L'INSEGNAMENTO DEL CANTO LIRICO, RISPONDE ENRICO STINCHELLI
(intervista a cura di Katherine Stewart)
Qual è la situazione attuale in merito all'insegnamento del Canto?
Le tante domande e le richieste che mi giungono sull'argomento Canto Artistico a seguito
dei master e soprattutto delle recenti esperienze a Taormina dove mi sono occupato di
quasi 90 partecipanti stagisti (un record! Per quanto mi riguarda), mi convincono ancora
di più della necessità di impegnarmi con sempre maggior lena in questo territorio.
Il luogo comune falso e fuorviante che blatera di “assenza di voci” va mutato nella più
semplice constatazione che manchino i buoni maestri, quando ti si presentano
meravigliose vocalità massacrate o peggio ancora tenute all'oscuro delle più elementari
norme del Canto.
Cosa direbbe a un allievo di Canto pieno di incertezze?
Mi chiedo alle volte e a VOI che studiate chiedo: ma come fate a cantare arie intere
quando non vi è stato spiegato nemmeno il meccanismo dell'attacco di UN solo suono?
Come si può avere in repertorio una Santuzza, una Turandot, un Calaf o un Don José,
ma anche una Violetta un Alfredo ...qualunque opera...se non si conosce la tecnica del
corretto sostegno? Se non si sono fatti precisi esercizi per conseguire la consapevolezza
di ciò che si fa...cantando?
La teoria dell'anema e core non funziona con il Canto Artistico, forse può valere (ma solo
in parte) per la musica leggera, eppure....persino per le canzoni pop urlacchiate alla
meglio nel programma “Amici” vedrete che i ragazzi studiano e si impegnano per
conseguire uno straccio di...Tecnica.
Cosa vuol dire Tecnica?
Per molti questo termine è uno spauracchio. Per i normali melomani e per alcuni semplici
appassionati è addirittura un termine che infastidisce...perchè “bisogna cantare con il
cuore” o , ancora meglio, “contano le emozioni”. Eh già....ma quale emozione vuoi
suscitare se non sai quello che fai allorché ti accingi a emettere un suono? Non esiste
Interpretazione senza Tecnica.
E' sconcertante verificare quanti ragazzi siano totalmente ignari di cosa significhi
“sostenere”. E' incredibile notare la non conoscenza del meccanismo che porta
all'esecuzione di qualsiasi aria, poiché non esistono arie “facili” ma solo un Canto facile e
un Canto difficoltoso, arrangiato o ...purtroppo....sbagliato.
Mancano i maestri?
Sono tanti i maestri ma in quanti sanno smontare e rimontare i pezzi, come fa un bravo
orologiaio? In quanti parlano di articolazione delle frasi, di “canto sul fiato”
SPIEGANDOLO, di “canto sulla parola” SPIEGANDOLO? A chiacchiere siamo buoni tutti
, a criticare pure ma...trovare le soluzioni ai problemi?
Lei con chi ha studiato, da chi ha imparato di più?
Ho avuto la grandissima fortuna di incontrare immense personalità, come per
esempio Giuseppe Taddei, un leggendario baritono che cantò dall'età di 14 anni
a 90!!! Lui era la Tecnica trascesa, era TEATRO allo stato puro. Ogni sua
affermazione era Bibbia, davvero: predicava il Canto 'sulla parola', appunto. Che
non vuol dire "pronunciare" ma cantare dando senso a ciò che si canta quindi
lavorando sui colori e sul legato, cantando liberi da contrazioni e tensioni.
Ho rubato un pò a tutti: ho conosciuto la Nilsson, Corelli, ho condiviso una
bellissima amicizia con il sommo tenore Kraus, partecipando ai suoi master e
studiando con lui privatamente in Cina, quando ci ritrovammo per un lungo periodo
al Festival di Macao. Ho frequentato la casa del baritono Valdengo in Val
d'Aosta, anche lì mille precetti utili ma devo dire che tecnicamente ho appreso
molte cose all'Università di Bratislava, dove si insegna seriamente e con metodo,
quello che occorre.
