Dentro la” favola di Turandot
Conversazione con il regista della Turandot di Puccini, nel 90° anniversario.
A cura di Myriam C. Bonelli ( OWM, Opera World Magazine, N.Y.)
Incontriamo Enrico Stinchelli a Roma, presso lo storico Bar Vanni in Via Col di Lana dietro
Viale Mazzini, tradizionale luogo di incontri artistici e ritrovo dei funzionari Rai, durante
l'ora di pranzo. “E' il mio ufficio, a tutti gli effetti” ridacchia il regista, autore e conduttore
con Michele Suozzo del più famoso varietà operistico italiano, la Barcaccia, in onda da
settembre a giugno su Rai, Radio3, giunto ormai a superare le 6000 puntate consecutive.
“Andiamo in onda dal lunedì al venerdì dal 1988, un record. Abbiamo intervistato già tre
generazioni di artisti lirici, da Gina Cigna a Diana Damrau!” . Lo dice con malcelata
fierezza ma senza perdere quel sorriso ironico e a volte dispettoso che contraddistingue
la sua espressione. Ce lo immaginavamo più arcigno e forse anche più cattivo, nel senso
melomane del termine: la trasmissione che conduce da anni è nota soprattutto per la
temuta e crudele rubrica delle “perle nere”, in cui senza pietà vengono trasmesse le
stecche o gli errori più pacchiani dei mostri sacri della Lirica, nessuno escluso. Invece
Enrico Stinchelli è un tipo molto affabile, alla mano, la conversazione subisce
immediatamente il tono familiare, cordiale, con un fiume ininterrotto di aneddoti che è
difficile contenere. Si percepisce un fortissimo spirito critico e idee ben chiare, un po' su
tutti gli argomenti, con frequenti citazioni che lasciano intuire una profonda cultura
classica e una invidiabile conoscenza della materia operistica, di cui è certamente uno
dei massimi esperti esistenti. “Cattivo io? Allora non conosce bene l'ambientino
dell'Opera!” ,lo sguardo si fa luciferino.” Guardi...l'Opera è una grande magìa ma è anche
il Regno dell'Ipocrisìa , della finta lode, del complimento fasullo...salvo poi distruggere a
tavola, tra amici , dopo la recita. Dovrei aggiungere purtroppo...ma tanto a che serve. E'
un brutto rituale che non cambierà mai.”
Non riesco ad avviare l'intervista. “Ma è già avviata! Ogni conversazione è un'intervista,
prenda appunti, detesto rispondere alle domande come se fossimo a un Quiz...”.
Mi parli della Turandot a Torre del lago, sono 90 anni dalla Prima e Lei ha avuto il grande
onore (e onere) di firmare la regìa di questo spettacolo.
“Per me Turandot è una grande , meravigliosa favola. Bisogna credere nelle favole, le
favole sono la Verità. Sa l'etimo della parola “Mito” cosa rivela? Che il Mito è una
narrazione sacra, VERA. Turandot è l'ultimo lascito di Puccini, un genio. Va rispettata la
sua sacralità mitica, per questo ho lavorato come un matto alle luci , trasformando la
meravigliosa scena di Frigerio in una pagoda viva, brillante, caleidoscopica. Non che
fosse già bella di suo, intendiamoci.Ma in un filmato che ho visionato con molta
attenzione notavo una certa sontuosità statica, a tratti lugubre, che non trovo si adatti a
questo capolavoro di Luce e di Vita. I complimenti più belli, come sempre, li ho ricevuti dal
pubblico, che andava via dicendo di aver vissuto all'interno di una fiaba, di un sogno.
Questo è il miglior risultato per me. Ho anche cercato di allargare la scena, alzando la
prospettiva con batterie di luci a terra posizionate ai lati e dietro la grande pagoda,
illuminando i bracieri posti spenti in cima alle colonne. I pompieri avevano vietato la
fiamma viva...non mi sono dato per vinto: ho posizionato macchine per il fumo e riflettori
all'interno dei bracieri, in modo da tale da dare l'impressione che fumassero. Vede? Con
poco si può fare tutto...”
E riguardo alla regìa? Turandot è un'opera molto scontata, rituale, difficile inventarsi
qualcosa di nuovo?
