Matteo Macchioni, dalla Tv al teatro d'Opera: il debutto.
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Lunedì 14 Giugno 2010 12:28




Matteo Macchioni  si  è  rivelato  con  il  popolarissimo talent-show  "Amici"  di Maria  De  Filippi. Unico, tra i cantanti  giovanissimi in gara, a  inserire  anche  la prediletta  opera  lirica nelle sue  esibizioni, obbligando la volenterosa  orchestra di Beppe Vessicchio  a  pericolosi  voli pindarici.  Matteo  ha  cantato un pò  di  tutto, ovviamente  non tralasciando  le   arie  clou  tipo  "Nessun  dorma" , lontanissime  dalle sue caratteristiche  vocali.

La  voce di Matteo  è  infatti una tipica voce di tenore  lirico leggero, adattissima  alle  opere  del Settecento napoletano  (Paolino  nel  "Matrimonio  segreto"  di Cimarosa, per  esempio)   e a  taluni  ruoli  del  repertorio  romantico ,  con Nemorino  dell'"Elisir  d'amore"  di  Donizetti  border  line.

Per  riempire  il teatro di Salerno, di cui  è  direttore  artistico, Daniel  Oren  ha  avuto  la  buona  idea  di  proporre  a  Matteo Macchioni  il debutto che  sognava  ed  ecco  ora  il  risultato, puntualmente  riportato  su  youtube.

La  prova  è  a mio  giudizio  molto positiva. Matteo  ha  una  bella voce, il colore  è  schietto  e  ispira  immediata  simpatia, la  dizione  nitidissima;  buona  l'intonazione  e  ottime  le  intenzioni  (sicuramente  suggerite  dal  prestigioso concertatore), con un gioco chiaroscurale  che dimostra  la  fantasia  e il buon gusto  dell'interprete.

I difetti non mancano  e  sono  evidenti: abuso  di suoni poco appoggiati  sul  fiato  (quindi  piuttosto  fiochi), le  vocali  "e"  ma  soprattutto  la  "i"   schiacciate  (in gergo:  non  sufficientemente rotonde, a  gola  aperta  ma  con l'uso  eccessivo del  naso, che  è  sempre  il  refugium peccatorum  preferito  dai tenori), ma  sono  tutti  problemini  che Matteo saprà risolvere  con l'esperienza  e  lo  studio.

La  sua  "Furtiva lagrima" , banco di  prova  per  tutti  i  più  grandi  interpreti  (da  Caruso  a Pavarotti), passa  la  prova  del  fuoco, ed  è  di gran lunga  superiore ad  analoghe  prestazioni  di tenori  molto  famosi (un nome  tra  tutti: Rolando Villazon).

Bravo Matteo: promosso! 

Beppe  Vessicchio, presente  in sala,  benedice.

 
ALBERTO SORDI ALL'OPERA!
Note
Domenica 13 Giugno 2010 09:52



1956: all'Opera di Roma  Giuseppe Di Stefano, Clara Petrella e Boris CHristoff  cantano l'Iris  di Mascagni, mentre  negli studi della  Rca, sempre a Roma,  Robert Merrill, Roberta  Peters  e  Jussi  Bjoerling  incidono  il  Rigoletto. Alla  Scala  di Milano  la  Callas  canta Fedora  e  Amelia  nel Ballo in maschera, mentre  incide   Leonora  nel  Trovatore  con  Karajan  per la  Emi.

Bastino  questi pochi  dati  per capire  che razza di anni  furono  gli  anni Cinquanta  per  chi ama l'Opera. Anni di vacche  grasse, il trionfo  del melodramma  assoluto.

Nel  1956  Alberto  Sordi  gira  un film  che  è il manifesto  di ogni cantante  lirico:  "Mi  permette  babbo".

E' la  storia  di un giovane  basso, pieno di entusiasmo e con un vocione assai promettente, che   vittima d'un maestro di canto senza scrupoli  (avido di danaro e bisognoso  di  salutari bistecche) , non riesce  mai  a debuttare. Finalmente  l'occasione  arriva: il dottor Grenvil in Traviata, una particina  ma  all'Opera di Roma, nientemeno con Rosanna Carteri  protagonista.

