Mi piace spesso citare una frase di Baruch Spinoza riguardo l'ignoranza: "L'ignoranza - diceva il grande filosofo olandese- è immorale". Il suo pensiero a riguardo viene perfezionato nel fondamentale "Etica, parte seconda, prop.XXXV" in cui si spiega come l'errore sia ignoranza :l 'errore, spiega Spinoza, consiste in una privazione di conoscenza [...] L' errore consiste per Spinoza esclusivamente in una forma di inadeguatezza.
Se scendiamo dall'Empireo di Spinoza al più prosaico palcoscenico dello Sferisterio di Macerata, troveremo la dimostrazione esatta del concetto sopraccitato: l'inadeguatezza e l'ignoranza di chi ha la responsabilità della direzione artistica butta allo sbaraglio voci, opere , intere stagioni in virtù di una non altrimenti definibile: ostentazione arrogante di potere.
Veniamo ai fatti, ormai ben noti : alla prima prova d'assieme di uno spettacolo che inaugurerà la stagione, il direttore d'orchestra Paolo Carignani rileva l'inadeguatezza sia del soprano previsto come Amelia, sia del baritono , rispettivmente Teresa Romano e Marco Di Felice. Fa subito presente al direttore artistico nonchè regista dello spettacolo, Pier Luigi Pizzi, che sarebbe il caso di provvedere a una sostituzione. "Avevo pensato a un Ballo in maschera stilizzato, delicato, lirico" , ci dice al telefono il maestro Carignani, "io stesso avevo suggerito per questo il tenore Stefano Secco come protagonista, essendo una voce leggera ma sicura in alto e stilisticamente impeccabile. Poi in prova mi arrivano un soprano che ha evidenti difficoltà a salire in zona acuta (e la parte di Amelia è spietata in questo senso) e un baritono "sbrasone" (trad. che urla e che esagera)....è chiaro che tutta la mia impostazione andava per aria." E Pizzi? "Pizzi mi promette davanti a testimoni di sostituire soprano e baritono, tutto ciò nel pomeriggio, dopo la prova. Già la sera, durante la prova scenica, avevano sostituito....me!". Un classico del mondo dell'Opera: ipocrisia, menzogna, quel pizzico di vigliaccherìa che non guasta. Così va a casa Carignani, come speedy Gonzalez arriva un sostituto e tutto prosegue come se nulla fosse.
Macerata, da alcuni anni, è una sorta di esempio a cielo aperto di come un teatro non debba essere gestito.
Il primo grave errore è quello di partire dai titoli e non dagli interpreti: se non hai gli interpreti adatti è perfettamente inutile, oltrechè suicida, mettere in cartellone talune opere, come per esempio la "Forza del destino" dell'anno scorso. Si legga la seguente recensione, riportata per sommi capi:
Nei primi anni 2000 sul palcoscenico del Festival di Macerata allestimenti sfarzosi, fantasiosi e sperimentali come la “Traviata” e la “Lucia di Lammermoor” con le scene di Svoboda, la “Butterfly” firmata Brockhaus, “Aida” e “Turandot” di De Ana lasciavano presagire futuri spettacoli del medesimo livello; con Pizzi siamo invece alla fiera del riciclaggio di se stesso e delle scene.
In periodo di crisi tale scelta può essere vista come una amministrazione intelligente e anzi auspicabile, dei mezzi a disposizione; il problema è che il palcoscenico diventa sempre più rachitico, sempre più anonimo e prevedibile, la regia, se di “regia” si può parlare, dilettantesca o imbarazzante,
Mortificante la scena, mortificante l’incapacità di gestire le masse, mortificante la regia “faidate” dei singoli, limitati ad entrare, passeggiare o schierarsi al proscenio in un noioso, assurdo vuoto, imbarazzante la bandiera di luce proiettata sul muro dello Sferisterio durante il “Rataplan”, inutili i costumi evocanti il primo conflitto bellico e nulla possono fare le coreografie da sagra paesana ideate da un Gheorghe Iancu non particolarmente ispirato.
In un 2010 in cui l’aumento degli sponsor-mecenati, e quindi degli introiti e degli investimenti, è cresciuto a discapito del numero dei biglietti venduti, si poteva, anzi, doveva fare qualcosa di più per esaltare la strombazzata, a sproposito, qualità artistica che il Festival si sforza di raggiungere, e non sto parlando solo della pochezza scenica e pubblicitaria, ma anche di quella musicale e vocale.
insufficiente l’Alvaro di Zoran Todorovitch, sicuramente una voce importante e schiettamente tenorile, massacrata però dalla rozzezza di una emissione che prevede l’apertura innaturale delle vocali alla ricerca di una maggiore ampiezza, calante negli acuti per giunta, tutti rigorosamente sforzati, e deficitario nel fraseggio, ricondotto ad un lamento muscolare dal sapore molto vecchio e monocorde.
