Il soprano MARIA DRAGONI scrive:...
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Domenica 30 Maggio 2010 18:20
Maria_Dragoni_2 Il  soprano  Maria  DRAGONI
Maria Dragoni  è  uno dei maggiori soprani drammatici di agilità  italiani. Ha  cantato  sotto la  bacchetta di Carlo Maria Giulini, Riccardo Muti, Zubin Mehta in tutti  i  più  grandi  teatri  del  mondo, le  sue  opere  favorite  sono  Norma, Turandot, Aida, Tosca, Cavalleria  rusticana, Pirata, Sonnambula.
Maria_Dragoni_1  Maria Dragoni


"Un attore gira un film,poi si riposa mesi,talvolta anni.Mostra tutto un pittore e un musicista di musica leggera,invece nella lirica esiste una routine scandalosa che si è incrementata maggiormente con la velocità degli spostamenti e talvolta,vedi cantanti che come Padre Pio hanno il dono dell'ubiquità,
i teatri di tutto il mondo sono pieni di cantanti e di spettacoli che fanno solo routine,per la Cavani era assurdo che nella lirica esistesse un doppio,lei stava lavorando da mesi con me,come lo avrebbe fatto con un attore,poi dopo mesi di lavoro,si presentò una cantante americana senza nessuna giustificazione,cambiò completamente la regia,alla prima fu sonoramente contestata e stroncata da molta critica,quando cantai finalmente io che ero stata annunciata da mesi su settimanali come Annabella,Marie Claire,ecc.ebbi un trionfo di critica e di pubblico,la Vestale è la sorella di Norma diceva Bellini,però?Poi l'opera è stata consegnata al cd Emi,con la cantante fischiata,  tanto è facile abolire le contestazioni,piu' che di una campagna denigratoria,sono stata spesso vittima di ingiustizie di questo tipo,potrei dire tantissime cose ed episodi incresciosi dove con contratti alla mano,e pubblicità,ho dovuto astenermi
persino dal ricorrere alla giustizia;dunque non mi meraviglio che la lirica stia morendo,esiste troppa ipocrisia e tanto qualunquismo,si sveglia pinco pallino e canta un'opera del grande repertorio,a caldo dei primi 10 anni dalla morte della grande Maria Callas,guai se un soprano osava cantare Norma,veniva contestata e dovevo correre io a sostituirla,ecco perché oltre alle Norme che avevo in contratto sono arrivata a cantarne oltre le 120 recite,oggi ogni gatto che miagola cantala Norma ed il resto.Se le cose fossero gestite con serietà dovrebbero fare meno spettacoli e di qualità con i cantanti idonei ai repertori consoni,idem per i direttori e per i registi.
La qualità,la qualità e la qualità e non la quantità."
maria_dragoni Maria Dragoni a  18 anni
 
I LOVE BULLDOGS!
Note
Domenica 30 Maggio 2010 08:37

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Non so da cosa derivi il mio smisurato amore per i bulldogs.

Credo sia qualcosa insito nel DNA, probabilmente in un'altra vita sono stato un bulldog o un allevatore di bulldogs, non posso dire con esattezza.

Sta di fatto che non concepisco la mia vita se non condivisa con questi strani, sublimi esseri: umanoidi celati sotto una “tuta” pelosa, insopportabili ma proprio per questo adorabili.

Questa nota, oltre che rappresentare un atto d'amore allo stato puro, vuole essere anche un piccolo  compendio, un vademecum per il possessore-posseduto , per lo schiavo del bulldog.

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Partiamo da questo principio: il bulldog è il tuo padrone e tu sei il suo schiavo. Mettetevi in testa che la testardaggine del bulldog supera qualsiasi immaginazione. Io ne ho 5 e so cosa vuol dire scontrarsi con questi inauditi capoccioni.

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Il faccione. Non è un muso, è una faccia, una via di mezzo tra quella dell'Orango triste che vediamo allo zoo (purtroppo) , accoccolato su un angolo orango2Foca_monaca-Mediterraneo

e un bue, un cinghiale, una foca monaca. Un bambino, vedendolo dal finestrino, mi chiese se fosse un ippopotamo nano, mentre il prete che ogni anno benedice la casa ne scambiò un altro (tutto bianco) per una...papera!!?? Diciamo che non aveva una buona vista...quel prete.

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Se lo osservate con attenzione noterete un dato che mi ha sempre sconvolto: gli occhi, spesso coperti quasi del tutto dalle innumerevoli pieghe del pelliccione, sono totalmente umani, sia per la forma sia per l'espressione, e circondati come sono dalla “tuta pelosa” danno l'impressione di un bambino nascosto dentro il costume da bulldog.

