La realtà del mondo dell’opera in Italia, gloriosa e diffusa forma d’arte e che è stata madre delle diverse successive “opere” di altre nazioni, abbisogna di urgenti decisioni relative alla sua attuale disciplina legislativa-regolamentare al fine del superamento dell’esistente stato di crisi dell’intero settore con particolare riferimento agli aspetti di gestione delle Fondazioni lirico sinfoniche.
L’importanza del servizio pubblico da perseguire, che si accompagna all’attività di autori, interpreti ed esecutori, presenti nel campo della vita culturale, costituisce essenziale riferimento per ricercare modalità di difesa del patrimonio dell’opera in Italia, sempre oggetto di ammirazione nel contesto internazionale.
Ci ricorda Bruno Barilli nel suo libro “Paese del Melodramma” – “…la clientela aggressiva e demagogica dei politicanti ha guastato il chiuso storico giardino italiano, ha tratto in rovina anche questo istituto nativo e carico di carattere che, coronato di gloria, una volta, e investito di potere temporale, par divenuto oggi un terrapieno sconvolto per costruzioni edilizie…” -
Così in attesa dei risultati del lavoro in Parlamento sul decreto legge n° 64, del 30 Aprile 2010 del Ministro Bondi, che si ritiene uno strumento non adeguato, la difesa del patrimonio culturale costituito dai teatri d’opera deve potersi attuare nell’ambito di un confronto tra le parti sociali interessate ed un ordinario percorso legislativo.
Per i predetti teatri, derivati dalla trasformazione degli enti di prioritario interesse nazionale operanti nel settore musicale, va sottolineato come essi godano di un’ autonomia statutaria, ai sensi del Codice Civile (arte, 4d lgs. 367/1996), in modo che non si pongano particolari problemi per l’adozione di un modello di gestione che consenta il controllo delle modalità di esecuzione dei programmi di attività approvati insede dei bilanci previsionali d’esercizio.
Si viene a proporre, per ritornare a crescere, una medicina preventiva in grado di mantenere nella migliore salute, anche sul piano economico-finanziario istituzioni di specifica valenza culturale nel confronto con le omologhe istituzioni europee ed extraeuropee.
Si ritiene che l’applicazione dei codici scritti tesi a definire standard e procedure relative alle aree che influenzano i costi fissi e variabili di ciascun teatro, nel quadro delle proprie differenti strutture e nel rispetto delle decisioni dei competenti Organi, ai sensi delle norme di legge e di statuto, consenta di seguire il filo della “sinopia” con il controllo preventivo dei modelli organizzativi e di gestione e delle loro idoneità alla natura dell’attività svolta.
In particolare si richiamano i seguenti punti che si collegano alla disciplina della responsabilità amministrativa di cui al d. lgs. n° 231/2001:
Costo del personale:
a) Con riguardo alle normative in materia di “piano organico funzionale”, di personale aggiunto, di collocamento a riposo, di tipologia di contratti (a tempo parziale e/o a prestazione) e di sicurezza sul lavoro;
b) con riguardo alla disciplina normativa dei contratti collettivi nazionali delle diverse categorie: maestri collaboratori, professori d’orchestra, artisti del coro, tersicorei, dirigenti, impiegati ed operai;
c) con riguardo alle discipline normative ed economiche derivanti dagli accordi integrativi aziendali.
2. Costo di scritturre artistiche: con riguardo ai contratti con autori, direttori d’orchestra, artisti, registi, scenografi, coreografi ecc… Occorre pure valutare, nel rispetto delle norme europee, i diritti del teatro produttore ed il possibile uso derivato dello spettacolo realizzato.
3. Costo per acquisti diretti di beni e di servizi.
4. Costo per appalti esterni tesi all’acquisizione di beni e di servizi.
5. Costo derivante dalle convenzioni con il comune sede del teatro e proprietario dei beni immobili concessi in uso gratuito.
6. Esame situazione patrimoniale del teatro.
Sembra superfluo ricordare la lezione di Arturo Toscanini alla Scala di Milano, dopo che i privati, palchesttisti, rinunciarono alla sua gestione e si creò il primo ente autonomo per il melodramma in Italia.
Richiedere il necessario investimento di risorse, pubbliche e private, per il settore significa un ordine nel dilettantismo attuale e recuperare valori immateriali e materiali necessari alla difesa della nostra vita culturale e sociale.
Avevo già avuto modo di disgustarmi per l'orrenda 'Tosca' firmata Luc Bondy, vista al Metropolitan di New York nel maggio scorso, ed eccotela riaffiorare dalla sua mota sugli schermi di Sky Classica, in diretta dall'Opera di Stato bavarese.
