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Venerdì 11 Febbraio 2011 10:30 |
Bando per selezione, audizione, Masterclass/Workshop
di due cast per la rappresentazione de
“Il convitato di pietra” di Giovanni Pacini.
Teatro Pacini a Pescia
Il musicologo Jeremy Commons e Daniele Ferrari hanno ricostruito e rivisto sulle fonti originali questo gioello di Giovanni Pacini, composto e rappresentato nel 1832.
L’opera, di stile rossiniano, è molto vivace e vocalmente virtuosistica.
Il convitato di pietra di Pacini, mai eseguito dopo il 1832, è stato rappresentato in prima mondiale al Festival Rossini di Bad Wildbad nel 2008 sotto la direzione di Daniele Ferrari, trasmesso in diretta da Deutschland Radio e registrato in CD da Naxos (8660282-83).
CANDIDATI
Sono ammessi a selezione ed audizione tutti i cantanti con i requisiti vocali richiesti per i ruoli dell’opera:
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soprano lirico-leggero di coloratura (Zerlina)
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contralto-mezzosoprano lirico di coloratura (Donn’Anna)
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tenore lirico-leggero (Don Giovanni)
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tenore lirico (Duca Ottavio)
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basso-baritono buffo (Ficcanaso)
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basso-baritono (Masetto)
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basso (Commendatore)
SELEZIONE (iscrizioni entro il 5 marzo 2011)
Per iscriversi alla selezione sarà necessario innanzitutto registrarsi al sito
www.danieleferrari.com/festivalpacini2011
immettendo i propri dati, comprensivi di indirizzo email e numero di cellulare. Effettuata la registrazione, gli iscritti potranno effettuare il login alla pagina web nella quale potranno caricare:
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copia del documento bancario (comprensivo di CRO) attestante il versamento della tassa di iscrizione (non rimborsabile) di Euro 60,00 sul C/C intestato a: Giovannelli Giovanni/Festival Pacini - IBAN: IT51H0303224900010000000270 - BIC: BACRIT22 ;
b) un filmato o un file audio con una recente esibizione del candidato (durata massima di circa 5 minuti);
c) il proprio curriculum vitae (lunghezza massima di una pagina formato A4) che dovrà contenere, in forma schematica:
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dati personali (Cognome e nome completi, data di nascita, indirizzo di residenza, numero di cellulare, recapito email, codice fiscale)
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studi - concorsi nazionali ed internazionali
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esperienze teatrali
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repertorio conosciuto (sintetico)
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titolo completo (autore, opera, brano) dei due brani che saranno eseguiti dal candidato in caso di ammissione all'audizione dal vivo. La durata dei due brani non dovrà superare i 10' complessivi. Uno dei due brani dovrà essere tratto dal repertorio operistico; uno dei due brani dovrà essere quello contenuto nel file inviato via web per la selezione; uno dei due brani dovrà essere in lingua italiana; uno dei due brani dovrà contenere passi di agilità o coloratura.
Entro mercoledì 10 marzo 2011 sarà pubblicato l’elenco dei candidati ammessi a sostenere l’audizione dal vivo. I candidati ammessi saranno avvisati anche personalmente via email.
AUDIZIONI DAL VIVO
I candidati ammessi potranno quindi iscriversi all’audizione dal vivo che si terrà a Milano il 13, 14 e 15 marzo (luogo ed orari saranno comunicati direttamente agli aspiranti).
I candidati ammessi all'audizione dal vivo dovranno consegnare alla commissione tre copie leggibili dei due brani che eseguiranno. La Commissione, a suo insindacabile giudizio, potrà richiedere l’esecuzione parziale dei brani e potrà comunque interrompere l’esecuzione stessa in qualunque momento. L’organizzazione metterà a disposizione dei partecipanti un pianista accompagnatore, tuttavia i candidati potranno farsi accompagnare dal proprio pianista.
Entro il 20 marzo saranno pubblicati i nomi dei cantanti selezionati dalla Commissione (con giudizio inappellabile) per i due cast per la rappresentazione de “il Convitato di pietra” di Giovanni Pacini nei giorni 15, 16 e 17 aprile, presso il Teatro Pacini di Pescia (PT), alla presenza di noti agenti e personalità del panorama culturale ed operistico internazionale, oltre a rappresentanti della stampa specializzata, della radio e della televisione. E’ prevista inoltre una ripresa video per un‘eventuale pubblicazione in DVD.
