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GUILLAUME TELL a PESARO,
Lunedì 12 Agosto 2013 19:48

                                      tell_1__alaimo

                                                                        Nicola  Alaimo  come  Guillaume Tell

Sono state rivelatorie le interviste rilasciate dal maestro Michele Mariotti, concertatore del

Guillaume Tell, e da Graham Vick, regista  del  capolavoro  tornato a  Pesaro  dopo  18 

anni  di  assenza. . Dal giovane direttore d'orchestra abbiamo appreso la sua chiave di

lettura, piuttosto leggera, disincantata, anti-eroica, “schubertiana” , più incline a guardare

verso il Rossini buffo . Parole puntualmente rispettate dalle scelte direttoriali del

talentuoso maestro. Mi permetto di contestare la questione del Rossini anti-eroico :

Rossini è stato, come ogni Genio che si rispetti, un musicista che ha guardato al passato,

ha esaltato il presente e ha preconizzato il futuro. Rossini ha compiuto una eccezionale

parabola in pochissimi anni, esattamente come il suo adorato Mozart. Sono stati in pochi

a riuscirvi. Confesso che , dopo una brillante e davvero trascinante ouverture, la

concertazione di Mariotti è andata verso una direzione troppo edonistica e allegrotta, a

volte rasentando il vaudeville e persino l'operetta alla Offenbach. Per carità, tutte cose di

pregevole fattura, in cui Mariotti ha dimostrato la sua tenuta ritmica, l'eleganza, la

precisione in più occasioni, il saper accompagnare i cantanti (dote anche questa non

comune) ma che ha inquadrato il capolavoro di Rossini in un ambito troppo superficiale.

Non c'era pathos e colore nel Giuramento, per esempio, in cui sembra davvero che gli

svizzeri formino una valanga sonora nel finale d'atto; non c'era lo stacco eroico nel finale

I, nella cabaletta di Arnoldo ampiamente “tarantellata”; mancava lo spessore e la tinta

scura nella grande scena di Gesler.Le strette delle grandi scene erano poi davvero

troppo pasticciate: Coro spesso fuori tempo, corni imprecisi in tante occasioni, spiacevoli

sfasature tra buca e palco. E poi, maestro Mariotti, se lo lasci dire da chi ascoltava con

molta attenzione il Suo lavoro: troppo casino sul palco, troppi rumori insopportabili e lesivi

della musica di Rossini, stropiccii, risatine e sghignazzi, cachinni, rantoli, sberleffi,

risatazze, squittii...insomma, tutto ciò non è previsto e disturbava parecchio l'ascolto e la

serietà dell'evento. Doveva imporsi sul regista: è nel Suo pieno diritto.

 

                      tell2__scena

 

Poi è subentrato Vick e la cosa si è fatta davvero nebulosa. Ci vorrà qualcuno dei suoi

assistenti che venga a spiegarci perchè il Maestro parlava di Bangla Desh, di “danze

sociali”, di una scimmia su una scala, su “austriaci che non fanno niente e sfruttano tutto,

contro la Natura” (stranissima forma di xenofobìa, se  permette  intollerabile  nel  2013).

Lo spettacolo è stato giudicato dal pubblico di Pesaro, dalle parole del regista solo un

gran guazzabuglio con parecchi spunti da intervento delle autorità austriache a difesa del

buon nome della loro, tra  l'altro musicalissima,  terra.

 

Veniamo alle voci.

 

Nicola Alaimo mi è parso di gran lunga il trionfatore della serata. La voce, perfettamente

assestata sul registro bass-baritonale , ha acquisito corpo e autorevolezza ma senza mai

perdere in morbidezza e in squillo. Scandite le parole, nitida la dizione, accenti molto

determinati, soprattutto nel duetto con Arnoldo, nel Giuramento, nella sfida con Gessler.

Molto belle le mezzevoci del Finale : siamo di fronte al miglior Guglielmo oggi disponibile

e a un baritono in continua evoluzione.