Ad Alberto la  parte  sta  stretta , non ci sono arie  ma  solo  frasi  seppur  importanti  "La  tisi  non le accorda che  poche  ore". Giunto all'agognata  prima, Sordi-Grenvil dà il meglio di sé  stesso: esegue  un'ottava  sotto  la  famosa  frase  e, contro  ogni tradizione  del  tempo, esegue  il  finale  "E'  spenta!"   di solito tagliato.

L'apparizione di Verdi  sul  podio   è  uno  dei momenti  più  esaltanti   e  anche commoventi  del  film, in cui si manifesta appieno  l'amore  di Sordi  per  il  teatro  d'Opera   (studiò  canto da  ragazzo  e  il padre  fu  basso-tuba  nell'orchestra  dell'Opera  di  Roma) e  le  sue  indubbie  doti  vocali.

A  fianco di  Sordi un  cast  stellare, con  Aldo Fabrizi, il mitico  Turi Pandolfini, Paola  Borboni, Riccardo  Billi, oltre  a  Rosanna Carteri  e  un  fantastico  Giulio Neri, il più  grande  basso  profondo italiano.


 
DETASSARE l'ARENA DI VERONA:BRAVO ZEFFIRELLI!
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Domenica 13 Giugno 2010 09:00

arena

L'Arena di Verona  è  il  più  grande  teatro  operistico del mondo e  come  tale, nel  2010, presenta  una stagione  composta  da  5  titoli  tra  i  più amati  e  rappresentativi del nostro patrimonio  artistico, con 48 recite   complessive , distribuite  tra  metà  giugno  e  fine  agosto.

Il bilancio  2009  si  è  chiuso con 500.000E  in  attivo, quasi un miracolo,  considerando  il  pauroso  buco  creato  dalle  precedenti  gestioni, al  limite  della  bancarotta.

Franco  Zeffirelli lancia il suo appello  "Detassare  l'Arena...chi  tiene  viva la fiaccola della cultura  deve  avere incentivi dalla Stato".  Ancora una volta il grande  regista  è  nel  giusto.

Dopo mesi  di polemiche e  manifestazioni  contro  il decreto-Bondi, con i teatri in agitazione  e  le  orchestre  in piazza, finalmente una proposta  concreta e  puntuale.

Non è infatti il decreto Bondi la  fonte  di  ogni  male, ma la  spaventosa  mala gestione  dei teatri e delle Fondazioni attuata  negli  ultimi  venti, trenta  o  più  anni, fatta di sperperi inauditi,svariate  produzioni  costose  e  orrende, tangenti  e  soldi al  nero  elargiti  un  pò  ovunque, contratti   e  fatture  gonfiate. Per  molti  operatori  del  settore   i  teatri  d'Opera  italiani  sono diventati  un pericoloso  "stipendificio"  e  in un  periodo di crisi  nera  ciò non può  essere, comunque. Sarà utile  iniziare  a compiere  un profondo atto di  coscienza e di revisione, su come  sono  stati gestiti  e da chi  i  teatri  e le  fondazioni italiane.

La  cultura  tuttavia  va  incentivata e  non penalizzata. La detassazione  delle Fondazioni  virtuose  è  un provvedimento  che  andrebbe  attuato  subito, senza nemmeno  pensarci  su  due volte.

Franco  Zeffirelli  mantiene il suo  spirito  battagliero e  ci  ricorda  che l'Arena di Verona  è  patrimonio  dell'umanità, così  come l'Opera, ed  è  un  bene anche e soprattutto  ITALIANO. In anni immediatamente precedenti, nonostante la  presenza  di Zeffirelli sia  stata  costante  e  assidua, abbiamo assistito  a un lento decadimento  di  questo  eccezionale arengo operistico. L'Opera  nasce  ed  è  grandiosa  nella  sua  stessa  essenza, perché  grandiose  sono  le  emozioni  che  produce, grandiose    e  magniloquenti le  arie  e  le  vicende  drammatiche  espresse, grandiose le  scene, i costumi. Zeffirelli  è  stato  per  anni, direi decenni, attaccato  per i  suoi  presunti  "eccessi"....e  cos'è  l'Opera  se  non  eccesso???