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Il carattere. Impossibile, insopportabile. Se pensate a un cane, cioé al fido custode della vostra casa o del vostro essere....poveri voi! Lui pensa solo ed esclusivamente a sé stesso, il mondo ruota attorno all'asse costituito dal suo ridicolo corpo, contraddistinto da una testa enorme collocata sul busto di un ercolino, con la coda a cavatappi.E ' pigro, indolente, non obbedisce se non sbuffando, è lento. Adora dormire e poltrire, va praticamente obbligato a uscire dai suoi torpori. Ma non è stupido, tutt'altro. Credo che abbia perfettamente capito il senso della vita: take your time, sembra dire guardandoti mentre ti agiti inutilmente. E' generalmente molto buono e dolce, calmissimo, non salta addosso a cani o gatti se non per giocare: ma essendo pesante e goffo, può far del male involontariamente. La sua mascella può stritolare e stracciare, con molta facilità, quando fa le feste ti può buttare a terra.

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Il cibo. Non è famelico, ma esigentissimo. Adora il pollo, il tacchino, la carne macinata, i suoi biscottini (ma solo i suoi) , detesta taluni tipi di crocchette (soprattutto quelle leggere, al pesce), lo puoi ingannare- se fa i capricci- spolverando la sua ciotola con del parmigiano grattugiato.

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I suoi vizi. Adora ovviamente entrare in casa e sbracarsi sul divano, cosa ce va assolutamente proibita. I suoi peli sono come aghi e si infilano ovunque, creando una situazione igienica intollerabile. Io sono totalmente contrario a ospitarli su divani, poltrone, letti (non ne parliamo): è una brutta, insana abitudine e fa male più a loro che a noi. Il bulldog è rituale, metodico fino all'ossessione: ama sdraiarsi al sole ma solo quel tanto che basta ad assicurargli la dose giusta di vitamina D, poi torna all'ombra, un tot minuti...per poi tornare al sole. Un su e giù che pare scandito da un orologio svizzero.

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Le sue virtù. E' un bulldog, tutto qui. Ti insegna a dare il giusto  valore al tempo ( solo il tempo non perde tempo), a essere più saggio e ponderato, a valutare le priorità della vita e non le sciocchezze (dalle quali siamo  spesso travolti), a ignorare l'isterìa , a capire che la pigrizia è utile per lo sforzo che bisogna fare per vincerla. I bulldog sono così intelligenti che non sono quasi buoni a niente: il massimo!

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L'ALLEGRA SINFONIA MORALE DI MICHELE SANT'EURO
News
Martedì 25 Maggio 2010 08:01

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ZioPaperone

da  Rainews24:

"Si conferma che per Michele essere perseguitato si è rivelato un ottimo investimento". Il velenoso commento di Bruno Vespa all'accordo consensuale tra Michele Santoro e la Rai per la fine del raporto di lavoro dipendente precede di poche ore la pioggia inarrestabile di reazioni: fanno discutere le cifre dell'intesa approvate dal Cda Rai.

Il Consiglio di amministrazione dell'azienda ha approvato con 7 voti favorevoli e 2 contrari l'accordo per la cessazione del rapporto di lavoro in atto con Michele  Santoro, che secondo alcune indiscrezioni comporta il riconoscimento di una buona uscita da 2,5 - 2,7 milioni di euro. Santoro tuttavia ha anche ottenuto l'impegno dell'Azienda ad acquistare - con ogni probabilità da una società di produzione nata ad hoc - una serie di docu-fiction da cinque puntate ognuna che verranno inserite nel palinsesto autunno 2010-primavera 2011, in prima sertaa, su RaiDue. Ogni puntata verrà pagata da Rai un milione di euro ciascuna. Altre due puntate finirebbero su RaiTre, in prima serata. Da qui le cifre che azzardano oggi alcuni giornali: l'addio di Santoro è un'operazione da 10 milioni di euro.

michele-santoro Michele  Sant'Euro


Non ricordo  più  chi  scrisse  che  "i  buoni moralisti sono  coloro  che  si  occupano  della morale  altrui". Non che    vi  sia  nulla  di  male, intendiamoci,   se  un professionista del  calibro  di  Michele  Santoro prenda  una  cospicua  buonuscita  da  Anno  Zero  per  proiettarsi  verso  nuovi  lidi progettuali, ma  che  lo  stesso  sia  stato  elevato  a baluardo  d'una  presunta  morale suprema  contro  l'immoralità  altrui....beh....questo  è  davvero un aspetto  grottesco  di  tutta  la  vicenda.

