Qui di seguito è riportata una intervista che ho rilasciato a Luigi Salvini, per la sua tesi di laurea . Penso possa essere utile per molti studenti di canto e soprattutto per coloro che parteciperanno ai miei master.
Enrico Stinchelli, Lei è conosciuto come autore e conduttore del popolare
programma “La Barcaccia” Rai RadioTre, e come regista d'opera. Quando e
perchè ha iniziato i master di Canto?
Ho iniziato da allievo, quando in occasione di un corso a Siena del grande
tenore Alfredo Kraus,di cui sono stato estimatore e amico, lui si rivolse
improvvisamente agli astanti e disse:”Per questa questione (n.d.r. si parlava di
falsetto, falsettone e mezzavoce) rivolgetevi direttamente a Enrico Stinchelli,
che è il massimo esperto in materia!”. Lo presi quasi come uno scherzo
ordito da Kraus e mi ritrovai tempestato dalle domande degli altri allievi. Lo
'scherzo' di Kraus mi fece riflettere sul fatto che , in effetti, nelle trasmissioni
operistiche di cui mi sto occupando da anni non ho fatto altro che fare tanti
piccoli 'master'. In realtà è solo di recente che mi occupo sistematicamente di
vero e proprio 'insegnamento' : è una materia ostica e di enorme
responsabilità, bisogna avere un radar al posto del cervello e una formidabile
capacità di introspezione psicologica. Se mi chiede il “perchè” la risposta è
nello stato dei fatti: perchè viviamo un momento di grande confusione e di
notevole declino dell'Arte Canora.
Perchè confusione e declino?
Chi mi conosce bene sa che non sono né un nostalgico né un laudator
temporis acti, cerco sempre di emozionarmi con il meglio che offre il
panorama canoro, però è sotto gli occhi e le orecchie di tutti lo stato di non
buona salute del Canto in generale. Non mi sembra normale che una carriera
si svolga spesso nell'arco di 5 o 10 anni, quando un tempo non lontano la
durata era almeno del doppio, se non del triplo o addirittura del quadruplo.
Vero è che le esigenze di una regìa moderna sono infinitamente superiori a
quelle di quaranta o cinquanta anni fa, per cui il ricambio è continuo, come in
un mercato di frutta e verdura: ma appunto perchè l'Arte del Canto non è
come vendere patate e ortaggi, bisognerebbe curarla con più attenzione e
coscienza. Non è nemmeno normale che vi sia un via vai dai foniatri per farsi
'limare' e 'stirare' le corde, per eliminare noduli o patologìe legate a una
cattiva tecnica. La confusione è dovuta anche al fatto che parallelamente
all'esplosione del marketing (sempre esistito ma oggi prorompente) vi è stata
una clamorosa esplosione dell'Opera on line, cioé chiunque oggi può
ascoltare qualsiasi cosa a costo zero attraverso il proprio computer. Questo
fattore, diciamo democratico, ha incentivato la melomanìa, il confronto, la
conoscenza un po' in tutti, per cui ci si accorge più facilmente di un tempo
delle differenze tra chi canta bene e chi no.
Quindi si cantava meglio un tempo? E quale?
Ecco, sapevo che si finiva per semplificare ed equivocare! Intanto partiamo
dal concetto che di Callas ne hai UNA nella storia, poi basta. E così Gigli e
così anche Netrebko, Villazon...TUTTI con i loro pregi e difetti. Ho potuto
verificare che in campo operistico chiunque ha i suoi estimatori, anche il
cantante più scarso. E il 'fan' , propriamente detto, ama del suo beniamino i
difetti più dei pregi. Sembra assurdo ma è così. Quindi non esiste un tempo,
un'Era in cui si canta meglio ma un MODO per cantare meglio, quella che in
gergo si definisce TECNICA. A fianco della tecnica, che è una - per fortuna-
esistono migliaia di corpi, facce, cervelli, sensibilità e persino parecchi modi
di 'arrangiare' questa tecnica, modellarla su sé stessi. E qui scattano le
differenze: ecco perchè esiste la Callas, ecco perchè esiste la Bartoli.
Siamo arrivati a un punto cruciale: la TECNICA del Canto. Se la sente di
spiegarla per sommi capi?
Sulla carta sarebbe la cosa più semplice del mondo, perchè è legata alla
Natura e alla fisiologìa umana. Basta guardare un neonato mentre piange o
un cagnolino quando abbaia: stanno applicando la corretta tecnica per non
stancarsi e fare baccano nella maniera più sonora.