Con il  risultato  di aver  dovuto assistere, anche a  Verona, alle  terrificanti sperimentazioni , talvolta  puramente demenziali, di  registi  affatto amanti dell'Opera ma  piuttosto amanti di  sé  stessi  e  dei  loro fantasmi interiori. Così abbiamo  visto  un  gigantesco  pupazzo  (alto  tre  metri)  saltellare attorno  a  José  Cura  in Turandot  (simboleggiava  un circense  boia!), una  Traviata  con Mariella Devìa  truccata  da  Gian Burrasca,  un Nabucco  con Nucci totalmente struccato   a cavallo  d'un  pony   nucci_2  , quando  decenza  avrebbe richiesto quanto meno un solido maremmano!

Nello stesso Nabucco la  Guleghina  (Abigaille)  apparve  a  metà  strada  tra  Maga  Magò  e  Crudelia  Demon gulegina, mentre  in  un  altro  Nabucco, costosissimo  e  di  quasi impossibile  realizzazione  scenica  (tant'è  che  il progetto iniziale dovette  essere  dimezzato  quasi, nelle sue dimensioni  per  essere  posto in palcoscenico) , Coro, Solisti e  Comparse  dovettero  più  volte  danzare  la  macarena. Il Nabucco, a   quanto pare,  è  un'opera comica.

Risultato?  Pubblico  sempre  più  scarso  e disamorato,  introiti crollati  drasticamente, DEFICIT.

L'Arena  giunse  a  sfiorare  la  bancarotta.

Questa  è  la  stagione del  rilancio . Io mi  auguro  che spalti e platea  siano gremiti  ogni  sera.  Chi  non ha  mai  assistito  a uno spettacolo  in Arena  ha rinunciato  a  parte  delle grandi  sensazioni  che la  vita  riserva. Un grande  augurio  da  parte  mia al  grande  Franco  Zeffirelli, indomito  alfiere  e  ultimo  rappresentante  d'un 'epoca in cui l'Opera  si amava  per la  sua  forza, la  sua  bellezza, la  sua  magìa.

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 Zeffirelli:
«Niente tasse per l'Arena»

Presentato l'88° festival areniano, che inizia venerdì prossimo con la Turandot e sarà interamente dedicato a Franco Zeffirelli, che firma la regia e le scene delle cinque opere (oltre a Turandot, Aida, Madama Butterfly, Carmen e Trovatore."

  L’88° Festival lirico dell’Arena sarà interamente a firma Franco Zeffirelli. «Regista icona della lirica» come lo ha definito il sovrintendente della Fondazione Arena Francesco Girondini, Zeffirelli firma regia e scene delle cinque opere, che si alterneranno per 48 recite dal 18 giugno al 29 agosto. La stagione è stata presentata oggi dal sindaco Flavio Tosi, dal direttore artistico Umberto Fanni, dal presidente della Provincia Giovanni Miozzi, dall’assessore alla cultura del Comune Erminia Perbellini. La prima sarà venerdì 18 giugno con Turandot di Puccini, in un nuovo allestimento di Zeffirelli ed con i costumi del Premio Oscar Emi Wada. Fra gli interpreti principali Maria Guleghina (Turandot), Tamar Iveri (Liù), Marco Berti (Calaf) e Carlo Cigni (Timur). I complessi artistici areniani sono diretti da Giuliano Carella, che ha sottolineato come «per un veronese come me aprire il Festival areniano è il punto più alto della carriera». Il secondo titolo della stagione sarà Aida di Verdi, in scena il 19 giugno, con Daniel Oren sul podio, regia e scene di Zeffirelli, costumi di Anna Anni. Interpreti principali: Amarilli Nizza (Aida), Piero Giuliacci (Radamès), Dolora Zajick (Amneris), Ambrogio Maestri (Amonasro). La terza opera, Madama Butterfly di Puccini, debutterà il 26 giugno, sotto la direzione di Antonio Pirolli, con regia e scene di Zeffirelli e costumi di Wada. Interpreti principali: Hui He (Cio-Cio-San), Carlo Ventre (F.B.Pinkerton), Gabriele Viviani (Sharpless) Seguirà Carmen di Georges Bizet, sul podio Julian Kovatchev, con Anita Rachvelishvili (Carmen), Marcelo lvarez (Don Josè), Mark S. Doss (Escamillo), in scena il 10 luglio. L’ultima opera, il 7 agosto, sarà Il Trovatore di Giuseppe Verdi, diretto da Marco Armiliato con Marcelo Alvarez (Manrico), Sondra Radvanvosky (Leonora), Dmitri Hvorostovsky (Il Conte di Luna).

