Domenica 23 Maggio 2010 08:42 |
Tutino (a destra) con il suo principale mentore, Sergio Cofferati.
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" Ahi TUTIN, di quanto mal fu matre...." si potrebbe dire parafrasando il XIX Canto dell'Inferno di Dante.
Balzato agli onori della cronaca per l'occupazione del Teatro Comunale di Bologna, il sovrintendente Tutino è nell'occhio del ciclone. Nelle sue interviste si proclama innocente e capro espiatorio ma per la maggior parte degli addetti ai lavori è proprio lui a rappresentare un compendio abbastanza completo delle magagne, degli impicci e degli imbrogli che stanno dietro la poltrona di un sovrintendente.
Un nostro solerte e prezioso collaboratore, mosso da un vecchio e saggio proverbio siciliano, “cu mancia fa muddichi” (chi mangia lascia le briciole), ha voluto “curiosare” sull’attività dirigenziale di Tutino. Ne sono uscite delle belle....ve le proponiamo.
Nel sito ufficiale del Nostro si legge che dal 1990 Marco Tutino inizia a ricoprire incarichi di responsabilità organizzativa e artistica nei Teatri Lirici italiani; dal ‘90 al ‘93 è consulente musicale del Teatro valli di Reggio Emilia, e tra le altre cose mette in scena la sua opera, Lupa. Dal ‘98 al 2002 è a Verona come consulente musicale e come “compositore residente”. Finalmente arriviamo a Torino dove dal 2002 al 2006 ricopre l’incarico di Direttore Artistico. Nel 2004 (dunque sotto la direzione artistica Tutino) viene allestito a Torino Il Cappello di paglia con regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi, che risulta inoltre essere tra i titolari della sartoria teatrale Tirelli dove verranno prodotti i nuovi costumi.Pizzi ovviamente ringrazia, mettendo in scena nel 2005, al teatro Lauro Rossi di Macerata, una nuova composizione di Tutino, Le bel indifferent. Rammento a chi non lo sapesse che Pizzi dal 2006 è anche Direttore Artistico dello “Sferisterio Opera Festival” da lui stesso ideato. E come sdebitarsi di una gentilezza simile? Semplice, altro contratto a Torino: Falstaff con regia, scene e costumi sempre affidati a Pizzi.
Nel frattempo Tutino si trasferisce a Bologna, e qui altro contratto consolidante a Pizzi, che prevede l’allestimento dello stesso Falstaff di Torino (regia, scene e costumi, occorre dirlo?)
http://www.tcbo.it/scheda_comunicati_stampa.asp?ID_COMUNICATO=122
Nel 2006, con Tutino ancora a Torino, vengono allestite due sue composizioni al Teatro Sociale di Rovigo, Dylan Dog e la Lupa (pagina 10 del file Rovigo teatro). Il direttore del teatro, Marcello Lippi (omonimo del CT azzurro) è anche Baritono. E infatti nell’anno successivo (2007) Marcello Lippi viene ingaggiato per il ruolo di Dulcamara nell’Elisir d’amore allestito a Torino. Sarà un caso?
Ma torniamo a Bologna. Pizzi dopo due allestimenti di Falstaff a lui affidati da Tutino, molto educatamente ricambia il favore, e quindi decide di mettere in scena un’altra nuova composizione sempre di Tutino e sempre a Macerata. Così nel luglio 2008 viene rappresentata la nuova opera di Tutino The Servant.
http://www.nonsolocinema.com/THE-SERVANT-ALLO-SFERISTERIO-OPERA_11328.html
Tutino ormai in difficoltà per tanta ammirazione e gentilezza da parte di Pizzi, qualche mese dopo lo invita ancora a Bologna per l’inaugurazione della stagione 2008. Pizzi firmerà regia, scene e costumi, in un primo momento affidate a Ronconi, di Der Vampyr. Per quest’ultima opera è stato realizzato un nuovo allestimento,costosissimo, in condizioni di deficit conclamato. Le necessità di bilancio avrebbero dovuto suggerire altre soluzioni.