... il baritono Marco di Felice (sic! ancora lui!) previsto nel ruolo di Don Carlo di Vargas, costretto al ritiro a causa di una indisposizione e sostituito praticamente all’ultimo momento da Elia Fabian il quale ha eroicamente salvato la serata “leggendo” il ruolo nella buca dell’orchestra e doppiato in scena da un mimo.
...Elisabetta Fiorillo scritturata per il ruolo di Preziosilla, ma colpita da una indisposizione che ha costretto le maestranze a sostituirla con Anna Maria Chiuri. (ndr nessuna indisposizione!!! Litigio col maestro Callegari riguardo i tempi scelti per l'esecuzione!)
(cit. "Il corriere della Grisi" .blogspot.)
Come non condividere tale funesto quadretto? E come non scorgere tra le righe e alla luce degli ultimi eventi i prodromi per un bis, a un anno di distanza?
Non sta a noi suggerire soluzioni o impartire lezioni: lasciamo questo esercizio ad altri .
E' però venuto il momento di dire "Basta" a gran voce. Per il rispetto dovuto all'Opera, alla storia dello Sferisterio, ai tanti appassionati che intraprendono viaggi e che mantengono in vita questa grande forma di spettacolo.
I COMMENTI:
Alberto Agazzani purtroppo, e con amarezza, devo ammettere d'avere avuto la stessa impressione. Infatti non vado più a Macerata da anni, nonostante fosse una mia meta preferita ai tempi della mia militanza critica e nonostante la mia grande amicizia con Pigi. Ma tant'è.
Gerardo Cerca GRAZIE.FINALMENTE QUALCUNO COMPETENTE, DENUNCIA IL DEGRADO DELLA GESTIONE PIZZI DELLO SFERISTERIO. DOVE SONO GLI ALLESTIMENTI CHE LO HANNO RESO CELEBRE NEL MONDO??????
Beh Gerardo non sono più i tempi! Le messinscene che lo hanno reso famoso non sono più pensabili oggi, così come non lo sono più quelle di Ronconi, De Ana e Zeffirelli, per citarne solo alcuni. I tempi sono cambiati e quelle cifre non sono ...Mstra altro
40 minuti fa ·
Gerardo Cerca So perfettamente il valore di Pizzi ed è per questo che sono arrabbiato.
Venite a vedere cos'ha combinato il giovane Daniele Abbado a Reggio Emilia, dove percepisce 180mila euro all'anno per una direzione artistica che ha ridotto di DUE TERZI (da 1.800 a 600 gli abbonati), proponendo spettacoli SUOI (pagati a parte) accolti costantemente da buuu e salve di fischi. Eppure è inamovibile. Lui e la sua ghenga e clan. Si è mai visto il direttore artistico di una fondazione teatrale di tradizione, NON UN FESTIVAL, che viene pagato per scegliere i suoi (fallimentari) spettacoli?
E il papà Claudio, suo protettore (quando l'amore paterno fa anche reddito...)? Quello che alla fine degli anni '60
portava la musica nelle fabbriche e dirigeva le prime scaligere in dolcevita, contro la borghesia in cravatta nera e
bianca... E che oggi tiene concerti, pagati a peso d'oro, a 300 € a biglietto, circondato, vezzeggiato, coccolato e
adulato da ricchissime signore (più ignoranti che ricche) mai viste a teatro prima, che lo ospitano in sontuosi palazzi e
che, naturalmente, NON pagano il biglietto. E che va da Fazio a fare l'uomo di Sinistra, con villa in Sardegna e cachet
milionari, compresa la società, "intellettuale" s'ntende, con Renzo Piano (lui, sempre lui, sempre e solo lui! Vedi
l'auditorium da 40 milioni di euro proposto dal dua a Bologna). Pizzi se non altro a Macerata lavora per poco o nulla e,
comunque, non ha venduto l'anima al dio denaro. C'è del marcio. Non solo a Macerata.
"Parte una nuova stagione Lirica con l'obiettivo di fare bene e soprattutto di offrire uno spettacolo che piaccia sia ai tanti appassionati che arriveranno dall'Italia e dall'estero sia ai maceratesi, anche quelli che non hanno mai assistito ad un'opera allo Sferisterio."