COMMISSIONE DI VALUTAZIONE
La commissione per la selezione e le audizioni sarà composta da:
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Luciana Serra (Direttore artistico - Presidente di commissione)
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Daniele Ferrari (Direttore musicale)
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Enrico Stinchelli (Regista)
Il Presidente, a suo insindacabile giudizio, potrà consentire alla commissione di procedere ugualmente alle audizioni qualora uno dei membri sia impossibilitato ad essere presente per motivate cause di forza maggiore.
MASTERCLASS-WORKSHOP CON LUCIANA SERRA E PROVE DELL’OPERA
I cantanti che saranno scelti per i cast verranno avvisati personalmente, avranno immediatamente a disposizione lo spartito dell’opera e dovranno contestualmente sottoscrivere la loro disponibilità allo studio preventivo dello spartito ed alla permanenza a Pescia dall’1 al 17 aprile compresi. Durante detto periodo frequenteranno obbligatoriamente una Masterclass/Workshop di canto (di più giorni) sull’opera di Pacini con Luciana Serra ed effettueranno le prove di regia con Enrico Stinchelli, oltre alle prove musicali con il direttore Daniele Ferrari.
RIEPILOGO SPESE A CARICO DEI PARTECIPANTI
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tassa di iscrizione (non rimborsabile) di Euro 60,00;
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per l’audizione dal vivo: tutte le spese di viaggio, vitto, alloggio, nonché le spese relative al proprio pianista (qualora non ci si servisse del pianista messo gratuitamente a disposizione dall’organizzazione del Festival);
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per i componenti dei due cast: tutte le spese di viaggio da e per Pescia.
RIEPILOGO SPESE A CARICO DELL’ORGANIZZAZIONE
I componenti prescelti per i due cast, dall’1 al 17 aprile usufruiranno di vitto e alloggio a spese dell’organizzazione del Festival e frequenteranno gratuitamente la Masterclass di Luciana Serra. Per le rappresentazioni e le eventuali riprese audio/video verrà riconosciuto ad ogni cantante un gettone di presenza.
PER EVENTUALI ULTERIORI INFORMAZIONI:
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Recensioni
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Giovedì 10 Febbraio 2011 18:11 |
Novità in DVD:
SIMON BOCCANEGRA di VERDI
DOMINGO\ Pappano EMI CLASSICS
Compie 70 anni Placido Domingo e la Emi Classics fa uscire il “Simon Boccanegra” , uno dei tanti, eseguito dal grande tenore al Covent Garden sotto la direzione di Pappano, lo scorso anno. E' un omaggio al Tenore, non v'è alcun dubbio: poiché non vi è una sola nota o frase di tutta la partitura che Domingo esegua da baritono. Lo abbiamo più volte detto e scritto: Domingo è e resta tenore, nonostante l'età e una lecita paura ad affrontare ruoli nei quali non reggerebbe più né il peso né il confronto con sé stesso gli suggeriscano ormai personaggi esclusivamente baritonali. Dall'entrata nel Prologo alle ultime note Domingo canta la parte di Simone da tenore, con una voce piuttosto chiara e schiacciata sulle “e” e sulle “i” , come ha quasi sempre fatto, assicurandosi con questa emissione rino-faringea una lunghissima, ineguagliabile carriera. Certo, è Domingo: le frasi sono cantate con giusti accenti, con buon legato, con il famoso “senso della parola” che molti più illustri vocalisti non hanno mai avuto. Però non è Simon Boccanegra questo: è Domingo che si arrangia alla meglio, è un compromesso, un ibrido che non rende giustizia a uno dei ruoli topici per ogni grande baritono, quasi uno scherzo o se si preferisce un capriccio.
Il fatto più grave è che proprio Domingo, giustamente famoso per la sua musicalità, sia costretto a cantare tutto forte , senza mai poter alleggerire nelle molteplici mezzevoci richieste da Verdi.
Scenicamente il personaggio c'è, i costumi son ben indossati, l'allure è quella del fuoriclasse.
Intorno a Domingo fiorisce un giardino di mostri, direi proprio Il Club dei Mostri.
J.Summers
Comincerei dallo spaventoso Jonathan Summers, che impersona un grottesco Paolo Albiani: un misto tra Don Magnifico e Tonio lo Scemo, una caricatura di quello che dovrebbe essere il viscido traditore.La vocalità è degna delle sue comiche movenze.