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«Se c’è una traccia di cultura da salvaguardare lo si deve all’opera, che qui è nata, e l’opera a Verona aiuta i sogni». Lo ha detto Franco Zeffirelli in occasione della presentazione dell’88° Festival areniano, a Verona. «L’Arena di Verona non dovrebbe pagare tasse! - ha aggiunto il regista -. In fondo il pubblico che partecipa alle opere spende dei soldi che dovrebbero essere reinvestiti nell’Arena. I politici dovrebbero stare lontani dai fatti d’arte». «Voglio ringraziare e dare atto - ha detto ancora - dell’ottimo lavoro di promozione fatto dal sindaco Tosi e dal sovrintendente Girondini che mantengono alta la visibilità dell’Arena e sempre viva la torcia della lirica». «Anche grazie a una serie di attività collaterali, come il Galà con Antonella Clerici, questa stagione - ha detto Tosi - parte sotto i migliori auspici, le prevendite vanno decisamente meglio dell’anno scorso». «Il gala del 6 giugno in diretta su Raiuno, organizzato con ArenaExtra, è stato un grande spot per il festival - ha aggiunto Girondini -. Mi auguro che, in questo momento di difficoltà economico, ne possa beneficiare tutto il mondo della lirica. Quest'anno ci saranno 48 serate e nel prossimo saranno 49 ed è un buon segnale».

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Una nota critica  di Daniela  Dessì  (soprano)DanielaDessUfficiale

Meno male che c'è Zeffirelli a ricordarci che l'Arena è patrimonio dell'umanità.... d'altra parte per quale motivo non dovrebbe farlo visto che è l'unico teatro al mondo che mette in scena 5 dei suoi spettacoli in una sola stagione... questo non è un eccesso???!!!


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Rispondo:

Mi sembra di aver ben espresso il mio pensiero riguardo l'ECCESSO.
L'Opera è ECCESSO, ed eccedente, nella sua più pura accezione. Nasce nell'eccesso presso le corti tardorinascimentali , trionfa negli eccessi barocchi, prosegue ad eccedere con Visconti, Zeffirelli, De Ana & C.
C'è però una differenza tra ECCESSO e SPERPERO, sostanziale.
Taluni allestimenti, che di BELLO non hanno nulla, sono puri SPERPERI. Daniela ne sa qualcosa, avendo partecipato suo malgrado a svariati allestimenti di questo tipo: è una professionista, libera di accettare o meno (Aida di Zurigo...Daniela? ..).
Io amo gli eccessi, detesto gli sperperi.
Un'altra sostanziale differenza è tra ECCESSO e CESSO, elemento quest'ultimo abbastanza in uso in talune regìe attuali. Liberi, anche in questo caso, di scegliere.
Qui sotto: scena  da  "Un ballo in maschera" di Verdi, regìa Calixto Bieito.

bieito
Replica  Daniela Dessì:
 Caro Enrico,premesso che i miei post non vogliono essere di polemica unicamente contro Franco Zeffirelli per il quale nutro una grande stima artistica nonostante le sue prese di posizione nei miei confronti,ritengo che tu abbia ragione riguardo spettacoli purtroppo brutti dal punto di vista visivo e nei quali,assai pochi per... Mostra tuttoò, mio malgrado mi sono trovata a partecipare. l'Aida che tu rammenti, per quanto spettacolo di pessimo gusto, ha avuto decine e decine di repliche al teatro di Zurigo,che peraltro non è in deficit, ammortizzando così le assai modiche spese di produzione (era fatta con due teli ,dei tubi innocenti e costumi assai poco costosi...)..certo il brutto resta brutto e l'inutile inutile,ma allora l'inutilità sta anche nel mettere in scena 300 ballerini , 5000 comparse,10 cavalli pecore e asini...

