frequenza bisogna studiare?

 

  Se si canta male..da soli MAI. Basta un suono mal messo...fine. Io non capisco come si  

 

possa procedere con vocalizzi sballati per ore addirittura....è un massacro. Persino alle

audizioni (in questi mesi ho ascoltato centinaia di voci) se l'attacco era sbagliato

interrompevo subito...ma a cosa serve andare avanti? A spingere sempre di più? A

spaccare i suoni nella gola? Una vera lezione di Canto non è fatta di urla ma è piuttosto

fatta di posizioni alte , raccolte....di suoni piccoli, alti, raccolti e sostenuti. Cappuccilli, il

grande baritono, quando cantava da vicino aveva una voce

minuscola....apparentemente....anche Pavarotti....poi in teatro diventavano immense, ma

non perchè spingevano...bensì perchè cantavano SUL fiato e SULLA parola.

Inizialmente  bisogna  lavorare settimanalmente, forse anche due   volte a  settimana,

poi   dipende. Non siamo tutti  uguali, per  fortuna.

 


 

 

                                                     IO__a__Verona_seduto

 

 

 


 


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