 

Il tenore.

 

                       florez_arnold

 

Rossini decise di ritirarsi perchè aveva detto tutto. Nel Guillaume Tell  gettò  le basi per i

grandi autori successivi, nessuno escluso. Arnoldo è la summa di  IERI dell'OGGI e del

DOMANI, è il papà di Manrico, di Otello persino. In questa cabaletta, come anche ha

raccontato in maniera non condivisibile il maestro Mariotti, l'orchestrazione NON è

sbagliata: è profetica,invece, è dura da sostenere, perchè Duprez doveva staccarsi dal

vecchio archetipo, alla Nourrit appunto. Si apre una nuova via, che  Rossini presagiva  e 

un pò  anche temeva.

Juan Diego Florez ha offerto una grande  prestazione in linea con l'indirizzo

odierno: un immenso tenore lirico leggero , fraseggiatore impeccabile, maestro del legato

e capace di sostenere ogni tessitura. Ma Florez, a mio avviso, non è il tenore ideale per

questo ruolo, appunto perchè è un tenore lirico leggero. Ci vuole un altro taglio, una altra

lama, e un'altro  giro  di  fiato .  Per essere chiaro nella mia tesi e  proporre un esempio

di  quello  che, secondo me, può  essere  un Arnoldo  ideale  , citerò  gli antichi  Martinelli,

Lauri Volpi, vere  e  proprie  trombe  di  squillo  puro (anche  se  eseguivano il  Tell  

tagliando  quasi metà della  parte) , e tra  i tenori  più a noi vicini ricorderò 

Marcelo Alvarez, che ha inciso 10 anni fa una bella scena di Arnoldo.Pavarotti poteva

essere un grande Arnoldo. Bonisolli  fu un  grandissimo  Arnoldo,Gianni Raimondi,

Nicolai  Gedda,  e come non ricordare  Gregory  Kunde, e Salvatore Fisichella. Tutti

tenori  in grado di cantare Verdi, Puccini, alcuni persino  Leoncavallo  e  Mascagni.

  Altri  tipi di tenore. Ciò detto, per onestà di giudizio, aggiungerò che Florez ha offerto, a

mio avviso, la miglior prova possibile oggi, sebbene sia arrivato stanco alla fine della

cabaletta, con un do purtroppo calante e appesantito dagli sforzi precedenti.

 

La Rebeka come Mathilde ha prodotto una bellissima voce, di raro velluto, ma mi è

parsa molto impaurita dalle agilità e dalle difficili cadenze della seconda aria, e incerta

nell'intonazione in varie circostanze.

 

                      rebeka

                                                           Marina  Rebeka

 

Tra i bassi, il migliore è stato  a  mio avviso Alberghini.Autorevole e con personalità da

grande  interprete.

 

Jemmy bene fino all'aria...dove purtroppo gli acuti risuonavano “indietro”. Brava la

Simeoni e troppo impetuoso Celso Albelo come Pescatore, parte che gli consiglierei di

non accettare più: il primo do sembrava quello d'un Manrico stanco, tant'è che una

stecchina dispettosa è arrivata alla fine della nota. Ormai Celso Albelo è un conclamato

primo tenore, apprezzato in tutto il mondo: basta ruoli piccoli. Kraus non cantava

Pescatore e Puritani.

Buona  la  prova  dell'orchestra  di  Bologna  ma  non  in tutte le  sezioni, magnifici i  legni 

scrocchianti i  corni, archi  bassi a  volte  poco  presenti, timpano  in eccessiva  evidenza.

Coro  maschile  ottimo,  coro  femminile  evidentemente sotto  organico, con alcuni  poco 

gradevoli  spunti  "solistici".

 

 


 
GOETTERMERDERUNG !
Giovedì 01 Agosto 2013 00:35

                                               crepuscolo1

Sì, lo so  , il titolo  è  brutale ma  stavolta, come  dice Donna  Elvira  "Ho perduto  la prudenza!".