Così auspicava il Sindaco di Macerata, Romano Carancini, il 15 aprile scorso, presentando la stagione invero non entusiasmante e certo non presagendo ciò che sarebbe accaduto in queste ore: l'abbandono del maestro Paolo Carignani, chiamato a dirigere l'inaugurale "Ballo in maschera" , protamente sostituito da Daniele Callegari.
Cosa è accaduto? Al primo assieme il maestro Carignani sbotta e si rivolge a Pier Luigi Pizzi avanzando forti riserve sul soprano (Teresa Romano) e sul baritono (Marco Di Felice). Il clima si fa rovente, Pizzi promette di provvedere alla loro sostituzione, di fronte a testimoni, poi...d'improvviso...fa retromarcia. Carignani abbandona, Callegari è pronto a rimpiazzarlo.
Conosciamo Teresa Romano e le sue recenti ingloriose prestazioni, soprattutto il "Trovatore" a Parma e la "Clemenza di Tito" a Napoli, decisamente sotto il minimo richiesto per questi ruoli . Non stentiamo a credere a una altrettanto improponibile Amelia, ruolo di estrema difficoltà in cui si richiede una cantante di saldissima tecnica e di grande vocalità. Non a caso un ruolo che è stato interpretato da eccelse vocaliste: Callas, Tebaldi, Cerquetti, Caballé, oggi Violeta Urmana, Sondra Radvanovsky, Nina Stemme, Anna Maria Wetsbroeck.
Il problema che ora si pone è questo: d'accordo risparmiare, in periodo di crisi. Ma perchè risparmiare solo sui cast e non sui propri allestimenti? A Macerata le regìe sono opzionate dalla coppia Pizzi-Gasparon, sono loro gli allestimenti, le scene, i costumi. I cast influiscono sul budget per una percentuale ridottissima, forse non arrivano al 18%. Come si fa ad allineare sul palcosce nico voci totalmente inadatte ai ruoli richiesti?
Macerata era famosa, un tempo assai lontano, per le grandi personalità vocali che ivi transitavano e l'Opera, oggi come ieri, si fa con le voci. Ebbene: non ha ragione Carignani a richiedere un soprano degno del ruolo di Amelia? Non è il direttore musicale ad avere la responsabilità dell'esecuzione e dell'ensemble?
Macerata: abbiamo cominciato assai male.
Pizzi Carignani
A seguito di quanto avvenuto e qui riportato, chiediamo lumi al maestro
Paolo Carignani, in uno scambio di messaggi in Facebook.
Enrico Stinchelli 29 giugno alle ore 21.51
Ciao Paolo (ndr Carignani) , ho appreso da voci attendibili di ciò che è accaduto a Macerata (...) se ti va , mi spieghi meglio? Ho capito bene? Ciao,a presto E.
Risponde Paolo Carignani:
Pizzi diceva di essere daccordo con me sui miei dubbi su alcuni interpreti e che si sarebbe provveduto alla loro sostituzione,dichiarandolo di fronte a testimoni.Poche ore dopo aveva inspiegabilmente cambiato idea.Per non metterlo in disagio ulteriore ho preferito concedermi una ,forse,meritata vacanza. Lavoro da molti anni all'estero e il mio "ritorno" in Italia è stato francamente traumatico Speriamo non sia sempre così nel futuro.
Paolo Carignani 30 giugno alle ore 1.41
Enrico, grazie per la tua solidarietà e complimenti ancora per la tua passione unita al senso dell'utopia,senza la quale non sarebbe possibile nulla Ciao, Paolo Carignani
Enrico Stinchelli 30 giugno alle ore 9.28
ciao ,sinceramente mi dispiace per questo brutto episodio.Consenti ch'io riporti le tue dichiarazioni?.ciao,un caro saluto Enrico
Paolo Carignani 30 giugno alle ore 9.30
Naturalmente Enrico,grazie per la tua solidarietá.
Paolo Carignani 30 giugno alle ore 9.30
A presto,
Paolo Carignani 30 giugno alle ore 9.31
Adesso qualcuno mi spieghi perchè un professionista del calibro di
Paolo Carignani, che svolge una onoratissima carriera all'estero, debba
ritirarsi dopo aver LECITAMENTE espresso un parere negativo su un
cast di cui ha la piena responsabilità?