A New York la parte vocale era preservata dalla solida tradizione italiana, con la coppia Daniela Dessì e Marcello Giordani che assicuravano suoni squillanti e saldi, oltre al fraseggio che in Tosca tutti si aspettano, almeno coloro che hanno un buon udito e una buona conoscenza del repertorio. Sia la Dessì che Giordani avevano inoltre smussato gli angoli, parecchi, della regìa di Bondy, eliminando molte corbellerie.
A Monaco, ieri sera, non c'era nemmeno questa ciambella di salvataggio e l'insulto a Puccini è stato completo, nella migliore tradizione germanica degli ultimi anni. Criminali!
Nei panni di Tosca una semidistrutta Karita Mattila, ormai simile a Karin Schubert quando appariva nelle televisioni private laziali in veste di ex diva porno in disarmo, per chattare goffamente con qualche voyeur disperato. Ogni acuto è stato un grido lacerante, tra stonature e cachinni della peggior tradizione (“E' l'Attavanti!”, “Giuro!”, “Assassino!” con voce da orchessa). Nel 'Vissi d'arte' la perla nerissima: strozzata fino a un versaccio che la rende simile al richiamo usato dai cacciatori per attirare le pernici e le beccacce.
Jonas Kaufmann , presentato dagli improvvidi commentatori di Sky come “il tenore di oggi, finalmente attore e cantante, perfetto....ec. ec.” , si è rivelato un bluff : stonato al suo ingresso e in parte della prima aria,stonato ancora nell'aria del III atto, ingolato su tutta la gamma (sembra che canti infilato in un tubo di cartone), ululante nel II atto, la parodìa d'un comprimario anziano (e invece sarebbe giovane!), falsetti a tutto spiano...un disastro. La stessa recitazione, complice però la regìa di Bondy, è ai limiti della presa in giro.
Scarpia, davvero la ciliegina sulla torta: un misto tra Putin-Pao , il boia di Turandot, e Mastro Lindo, lo sturalavandini, il baritono Juha Uusitalo....un altro orco uscito da non so quale mostruosa fiaba.
La pronuncia, un gramelot in cui non si distingueva l'italiano dal finlandese, mi ha ricordato Gustavo Thoeni quando veniva imitato da Noschese. Osceno nel Te Deum, inascoltabile all'inizio del I atto, scandaloso nella seconda aria “Già mi dicon venal”, trasformata in una sequenza spaventosa di urla ingolate.
Spoletta...un topo, il Sacrestano...Enrico Fissore, un tempo decoroso oggi...no.
Sul podio, grazie a Dio, Fabio Luisi: un direttore che oltre a sapere il fatto suo è anche un attento e scrupoloso concertatore. Mi dispiace soltanto che abbia avuto a che fare con un simile plotone di dannati.
Trovo scandaloso che possano essere avallate simili operazioni, che oltre a costituire un insulto-ripeto- all'autore , sono anche un pessimo esempio per i giovani che vorrebbero avvicinarsi oggi all'Opera lirica.
La polizia thailandese ha arrestato lunedì scorso il noto pianista russo Mikhail Pletnev con l’accusa di aver violentato un ragazzo di 14 anni. Il pianista è stato scarcerato oggi, dietro il pagamento di una cauzione, dalla polizia di Pattaya . «Il ragazzo ha accettato di testimoniare contro di lui e quindi procederemo con il caso» ha detto il tenente di polizia Omsing Sukgankha, dell’ufficio che si occupa della protezione delle donne e dei minori.
Mikhail Pletnev
Pletnev, che ha pagato una cauzione di oltre 9mila dollari per essere scarcerato, si è dichiarato innocente. Ma la polizia sostiene di avere «raccolto prove contro di lui già da diverso tempo». Se condannato rischia una condanna fino a 20 anni di prigione. Il famoso musicista russo possiede diverse case a Pattaya e nella località turistica a circa 100 chilometri a sud est di Bangkok, considerata una delle principali mete asiatiche del turismo sessuale, ha anche aperto una scuola di musica.
In attesa che si faccia chiarezza e che la magistratura proceda secondo le norme vigenti, si tratta comunque di una notizia che scuote il mondo musicale, anche se il tipo di reato- particolarmente odioso- è ben noto nell'ambiente. Si vuole dire che non è certo una novità e che casi analoghi, di notissimi musicisti , sono balzati agli onori (si fa per dire) della cronaca per poi subito scomparire, dietro il rilascio di poderose cauzioni o interventi magnanimi "dall'alto". Uno per tutti, a parte Michael Jackson buonanima, il caso del direttore d'orchestra James Levine.