Non si era  mai  registrato a  Bayreuth un fiasco  più  totale  e  unanime  di  questo. Né  si era  mai  udita  una  edizione  tanto  brutta  del  Ring.

Complici  l'allestimento  nullo e  stupido  del regista  Castorf, subissato di improperi al  termine  dello spettacolo, e  il cast  vocale  messo in piedi  dalla  direzione  del  Festival, capitanato dalle due sorelle  Wagner, da  molti ribattezzate  "le  due  streghe".

                                     sorelle__wagner2

In cima  alla  lista  nera  il  tenore  Lance  Ryan, oscillante  e  senile  nel  timbro, a  tratti  chioccio e  persino  incline  a  imitare  Julio Iglesias  nella  scena  con le  Figlie del  Reno. Sono bastati pochi anni  per  ridurre  la  bella  voce  del  tenore americano, evidentemente sottoposta a  un lavoro improbo  e  non adeguatamente sostenuto da una buona tecnica, a  quella  d'un  tenore comprimario a fine  carriera. Il  duetto  con Brunilde, la scena  del  giuramento, la morte...sono state  imbarazzanti  in ogni  intervento.

 Segue  a  ruota  la  Brunilde  modestissima del soprano Catherine   Foster, già  pessima  nelle  altre  due  opere: una  prima  ottava vuota,  acuti calanti  SEMPRE  non appena  si  supera  il  si bemolle, timbro  da  soubrette. Pare che per  tre lustri abbia  fatto l'infermiera, prima di decidersi  a  cimentarsi come  soprano drammatico: è il caso  di  dirLe  "medice  gnosce te ipsum".

                              crepuscolo2

Il reparto maschile  mostrava impietose  falle  nell'orco  di nome  Attila  Jun, nei panni di  Hagen: un  cantante che  ha confuso  il  Ring  con il ringhio. La  scena  dell'invocazione  dei  Ghibicunghi si  è  trasformata  in una  esecuzione  capitale, con Jun sgozzato  su ogni suono acuto scritto da  Wagner.

Gunther, Alejandro Marco Buhrmester, non più  in là  di un  Marullo  in un Rigoletto  di  provincia: la  sua  entrata nella  reggia  dei Gibichunghi  è stata  una  pena.

Né  le cose  andavano  meglio  con le  3  Norne  e  con le  Figlie  del  Reno, una gara a  chi stonava e spoggiava di  più. Terribile  la  scena  nel III  atto  con Siegfried: da  Wagner  si  è  passati  in men  che non si  dica  a   Stockhausen, e  di fronte a  cotali  prodezze  non abbiamo potuto fare a  meno di pensare al   proverbiale  trio   delle  3 Grazie: Grazia, Graziella  e...la  terza, che tutti conoscete.

                                   crepuscolo__norne

                      

Stavolta  anche  Kirill  Petrenko ha  pagato pegno, complice  un'orchestra  stanca  e  spesso inciampona, soprattutto nella  sezione degli ottoni, con  tanto di tromba  spernacchiante  nel  famoso  tema  della  spada , clacson  a  iosa  e  corni  "alla  spina" . Manca  a  questo  giovane maestro  la  "tinta"  cupa  e densa  che  deve  in più  occasioni  caratterizzare una concertazione, degna  di  questo  nome. Non si  può  procedere  tutto il  tempo su  toni brillanti e  aguzzi, il gioco non funziona  sempre. Così  è naufragata  la  famosa  Marcia  funebre  (a  un passo  dal  goliardico  "E' morto un bischero") e  il  finale  , in cui  il  tema  della  redenzione  mai  si  era udito in maniera  tanto anonima  e  sciapita.

