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Martedì 30 Giugno 2015 18:40 |
Negli spettacoli d'Opera, oggi più di un tempo, conta moltissimo il regista. Si discute
moltissimo sulle regìe di stampo tradizionale e sulle regìe “moderne” , termine molto vago
su cui bisognerebbe a lungo riflettere . Ci si sofferma assai poco su un'altra categoria,
quella del regista "cane". Per carità....massimo rispetto per i nostri meravigliosi amici a
quattro zampe, eppure capita sempre più spesso di sentir dire " certo che quel
regista lì, è proprio un cane di regista!".
Chiediamo a un esperto mondiale in materia, il prode Luciano Pellicano, ormai mio
interlocutore fisso e direi quasi meraviglioso Doppelgaenger , chi è esattamente il regista
cane.
Buonasera, cosa vuole sapere oggi?
Come si può descrivere il classico regista “cane”, quello che non capisce nulla ma si
ostina a occuparsi di questa ostica materia?
Lei vuole che io sia sincero? Vuole una lista di registi “cani”? Comincio?
No, io credo che interessi al pubblico sapere cosa fa e com'è un classico regista “cane”.
Intanto deve assolutamente essere IGNORANTE di musica. Totalmente. Le note
sulla spartito per lui devono essere come le cacche delle mosche. Non deve capirci
nulla.
E come fa a mettere in scena un'Opera se non sa la musica? Almeno un po', dico....il
testo....almeno...?
Amico mio....non sia ingenuo....se lo lasci dire da uno che sa come gira il mondo.
Un regista , se è un regista cane VERO, di musica non deve capire nulla. Io ne
conosco uno che è il capolavoro dei registi “cani” , forse è il Re di questa
categoria. Pensi che a casa sua, una volta, mi accolse con lo spartito della Medea
di Cherubini in bella mostra, su un leggìo che troneggiava nel salotto...mi disse che
la stava “studiando”....
E che c'è di male? Un nobile spartito, un'opera importante..??
Sì...ma lo spartito era alla rovescia!
E dai....può succedere! L'avrà riposto male, non sia così drastico...
Ma se non sa nemmeno trovare un do sulla tastiera d'un pianoforte! Per lui una
croma è un'automobile....forse. Lei non vuole capire: un vero regista incapace deve
mostrarsi presuntuoso, strafottente, spocchioso e non deve capire un accidenti di
musica, tanto che gli serve?? E poi è importante che abbia delle idee grandiose ,
possibilmente....copiate da quelle degli altri!
Ma su...passi la musica (tanto si farà aiutare da qualche maestrino pronto alla bisogna)
ma le idee, almeno quelle, saranno le sue!!?
Ma cosa te ne fai delle tue idee se puoi copiare quelle degli altri?? Non ho capito?
Ma Lei oltre a essere ingenuo è anche scemo??
Come si permette??? Lei scherza vero?
Ora Le spiego come funziona uno spettacolo fuffa, gestito da un regista ignorante
e incompetente al grado massimo.
Primo) Per le scene copiare quelle create dagli altri e affastellarle in modo tale da
simulare un qualcosa di originale. Ovviamente si dirà in locandina che le scene
sono state create dalla mente eccelsa del medesimo regista!
Secondo) Per i costumi idem...si noleggeranno presso una costumeria e si dirà che
sono creazioni del medesimo regista, o di sua moglie, o di suo cugino, di un suo
famulus....quello che volete.
Terzo) si metterà in scena l'Opera senza conoscerne a memoria né il libretto né la
musica....
Ma come fa scusi?? Cosa indica ai protagonisti, come organizza le scene, come svolge la
drammaturgìa????
E i cantanti cosa ci stanno a fare??? Guardi che i cantanti, Lei lo sa bene e fa finta
adesso di non saperlo, conoscono la loro parte a memoria. Sanno dove e come
entrare, cosa fare e come rientrare in camerino! Li vogliamo far lavorare questi
cantanti???