Vengono poi le regie affidate a Lorenzo Mariani, direttore artistico del Teatro Massimo di Palermo: una Bohème più volte riproposta nelle ultime stagioni, e il prossimo Edgar previsto per maggio/giugno. Mariani, molto educatamente, ricambia. Lo stesso Tutino tiene a informare l’opinione pubblica (corriere di Bologna 10/3/2010) che il prossimo anno una sua nuova opera, Senso, inaugurerà la stagione del teatro Massimo di Palermo… Infine il rapporto col direttore d’orchestra Nicola Luisotti, che ha già diretto in più occasioni coro e orchestra del Teatro Comunale, e da poco nominato direttore stabile al San Francisco Opera: ha diretto la Salome a Bologna inaugurando la stagione 2010 e, come da lui stesso dichiarato in una recente intervista americana “spera di poter commissionare una nuova opera al M° Tutino”.
Ne sentiamo tutti uno stringente bisogno!
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Domenica 16 Maggio 2010 10:14 |
Riporto una discussione avvenuta su Operaclick, forum tra i più attivi e prestigiosi in campo operistico.Il nick Clausolavera è riferito a un sindacalista , molto addentro alle questioni ultime riguardanti il decreto ministeriale contestato e la situazione delle Fondazioni in generale. In neretto le mie risposte , le mie perplessità....
Clausolavera scrive:
"Dal 2002 ad oggi è stato ottemperato un taglio al sistema che si apprezza attorno all'80% ...di cui la grossa fetta del 45% dai bienni 2008/09 , 2009/10 che ha portato al collasso di TUTTO il sistema musica creando deficit ad andamento esponenziale e riducendo gli investimenti del comparto pari allo 0,8 del PIL in Europa meno della Romania."
Il collasso non è causato dai tagli e i deficit non nascono come per incanto dal 2002 in poi, questa è pura fantasia. Già nel 2002 si era in piena "ERA del DEFICIT" e sull'orlo del collasso, esattamente come oggi e , in taluni casi, persino di più. Le gestioni "a deficit" risalgono ad almeno una ventina d'anni (per essere buoni). I tagli hanno caso mai "interrotto" le emorragìe di danaro, buttato dalla finestra per pagare allestimenti mostruosi (e per "mostruoso" non intendo brutti, perché alcuni potranno essere stati anche belli, ma COSTOSI oltremodo: prebende ai titolari di ditte private, fatture gonfiate a dismisura, costruzioni od oggetti commissionati a ditte di amici, SPRECHI....oltre ai famosi soldi sottobanco agli artisti, le TANGENTI, o sottobanco ai direttori artistici e sovrintendenti....le ospitate di intere settimane a giornalisti compiacenti, in vacanza-premio con i loro amanti sulle coste assolate del Bel Paese... ). CIO' DETTO sono perfettamente d'accordo (e l'ho sempre affermato) che i "tagli alla Cultura" sono uno scandalo, una vergogna, ec. ma va stabilita la differenza tra CULTURA e SPRECO!
Clausolavera scrive:
In compenso la Casta finora non ha fatto altro che fare il giochetto dei 3 assi...scaricando un giorno le colpe addosso alle sovrintendenze "antipatiche" , l'altro ai sindacati delle maestranze... ai cartelloni...IL TIRO AL PICCIONE , tipico atteggiamento di chi non sa piu' che pesci prendere.
Caro Clausolavera, ma tu credi davvero che la "Casta" (termine un pò troppo generalizzante...diciamolo: chi sono? Dove sono? A quale partito appartengono? Sono TUTTI o QUALCUNO) si interessi così tanto all'Opera, ai Teatri??? Io non credo proprio. La casta è per sua definizione ignorante e guarda ai piatti ricchi, ai generi che portano voti (caso mai al Calcio o alla Televisione, che raccolgono le masse) e che smuovono ingenti capitali. L'Opera cosa smuove? Capitali di minor portata che, in ogni caso, si mangia avidamente, ghiotta com'è di lussi ed extra-lussi (provate a chiedere quanto costa UN solo costume operistico, quando richiede un pò di pelliccia- RIGOROSAMENTE VERA- o qualche orpello decorativo....e poi moltiplicate questa cifra per il numero di costumi necessari, tra comparse, coristi e solisti!).