“Sono statiche e rituali le regìe senza idee. Ma talvolta le idee sono cazzate, sic et
simpliciter: non ci vuole niente a mettere i dignitari Ping Pong e Pang seduti su tre tazze,
per tazze intendo tre cessi. O farli girare in bicicletta: il circo dell'Opera è lì pronto ad dare
adito alle più sfrenate fantasìe e ognuno di noi ha questo dono splendido, la fantasìa. Ma
restano cazzatelle, stupidaggini, provocazioni inutili. Io ho introdotto, rispettando
comunque l'impianto tradizionale, una serie di cose che non appartengono alla
tradizione.”
Può illustrarLe?
“ Intanto Turandot, la gelida, la crudele, ha un alter ego: il boia. Ho eliminato la figura
classica dei Mastro Lindo che invariabilmente si presentato in scena con la mannaia e ho
trasformato il boia in una donna, un'attrice bellissima,Elena (chiedo scusa se non ricordo
il cognome). Solo una donna sa essere veramente cattiva quando vuole. Si veda Lady
Macbeth e in fondo la stessa Turandot. Non solo il boia ma anche le guardie sono donne:
il braccio armato della Principessa. Ed è il boia che porge a Liù la lama con la quale si
suiciderà. Ho visto centinaia di recite in cui Liù strappa un pugnale dalla cinta di un
robusto armigero?? Ma quando mai!!? Sono le assurdità che rendono ridicola la nostra
beneamata Opera Lirica. Può mai una schiava torturata, distrutta, piccola, debole, rubare
indisturbata un'arma da un soldato? Quel poveretto verrebbe giustiziato all'istante, prima
di Liù stessa!
Inoltre, alla staticità dello stupendo Coro “Perchè tarda la luna” , nel primo atto, ho
aggiunto la figura allegorica della Luna stessa, una immagine femminile diafana ed
evanescente che vaga tra i corpi a terra dei signori del Coro con un effetto che è piaciuto
molto, visti gli applausi del pubblico. Solo che, quando ci sono troppi applausi per la
regìa, come mi insegnò Denis Krief, vuol dire che c'è qualcosa di sbagliato.” (ride)
Lei è stato mai contestato?
“Siiii, ma certo! Guardi, proprio l'anno scorso al Teatro Antico di Taormina, ho proposto
un'Aida di Verdi ambientata al Museo Egizio. In fondo, ammettiamolo, Aida è spesso una
sorta di Museo Egizio a cielo aperto: lo ha detto persino il Maestro Muti in una recente
intervista per Alberto Angela. Cito Muti: “Se dovessi allestire un'Aida la ambienterei
presso un Museo Egizio”. L'ho accontentato, senza saperlo, ovviamente. All'interno di
questo museo ho collocato scolaresche di bambini e turisti: cosa strana, i bambini sono
stati applauditi....i turisti fischiati. Al termine del concertato del II atto sono partite le
contestazioni che, tra l'altro, ho saputo erano state coordinate da un noto malandrino
attivo a Taormina, ben conosciuto ai giudici per le sue malefatte. Ho provato per un attimo
l'ebbrezza del “regista contestato” , la stessa provata da Krief, Guth, Castorf, Tcherniakov
& C. Devo dire , però, che concordo con Hugo De Ana quando dice di preferire gli
applausi. Ecco, De Ana è un genio, l'erede di Zeffirelli.”
Lei quindi sostiene la tradizione, il rispetto, ma poi strizza l'occhio ai provocatori di area
germanica?
“Ora è Lei che provoca, però! (risata). Io sono per il RISPETTO assoluto, che non vuol
dire essere didascalici , rituali e ripetitivi. No. Io sono per le idee e per lasciare al
pubblico, che paga, un buon ricordo. Il che vuol dire rispettare l'Autore e il pubblico. Ma
anche i solisti, il Coro, le comparse, il maestro che dirige, i tecnici, tutti. Bisogna saper
valutare le idee, soprattutto averle. Conosco uno (non Le farò il nome perchè non lo
merita) che va avanti con regìe scopiazzate da quelle degli altri, scene comprese. E' un
poveretto che non ha idee, da compatire. Le idee non hanno prezzo, se sono
buone.Abbiamo avuto in dono un cervello e un'anima sensibile: usiamoli.”
Lei ha avuto esperienze registiche con molti Teatri di vaste dimensioni, all'aperto:
dall'Arena di Verona a Torre del lago. Pensa alche Lei, come Toscanini, che all'aperto si
debba solo giocare a bocce?