Marina Poplavskaja, il soprano che canta Amelia, è per me un mistero che può spiegarsi soltanto se si indagasse sul fronte “gossip”: cosa che non farò, limitandomi alla sua prestazione artistica. Che è scandalosa: brutta la voce, senile e rinsecchita, brutta la tecnica, con frequenti perniciose ingolature e suoni spoggiati ai limiti dell'udibile, brutta l'intonazione, sempre oscillante e traballante, e bruttina pure lei, che nei primi piani sembra aver ingoiato due ferri da stiro, uno per mascella.
Entra Gabriele Adorno, il tenore, e come per un terribile incantesimo fa il suo ingresso il sosia di Giuseppe Morino, colui che fu il Re del Belcanto nelle mitiche stagioni di Martinafranca. Re...si fa per dire: era famoso per i suoni belanti e sconclusionati, sino ai sopracuti più incredibili. Si chiama anche lui, ironia della sorte: Joseph, di cognome Calleja.
La voce vibra e sembra continuamente trillare,a volte si fa bianca e spoggiata, in altri casi grida, in altri parla...una parodìa per un ruolo che è stato definito “il piccolo Otello”, cavallo di battaglia di tutti i tenori lirico spinti di stampo verdiano.
La galleria si completa con il basso Ferruccio Furlanetto, che - non ne capisco la ragione- spinge il pedale su ogni sillaba, accentando e spezzando le frasi legate (“ A tte l'esttre- mo aDDDio, ppa lla ggio altero, fre Ddo sePPol cro...” ec.) assumendo il tono di un vecchio brontolone, a metà strada tra Don Bartolo e Don Pasquale.
Questo spiacevole ensemble è ulteriormente imbruttito dalla regìa statica di Elijah Moshinsky , dalle scene di Michael Yeargan che vorrebbero essere tradizionali ma sono soltanto ingombranti. Meglio i costumi di Peter Hall.
Sul podio Pappano. La sua concertazione è ottima , sia per la scelta dei tempi che per il gioco dei colori, peccato solo che l'orchestra del Covent Garden sia frequentemente stonata (addirittura indecente nell'introduzione all'aria di Amelia “Come in quest'ora bruna”) e che quindi venga spesso vanificato il lavoro del maestro concertatore.
Discreto il Coro. |
Recensioni
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Sabato 05 Febbraio 2011 10:36 |
Elisir d'amore all'Opera di Roma, un gradito ritorno di uno dei capolavori del repertorio operistico, un ottimo successo, una serata piacevole nonostante la funesta notizia del ricovero a Chicago del Maestro Muti, colto da malore mentre provava un impegnativo concerto sinfonico. Nel formulare i nostri personali auguri di pronto ristabilimento al Maestro, in attesa di rivederlo sul podio romano il 17 marzo con “Nabucco”, non possiamo non notare che anche in questo “Elisir” l'impronta mutiana è notevole. Del resto , il vicepresidente del Consiglio d'amministrazione del Teatro, Bruno Vespa, tra un Porta a Porta e l'altro, ci aveva annunciato che ogni “ordine” del Grande Maestro Muti era stato rispettato alla lettera: dalla nomina del suo fido direttore artistico Alessio Vlad, alla rimozione della Fracci in favore di Misha Van Hoecke quale direttore del corpo di ballo, alla nomina di Roberto Gabbiani in luogo del povero Giorgi, che di crepacuore passò all'altro mondo , alla nomina di Filippo Arriva quale ufficio stampa in vece del pur ottimo Sappino, fino alla scelta dei titoli, dei registi , dei direttori d'orchestra e di gran parte dei cast, come si deduce anche da questo “Elisir”.
Elisir d'amore, Roma 2011
E' dal programma di sala che scopriamo i “sottili” legami, per esempio, con il regista Ruggero Cappuccio, napoletano, che nel 1999 debutta in opera con la “Nina” di Paisiello, diretta alla Scala da Riccardo Muti;ancora nel 2001 è sua la regìa di Falstaff a Busseto, sul podio Muti;ed è Chiara Muti, figlia del Maestro, nel cast dell'”Orlando furioso” presentato all'ETI , sempre nel 2001, o in “Desideri mortali” , oratorio profano di Tomasi di Lampedusa, eseguito a Palermo nel 2008, o nell'opera “Natura viva” di Betta presentata al Maggio Musicale Fiorentino nel 2010. Insomma: Cappuccio e Muti, Muti e Cappuccio...
