Ogni evento annunciato come tale esaurisce la sua portata nel momento stesso
dell'annuncio: un evento E' perchè lo si è annunciato. La locandina finisce per avere una
importanza più decisiva e definitiva della stessa esecuzione. Arrivo a dire che
l'esecuzione nel caso di un “EVENTO” non conta, è un mero optional. Questa è la regola,
piaccia o non piaccia.
Siamo a Redipuglia, al cospetto di un luogo che -a detta di chi ci è stato- farebbe venire i
brividi anche al più cinico e disinteressato degli esseri viventi. Davanti al sacrario, che
custodisce le spoglie di tanti, TROPPI militari massacrati durante una delle inutili guerre
che affliggono e affligeranno questo pianeta perverso, si erge un palco, si creano luci e si
convocano Orchestra, Cori , Solisti e Riccardo Muti, i quali davanti al Presidente della
Repubblica e autorità convenute eseguono il Requiem di Giuseppe Verdi.
Gli ingredienti ci sono tutti. Non manca il consueto profluvio di retoriche frasi di
circostanza, snocciolate dalla “Brava Presentatrice” di turno, non mancano gli alpini
(persino più bravi e partecipi di molti strani signori del Coro inquadrati mentre tacevano
invece di cantare la loro parte??? ….improvvise amnesìe? Emozione? ...scarse prove??
...finti come si usava fare al Carro di Tespi quando in talune Aide venivano proposte le
quinte con i coristi dipinti??), non manca praticamente nulla all'annunciato Grande
Evento.
Qualcosa manca in effetti: forse proprio la compostezza, la solennità, la perfezione che
un capolavoro come il Requiem di Verdi esigerebbero, in qualsiasi circostanza.
La perfezione non è di questo mondo, lo sappiamo: ma basta anche solo per un minuto
clikkare sul Requiem diretto da Karajan con i complessi della Scala, presenti su Youtube,
per rendersi conto dell'abissale differenza che intercorre tra una Esecuzione e un Evento.
Riccardo Muti è un solido e competente concertatore, conosce il Requiem a memoria e
credo che a memoria potrebbe trascriverlo su carta pentagrammata, come fece Mozart
con il Miserere di Allegri, si parva licet. Ma questo non può bastare quando ti ritrovi con
scarse prove e con Orchestra e Coro, anzi OrchestrE e Cori, che si incontravano assieme
per la prima volta, all'aperto, in condizioni non adatte a far musica al di là del mero
decoro. Vedere Muti in affanno, con un'ansia che bucava lo schermo, la preoccupazione
di dover attaccare insieme e insieme chiudere le frasi, muovere un carrozzone in tutta
evidenza raccogliticcio (nonostante l'eccellenza dei singoli componenti) non è stato un bel
vedere e solo parzialmente un bel sentire. Onore al merito dei partecipanti per essere
giunti sani e salvi alla fine, salutati dalla tromba che suonava il “Silenzio”.
Tra i solisti di canto premierei la correttezza e l'impegno del mezzosoprano Daniela
Barcellona, precisa e lineare con tutti i colori del suo ben noto belcantismo; il tenore
Saimir Pirgu, elegante, sobrio, raffinato ma anche efficace sia nel registro acuto sia per gli
ostici attacchi scopoerti in pianissimo (“inter oves” e “Hostias”) , risolti con un falsettone
che è l'unica strada accettabile per non restare impiccati; il basso Riccardo Zanellato,
solido e musicalissimo, attento a rispettare sempre e comunque il segno scritto, che oggi
come oggi non è cosa da niente. Non alla stessa altezza la prova del soprano Tatiana
Serjan, che ho sentito molto stanca e in difficoltà nella zona acuta, con un vibrato
piuttosto fastidioso e una brutta calata sul si bemolle in pianissimo del “Libera me
Domine”.
Mal distribuiti i microfoni, che evidenziavano le voci femminili del numeroso Coro
castigando gli uomini. Tuttavia l'impegno c'è stato anche da parte dell'Orchestra, pur non
evitando gli inevitabili scivoloni, dovuti certamente alle ricattatorie condizioni imposte
dall'”evento”.
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