Rispondo:

Daniela, è tutta una questione di "mode" e ,come diceva Lord Brummel, segue la moda chi non sa vestirsi da solo.Sai bene che l'Arena di Verona, in anni passati, ha messo in scena spettacoli seguendo i malvezzi di area germanico-svizzera. Caso paradossale, proprio i tedeschi, che per il 50% occupano gli spazi areniani, hanno decretato con fischi e con la loro assenza (assai più grave dei fischi perché crea incassi miserandi) il fiasco di simili esperimenti. Tutto qui. Ora si torna al vecchio sistema, almeno lì: vediamo come andrà a fine stagione,quando avremo la somma degli introiti e delle spese a confronto.

Prima della trasmissione con la Clerici c'è chi sparava a zero, lanciando anatemi. Ora, le lodi sono state superiori agli insulti: con 1 italiano su 5 che ha seguitoi il programma da capo a fondo. Aspettiamo anche in questo caso la fine dei giochi e poi valutiamo i risultati.
 
LA VERITA' SULL'AFFAIRE MUTI-BARCACCIA
Note
Sabato 12 Giugno 2010 08:39

 ArturoToscaniniToscanini   muti

RETROSCENA

 

Le  verità  celate  dell'affaire MUTI-SCALA  (1986-2005)

Un periodo  denso di luci e  ombre, ora  finalmente svelate

 

Un maestro tanto glorioso e longevo quanto  fu Arturo Toscanini non poteva non creare epigoni, a volte eccezionali musicisti , a volte pallidi imitatori, in altri casi folli succedanei.

Si annoverano schiere di toscaniniani, a partire dai suoi assistenti Erich Leinsdorf, George Szell, celebri per la precisione e lo stacco irresistibile degli "allegri"; come non ricordare il grande Guido Cantelli, pupillo di Toscanini, scomparso giovanissimo in un incidente aereo,Antonino Votto, protagonista di grandiosi eventi scaligeri, o Lorin Maazel, ancora oggi insuperabile per l’infallibile memoria e per una certa qual cupidigia.

In genere i toscaniniani appartengono a quel genere di maestro che corre, come inseguito da una muta di lupi affamati o come lui stesso all'inseguimento di un treno; l'effetto è quasi sempre quello di orchestre portate al parossismo, spinte verso gare di velocità sempre più pericolose, concertati al calor bianco, cabalette simili a tarantelle, qua e là ritmi e colori che rievocano il folclore delle sagre paesane. E' una  sindrome  che  definirei  inevitabile, cronica, il  "toscaninismo"  e  , come  tutti  i  vezzi, ciò  che  è  grande  nel modello originario  diventa  parodistico  nell'imitatore.

Con Riccardo Muti , direttore musicale della Scala fino alla primavera del 2005 dopo circa un ventennio , l'eredità toscaniniana si fece "missione" :l'investitura sembrò avere origini divine , come si dedusse dalle frequenti , auliche citazioni che Muti utilizzò durante le sue conferenze o persino prima o dopo le sue esecuzioni pubbliche.

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Muti, paradossalmente molto più di Toscanini, si propose in tutto il suo fulgore come il Gran Maestro del Podio, il super Direttore megagalattico , le Roi Soleil delle bacchette , tanto da spingere Franco Zeffirelli a definirlo tout court e molto meno simpaticamente : " il Rais della Scala".