Noi siamo strumenti a fiato, quindi alla base di una corretta emissione canora
c'è il fiato, la respirazione. I movimenti di inspirazione ed espirazione
dovrebbero essere i più naturali possibile, solo che crescendo noi
disimpariamo a respirare e tendiamo a riempirci d'aria in zona clavicolare,
tirando su il petto e mandando la pancia in dentro. Nel Canto la respirazione è
bassa e coinvolge piuttosto i muscoli della schiena e dei fianchi, bisogna
compiere degli esercizi appositi per ri-imparare a respirare poi diventa un
gioco da ragazzi. Molti grandi cantanti non sono geni, tutt'altro...a volte sono
persone semplicissime, che arrivano alla verità per intuito o per istinto. Io
sono del parere che si debba arrivare a capire qualcosa ANCHE per intuito,
ma soprattutto per logica e per applicazione. Nel Canto non esiste la casualità
e se avviene qualcosa per caso è un brutto segno, vuol dire che non c'è
consapevolezza.
A fianco della respirazione c'è la POSIZIONE del suono, che per essere
corretta deve essere alta. Non si può cantare usando la cavità faringea, i
nostri risuonatori sono a fianco del naso, dietro gli occhi, sulla fronte,
insomma nelle cavità facciali, formando quella che in gergo di chiama
“maschera”. Il problema grosso, e fuorviante, è che le corde vocali vibrano in
gola e la primissima cavità in cui risuona la voce è appunto quella sorta di
vaschetta che si forma tra il bordo del laringe e le corde vocali. Volendo si
può quindi cantare “di gola” , lo fanno quasi tutti i cantanti dilettanti, ma alla
lunga (o alla corta...dipende dalla propria tenuta) questo sistema stanca e
porta dritti dal foniatra.
Come mai ci si allontana dalla tecnica corretta se è naturale e fisiologica?
Perchè per arrivare a equilibrare fiato e posizione bisogna fare esercizi
corretti e SUBITO. E' inutile vocalizzare male e per ore...è un suicidio, un
massacro. Nei miei master ,a seconda dello stato dell'allievo, io cerco di far
capire che per arrivare bene bisogna partire bene, altrimenti è inutile. Di
solito inizio con suoni muti, appena appena accennati, sul fiato , poi delle M
che portano ad aprire il suono (MmmO....MmmmU....ec.) o delle R a bocca
semichiusa, raccolte e molto arrotate senza che mai intervenga la gola. Ho
avuto la fortuna di studiare molte di queste cose con una eccezionale docente
slovacca, compagna di studi della Gruberova, stessa scuola, oggi la migliore
al mondo. Dall'Università di Bratislava escono molti vincitori dei più importanti
concorsi internazionali.
Per tornare alla sua domanda, vi sono molti cantanti , anche dotatissimi di
natura, che per ansia di debuttare e per esigenze contrattuali bruciano le
tappe e si presentano in palcoscenico con parecchie lacune tecniche.
Debuttano, fanno dischi, guadagnano bene per un po' di tempo, finchè la
fibra regge. “Finchè dura fa verdura” si dice a Roma.
Ma allora si può far carriera anche senza tecnica?
Volendo sì. Il masochismo è stretto parente dell'ottimismo nell'Opera: tanto
qualcuno a cui piacerai c'è sempre, come ho detto prima. Se poi un artista ha
talento in scena, si presenta bene e piace ai registi, è musicale e quindi piace
ai direttori...che canti bene o male è un problema per i 'maestri di canto'...si
può risolvere comunque. Finchè resta nella soglia dei 35 anni va avanti con la
sua “natura”...poi arriva puntuale la “maledizione del 35”.
Cos'è “ La Maledizione del 35”?
Dopo i 35 anni chi sa cantare va avanti (abbiamo esempi di cantanti che a
100 anni sanno ancora emettere note in maniera corretta, sono coloro che
prendono i suoni dall'alto...la Olivero, il tenore Lo Forese, Martha Eggerth,
Licia Albanese) . Io ebbi modo di studiare e frequentare per anni il grande
Taddei, baritono e artista meraviglioso: a 90 anni aveva la voce intatta.Chi ha
cantato male, arrangiandosi, vede iniziare il suo declino dopo i 35 anni e deve
ben presto alzare bandiera bianca.
In conclusione, cosa consiglia a coloro che vogliono intraprendere questa
attività?
Di non avere fretta ma soprattutto di iniziare SEMPRE un qualsiasi suono,
anche parlato, nella posizione corretta e sul fiato, di pensarci sempre. Inoltre
verificare i progressi o i regressi con i propri insegnanti: se dopo 6 mesi di
studio non si notano sostanziali cambiamenti vuol dire che non si è sulla
strada giusta. A volte si cambia strada in un sol giorno e si avvertono, quando
le posizioni son giuste, sensazioni nuove e finalmente libere. Gola aperta e
suoni liberi. Come vedere la luce in fondo a un tunnel.
(Intervista a cura di Luigi Salvini, Milano, per la tesi
“La scuola di Canto lirico ,evoluzione e metodi dal Novecento a oggi”)