Quanto a  Castorf, è  stato accolto dal  pubblico  con  un boato  pauroso  di   "Buuh"  e  di improperi. Il  suo  è  stato, a detta  di  tutti,   il Crepuscolo  delle Idee. Aveva  più volte dichiarato la  sua  antipatìa  per  la  Tetralogìa  e  lo ha  dimostrato benissimo  in scena, confezionando  una  sciocchezza  di  proporzioni smisurate. Al  termine ha persino inviato gestacci  a  chi lo contestava: si vede  che non gli erano bastati  quelli  imposti ai  suoi attori.

                     castorf2            castorf_sosia

                        Castorf   e ................................                            .uno dei suoi più riusciti travestimenti

 
BUUUHyreuth festeggia un disastroso SIEGFRIED
Lunedì 29 Luglio 2013 20:42

                        bayreuth__siegfried__4_testoni

 

Sarà  probabilmente soddisfatto  il regista  Castorf  per  la  salva  di  violenti  "BUUUH"  che  ha  salutato i tre atti  del  "Siegfried"  rappresentato stasera  a  Bayreuth.

Stavolta  non è  bastata  nemmeno  la  lucida  ,razionale  lettura  di  Petrenko, cui si  perdonano  tante  cose  per la  giovane età  e  l'indubbio talento. Stavolta  il passo  è  stato  più lungo della  gamba    anche per lui: buono il I  atto, dove la  concitazione  frenetica della  scena della  forgia  hanno aiutato  il  lato virtuosistico, che  poi -paradossalmente-  è  sempre  molto  più  semplice  da  realizzare,   rispetto allo scavo  drammatico  che  richiedono  altre  scene:  quella  della   caverna  di   Fafner  ad  esempio, il dialogo del Viandante  con Erda,  il  duetto incredibilmente  espanso  con Brunilde, nel  III  atto.

                                 bayreuth____siegfried__duetto

A  Petrenko manca  davvero  lo spessore tragico , quasi insopportabile  che  dava  Furtwaengler  agli archi  bassi  in quelle scene, quando  il  drago letteralmente usciva  dalla buca  orchestrale. Ma  si rimpiange  piuttosto  Thielemann, che  sapeva  far  vibrare  di  quella drammaticità  e  con quel  colore  le  pareti  del  tempio di Bayreuth.

Indicibile,  poi, la  prestazione  dei cantanti.

Lance  Ryan, nell'improba  parte  di  Siegfried  , forse   cantata  troppe  volte, ha  superato il  primo  atto  con la  forza  della  fibra  e  con l'abile  utilizzo  della "gnagnera",  salvandosi  cioè  con  i  trucchi dei  cantanti  anziani:  "Neeeeeethung....Neeeethung"  invece  di  Nothung, laddove  la  "e"  schiacciata  ti  salva  da una  faticosa  "o". Ma sono appunto  trucchi. Non bastano  per  il  II  ma  soprattutto  per  il  terribile  duetto  finale, in cui  Ryan  è  crollato, trasformandosi   prima  in Mime, con un timbro chioccio e  querulo,  poi direttamente  disfacendosi  nella  parte  finale, condita  persino  da una  brutta  stecca.

Brunilde  era  la  stessa  Foster della  Walchiria. Sperammo invano  non si risvegliasse, o  che il sonno  le  fosse  di  conforto  vocale. Niente da  fare.  Più  stonata  e  urlante che  mai, e  sempre  senza  le  note  gravi. Una  vocalità  davvero  mal  messa, potete immaginare  l'esito  dodecafonico  del  duetto.

I  bassi, Wotan  e  Fafner, fiochi  e modesti: meglio  Koch...ma  siamo  in serie  B. Erda aveva  un la bemolle acuto, tanto  bastò  per  farla  precipitare  nel  regno oscuro delle  perle  nere. L'Uccellino, Mirella  Hagen, mi  ha  fatto  propendere  per la  riapertura  della  caccia,ma  solo  per la  durata  della  sua  indecorosa  prestazione.

                    bayreuth___siegfried_uccellino

In scena i  capoccioni, tipo Monte  Rushmore, di Marx, Lenin, Mao  e Stalin....alla fine due coccodrilloni. Come  dice  Mimì:  "Il  perchè?  Non so."