Quindi la regìa la fanno i cantanti?
Certo! E stìa sicuro che la fanno meglio loro che il loro regista “cane” …
La cosa fondamentale è avere la stampa dalla propria parte...(tanto molti giornalisti
sono più ignoranti di lui, in ogni caso)...nessuno parlerà male di un regista
cane...se paga !
Mah...e da cosa ci si accorge allora che la regìa viene firmata da un simile personaggio?
Direi che la prima cosa sono le luci. Il regista cane non sa fare le luci, è un classico.
Si limiterà a 4\8 memorie, un piazzato per atto e via....Luci fatte in un'ora, se va
bene, o risolte al volo dal povero illuminotecnico abbandonato a sé stesso.
Non ci posso credere!
Ma osservi attentamente: uno spettacolo SERIO viene raccontato dalle luci, ci sono
particolari impasti, effetti, taluni tagli speciali anche solo su spigoli di scena....il
regista incapace, quello che poi magari si fa anche chiamare “il Grande Maestro”
come “il Grande Houdinì”....presenta spettacoli monocolore, monotoni,
scontati....non è proprio in grado. Un vero spettacolo ha minimo 100 memorie luce,
talvolta per atto!
Sì ma dipende...mica sempre...
Ci faccia caso. In ogni modo quello che dovevo dire gliel'ho detto. Pensi piuttosto a
quei poveri macchinisti, sottopagati (o NON pagati), a quei poveri tecnici che
stanno lì a sgobbare, magari pure insultati.....(già, perchè il vero regista cane è
protervo, ha maniere ducesche, pensa di coprire la sua ignoranza con l'arroganza)
….pensi a quei poveri cantanti, magari pure loro mezzo pagati o non pagati (alcuni
persino pagano di tasca loro) che stanno lì a giocare a fare l'Opera da soli, allo
sbando....quando poi la gloria dovrebbe andare a Lui, al Monarca
dell'Incompetenza. Tutta fatica sprecata...gonzi, beoti. A volte mi chiedo da cosa
sono spinti?
Questa sarà materia per un nuovo argomento: la follìa del cantante, il duende...
Amico caro, alla prossima....prometto nuove e più straordinarie rivelazioni!
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Lunedì 29 Giugno 2015 12:26 |
Il prototipo del grande truffatore operistico raccontato da:
Enrico Stinchelli a colloquio con Luciano Pellicano
-Ancora Lei? Cosa vuole oggi?
-Oggi parliamo di un argomento caro a noi italiani, l'Arte della Truffa.
-Beh, noi siamo i grandi virtuosi in questa materia, i funamboli del raggiro, i maghi
dell'impiccio e dell'imbroglio....imbattibili. Parliamo della TRUFFA nel mondo
dell'Opera, vuole?
-
Dalla base, cioé dai contratti. Non credo che la gente sappia bene come funziona il
meccanismo dei contratti\truffa....lo potrà senz'altro immaginare ma proviamo a
spiegarglielo. Intanto un contratto con un Artista, sia esso cantante attore
ballerino direttore d'orchestra..., ma anche con una orchestra intera e un
Coro...non può e non deve essere a vantaggio del contraente bensì di chi deve
onorare l'impegno con il contraente, questo mi pare chiaro...
Il contratto deve essere denso di clausole tutte a vantaggio
dell'impresario truffaldino ovviamente, del tipo: possibilità di protestare
l'artista in caso di esecuzione ritenuta non soddisfacente (magari così
quello esegue, tu lo protesti DOPO e non lo paghi più), possibilità di
rivalersi su di lui anche in caso di malattia (!!??) , impossibilità che egli
accetti altre scritture, strane penali, clausole ricattatorie, ec ec ec
-
Ok, ma l'artista non è cretino, deve leggere bene tutto e farlo leggere a un suo
legale di fiducia, ovviamente....