Se poi prendiamo un compasso, che vicino ai cappucci stanno benissimo, e proviamo -sempre partendo da Muti- a tracciare delle linee....scopriamo che il maestro Campanella è un altro fraterno amico del Maestro.Nulla di male, per carità....nella grande loggia dell'Opera c'è posto un po' per tutti e Campanella è uno specialista del repertorio donizettiano. Le linee si intrecciano e si irradiano, come i raggi di un grande Sole: il costumista, Carlo Poggioli, firmò i costumi del Falstaff, della Nina e persino di Don Calandrino a Salisburgo, tutti spettacoli voluti e diretti da Muti.
Elisir, Roma 2011
Veniamo al cast, anche qui non ci vogliono cappucci o compassi, è abbastanza evidente:
Adriana Kucerova, l'avvenente Adina, è una pupilla del Ravenna Festival, avendo ivi cantato con il Maestro Muti, così anche l'Adina del secondo cast, la bravissima Rosa Feola, che cantò “I due Figaro” di Mercadante a Salisburgo, ancora una volta con il Maestro Muti.
Va bene, no problem. Finché c'è la salute....diceva Totò.
Lo spettacolo, si diceva all'inizio, molto piacevole, garbato, con punte di eccellenza nel cast maschile. Saimir Pirgu, il più giovane della compagnìa, musicalissimo ed elegante come Nemorino, sulla scìa dei tenori di grazia alla Luigi Alva: perfetta la sua caratterizzazione, prodiga di colori e smorzature raffinate, con una “Furtiva lagrima” di grande levatura e un bel do alla fine del duetto con Belcore, tutto ciò unito a una piacevole presenza scenica e a una notevole disinvoltura attoriale. Un protagonista ideale, con la voce che risuonava sonora in tutto il teatro.
Saimir Pirgu
Molto bene anche il giovane Dulcamara di Alex Esposito, un vero attore-cantante, che la regìa ha voluto come una sorta di mago, di genio della lampada. Esilarante l'ingresso, con Dulcamara minuscolo, avvolto in un mantellone che nascondeva le gambe piegate, tale da farlo apparire come un nano grottesco. Un grande prova di bravura unita a una vocalità che, seppur non estesa (gli acuti sono risultati un po' “stretti”) , è risultata sempre autorevole e perfetta nella dizione.
Alex Esposito
Ottimo il Belcore di Fabio Maria Capitanucci, tronfio e molto sonoro nell'ottava centrale, perfetto in scena. Consiglierei a questo bravo baritono di non lanciarsi, però (come leggo nel curriculum) in opere verdiane abbastanza pericolose, visti i piccoli problemi che si notano sul registro alto (gli acuti tendono ad andare un po' indietro, con un movimento della testa che accompagna ) e di insistere piuttosto su Mozart e Rossini, sistemando man mano la tecnica.
Purtroppo il reparto femminile non era all'altezza, una tantum, dei colleghi uomini.
Adriana Kucerova
La Kucerova è molto graziosa, si muove in scena come una ballerina, è disinvolta , la voce è carina, le note ci sono quasi tutte (qualcuna ne ha saltata nella cabaletta finale “Il mio rigor”)...ma i mezzi sono piuttosto limitati. Fiati corti, note basse quasi inesistenti. Adina è una parte classica di lirico di agilità, ciò vuol dire che si richiede una voce decisamente più sostenuta e non evanescente, a tratti spoggiata, come quella della cantante slovacca. E poi, quando l'orchestra cresce di intensità (nei concertati soprattutto), non si può essere totalmente travolti.
Molto male vocalmente la Giannetta di Erika Pagan, che deve assolutamente aggiustare l'emissione per non risultare petulante .
Lo spettacolo di Cappuccio presentava una scena estremamente stilizzata, un po' onirica, in carta da zucchero: semplici quinte decorate, un fondale con il paesino accennato da casette bianche tipo Ostuni, un paio di tavolini bianchi, alcuni ingombri di plastica illuminati da luci ora bianchissime ora tenui e soffuse. I personaggi erano molto attivi e danzanti, per lo più:Dulcamara, si è detto, un genio della lampada con tanto di treccione e pantaloni alla zuava, Nemorino un signorino di campagna in gilet, Adina una damina tipo Musetta, Belcore in divisa classica con appena due soldati-mimi al seguito. In più saltinbanchi e funamboli, tra cui una bravissima ragazza che si arrampicava su un lungo drappo rosso e volteggiava in aria nella “Furtiva lagrima”.