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Di origini pugliesi (padre  medico a   Molfetta, stimatissimo) , ma con studi napoletani , Muti compì la sua éscalation un grado dietro l'altro, come un bravo, paziente muratore, prima accumulando successi al Maggio Fiorentino, poi a Philadelphia, negli Stati Uniti, eccellendo nel repertorio sinfonico quanto in infuocate recite operistiche.Più  che  di LOggioni  si  dovrebbe  parlare  di  Logge: sembra infatti  che fosse proprio la Massoneria (Firenze e Philadelphia ne sono appunto due rinomate capitali) a proteggere e a favorire l’ascesa del temperamentoso maestro.

La sua cifra caratteristica è l'impeto, la veemenza; l'orchestra è una fiera da domare, al posto della bacchetta potrebbe tranquillamente brandire un bastone da maresciallo o uno scudiscio.Il compianto maestro Sinopoli lo chiamava, appunto, "il Maresciallo".

Con il fondamentale aiuto della moglie Cristinacristina_muti,soprano  di incerto valore proveniente  da una  importante  famiglia  della  cosiddetta  "Ravenna-bene", Muti pur attentissimo alle corone e alle cadenze, non trascura pubbliche relazioni e stampa, costruendo un'immagine forte, autoritaria, vincente; per una ventina d’anni non vi fu praticamente giornata in cui non fosse comparso un articolo inneggiante su Corsera o Repubblica, corredato da relativa foto con ciuffo al vento. Peana  più  che  recensioni, visto  che era  severamente  proibito parlar  male  del  Domineddio. Ne sappiamo  qualcosa  noi  della  Barcaccia e  forse  è  questa  la  buona occasione  per  rivelare  qualche  utile  retroscena.

1995. Siamo  nel  pieno  dell'Era  Muti . Va  in scena il Mefistofele  di  Boito  e il sottoscritto, penetrato  furtivamente in loggione  (l'ufficio stampa  della Scala aveva  l'ordine di non far  entrare  i  conduttori della Barcaccia, pena-  si immagina-  la  pubblica  flagellazione) assiste  allo spettacolo.  Va  detto  per  inciso  che, mentre  i  giornali  riportavano  puntualmente  notizia  di trionfi, in teatro  le  cose  non stavano  propriamente  così.  Fischi ce  n'erano, dissensi, e  pure  parecchi. Così  accadde   anche durante  il  Mefistofele,  conclusosi  con una  sorta di baraonda  orchestrale e  corale , tra  le  più  confuse  e  assordanti  ch'io abbia mai  sentito. La  recensione  fatta in Barcaccia  non piacque  ai  vertici  scaligeri, Muti e lo stesso  Fontana  in testa  (all'epoca molto solidali). Il  sovrintendente  giunse  a chiedere  un miliardo e mezzo  di vecchie  lire  di danni  (750.000E)  per  i  7  minuti  di  musica  trasmessi, pur  spezzettati da  commenti.

Questo  l'antefatto.  Nell'estate  del 1995  la  trasmissione  lavorò in sinergìa  con Rai3  per  il  programma  "Operaquiz"  di Rosaria  Bronzetti.Il Direttore della rete , Tantillo  (un carissimo  amico)mi telefonò  in pieno  luglio, passata  la  mezzanotte,  e  mi  disse  (riporto a  memoria  il succo  della  telefonata):

"Ciao  Enrico, scusa  l'ora. Hai  amici  molto potenti in politica? Se  li  hai...muovili  e  muoviti  subito, poiché  vengo  da una cena  con la  Moratti (all'epoca  Presidente della  Rai)  e  Muti , in cui  quest'ultimo  ha  chiesto  la  vostra  testa  (mia  e  di Michele  Suozzo) e la  sospensione del  programma."

"Ah"  , feci  io   "  E la  Moratti?"

"Ha  preso   nota, muoviti!", fu la risposta.