Sì, ma spesso così non accade. Sarà cura dell'impresario scaltro perseguitarlo e
mettergli fretta... SECONDA REGOLA del PERFETTO TRUFFATORE)
PROMETTERE MARI e MONTI all'ARTISTA onde convincerlo a lavorare
per lui. Dirà che l'artista in questione è il più grande, il più bravo, che gli farà
una enorme pubblicità, che uscirà un meraviglioso incredibile intergalattico DVD,
che verrà osannato da turbe di fans commossi ,che la sua rassegna stampa sarà
favolosa e via discorrendo. Gli artisti sono creature fragili e vivono della loro
propria luce, non ci vorrà molto a solleticare il loro Ego spropositato.
-
Pellicano, Lei è di un cinismo rivoltante...ma cosa pensa, che siano tutti uguali? La rassegna stampa, poi....mica tutti i giornalisti sono dei venduti o dei pennivendoli?
-Eheheh....mi piacciono le anime belle...Ma sa come funziona? Lei provi a stanziare
una cospicua somma (anche 100.000Euro) per la promozione pubblicitaria su un
quotidiano....poi vedrà se quel quotidiano non parlerà di Lei come del Messia!
E' automatico. Del resto Lei è nella legge, poiché si limita a sovvenzionare la
pubblicità di quel giornale, non mette certo per iscritto che quei danari sono in
funzione della Sua pubblicità personale. Poi, ovviamente, imporrà a quel giornale di
non parlare o meglio ancora stroncare ogni possibile rivale sulla piazza...e così si è
assicurato una certa “supremazìa mediatica” sul territorio.
- Amico caro...ti rifai ampiamente con la vendita dei biglietti che quella pubblicità produce...
-
Sì? E i costi di produzione da sostenere OLTRE alla pubblicità? Scene, costumi, cantanti, direttori, orchestre, cori, personale di servizio, tecnici....ma scherza??? E dove va a finire promettendo mari e monti e per di più sostenendo campagne pubblicitarie da centinaia di mila Euro?
-Semplice. Non si pagano! O meglio: si pagano solo quelli che possono esserti utili
o che sono pericolosi. Le faccio un esempio: quel tal direttore d'orchestra è
direttore artistico in un dato Festival, in Italia o all'estero...poniamo in Cina, o in
Corea...ebbene, tu lo inviti, gli fai dirigere un titolo nel tuo teatro e quello, in
cambio, ti invita nel suo....a cantare, a dirigere, a firmare una regìa....il gioco è
semplicissimo.
-Scambismo operistico?
-Sì, ma lo fanno tutti sa? Io ti do una cosa a te , tu mi dai una cosa a me...è da
Adamo ed Eva che funziona così, ai tempi si parlava di mele....poi ci siamo evoluti.
- Permetterà però è che un conto è se Karajan invitava Ozawa a Salisburgo....un conto è se Sempronio Tuzzabanchi invita Amintore Pignasecca a Roccacannuccia, vero???
- Sì certo. Ma stìa pur tranquillo: Amintore Pignasecca si reputa persino superiore a Ozawa!! Il vero Re della Truffa ha un concetto supremo, altissimo, onnipotente di sé stesso...del resto...se non ci crede Lui, chi dovrebbe credergli?
-
Mi interessa la questione dei pagamenti. Come fa il truffatore a non pagare artisti, tecnici, Cori, Orchestre senza incorrere in guai legali?
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Mica tutti ricorrono ai propri legali, alcuni manco sanno cosa sìa un legale...il nostro è ancora un paese rurale, fatto da gente semplice, persone umili e buone...
ehehehe......
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E Lei è un gonzo, se lo lasci dire. Ma foss'anche che qualcuno vada dall'avvocato e
denunci l'impresario...quello potrà sempre impugnare il contratto, attaccarsi alle
clausole interessanti (per lui, ovviamente), invocare codici errati, fatture mal
emesse...magari saldare una parte e il resto....”pagherò”....(o non pagherò, che è lo
stesso) , mettersi d'accordo. Guardi che ci sono artisti che pur di cantare o tecnici
che pur di lavorare accettano di lavorare gratis o nella speranza di rimediare
finalmente qualcosa, di anno in anno. Ho persino scoperto una cantante molto famosa che sovvenziona con i Suoi propri soldi l'Opera che va a cantare...