Il  fido  collaboratore  Travaglio  si  dichiara  "molto  deluso"  dalla  notizia. Anche  qui    c'è  da  stupirsi: ma  come?  Non  è  Travaglio  il  Principe  dell'Anteprima?  Colui  che  grazie a  una fitta  rete  di  collaboratori, sparsi  in ogni  Procura  in ogni  angolo  di  tribunale, sa  prima  di  tutti  e  meglio di  tutti  CHI  fa  COSA  in Italia?  Come  può, proprio  lui, cadere  dalle  nuvole?

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Sono  stato  un attento  osservatore  dei  programmi  di  Santoro, anche  perché  lo  schieramento  in studio, con il  conductor  al  centro  e  i  "professori"  d'orchestra  intorno   rievocava  singolarmente  le famose  riprese  di Karajan  con i  Berliner Philharmoniker: Santoro  dimenava  le  braccia e  indicava le  entrate, a volte  con lo  stesso  fiero  cipiglio  del  celebre  maestro.

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La  sinfonia  poteva sembrare  sempre  la  stessa: più  che  una  Quinta  di  Beethoven  direi  una Patetica  contro  Berlusconi, in cui  i  ritornelli  si  sono  ripetuti  puntata  dopo  puntata, sempre  uguali, inesorabili ,battuta  dopo  battuta. Dopo  un Preludio, che  annunciava  il  Leitmotiv  ( il conflitto  di  interessi,  le leggi  ad  personam, le  Escort, Papi  e  Noemi, Bertolaso  e  i  terremoti) squillavano  i  primi  ottoni, fervonici:il  corno  di  Di  Pietro, la tromba  di Travaglio, il basso tuba del  fido  Ruotolo, sbattuto   ogni  volta  nei luoghi  più  incredibili, al  freddo  e  al  gelo  ma  sempre  con il microfono  in mano, un vero  Cambronne .

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Santoro-Karajan  procedeva  impetuoso  tra  allegri  con  fuoco  e  improvvisi  squarci  lirici, andantini  cantabili  e  persino  adagi  maestosi, non appena  l'oboe dell'avvocato  Ghedini  iniziava  a minacciare  querele.

Inevitabile  la  chiusa  comica,  come  avviene  nel  poema sinfonico  "Till Eulenspiegel"  di  Strauss, affidata  a  Vauro, il  prode  (o  Prodi?)  vignettista  satirico , specializzatosi  anche  lui  in  allegretti  monotematici: Berlusconi, Rutelli  tra  le  lenzuola, nostalgìe bolsceviche.

Et  voilà!  Un  ultimo  accordo  e la  musica termina  tra  gli  applausi. Il  pingue  cachet  gratificherà  il  "maestro"  e aprirà nuovi  orizzonti.

"Se  sapessero  quanto mi  sono  divertito a  suonare  stasera, non dovrebbero  darmi  un  solo  dollaro  per  il  mio  concerto!" , così  sussurrava  sornione  Rubinstein al  suo  segretario, dopo  aver  intascato  il  lauto onorario   e  se  ne  andava  ridacchiando  verso  il  camerino.

ZioPaperone

 
FRANCO ZEFFIRELLI, l'OPERA DEL BELLO E DEL GRANDIOSO
Note
Lunedì 24 Maggio 2010 08:50

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L'Arena di Verona vedrà a giugno la “Turandot” di Puccini con la messa in scena di Franco Zeffirelli e diciamo pure che quest'anno il Festival estivo nel teatro più antico e più bello del mondo sarà una grande festa zeffirelliana. Proprio nel pieno di una crisi che vede l'Opera in mezzo a una tempesta, tra decreti poco graditi e gestioni poco affidabili, ecco ancora una volta un saldo punto di riferimento per chi l'Opera la ama sul serio, al di là delle chiacchiere e delle beghe. Zeffirelli come ultimo , fiero baluardo d'un genere che del Bello e del Grandioso ha fatto il suo credo, e che da almeno un buon trentennio è stato sottoposto al vaglio e al travaglio di impostazioni registiche spesso disgustose, incoerenti, costosissime e orrende. UN vero Opericidio, perpetrato con l'assenso e l'avallo totale di sovrintendenze ottuse e una critica sempre più asservita ai piccoli giochi di potere, alle mode imperanti soprattutto tra chi non ama la Musica e non conosce l'Opera.