Il Coro, nonostante qualche tentativo di ballo e lo sventolìo di qualche bandierina, era piuttosto statico.
Il maestro Campanella ha scelto una strada opposta alla disincantata e ingenua allegrìa dello spettacolo e , costretto a far suonare l'orchestra piano o pianissimo soprattutto quando cantava Adina, ha dato l'impressione di tenere il freno tirato, il contrario esatto di talune esilaranti recite di Don Pasquale o Figlia del reggimento, di cui Campanella è specialista. Così , ogni tanto, l'orchestra risultava non solo sottotono, ma talvolta imprecisa e spesso moscia, demotivata. Lo stesso Coro era abbastanza irriconoscibile dall'ultimo Moise ed è clamorosamente andato fuori tempo nel finale del I atto.
Da registrare un bel successo, con molte richieste di “bis” dopo la grande aria di Nemorino: trionfo per Pirgu, per Esposito e per Capitanucci, meno applausi ma comunque abbastanza per Adina e Giannetta, consensi al direttore e ai responsabili dello spettacolo. Una delle rare volte in cui il regista non viene fischiato: per molti è un brutto segno.
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Note
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Domenica 30 Gennaio 2011 15:30 |
BUNGA BUNGA, BINDI BINDI
L'ondata moralistica, gli anatemi scagliati ora dal Vaticano ora da Rosy Bindi contro le orge del Bunga Bunga, questa Italia che grida allo scandalo, sembra aver dimenticato ciò che l'Opera lirica propone da almeno quattrocento anni, cioé da quando è nata. Pare quasi che le escort siano una invenzione moderna, qualcosa spuntato fuori solo adesso...per mero scopo “sputtanatorio”.
Massaggi a luci rosse. Ora sfilano i clienti VIP
Un giro di prostituzione di alto bordo in alcuni centri estetici situati nel centro di Milano è stato smantellato dai carabinieri che hanno eseguito dieci ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone accusate di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione (,...). Fra la clientela identificata nel corso delle indagini dell’operazione, denominata EROTIC CENTER, figurano alcuni personaggi dello spettacolo.
(…) Un sacerdote, un noto direttore d’orchestra, anche un magistrato.Il “regalino” per le signorine partiva da un minimo di 100 Euro.
Questa notizia apparve come trafiletto, qualche anno fa, per subito scomparire nel nulla, senza scandalo alcuno.Noi l'abbiamo gelosamente conservata, come si fa con i programmi di sala autografati , un simpatico “memento homo”.Ben più ponderoso il fascicolo che riempie le pagine e le cronache di questi giorni.
Le attività sessuali del nostro Presidente del Consiglio, per molti sorprendenti , pirotecniche e da condannare senza possibilità di appello, diventano un gioco da educande se paragonate a ciò che accade normalmente all'interno delle trame operistiche, dove il sesso la fa da padrone.
Sesso esplicito con Don Giovanni che sente “odor di femmina” e salta addosso a Donna Anna, a Zerlina, a Donna Elvira e ad altre mille che gli capitano a tiro. Sesso violento in Tosca con il Capo della Polizia, Scarpia, barone infoiato.sesso esotico con Iris di Mascagni e Madama Butterfly di Puccini (entrambe geishe ed entrambe suicide), sesso mistico in Parsifal, sesso epico in Tristano, sesso redento in Tannhauser, sesso languido nell’Incoronazione di Poppea, sesso biblico in Samson et Dalilah, sesso tragico in Tabarro, sesso tragicomico in Pagliacci, sesso a serramanico in Cavalleria rusticana, sesso senile in Falstaff, sesso macabro in Lulu , sesso diabolico in Faust, sesso sfrenato in Lady Macbeth di Shostakovich. Si fa prima a elencare i titoli operistici in cui non vi sia sesso.
La schiera delle “escort” si allarga a dismisura, dalla leggendaria Thais, Taide la puttana (citata da Dante),a Violetta Valery, le già citate geishe, Iris e Cio Cio San, Lulù di Berg, Salomé, le Grisettes della Vedova allegra e perché no, Manon.