Clausolavera chiude così:
Adesso queste malefatte vorrebbero farle pagare ai lavoratori, ai precari o addirittura alle istituzioni stesse minacciando di chiudere uno o piu' teatri.Comunque pare già che circa sessanta deputati hanno sottoscritto un’interpellanza bipartisan per chiedere al presidente del Consiglio di ritirare la bozza di decreto.
...e oggi è persino finito l'idillo Bondi- Scala con la dichiarazione di sciopero ad oltranza.
....lo dici tu: si chiede di ritirare la bozza di decreto per non portare alla chiusura i teatri e mettere in cassa integrazione i lavoratori degli stessi. Non c'è da avere paura, quindi...i teatri italiani, deficit o no, saranno salvati dal solo , UNICO, VERO Teatro che esiste in Italia: la Scala di Milano. Ringraziamola, "invece di fischiare a ogni Prima"!!!!! Mi permetto solo di aggiungere che non si curano le malattie "sedando" il malato per farlo dormire, ma estirpando il male alla radice: questo fa un buon medico. Il medico pietoso fa la piaga purulenta.
Clausolavera replica:
Davvero siamo sulla stessa barca? E allora perchè invece di sostenere i musicisti TU gli dai addosso? (...) ..tu invece sembri fin troppo dalla parte della premiata ditta Sovrintendenti/Direttori Artistici & C. quelli che entrano escono e rientrano a loro piacimento nei teatri grazie agli agganci e quan'altro....quelli che decidono i cartelloni , i preventivi e come vanno spesi i soldi.
???? A questo punto mi è chiara una cosa: O io scrivo in turco e parlo in thailandese, O tu hai le traveggole!!! Mai parlato contro un musicista, mai difeso un Sovrintendente o un Direttore artistico. Ma cavolo!!!??
La crisi economica dei teatri è dovuta prima di tutto ai Tagli che sono stati apportati in maniera rozza e strumentale in tutti questi anni. (...) I lavoratori cosa c'entrano con le scelte circa le regie? Secondo te chi suona in orchestra è l'artefice delle tangenti e del malaffare? Sono loro che decidono i cartelloni? Non farmi ridere dai...magari fosse così....te lo farei vedere io in quanto sparisce tutto questo circo di incapaci!
Come fa un TAGLIO a produrre DEFICIT? Anche qui mi sembra di parlare in turco, ma dato che io non parlo né scrivo in "sindacalese" ma cerco di ragionare ed esprimermi con la semplicità e la chiarezza del cretino qualunque (con tutto il rispetto per i cretini), non vedo come si possa affermare che qualcosa che viene tolto possa produrre un qualcosa che va in rosso sul bilancio?? Ciò avviene SOLO NEL CASO CHE SI PRODUCANO SPESE SUPERIORI AL BUDGET. Sapevi, caro Clausolavera, che in Germania un direttore artistico che soltanto in sede di proposta di cartellone vada OLTRE il budget viene ipso facto rimosso? In Italia non vi sarebbe più UN solo direttore artistico al proprio posto...forse. Poi. DOVE MAI HO SCRITTO o DETTO che chi suna in orchestra o lavora in Teatro sia l'artefice del deficit? Ho sostenuto, invece, una cosa ovvia e che andrà rimediata al più presto: e cioé che gli organici attuali, nel loro totale, sono smisurati per la qualità e la quantità di spettacoli prodotti! Allora: se si vuole continuare a tenere in teatro 800 o 1000 dipendenti SI PRODUCANO DI CONSEGUENZA SPETTACOLI DEGNI DI AVERE SIMILI QUOTE, COME SI FACEVA UN TEMPO. IL che NON VUOL DIRE prendersela con i lavoratori (questo è puro sindacalese) , ma prendersela con chi amministra i teatri. Sono stato più chiaro?
...in un paese normale un giornalista competente come te avrebbe indagato su uno scandalo del genere. Capisco pero' che l'argomento scotta, si rischia grosso a parlarne e i tempi non sono ancora maturi...