Perchè la direzione artistica di Macerata decide di mettere in
cartellone un'opera notoriamente difficile per gli attuali cast,
soltanto affidandosi alla propria regìa, che non può essere
sufficiente in ogni caso? Fino a prova contraria l'Opera va cantata
ed eseguita musicalmente, oltre che vista.
Ci si augura, inoltre, che non debba andar via dal cast anche
Elisabetta Fiorillo (Ulrica) dopo i forti contrasti che ebbe nei
confronti dei tempi scelti dal maestro Callegari in occasione della
"Forza del destino", sempre a Macerata, e che portarono alla sua
sostituzione con Anna Maria Chiuri. Magari adesso le cose si sono
appianate.
Ascoltiamo il soprano Teresa Romano nel "Trovatore" eseguito lo
scorso anno a Parma . Le domande sono : può eseguire
decentemente il ruolo di Amelia, ancor più complesso? Il maestro
Carignani ha fatto bene o ha fatto male ad andarsene? La
competenza degli agenti e della direzione artistica c'è o non c'è
Adriana Marfisi Ha una bel colore, ma purtroppo era già stanca morta quando iniziava la cabaletta e meglio non poteva diventare. Non sarebbe stato meglio di non cantarla proprio? Così è uno strazio e non si fa un favore a nessuno: ne alla musica, ne alla cantante....
Marco Brutti che la signora in questione abbia grossi limiti è evidente. ma sulla questione maceratese la colpa non è sua (magari ha piacere a fare pessime figure, a pagamento) ma di chi la ingaggia e, in second'ordine, di chi consente che ci sia a capo di un teatro qualcuno con cosi scarse competenze musicali...
Enrico Stinchelli Io non ce l'ho con la cantante: quando esordì era una promessa, ma cantava ROSSINI! Chi è stato a metterle in testa di essere un drammatico di agilità? Perchè accettare contratti per Trovatore, Forza del destino, Ballo in maschera quando avrebbe potuto cantare benissimo Rossini e Mozart? Follìa!
Il segreto è la tecnica, che segreto non dovrebbe essere per nessuno che canta mentre per molti lo è,una tecnica solida permette di affrontare in modo degno anche ruoli che non siano proprio nelle corde di un artista a patto che non voglia ...Mostra altro
Valentina Casciotta Caro Enrico, non possiamo non domandarci con che razza di competenze si possa proporre ad una voce come quella della signora di cantare Verdi... O forse qualcuno pensava di avere trovato una nuova Callas???
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Davide Devoti Io l'ho ascoltata nella Forza (appena sufficiente) e nel Trovatore (scandalosa). Ora temo per il ballo......
Come già era accaduto l'anno scorso, in occasione della grande festa in onore di Zeffirelli, l'Arena di Verona lancia la sua stagione estiva attraverso la rete ammiraglia della Rai e propone un grande spot-spettacolo, concepito secondo la tecnica consolidata del cross-over, mescolando cioè le sacrali melodie operistiche (tratte dalle opere presenti nel cartellone 2011) con gli interventi pop di Zucchero, Morandi & C.
L'effetto è esattamente quello che ormai conociamo da anni, da quando cioè le barriere che separavamo i generi sono state infrante dai medley dei 3 Tenori prima, dal Pavarotti & Friends poi e via via da Bocelli, Filippa Giordano, Alessandro Safina, Vittorio Grigolo e chi più ne ha più ne metta.
Ovvio che una buona fetta dei normali fruitori del genere operistico classico continuino a storcere il naso, esattamente come farebbe in Parlamento una opposizione imbufalita contro la maggioranza , con il nostro sistema bipolare costruito su forti contrapposizioni e con nessun accordo bipartisan. Gli appassionati d'Opera tipici sono appunto una minoranza rumorosa e quasi costantemente incavolata, formata da nostalgici, cultori di nobili e consacrati cimeli, Vestali incallite e anche vagamente comiche nelle loro esagitate manifestazioni.
Questo per dire, se non si fosse ancora capito, che a fronte dei 5 milioni di telespettatori benevoli e tutto sommato interessati a passare una serata davanti alla Tv fatta di musica , si erge la piccola schiera degli incontentabili, molti dei quali si ritrovano a brontolare o a lanciare anatemi sui social networks e nei blog.