Servono i master o no?
Sono domande che piovono a raffica in questi mesi.
I master servono ma fino a un certo punto: si studia con il tempo, la costanza e con
lezioni il più possibilmente individuali. Non ci vuole molto a inquadrare la corretta Tecnica
ma una vita per perfezionarla e non tutti riescono. Non serve solo una bella voce (se c'è
MEGLIO) ma una testa che funziona, la capacità di “comprendonio” , il carpire
velocemente e applicare ciò che realmente è utile per la PROPRIA situazione vocale
poiché siamo tutti dotati di una voce ma non tutti con gli stessi problemi.
E chi alla fine ha successo è per un insieme di fattori, in cui la “natura” ha una
collocazione importante ma non decisiva: conta l'applicazione, la tenacia, l'intuito persino
e la FORTUNA.
Lei insegna , dove e come?
Per il Taormina Opera Stars di cui sono Direttore artistico mi sono molto impegnato nel
workshop preparatorio alle Opere, ma dico sempre e ripeto che le lezioni individuali sono
sempre la strada migliore ed è ciò che faccio, soprattutto a Roma , dove abito. Sono una
persona disponibile per natura e non sono irraggiungibile: rispondo -quando posso-
ai messaggi privati su Facebook , che è un sistema comodo per superare molte
barriere. Lei mi chiede "come"? Vede, è una domanda complessa: per capire
il meccanismo di un attacco , del cantare “sulla morbidezza” e non sulla spinta, per
sostenere e legare...non si può procedere come nei master, uno dietro l'altro tipo catena
di montaggio. Molte individualità hanno bisogno di calma e persino di non essere
osservati da altri, non tutti i caratteri sono uguali. Non si canta sulla stanchezza, MAI, è
dannoso più che altro. Un vero cantante d'Opera è “morbido sostenuto”....un
controsenso, vero? Eppure è così: uno dei tanti paradossi di questa Arte così esaltante e
così complicata.
Com'è una sua lezione?
Non si urla, PRIMA regola. Detesto i suoni ingolati, urlati, sgraziati. Non si stona,
SECONDA regola. Oggi sembra un optional, invece l'intonazione è basilare.
Non si canta, casualmente ma consapevolmente. La voce la devi VEDERE,
prima di emettere un suono. Si lavora sui pianissimi e sulla mezzavoce: non
si può cantare solo e sempre forte, con la fibra. SI SOSTIENE: se vedo che
l'allievo respira alto e non usa i muscoli giusti...stop...mi fermo e spiego. Devi
tornarea casa con la gola riposata non stremata. Molti sono afoni dopo le
loro lezioni o dopo aver cantato mezza aria. NON PUO' ESSERE!
Con quale frequenza bisogna studiare?
Se si canta male..da soli MAI. Basta un suono mal messo...fine. Io non capisco come si
possa procedere con vocalizzi sballati per ore addirittura....è un massacro. Persino alle
audizioni (in questi mesi ho ascoltato centinaia di voci) se l'attacco era sbagliato
interrompevo subito...ma a cosa serve andare avanti? A spingere sempre di più? A
spaccare i suoni nella gola? Una vera lezione di Canto non è fatta di urla ma è piuttosto
fatta di posizioni alte , raccolte....di suoni piccoli, alti, raccolti e sostenuti. Cappuccilli, il
grande baritono, quando cantava da vicino aveva una voce
minuscola....apparentemente....anche Pavarotti....poi in teatro diventavano immense, ma
non perchè spingevano...bensì perchè cantavano SUL fiato e SULLA parola.
Inizialmente bisogna lavorare settimanalmente, forse anche due volte a settimana,
poi dipende. Non siamo tutti uguali, per fortuna.
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