Ma figurati! Lo dici proprio a me??? Da quando è iniziata la Barcaccia non credo di aver fatto altro! Nomi e cognomi compresi. Stai dimenticando parecchie cose, pensa a chi invece ha sempre taciuto...
La Scala è l'UNICO VERO Teatro che esiste in Italia ? Parere tuo, come quello di chi chi tifa Milan ! Secondo me al di là dell'indubbio valore e prestigio dell'istituzione è proprio da lì che parte l'inefficienza.
INTENDEVO DIRE (si vede che davvero scrivo in turco!? ) che è l'UNICO TEATRO VERO CHE ESISTE PER IL GOVERNO IN ITALIA, l'unico teatro riconosciuto prestigioso come tale e quindi degno di sovvenzioni straordinarie. Questo intendevo. Lo so benissimo che la qualità e la stessa quantità non corrispondono a questa fama!!!!
Vorrei che leggeste attentamente questo scritto firmato sulla mia pagina Facebook dal maestro Paolo Olmi, uno dei più importanti direttori d'orchestra italiani attualmente direttore stabile presso il teatro di Nancy, in Francia....penso sia abbastanza istruttivo.
Paolo Olmi Prima di tutto una parola sugli stipendi dei musicisti che suonano e cantano nei teatri italiani.Sono assolutamente troppo bassi per garantire un lavoro svolto con impegno e dignita'. Nel mio teatro di Nancy, senza indenniita' e ammennicoli, si entra come strumentista di fila con circa 2400 euro,in una citta' poco cara e benissimo organizzata come ... Mostra tuttotrasporti.il teatro aiuta tutti a trovare casa.La stessa cosa vale per noi direttori e solisti, soprattutto italiani.da 10 anni ci hanno tagliato i cachet e ci hanno costretto a emigrare all'estero mentre in italia una pletora di artisti slavi che a Nancy hanno un cachet di 4000 euro ne prendono 10.000 per dirigere la loro prima opera a Bologna o per fare i direttori musicali in altre orchestra. Anche noi non siamo stati difesi da nessuno. Da ultimo la burocrazia dei teatri è cosi complicata che il reparto amministrativi organizzativo,ufficio stampa e marketing è sovradimensionato e succhia troppa parte delle risorse-sovrintendenti e direttori artistici non sono stati capaci negli ultimi anni di svolgere il loro ruolo:non sono stati capaci di negoziare soluzioni realistiche con i sindacati per paura di perdere i loro lauti stipendi.i direttori artistici non sono piu' capaci di scegliere e difendere un cast e lasciano questo compito alle agenzie che fanno il bello e cattivo tempo:non si capisce ad esempio come una cantante attempata conme la Casolla,che una voce che balla tremendamente e una presenza che ricorda la Nonna di Amneris, continui a cantare questo ruolo a Roma ad'una eta in cui in genere si sta con i nipotini- Ancora,pensare che si possa insegnare in Conservatorio senza avere pratica di orchestra è da irresponsabili:si distruggeranno anche le nostre gloriose scuole- Suonare con le sale vuote come avviene all Opera di Roma e umiliante, ma contro i responsabili di questa inspiegabile situazione, che esiste da 20 anni, sono mai stati sollecitati dai musicisti, dalla politica e dal pubblico a darsi una mossa?la ricetta e' molto semplice:prezzi troppo alti, nessuna attivita' di promozione, 15 anni di titoli cervellotici- Adesso tutti questi errori ce li stanno facendo pagare cari. Sono d'accordo con Stinchelli, i primi antagonisti sono (quasi tutti) i Sovrintendenti e i Direttori Artistici.