-Vabbè, qui siamo al plagio, alla circonvenzione di incapace!
-
Ma noo perchè?? Se questa artista vuole fare una gentile donazione?? Perchè
impedirglielo! Convengo che è un po' più difficile con i tecnici, quelli sono un
po' più coriacei. I macchinisti per esempio...o gli illuminotecnici....ho saputo di
un tale impresarietto, costretto a pagarli di sera in sera...lo portavano davanti al
bancomat con grazia e lo pregavano, sempre molto educatamente, di estrarre
dal bancomat i loro soldini e Lui, con ugual grazia (e forse con malcelato
livore) era costretto a darglieli...poveretto, mi fa un po' pena in effetti....scusi....ho un attimo di commozione....non reggo davanti a scene così terribili.....
-Lei è senza cuore....ma lo sa che una volta , quattro coristi del Petruzzelli lo
inseguirono...sempre Lui, questo povero impresario....fino in sacrestia (avevano
cantato in una Chiesa importante di Roma) ...costringendolo a tirar fuori dalla
borsa l'incasso....e a pagarli!??? BRUTI!!!! Lui non voleva scappare....era solo
andato in sacrestìa per riprendere le sue cose....lo hanno inseguito...accusandolo
che voleva svignarsela....BRUTI!!! BRUTI!!!
-Si calmi....Lei è un po' fuori controllo adesso....
-
Ma lo sa che vita fa un impresario??? Cosa gli pesa addosso??? La villa da mantenere, i conti all'estero, la famiglia, tutto l'ambaradam, gli scambi, le cause....le cause...non le dicoooooo.....Uno venne persino mollato dalla fidanzata perchè questa un giorno scoprì che aveva 100 cause addosso!!! Ma si rende conto???? E' vita questa??? Poi arrivate voi a rompergli pure le uova nel paniere!!! Siete degli ingrati invidiosi, ecco cosa siete!!!
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Voi, TUTTI. Non capite.... questo è il mondo, questo è il sistema, ma cosa pensate di fare?? Funziona così...altrimenti salta tutto, si ferma tutto. Questo volete? Ditelo....
-Credo Lei abbia bisogno di un po' di riposo e di una tazza di valeriana mista a melissa,
con un cucchiaino di miele d'acacia. A presto, si riposi e pensi alla salute!
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Venerdì 26 Giugno 2015 08:42 |
Quattro Violette per la prima volta nella storia della Traviata: a
Taormina il 18 agosto.
Quando Verdi compose Traviata, oltre 150 anni fa, forse non si rese conto di
regalare ai posteri una delle più ardue partiture. In molti parlano della prima
grande opera verista, un dramma all'epoca censurato : una giovane
prostituta dedita ad amori promiscui che “osa” innamorarsi sul serio per poi
morire di tisi nel finale. La prima a Venezia venne duramente contestata dal
pubblico, la protagonista parve inadeguata per la debordante pinguedine e il
Coro, in abiti settecenteschi, sembrò ridicolo .
Oggi Traviata è il capolavoro che commuove tutto il mondo e una delle opere
più amate ed eseguite.
Verdi fu spietato nel comporre la parte di Violetta, pretese il massimo
assoluto: un soprano di coloratura per il I atto, un soprano più lirico per il II,
un soparno lirico spinto per la scena della festa in casa di Flora e persino un
soprano quasi drammatico per il III atto. Una follìa. Nel corso dei decenni si
sono avvicendate come Violetta Valéry soprani leggeri di coloratura
(pensiamo alla Barrientos, alla Galli Curci o alla attuale Damrau ) , soprani
lirici (la Freni, la Carteri), lirico spinti (la Tebaldi) , persino drammatici (la
Sass, la Guleghina). Solo la divina Maria Callas riuscì a sintetizzare in sé
(ma con critiche aspre e violente) le quattro voci richieste da Verdi.