Sarà  utile,a  tale  proposito ,  un  articolo  apparso  proprio  quell'anno  su  "Repubblica", che  qui  riporto:

MUTI? CI DISPIACE MA E' DISINFORMATO'

"CHE Muti sia esuberante è ormai un dato di fatto ma che sia disinformato, sinceramente mi dispiace. Tanto per fare un esempio la Rai offre da anni un servizio quotidiano sull' opera che, nel mondo della cultura musicale, per quanto riguarda i media, è a livello di Cenerentola. E questo solo per contestargli le accuse che fa all' emittenza pubblica. Maestro, mi sembra davvero inopportuno. Non mi dica che la Fininvest offre un servizio migliore, solo perché ha stipulato con la Scala un contratto per riprendere la Filarmonica che, mi scusi, non è certo una grande orchestra anche perché si è formata da poco. Non credo che quella trasmissione domenicale su Retequattro sia più pregevole di tutto quello che si fa a viale Mazzini". Non usa giri di parole Enrico Stinchelli per rispondere al ' j' accuse' lanciato lunedì da Riccardo Muti contro il trattamento che riceve la cultura in Italia e, in particolare, contro la Rai, accusata di ignorare la musica seria. Melomane convinto e conduttore, insieme a Michele Suozzo, della trasmissione radiofonica tutta musicale La barcaccia e del programma televisivo di RaiTre Prima della prima-Opera quiz, duecentomila spettatori, il 4 per cento di share, Stinchelli aggiunge: "Basta con questa tirannide scaligera che ci devasta. Ci sono anche altri teatri degnissimi, anzi, ottimi. Come Catania, Palermo, Bologna, il Carlo Felice di Genova. E invece sembra che esista solo e soltanto la Scala. Ripeto, è una tirannide e nemmeno tanto giustificata. Ho seguito tutto il cartellone di quest' anno, quasi tutte le opere sono state un disastro, con l' eccezione della Valchiria e dei Racconti di Hoffmann, il resto è stato un' ecatombe, regolarmente fischiata. Prendiamo la Traviata, terribile. La Fabbricini era pure stonata" continua Stinchelli "La tv brilla per la sua assenza afferma il maestro? E' ' colpevole' di disinteresse verso la musica? Io non direi, tanto per cominciare, e chiedo scusa perché parlo bene di un programma mio e del collega Suozzo, c' è Prima della prima, con tutto il suo lavoro settimanale di riprese fatte sui palcoscenici e spesso nelle situazioni più difficili, senza contare che siamo riusciti ad ottenere una interattività con la radio che consente di non interrompere il filo della musica. Insomma, siamo in rete alle 12, replichiamo alle 20 e poi siamo in video alle 23.50. Muti, abbia pazienza se insisto, le sembra poco? Nemmeno negli Stati Uniti ci battono; dal punto di vista radiofonico solo alcune radio locali trasmettono più ore di musica. E non per vantarci ma domenica uscirà sul ' New York Times' un articolo che riguarda la trasmissione di RaiTre perché dall' autunno avremo con noi il titolare americano di ' Opera fanatic' , uno specialista in pettegolezzi da palcoscenico che ci racconterà tutto di tutti". Non usa mezzi termini Enrico Stinchelli nel rispondere al maestro Riccardo Muti e nel rintuzzare le sue lamentele sul destino della cultura in Italia. "Il suo mi sembra un tono tutto milanese, inutilmente piccato, simile a quello che usa il sovrintendente della Scala Carlo Fontana quando mandiamo in onda le opere del lirico lombardo per intero con tanto di fischi e ' buuh' ; prendersela con la Rai mi sembra un atteggiamento vetero-leghista e non perché io mi senta un aziendalista di ferro, vistio i problemi che creo, nel mio piccolo. Oltretutto, tanto per restare in tema di esclusiva , ricordo al maestro che la radio trasmette tutte le prime scaligere, dico tutte. Questa di parlar male della Rai mi sembra una moda. Insomma, le battute di Muti sono intempestive. Per la cultura musicale si fa molto. Va bene, cercheremo di fare di più, ma non perché Muti tuona dal podio della Scala". E sul riferimento diretto del maestro alla morte di Benedetti Michelangeli e al concerto-ricordo trasmesso alle due e mezzo di notte da RaiTre? "Credo che sia stata una svista, non nostra, naturalmente, ma di Riccardo Muti, forse l' hanno informato male. Il giorno in cui il grande pianista è morto, alle 23 è stato trasmesso un concerto e Prima della prima è saltato, e mai scompaginamento del palinsesto fu mai più giustificato e doveroso; poi, nei giorni seguenti, ci sono state delle repliche, genere Schegge e, ovviamente, gli orari sono stati dei più diversi, quindi sul caso specifico non esiste polemica. Eventualmente si può obiettare sul fatto che Opera quiz venga trasmessa tardi, quando la gente è stanca e magari non ha voglia di ascoltare acuti. Abbiamo scritto a Luigi Locatelli, responsabile della rete, e lo hanno fatto anche molti teleutenti, siamo in trattative per uno spostamento o, comunque, l' idea potrebbe essere quella di un settimanale più lungo. Oppure, altra ipotesi, sempre interagendo con la radio, una specie di striscia folle. Perché questo è un mondo di matti". - di ALESSANDRA ROTA