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Lunedì 10 Maggio 2010 23:16 |
Giulietta Simionato «saltò su un treno» per sfuggire alla noia
Il racconto della famiglia Nardis sugli ultimi anni della cantante la cui salma è in attesa di essere cremata
CARLA PILOLLI - 10/05/2010
Sì, perché sette anni fa, la Simionato entrò sostanzialmente a far parte della compagine familiare dell’avvocato Pierluigi Nardis, ambasciatore del Sovrano Ordine di Malta presso la Repubblica di Liberia, di sua moglie e di suo figlio Marcello oggi conosciuto tenore. Come padre e figlio ci hanno raccontato, nel salotto romano del noto flower designer Jean Paul Troili, appassionato fan della Simionato, fu proprio la musica foriera dell’incontro tra Giulietta e i Nardis. Un’amica di famiglia di questi ultimi, l’attrice Eva Magni, visto il vivo desiderio dell’allora ventiseienne Marcello, già laureato con lode in lettere alla Sapienza di Roma e diplomato in pianoforte e canto al Conservatorio di Santa Cecilia , di darsi alla lirica come tenore, pensò bene di presentarlo a chi poteva consigliarlo per il meglio, ossia a Giulietta Simionato cui Eva Magni era legatissima. A questo punto per spiegare la storia sicuramente insolita che ne è scaturita occorre tener conto di due dati : il primo riguarda la straordinaria vitalità della Simionato che quantunque avesse allora novantatrè anni portati magnificamente ( non ne dimostrava nemmeno settanta), non era davvero rassegnata, col suo carattere forte e la sua grinta, a chiudere l’ esistenza nella noiosa convivenza con le nipoti, senza più stimoli di sorta. Ne aveva abbastanza di essere una zia-salvadanaio: una che provvedeva in tutto e per tutto alle spese del menage, affrontando anche i notevoli esborsi per far costruire in stile ampezzano, secondo le richieste delle esigenti nipoti, la casa che aveva donato e intestato a loro in quel di Rezzago E veniamo al secondo dato. Chi conosce il mondo dell’Opera sa quale attrazione esercitino i mostri sacri della lirica su quanti aspirano ad emergere in quest’arte. Al giovane Marcello, allora tenore alle prime armi, non parve vero di poter usufruire dell’attenzione di un «fenomeno artistico» come era stata la Simionato. Naturale che si mettesse a sua completa disposizione, come lui stesso ci ha confidato. Cominciò ad accompagnarla a teatro o nelle sale dei concerti dove lei, presentandolo , poteva introdurlo nel mondo della musica seria. Come non mostrare poi interesse per i suoi consigli nonché per i suoi ricordi di palcoscenico, ricchi di personaggi mitici come la Callas con la quale Giulietta aveva cantato nei più grandi teatri del mondo? » Certamente io l’ascoltavo con vero piacere così come si ascoltano personaggi che hanno avuto una vita affascinante» ha ricordato Marcello, un giovanottone dallo sguardo trasparente e dai modi vecchio stile. Per il mezzosoprano, grazie a quel giovane pieno di ammirazione nei suoi confronti, era rituffarsi nell’atmosfera dei suoi grandi successi. Una vera fortuna aver incontrato una persona colta, educata e sensibile cui Giulietta riconosceva un indubbio talento canoro di cui prendersi cura. Marcello, nella sua disponibilità, non solo le faceva da chevalier d’atour, scortandola ache nelle manifestazioni all’estero nelle quali lei era l’ospite d’onore, ma la intratteneva pure suonando il pianoforte e sollecitandola ad intonare con lui le celebri arie. Una consuetudine durata fino alla fine che prese il via quando la Simionato si autoinvitò, per una vacanza, nella villa romana dei Nardis a «Le Rughe». La famiglia di Marcello cui stava a cuore l’avvenire tenorile del figlio aveva ovviamente accolto con gioia la cantante anche se in quel momento i Nardis preparavano il trasloco a Trigoria in una residenza in via di completamento. Cosa che fece balenare l’idea nella fervida mente di Giulietta di dotarsi anche lei di un appartamento nel complesso dei de Nardis coi quali si trovava così bene. Grazie a loro poteva dare una svolta alla sua vita che sentiva penalizzata dalla grigia convivenza con le nipoti. «Penso-ci ha detto il tenore oggi trentatreenne - che io e la mia famiglia siamo stati visti da Giulietta come un «treno» che le passava davanti nel momento in cui