Vi sono alcuni momenti musicali in cui il tempo si ferma. Non esistono più le dinamiche e le contingenze terrene: gli artisti illuminati congiungono la loro anima alle sfere celesti e consegnano la propria esecuzione all'eternità.
Ve ne propongo alcuni, iniziando dall'INGEMISCO tratto dal REQUIEM di GIUSEPPE VERDI.Il tenore è JOSE' CARRERAS.Il direttore d'orchestra HERBERT VON KARAJAN
Maria Callas è considerata la più grande cantante d'Opera mai esistita, per molte validissime ragioni. La voce, estesa e duttile ma così particolare, aspra e dolcissima al tempo stesso, non è che un optional. Quel che della Callas resta unico e irripetibile, nonostante le troppe ridicole imitazioni, è l'anima dell'interprete, la verità di ogni sua singola frase, l'essere DENTRO la musica.
Ecco Maria Callas in "Ah, non credea mirarti" dalla SONNAMBULA di VINCENZO BELLINI,in una storica esecuzione a fianco del maestro GEORGES PRETRE.
Si usa frequentemente un termine per segnalare artisti dalla vocalità unica, preziosa: "voce baciata da Dio". Credo che questa immagine si addica perfettamente al timbro ineguagliato di GIUSEPPE DI STEFANO, il tenore che seppe incantare il mondo con il suo formidabile charme canoro, unito a un fraseggio caldo e partecipe.
Nell'aria "SALUT DEMEURE CHASTE ET PURE" dal FAUST di CHARLES GOUNOD ritroviamo tutte le caratteristiche di un tenore privilegiato, quem dii diligunt, compreso un fantascientifico do acuto smorzato.
Nel 1993 una esile, minuta ragazza fa il suo ingresso all'Opera di Stato di Vienna, per il classico Galà del FLEDERMAUS, l'operetta di JOHANN STRAUSS. Si chiama NATALIE DESSAY,è francese e ha una voce che arriva ovunque. Colpisce la sua intonazione mostruosa e la nonchalance del suo canto, che pare sgorgare da una sorgente di acqua pura.
Eccola nel memorabile valzer "FRUEHLINGSSTIMMEN" ,che le schiuse le porte al successo mondiale.
Se esiste un Paradiso mi piace immaginarlo come un gigantesco Luna Park, provvisto d'un auditorium speciale, in cui si esibiscono i Grandi dell'Opera, magari con duetti impossibili sulla Terra ma finalmente realizzati: Caruso che duetta con la Callas, Pavarotti e la Malibran, Kraus con la Grisi, Lauri Volpi e Corelli insieme nel Giuramento di Mercadante....
Nel 2010 sono scomparsi GIULIETTA SIMIONATO e GIUSEPPE TADDEI.Riascoltiamoli nel duetto "DUNQUE IO SON" dal BARBIERE DI SIVIGLIA di GIOACHINO ROSSINI.Oltre allo splendore vocale notiamo la perfezione dei recitativi e la meravigliosa esattezza dello stile, oltre che l'innata eleganza dei due interpreti.
Nella FAVORITA di GAETANO DONIZETTI abbiamo un'aria che è la summa dello stile belcantistico, "SPIRTO GENTIL".
Il legato, la linea pura e celestiale della melodia, la tessitura impervia che porta la voce del tenore al do acuto, ma anche l'uso della mezzavoce, dei diminuendi, di quelle nuances che distinguono un normale esecutore da un fuoriclasse, perché chi canta Favorita non può che essere un fuoriclasse.
ALFREDO KRAUS ne è stato per oltre un trentennio il massimo interprete.
Nel luglio del 1974 presso il teatro antico di Orange venne eseguita NORMA di VINCENZO BELLINI, protagonista MONTSERRAT CABALLE'.
Ispirata dalla magìa del luogo, affatto turbata dalle raffiche del mistral particolarmente fastidiose, in forma spettacolare, il soprano catalano regalò all'umanità il "CASTA DIVA" più bello ed emozionante che mai sia stato udito.
I suoni che emise la Caballé quella sera benedetta hanno assai poco di umano, tale è la bellezza adamantina del colore , la lunghezza dei fiati, la purezza assoluta dell'emissione.
La recente scomparsa di CESARE SIEPI fa meditare sulla portata storica di questo sommo interprete. Senza perdersi in ulteriori panegirici e classificandolo tout court come il più grande basso nobile che l'Italia abbia prodotto, ascoltiamo la magistrale lezione di canto che Siepi, con quasi 40 anni di carriera sulle spalle, impartisce in "Ella giammai m'amò" dal DON CARLOS di GIUSEPPE VERDI,l'aristocratico fraseggio, l'omogeneità della gamma, la profondità del registro grave, la linea impeccabile, la bellezza della voce.