Cosa  accadde? Il  programma fu  effettivamente  sospeso  da  Radio3, senza  alcuna  motivazione plausibile, a  settembre  venne  collocato  un nuovo  programma dal  titolo, involontariamente (?)  ironico  "Palco reale"
  e  dovemmo faticare  non poco  per  essere  re-integrati  a  gennaio, dopo  una pioggia  di  lettere  di  protesta  e  di richiesta  degli  ascoltatori  e  dopo, confesso, aver  seguito  il  primo  consiglio  del  direttore  Tantillo, rivelatosi  vincente.  Questi  i  fatti.

Da  gennaio  1996  iniziai  il  ciclo "Mutiful", 22  puntate di una  fiction  (ma  mica  tanto)  dedicata  al  Maeschhtro  e  alle  sue   eroiche  gesta.

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Nella fase finale del suo dominio scaligero, Muti aggiunse al suo repertorio una sintomatica tendenza al comizio, laddove l'antico e tristemente celebre balcone di piazza Venezia si trasformò nel podio: da lassù, sguardo fiero e mascella volitiva, il Maestro ha discettato, rivelato, pontificato, scagliandosi ora contro i tagli ai fondi per la musica in Italia, ora contro le guerre, ora contro la fame nel mondo. Ad Ancona, inauguratosi il nuovo Teatro delle Muse, giunse a criticare il restauro della sala, aggiungendo alle sue ben note conoscenze in campo musicale anche insospettabili cognizioni architettoniche.

La Scala è stata ovviamente il suo tempio, sede di trionfi ma anche dei suoi mal digeriti disastri, sempre sottaciuti- come  si  è  detto- dalla stampa compiacente e dai principali mezzi di comunicazione: dalla Traviata eseguita dal Maestro al pianoforte, per scongiurare eroicamente uno sciopero selvaggio, ai Vespri siciliani fischiati e buati come non mai; dal Trovatore senza do ma con la contestazione personalizzata ("Questi fischi sono per lei, maestro!", gridato da un loggionista esasperato), al trionfale Otello con Domingo al capolinea, l'intera Tetralogia wagneriana , il Parsifal, addirittura un Rossini inatteso (Donna del lago) , il prediletto Gluck (buono sempre per salvare qualsiasi inaugurazione), Mozart, il Puccini della Tosca e della Manon Lescaut, il Mefistofele di Boito. Dopo circa un ventennio di dominio assoluto e assolutista, il colosso mostrò i suoi piedi di argilla e si frantumò violentemente: nel marzo del 2005 , dopo il maldestro tentativo da parte del Maestro di spodestare il sovrintendente Fontana e rimpiazzarlo con un proprio “Leporello” , scoppiò la bomba.

Una umiliante votazione assembleare dei dipendenti scaligeri, riuniti all’interno del teatro, sconfessò Muti in toto (due voti a favore e circa 700 contrari!) , costringendolo dopo una resistenza di 15 giorni alle irrevocabili dimissioni. Si chiuse così un periodo molto controverso della storia scaligera.


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