il rapporto con le nipoti si era logorato» E fu così che la cantante maturò la decisione di «salire su quel treno». Si propose come possibile inquilina della residenza di Trigoria. Aveva deciso di lasciare Milano, scatenando la reazione delle parenti che, vedendosi private della persona che per tutta la vita aveva provveduto al loro sostentamento, parlarono di «fughe d’amore» e arrivarono a dire che la zia novantatreenne era stata circuita per il suo denaro. I Nardis, stando ai loro racconti, si sentirono gravemente offesi da queste insinuazioni ma Giulietta che non amava scontri diretti, tantomeno per vie giudiziarie, li pregò di non replicare a queste «bassezze». Giurò che non avrebbe mai perdonato le nipoti, come è stato, per quelle infamie che, purtroppo, a detta di Marcello, hanno avuto anche un peso sulla sua carriera di tenore. » Dal mio debutto avvenuto nel 2003 cantando per Papa Giovanni Paolo II in Canada in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, ho dovuto costruire da solo il mio percorso artistico che mi porterà il 29 maggio prossimo alla Scala per il concerto dedicato a Schumann. Non ho avuto aiuti di sorta» . Ed il giovane ha lasciato intendere che Giulietta, per la sua carriera, non è stata un biglietto da visita. Colpa delle basse insinuazioni delle nipoti che alimentarono le voci secondo le quali in tutta questa storia avevano avuto un ruolo i «miliardi» della Simionato. «Quali miliardi? Avendo avuto a suo tempo da Giulia l’incarico di occuparmi del suo trasferimento a Roma sotto il profilo economico, posso affermare che la sua situazione patrimoniale era buona ma assolutamente lontana dai miliardi di cui si è favoleggiato. L’eredità del terzo marito, il farmaceutico De Angeli era consistita in duecento euro di pensione al mese da aggiungere ai novecento euro dell’Enpals mentre quella del secondo marito, il clinico Cesare Frugoni, non era stata gran cosa», ci ha spiegato l’avvocato Nardis, aggiungendo che parte dei risparmi in milioni di lire della cantante furono spesi per la ristrutturazione dell’appartamento destinatole nel complesso di Trigoria mentre il resto, in tutti questi anni, è stato abbondantemente intaccato dai vari viaggi, compresi le ripetute visite mediche presso il professor Guazzi a Milano, dai vestiti che ordinava da Balestra, dagli stipendi alla governante e da un tenore di vita da «prima donna» che non si faceva mancare niente, a cominciare dagli spostamenti in Mercedes con autista. L’eredità di Giulietta dunque in che consiste? «Vedremo quando si aprirà la successione», ha affermato l’avvocato che in quanto ambasciatore del Sovrano Ordine di Malta ha ottenuto che i funerali della Simionato si potessero svolgere nella Cappella dell’Ordine all’Aventino. Durante il rito funebre Marcello, come ha raccontato, si è sentito abbracciare dalla nipote della defunta, la stessa autrice di quelle infamanti insinuazioni, la quale ha voluto chiedere scusa, facendo ammenda per aver fomentato un grosso equivoco. La stessa aveva tentato qualche anno fa di recuperare per lettera il rapporto con la zia ma non c’era stato niente da fare. Giulietta aveva replicato con uno scritto furente in cui campeggiava la parola «Vergognati», ben conscia che le insinuazioni lanciate dalla nipote avevano disseminato di ombre gialle i suoi ultimi anni . «Hanno detto che la Simionato era stata isolata? Ma quando mai. Negli ultimi mesi il suo udito era andato giù. Ecco perché preferiva che rispondessimo noi alle sue telefonate» , ha concluso Marcello mentre suo padre é ritornato sul problema della cremazione. Giulietta avrebbe voluto che l’urna cineraria venisse depositata a Salisburgo per poter riposare accanto al suo maestro Karajan. Ma se non sarà possibile verrà custodita nella cappellina privata dei Nardis nel complesso di Trigoria come fosse una persona di famiglia. Una prima donna speciale che ha dato a Marcello e ai suoi familiari molto daffare specialmente negli ultimissimi tempi ma li ha anche divertiti con le sue battute. Da ricordare la seguente esclamazione in cui se ne uscì Giulietta, nei confronti di chi , in occasione del compimento dei suoi 99 anni , voleva regalarle un cagnolino:»Oh no! Soffrirei troppo quando lui mi muore».