Il nodo della questione mi pare proprio questo. Ragionando da appassionato d'Opera, come io sono quanto e più di molti esagitati censori di questo spettacolo, dovrei scagliare la mia pietra con forza: lo spettacolo offerto da RaiUno non è stato uno spettacolo inappuntabile, né memorabile. Brutta la regìa, sia teatrale che televisiva di conseguenza, evidentemente non provata e non collaudata con la dovuta attenzione, brutti i costumi e il trucco degli artisti, scombinata la scaletta, non riusciti e talvolta persino sbracati i testi della conduttrice, Antonella Clerici, la cui rassicurante e un pò ciabattona simpatìa non ha stavolta sortito l'effetto desiderato. L'Opera non è la Prova del Cuoco, tanto per essere chiari, e presentare la Bohème o l'Aida non è come montare una maionese o sbattere due uova in padella.
Tanto cauta e preparata fu la Clerici l'anno precedente, tanto inopportuna e debordante è stata quest'anno : per nulla intimidita dalla situazione e quindi tendente a rompere gli argini, secondo uno schema abbastanza fastidioso di over-acting che alla lunga ha tediato, e non poco, il telespettatore. Inguardabile, poi, quel suo modo di litigare con l'abito da sera argentato, che la rendeva simile a un rollmop, quelle aringhe sotto aceto tanto in voga nei locali Nordsee.
La parte canora ha in parte risollevato le sorti di uno spettacolo nato male, a causa soprattutto dei temporali che ne hanno inficiato le prove. Si è scelta la strada della telegenìa e della gioventù, una strada giusta e necessaria per la televisione e per l'Opera in generale. I rischi ci sono sempre: un giovane, inesperto e senza la dovuta scaltrezza, deve seguire ciò che gli autori suggeriscono . Se l'ordine è quello di saltare nel cerchio di fuoco...In effetti si notava una tragica condizione musicale nei disperati tentativi del maestro Kovatchev di fare andare tutti a tempo. Ma come poteva fare, se la scaletta suicida proponeva in apertura uno dei momenti più difficili del repertorio operistico, il finale del II atto di Bohème??!! Brano non provato o provato male, attaccato non dal Valzer di Musetta ma dallo scopertissimo “Gioventù mia” di Marcello...una follia.... come chiedere a Manrico di cantare subito il do dell' “All'armi!” senza nemmeno due battute di preparazione. L'effetto è stato quello d'un pauroso sbandamento generale, con le grida di Musetta (bella sì, ma con notevoli problemi tecnici), la banda fuori scena che non entra, un via vai impazzito di comparse e coristi, alcuni dei quali non sapevano letteralmente cosa fare. Un delirio.
La linea è stata questa: confusione, indecisione, paura. Lo si leggeva negli occhi del soprano Ivanna Speranza, bloccata come una statua di cera davanti al suo Rodolfo, il tenore Monsalve, dotato di ottimi mezzi naturali ancora da perfezionare con studio e preparazione tecnica, ma comunque in grado di sopravvivere in tanto bailamme e di risolvere con spavalderìa anche una delle più tremende arie d'opera esistenti, la Gelida manina. Autentico terrore negli occhi del baritono Dalibor Jenis, conciato come Poldo di Popeye, e della Giulietta (Rocio Ignacio) appollaiata sul noto balconcino veronese: “Je veux vivre”...a guardarla pareva “Je veux mourir” ….e in effetti alla fine Giulietta morirà. Trucco orrendo: sembrava la mitica Suor Sorriso di Orietta Berti. Strampalata idea quella di affidare la parte di Romeo a un ballerino, che marmorizzato sotto al balcone sembrava un manichino privo di vita e di senso. Non riuscita ,a mio parere, anche l'apparizione del basso Erwin Shrott nei panni di un seducente tanguero, a metà strada tra Escamillo e Mefistofele. I tanghi cantati reggono se la voce è calda e sensuale, sì, ma tenorile. I suoni cavernosi , morchiosi e diabolici offerti da Shrott incutevano terrore, nonostante il tentativo di fare Zorro all'Arena. Quando poi Shrott ha intonato il suo Leporello....ahi ahi....una nuova catastrofe musicale, con l'orchestra totalmente scompaginata rispetto all'interprete. Lo stesso è accaduto in un “tentativo” di finale secondo di Aida, perla nera della serata.
Non mi soffermo sulle esibizioni di Morandi, di Zucchero che ha cantato “Miserere” con il fantasma di Pavarotti (effetto macabro) , dei Modà e di David Garrett col suo incandescente violino strapazzato, forse erano più a loro agio dei colleghi cantanti d'Opera .
Quindicimila spettatori in Arena plaudenti, cinque milioni davanti ai teleschermi....anche questa è andata, come disse Robinson Crusoé aggiungendo una tacca dopo un'altra giornata sull'isola deserta.