“Non tutto quello che diceva Toscanini era Vangelo. Toscanini in Italia è un po' come
Garibaldi, non si discute. Poi, gratta gratta....scopri che di lepidezze ne ha dette tante
pure lui. Non sono d'accordo sulla questione delle bocce. Dipende dal tipo di spettacolo,
dal cast e da tanti altri fattori. Se uno spettacolo è brutto, se i cantanti fanno pena...sarà
così al chiuso, all'aperto e ovunque.Anche in mezzo al mare. Una volta, con Leo Nucci,
abbiamo fatto un'Opera in mezzo al Po, su una grande chiatta che galleggiava davanti a
Brescello, nei luoghi di Don Camillo e Peppone. Il pubblico era assiepato sulla sponda.
Bellissimo e divertente, se non fosse per i milioni di zanzare che festeggiavano con noi
questo evento. Ma esiste l'Autan. Poi, non tutti i teatri sono uguali. A Verona devi lavorare
sui grandi numeri e considerare che comparse e ballerini (oltre ai cantanti) diventano
minuscoli. Se vuoi mettere in risalto un dettaglio, tipo uno sguardo d'odio....per dire, lo
perdi invariabilmente, non lo vedrà nessuno, nemmeno una lince. Devi lavorare sul
grande spettacolo, come i tre più belli che abbia mai visto a Verona: Carmen (la Prima
non quella dimezzata di oggi), Trovatore e Turandot di Zeffirelli, tre magnificenze
assolute. A Torre del lago è un'altra storia: c'è Puccini sepolto nella sua casa davanti al
Teatro. Questo dato conta, eccome, almeno per me. La Fondazione, presieduta da un
personaggio estroso e geniale come Alberto Veronesi, uno che guarda sempre più avanti
rispetto agli altri nonostante le critiche che gli piovono addosso, un consiglio
d'amministrazione che ama il proprio Teatro , qualunque cosa accada.
A Taormina, per contro, non puoi fare molto perchè non è un Teatro nato per l'Opera, è
piuttosto una cartolina per turisti.
Tu vai là, ti mangi la granita prima, ti siedi e cosa vedi? L'Etna. Quella è l'Opera.
Senza sbocchi ai lati, senza la possibilità di montare e ricoverare scene importanti,
senza ciò che occorre...non è una cosa normale. Il pubblico è formato essenzialmente da
turisti poco avvertiti, accaldati, arrostiti e dagli appassionati che arrivano da Catania e
Messina, pronti a bibarsi l'ennesima Carmen, l'ennesima Cavalleria, bene o male che
venga realizzata da impresiaretti spesso improvvisati, gente priva di competenze
specifiche spesso arraffona, facilona, intrallazzona. E' un Teatro “di servizio”, nel senso
che se Lei domani vuole allestire la Sua Cavalleria o la sua Carmen può farlo: si fa dare
le date dalla Regione, attiva il baraccone e via. Raduna i suoi duemila spettatori (paganti:
con gli omaggi può arrivare anche al doppio!) o quando va male si accontenta di qualche
centinaio di persone, smaniose di prendere un po' di frescura. Il giorno dopo arriva il Volo
e fa il pienone (e ciao Opera!). Comincio a capire perchè a Taormina c'è la consuetudine
di non pagare i Cori, le orchestre, i cantanti, i tecnici... .”
Lei è un fiume in piena, sempre?
“ Non mi conosce quando mi arrabbio! Allora sì che divento un fiume in piena. Adesso
sono rilassato e tranquillo. Vede: io amo l'Opera. La amo sul serio,nel profondo. Per me è
un modus vivendi. Grazie all'impegno per e sull'Opera sono riuscito a bypassare (perdoni
il neologismo) gli orrori che ci propone la nostra attualità. Io sfuggo al bombardamento
mediatico grazie a Verdi, Puccini, Mozart, Wagner...Le pare niente? Riuscire a non farsi
tangere dallo schifo e dall'orrore da cui veniamo inondati, come se fosse acqua fresca?