Carla Pilolli |
Domenica 09 Maggio 2010 18:15 |
Tosca, Met NY 2010
Tosca, Met NY 2010
Avevamo già parlato di questa nuova produzione di Tosca al Metropolitan di New York, che viene a sostituire lo storico splendido allestimento di Zeffirelli. Una seconda recita, l'8 maggio, ci dà la possibilità di ammirare la bravura della coppia , Daniela Dessì e Marcello Giordani, gli unici ad aver tenuto alta l'italica bandiera a fronte di un allestimento (Luc Bondy) che definire oltraggioso è forse il minimo. Anche stavolta, come nelle recite precedenti, il baritono ha abbracciato la statua della Madonna al termine del I atto, nel tentativo di baciarla con lascivo trasporto; ancora una volta tre entraineuses hanno sbaciucchiato il Capo della Polizia all'inizio del II atto, simulando poi una fellatio che più finta non si poteva (con i pantaloni abbottonati!) e ancora una volta Scarpia si è messo a ballare cantando "....e strimpellan gavotte"...facendoci chiedere disperatamente.. "Perché?". Ovviamente il pubblico ha sghignazzato durante il duetto del I atto, tanto da farci pensare che stavamo assistendo non alla Tosca di Puccini ma al Barbiere di Rossini.
Per fortuna che sul palcoscenico la parte italiana del cast ha fatto valere i propri diritti e direi anche la propria dignità artistica. Daniela Dessì si è confermata primadonna di razza e di temperamento, con un ottimo controllo vocale soprattutto nel delicato lirismo di tante frasi, compresa l'aria del II atto e il duetto del III. Daniela Dessì, Tosca al Met, 2010
Al suo fianco il collaudatissimo Mario di Marcello Giordani, sicuro in ogni passaggio e come sempre svettante nel registro alto, la sua arma vincente.Marcello Giordani, Mario al Met, 2010
Il tenore siciliano è stato sottoposto in questi giorni a un vero e proprio tour de force, essendosi occupato tra una recita e l'altra di Tosca della sua neonata Fondazione (Marcello Giordani Foundation), un progetto a cui teneva moltissimo e che ha visto la luce proprio il 7 maggio scorso,presso l'Athletic Club di New York. La Fondazione ha lo scopo di aiutare giovani talenti, di tutto il mondo, ad entrare nel mondo dell'Opera, studiando, perfezionandosi, debuttando infine, con un occhio di riguardo per il mercato americano che Giordani conosce benissimo, avendo svolto fin dai suoi primi anni di carriera una gavetta tutta americana.
Nel corso della cerimonia si sono esibiti alcuni valenti giovani, tra cui il bravissimo basso Dario Russo, il mezzosoprano Heather Gallagher, il soprano Daniela Pedi, il baritono Steven La Brie, il soprano Robin Lamp, il soprano Sabina Kim, nonché lo stesso Giordani in "Tu ca nun chiagne" e "Nessun dorma", ottenendo un vera ovazione.
Madrina il soprano Aprile Millo, che si è collegata in diretta con Milano , presentando al pubblico la grande Magda Olivero, apparsa in video come una straordinaria icona dell'Opera. La Olivero ha lasciato una traccia indelebile negli Usa, dopo lo storico debutto al Met nel 1975 in Tosca, mai più dimenticato. Oggi, compiuti i 100 anni, lucidissima e pervasa da una verve incontenibile, ha ricordato quell'evento, ha salutato gli amici americani e ha persino eseguito all'impronta il Monologo di Fedra dall'Adriana Lecouvreur, lasciando sbigottiti e commossi gli astanti.
Presenti in sala Bob Lombardo, il più grande agente di New York, la leggendaria Eve Queler, per tanti anni a capo degli eventi operistici alla Carnegie Hall,Barry Tucker, figlio del tenore Richrd Tucker e Presidente dell'omonima Fondazione, importanti critici americani e vari addetti ai lavori.
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