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Conobbi Franco Zeffirelli nell'anno in cui girava “Traviata” di Verdi a Cinecittà, con Teresa Stratas e Placido Domingo. Io ero un ragazzino, già melomane all'ultimo stadio, e approfittai di una intervista che mia madre, Carla Pilolli, doveva effettuare per il settimanale “Gente”. La casa sull'Appia rappresentava perfettamente il suo famoso proprietario: c'era il gusto per l'Antico , ma tra vasi preziosi e poltrone damascate spiccavano un po' ovunque videocassette e nastri, forse anche qualche “pizza” mal disposta negli scaffali, libri d'Arte non collocati per scenografare il salotto ma vissuti, divorati, assimilati pagina dopo pagina.

L'altra cosa che mi colpì era la presenza di molti cani, ammessi nei saloni della villa e continuamente accarezzati dal loro padrone durante tutta l'intervista. Già allora Zeffirelli mi sembrò una persona timida e delicata, nonostante ostentasse una dialettica aspra e diretta, molto tagliente, densa di riferimenti satirici (“Teresa Stratas è una pazza, bravissima ma completamente pazza...Ora si aggira nella mia villa parlando da sola, in preda a crisi mistiche” , “La mia Traviata ha i tagli giusti, Verdi scrisse un mucchio di brutta musica per i vocalisti, in un film -opera non puoi annoiare il pubblico con le cabalette e le ripetizioni”).

Mi colpì anche la loquela sboccata, a tratti decisamente volgare ma che era un'altra chiara dimostrazione della fondamentale timidezza del personaggio, che voleva apparire aggressivo- sì- ma per difendersi.

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Nell'arco di un'ora , un'ora e mezza Zeffirelli rievocò un mondo che sembrava più olimpico che terrestre: Visconti, De Sica, Antonioni, Liz Taylor, Richard Burton, Maria Callas, Joan Sutherland, Leonard Bernstein, Carlos Kleiber...Sono gli eroi, i Titani di un'Era irripetibile, i protagonisti di pellicole o spettacoli che appartengono ormai alla Storia e a quanto di meglio l'uomo abbia saputo produrre in campo artistico.

Franco Zeffirelli, abbeveratosi a quel nettare e a quella ambrosia, eclettico di natura, prima attore poi regista, non tardò a imporre un suo stile, molto preciso: il senso del grandioso e del Bello, il gusto nell'abbinare i colori, le luci, i costumi, nel creare atmosfere preziose, nell'arricchire di dettagli che rimandano alla fondamentale lezione di Luchino Visconti.

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Non vorrei perdermi in un mare di sterili enumerazioni o in schede tecniche note e risapute, ma come non ricordare per il teatro classico l'”Otello” di Shakespeare (che presenta al festival di Stratford-on-Avon nel 1961) e l'”Aida” di Giuseppe Verdi con la magnifica Lila de' Nobili a fianco, nonché nelle produzioni contemporanee come "Chi ha paura di Virginia Woolf?" di Albee.

Nel cinema restano famose le sue trasposizioni letterarie: da "Romeo e Giulietta" del 1968, a una biografia del poverello d'Assisi, "Fratello sole, sorella luna" del 1972, all' "Amleto" del 1990, nell'interpretazione di Mel Gibson.

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“Gesù di Nazareth” , nel 1977, ha un successo mondiale grazie alla straordinaria caratterizzazione del Cristo, visto sotto un profilo umano e al tempo stesso spirituale: e qui si vede la capacità eccezionale del regista, nel saper equilibrare questi due aspetti antitetici e affatto semplici.

Nel campo operistico Zeffirelli firma alcune storiche produzioni con le maggiori protagoniste del canto di ogni tempo , a cominciare dalla "Traviata" con la sconvolgente Maria Callas fino alla
"Lucia di Lammermoor" con la Sutherland,
giungendo a realizzazioni insuperabili a Verona con la “Carmen” , tra gli spettacoli più belli cui io abbia mai assistito,

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“Trovatore” , “Turandot”. Vorrei citare per ultimo quel gioiello che fu l'”Aida” di Verdi nel piccolo teatro di Busseto, a dimostrazione che Zeffirelli può benissimo fare a meno di scene enfatiche e di plotoni di comparse, come spesso è stato accusato di fare dai suoi detrattori.

Una grande  attesa per  la  Turandot  di  giugno, un augurio  di  buon lavoro  al Maestro!


 


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