 
WAGNER a BAYREUTH, un peccato indelebile
Sabato 27 Luglio 2013 21:01

                                                    Bayreuth-Ring

 

  IL  CAST

Wotan, Wolfgang Koch

Fricka, Claudia Mahnke

Siegmund, Johan Botha

Sieglinde, Anja Kampe

Hunding, Franz-Josef Selig

Brünnhilde, Catherine Foster

Schwertleite, Nadine Weissmann

Helmwige, Christiane Kohl

Siegrune, Julia Rutigliano

Grimgerde, Geneviève King

Rossweisse, Alexandra Petersamer

Gerhilde, Allison Oakes

Ortlinde, Dara Hobbs

Waltraute, Claudia Mahnke

Orchestra del Festival di Bayreuth

direttore, Kirill Petrenko

regia, Frank Castorf

scene, Aleksandar Denić

costumi, Adriana Braga Peretzki

 

Il Ring del bicentenario   scuote  la  collina  verde  di  Bayreuth, ma  come  il  dolce  stormir delle  foglie. Nulla  di  eccezionale, dopo le  meraviglie  di  Thielemann. Sul  podio sale  Kirill Petrenko, che  in molti  salutano  come un nuovo  Dio. E'  un direttore  solido, lucido, razionale. Il  suo  Wagner  è  un pò  quello di  Boulez: terso, preciso  ma  decisamente  freddo  nei  momenti in cui  giunge lo tsunami  drammatico, l'onda incontenibile  dei sentimenti  'forti'. Lì  non occorre  più  il raziocinìo ma  la  follìa  torrenziale di un Furtwaengler, la  potenza  di Karajan, di  Solti, e  chi  più ne  ha   più ne metta. Loro sì, erano Dei. Petrenko è  un ottimo apprendista.

Petrenko  liricizza  tutto  e  il  gioco  funziona  solo in parte. Buono  l'inizio, buono il finale del I  atto, buona la  celebre  Cavalcata, buoni i fraseggi...ma  gli  archi  mancano  di suono  nella  ottava  bassa, violoncelli e  contrabbassi  paiono  sotto  organico, dov'è  il magma  wagneriano?  Nel  finale  più  che  al  fuoco  di  Loge  abbiamo pensato a un barbecue  in Franconia, quando fa  bel  tempo.

                                         bayreuth__2013__2


Voci  deboli.  Wotan  non all'altezza, sebbene  si  sia  sforzato  di  cantare  con proprietà  le  note previste. Sieglinde  buona  fino a  che  non deve   salire a un semplice  (si fa  per  dire)  la  bemolle, per  lei  ostacolo insormontabile. Brunilde, per la  prima volta  nella  storia  di  Bayreuth, una  soubrette: tanto  fioca  e vuota  in basso  da omettere  quasi  le  note  scritte, e  parliamo non di  note  contraltine  ma  di  semplici  fa o  mi.

Bohta  come  Siegmund  è  stato il migliore, anche  se  più Nemorino(one)  che  Heldentenor, razza ormai estinta.

Tacerò  del  basso  orchesco  e  delle  Majorettes  che  hanno cercato  di  imitare le Walchirie: una prova  ai limiti  del  tollerabile, in un contesto tanto prestigioso.

 

                                             bayreuth_2013_1


Riguardo la  regìa  di   Castorf,  dirò  solo  che  i tedeschi non hanno ancora finito di pagare  il  pegno della  Seconda  Guerra  Mondiale, per cui- da  buoni  luterani, ritenendo il proprio peccato indelebile- continuano ad  autoflagellarsi con spettacoli  degni  solo  del  classico  torso di broccolo scagliato  dai  più esacerbati.  Ora  siamo in America,  presso  pozzi petroliferi  e  pompe  di  benzina.E'  detto  tutto.

                                             bayreuth_castorf

                                                 il  regista Castorf

 

 


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