Invece è acqua fetida. La colpa è dell'informazione, glielo dico da figlio e nipote di
giornalisti (del resto è quello che mi diceva sempre mio padre, Fulvio) : l'informazione
riguardo certi fatti non dovrebbe nemmeno esistere. Quando mia madre era giovane
cronista il capo redattore cestinava le notizie più cruente....oggi ce ne pasciamo, godiamo
(non io!) dei particolari più osceni e ripugnanti, i bambini persino hanno dimestichezza
con armi, torture, orrori che non dovrebbero nemmeno conoscere. Su Facebook e sui
social networks è tutto un tripudio di teste mozze, corpi squartati,bambini arrostiti, animali
seviziati....ma vaffanculo, lo scriva pure anche in inglese, vaffanculo a questa
informazione vomitevole e inutile. Amo l'Opera perchè riconosco in questa forma
straordinaria di spettacolo a tutto tondo il meglio prodotto dall'umanità. Musica,canto,
poesia, danza, l'Opera è la sintesi , se vogliamo lussuosa, di quanto di più bello e forte
sia stato creato dall'uomo. Da quest'uomo così fragile e dannato, ma -se vuole- geniale.
Per cui l'Opera va amata e rispettata. Da noi per primi e poi da tutti.”
Ha più amici o più nemici?
“Ho tantissimi nemici di cui sono amicissimo.E mi creda se le dico che è assai meglio di
avere tanti amici di cui sei nemico. Il basso Teodoro Rovetta, che da giovane girò le
pagine al maestro Favaretto durante uno degli ultimi concerti della Tebaldi, credo fosse
alla Scala, mi disse tristemente che il maestro si voltava verso destra e guardando la Diva
le diceva “Brava!” , poi si voltava a sinistra sussurrando a lui “che schifo”...Capisce?
Questo è l'ambientino, non troverà facilmente uno che dice esattamente quello che
pensa, in faccia. Io mi sforzo, ce la metto tutta, come vede quello che dico qui lo dico
normalmente in trasmissione, facendomi una fama (falsa) di cattivone.”
Un famoso economista americano, Thomas Sowell, diceva che ci sono solo due modi di
raccontare la verità completa : in forma anonima e in forma postuma.
“Aveva ragione...ma io non voglio affermare delle Verità. Sarei idiota. Dico e scrivo quello
che penso. E' diverso. La sera voglio addormentarmi sereno. Il migliore amico di Enrico è
Enrico. Ognuno di noi deve fare i conti con quell'Io che è in noi. “
Riesce ad avere una vita privata con una vita tutta consacrata all'Opera, alla Musica?
“ Mi aspettavo questa domanda...la risposta è sì, ci riesco, non mi chieda come. E'
talmente privata che non vorrei divulgarne le specifiche. Ho la fortuna di essere
circondato ,come si suol dire con una frase fatta , “dall'affetto dei miei cari” . Credo che
ognuno di noi attiri persone a seconda delle proprie caratteristiche umane: se sei stronzo
attiri gli stronzi come te, se sei amabile attiri persone amabili. Similes cum similibus
congregantur, dicevano i nostri antenati latini. Ci vuole pochissimo per farsi amare e
moltissimo per farsi detestare: lo dicevo proprio ieri a un disgraziato che ha il brutto vizio
di non pagare gli artisti. E' ricco sfondato, che gli costa saldare i conti con chi ha lavorato
per lui? Eppure l'avidità, soprattutto il gusto di fottere il prossimo sono patologìe incurabili,
come il gioco, come l'alcolismo. Brutta cosa. Si finisce per vivere alla rovescia, quindi
male.”
Chiudiamo questo colloquio con una nota positiva?
“Se non ho fatto altro per tutta la chiacchierata??? Allora Lei , mi scusi, non ha capito
niente! (ride). Vuole una nota positiva? Si ascolti il Don Giovanni o la Sinfonia Fantastica
di Berlioz dirette da Karajan, sono TUTTE note positive, sa quante ne trova?
Il potere della Musica ben eseguita è infinito, terapeutico. Ascolti i Quadri d'un
esposizione di Mussorgskij diretti da Celibidache:al termine si sentirà come una
visionaria, come una sciamana, avrà la percezione dell'Universo nella sua interezza.
Ascolti Mahler diretto da Bernstein e vedrà la Sua intera vita scorrere come un fiume
davanti ai Suoi occhi. Ascolti Horowitz, Richter, David Ositrach, Gilels, Arrau....saranno
rivelazioni, sarà la prova di quanto bella possa essere la vita e di quanto ricco possa
essere il mondo, al di là delle brutture che VOGLIONO metterci davanti agli occhi ogni
minuto. Un consiglio per l'estate? Venite il 12 agosto a Torre del lago a vedere Turandot,
sapendo che alle vostre spalle avete la casa in cui riposa Puccini, visitate quei luoghi e
tornerete a casa arricchiti, forse anche più buoni.”
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