Per la prima volta a Taormina, nell'ambito del nuovissimo festival
Taormina Opera Stars, nato per promuovere giovani talenti all'insegna
della novità e del rinnovamento, la Traviata di Verdi verrà eseguita
seguendo il suo grande, utopico sogno: ho pensato di riunire assieme
quattro splendidi soprani, quattro voci meravigliose scoperte durante
le audizioni effettuate in tutta Italia e nel mondo, attraverso l'invìo di
decine di dvd.
Le Violette di Taormina, seguendo la progressione drammatica verdiana dal
lirico leggero al drammatico sono:
NATASHA DIKANOVICH (Belgrado, Serbia)
CAROLINA VARELA (Quito, Ecuador)
EVA CORBETTA (Seregno, Italia)
TEA PURTSELADZE (Tbilisi, Georgia)
AL TEATRO ANTICO di TAORMINA, il 18 agosto 2015! |
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Sabato 20 Giugno 2015 12:05 |
Sembrava un gioco facile inaugurare la 93sima stagione all'Arena di Verona con Nabucco, titolo quanto mai
legato alla storia e alla tradizione di questo eccezionale palcoscenico, ma in realtà la serata di ieri si è
trasformata in una sfida contro il maltempo, ormai consuetudine per l'ex “paese d'o sole” . Un vento gelido e
scrosci improvvisi d'acqua hanno funestato l'Arena fin poco prima l'inizio dello spettacolo, poi, quasi per
intervento di un provvidenziale Jehova, l'acqua si è fermata lasciando il posto a continue, fastidiosissime
raffiche di vento, contro le quali hanno combattuto gli eroici complessi veronesi , il pubblico e soprattutto i
cantanti,messi a serio rischio da queste condizioni semi-proibitive.
Il pubblico, numeroso e festoso, ha gradito molto lo spettacolo e ha salutato con continui applausi gli
interpreti, tanto da decretare quello che può definirsi senz'altro un trionfo.
(il cast di Nabucco, da sinistra: il maestro Frizza,Luca Salsi, il sovrintendente Girondini,il maestro De Bosio, Martina Serafin, Alessandro Guerzoni, il direttore artistico m.° Gavazzeni)
Il segreto per la riuscita di un'Opera è l'equilibrio dell'ensemble, l'omogeneità su un alto livello del cast , ed
è quello che si registra in questa occasione. Luca Salsi, baritono lanciatissimo e pedina fondamentale per
taluni titoli verdiani, si è dimostrato vincente sia per l'autorevolezza dell'accento, sia per la scansione
veemente della parola-scenica tanto perseguita da Verdi , fin dalle sue prime opere. Ogni frase era scandita
con precisione e con grande concentrazione, senza tralasciare nulla. La voce si imponeva per il volume e la
pastosità del colore, facendo ricordare i grandi della vecchia scuola italiana (ricordiamo il maestro di Luca
Salsi, Carlo Meliciani, allievo del sommo Tagliabue), con un tonante la bemolle al termine della cabaletta “O
prodi miei” sovrastante il Coro. Il punto più alto della serata, a parte la bellissima preghiera “Dio di Giuda” è
stato a mio parere il duetto con Abigaille, dove oltre alle doti elencate prima si sono registrate morbide e
fluenti mezzevoci senza mai scadere nei suoni spoggiati. Dal punto di vista attoriale Luca Salsi ha potuto
dominare il palcoscenico con molta credibilità, sebbene la regìa lo obligasse a una linea convenzionale,
senza spunti particolari e senza molte possibilità creative.
Al suo fianco un bel debutto di Martina Serafin come Abigaille, che deve solo trovare un equilibrio più
rilassato e convinto in una linea belcantistica e non soltanto drammatica. Abigaille deriva dalle eroine
donizettiane e belliniane e non deve essere legata a ciò che viene dopo: più Anna Bolena che Aida,
insomma. In modo tale da dominare le asperità della parte riposandosi sull'aria “Anch'io dischiuso” e sulle
delicate mezzevoci previste da Verdi, troppo spesso dipinto nel Nabucco come l'assassino della Strepponi
(prima interprete). La Serafin ha dalla sua una voce naturalmente calda, di splendido smalto, pastosa,
rotonda e una bella tenuta in acuto, non ha avuto soverchie difficoltàa superare indenne la cabaletta “Salgo
già” e i numerosi salti al do acuto della parte. Ma è nel duetto con Nabucco e nel trasognato finale che ha
trovato i suoi punti di forza, riuscendo tra l'altro a rappresentare un bel personaggio scenico, in virtù d'un
fisico elegante e imponente.
Ottima la prestazione di Nino Surguladze come Fenena, di rara eleganza e aplomb stilistico, con un perfetto
controllo nella difficile aria dell'ultimo atto, e così il tenore Pretti come Ismaele, di timbro giovanile e schietto
ma sempre puntuale su ogni frase importante e nel bellissimo concertato “S'appressan gli istanti”.
Il basso Beloselsky, ormai Zaccaria di riferimento in tante importanti occasioni, ha uno strumento di
splendida qualità ma soprattutto nella zona mediana della voce: in alto gli acuti suonano un po' fibrosi, duri
e in basso la voce tende a scomparire rispetto alla gamma centrale molto sonora, indice di qualche
problema tecnico da risolvere. Tuttavia ha risolto con baldanza i suoi tremendi passaggi, dall'aria d'entrata
alla cabaletta, al finale III, e ha ottenuto grandi applausi per l'aria “Tu sul labbro”, di gran lunga il suo must.
Di livello anche le seconde parti, a cominciare da Abdallo, il preciso e squillante Francesco Pittari, con
Madina Karbeli come Anna e il basso Guerzoni nella parte ingrata del Sacerdote di Belo, risolta con
esuberante partecipazione.
Last but not least, il maestro Riccardo Frizza ha creato un Nabucco brillante, vivido, imponendo un ritmo
molto incalzante fin dalla Sinfonia, attento ad assicurare una dinamica varia e non il perenne mezzoforte cui
ci hanno abituati tanti suoi colleghi. Tuttavia è mancata a tratti quella “tinta” , quel colore scuro, plumbeo,
cupo che Nabucco deve avere per caratterizzare e sostenere il canto: vuol dire dare maggior peso agli
archi bassi, a determinati strumenti a fiato, conferire “terribilità” alle marce babilonesi e soprattutto al tema
ricorrente, barbarico, che caratterizza Nabucco. Insomma: Nabucco deve far paura . L'orchestra del
maestro Frizza era a tratti troppo “allegra” , troppo “positiva” se il termina aiuta a far capire cosa intendo.
Tuttavia la resa della compagine areniana è stata pressoché perfetta, sia per quanto riguarda l'orchestra sia
per l'ampio Coro,a cui è stato chiesto- come di prammatica- il bis di “Va pensiero”.
Lo spettacolo, firmato dal veterano Gianfranco De Bosio, rientrava nella classica tradizione, con i pregi e i
difetti di questa concezione. Molto bello l'impianto scenografico, con l'idea della Torre di Babele riprodotta
sul palco dell'Arena ma illuminata da luci troppo scontate, che non ne valorizzavano se non a tratti
l'imponenza e la bellezza. La regìa si limitava a ordinare le entrate e a posizionare schematicamente il
Coro, secondo una regola di “pulizia” generale apprezzabile ma vista e rivista in migliaia di occasioni.I
costumi belli ma a volte ingombranti, con il luccichìo dei variopinti soldati un po' troppo “carta da
gianduiotto”. Grande successo per tutti. Ottimo il folto gruppo di comparse che ha riempito gli spalti.
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