Attenti poi ai pedofili, l'Opera ne è piena: Pinkerton che brama e concupisce Madama Butterfly , appena quindicenne; Otello che , già con le tempie ingrigite, sposa la quattordicenne Desdemona; l'ambiguo marinaio Peter Grimes e la sua passione per i bambini; per non dimenticare Don Giovanni, "sua passion predominante, è la giovin principiante!" ammonisce Leporello . Il preludio del Rosenkavalier di Strauss rappresenta magistralmente l’appassionata notte d’amore da cui son reduci la Marescialla e il giovanissimo amante Oktavian (un messosoprano “en travesti” , per di più: così abbiamo pedofilia e lesbismo tutto in una volta). Situazione pressoché analoga e ugualmente piccante ritroviamo nelle Nozze di Figaro, con il simpatico “ménage à trois” che lega la Contessa al piccolo Cherubino (altro mezzosoprano “en travesti”, guarda caso) e a Susanna.
Salomé , perversa danseuse made in Giudea, capace di sedurre al contempo re Erode e di far perdere la testa al Battista, si esibisce nella celebre Danza dei Sette Veli (sede di inenarrabili catastrofi ) e in un improbabile balletto finale, con la testa di Jochanaan palleggiata meglio di Cannavaro.
La stanza del “Bunga Bunga” , animata ora da Apicella ora dalle movenze provocanti di Ruby o della Macrì, sono ben poca cosa di fronte ai Teatri d'Opera: santuari eretti su trame spesso ripugnanti , con omicidi , stupri (si pensi al Rigoletto di Verdi e alla deflorazione della povera Gilda) , incesti .
Si vuole l'orgia o l'ammucchiata selvaggia? Perché scartabellare le intercettazioni di questo o quel politico quando abbiamo Bomarzo di Ginastera, che assicura ammucchiate eccezionali in scena e , per di più, nel celebre Parco dei Mostri?
Vi affascina il trans , vi solletica l'amore saffico, subite l'attrazione fatale per l'ermafrodita? Perché indagare su Sircana o Marrazzo, quando basta semplicemente frequentare i boudoirs dei teatri lirici, zeppi di fiere vestali d'un tempio un pò vacillante , vero e proprio Satilyricon , decadente quanto basta per solleticare gli spiriti più irrequieti. Viados, femminielli o signore Leonida stile Bagaglino sono stati scoperti dal Melodramma secoli e secoli fa.
Nel Seicento si scandalizzava forse qualcuno se apparivano in scena donne in abiti maschili o viceversa? Nel Serse di Cavalli, la regina Amnestris , innamorata del Re di Persia, era interpretata dal celebre Melani, un monaco castrato. A un certo punto dell'intricatissima vicenda la regina si traveste da uomo. Risultato: un uomo nella parte di una donna travestita da uomo e innamorata di un uomo! Nemmeno Julie Andrews in Victor Victoria era arrivata a tanto.
Se il tenore fa (o vorrebbe fare) la parte del Don Giovanni, del seduttore implacabile e indomito, il soprano si presenta spesso come figura dai costumi non propriamente irreprensibili.
Già nel 1626 le cronache "gossip" del tempo si occuparono del caso delle cantanti Cecca del Padule e Margherita Costa, entrambe cacciate dal cast dell'opera La catena d'Adone di Mazzocchi a Roma, per le pessime referenze in merito alla loro vita privata, alquanto "allegra" (la Costa ebbe tra i suoi amanti anche un brigante calabrese). Un altro famoso scandalo avvenne nel 1731, quando Marie Péllissier, diva all'Opéra di Parigi, venne sorpresa nuda e ubriaca in casa dell'anziano maestro Campra, insieme a ballerine e alti funzionari del Teatro: il settantunenne maestro stava arbitrando un improvvisato concorso di bellezza, una vera e propria orgia organizzata a casa sua.
A molte primedonne del Settecento si vietò addirittura di risiedere in determinate città, tanto poco raccomandabili apparivano i loro costumi. Nel 1759, presso il Teatro delle Vigne di Genova, una cantante scatenò il finimondo in sala per aver mostrato al pubblico, oltre che la propria valentìa vocale, le parti intime , indicandole con gesti scurrili nell'aria "Alla mia Ninfa"; pare che, concesso l'immancabile bis, non abbia nemmeno più cantato ma solo....indicato.
Lele Mora & Friends
Pare che nella “promiscua” sala del Bunga-Bunga venissero proiettate pellicole hard, per ringalluzzire gli ospiti. Come si vede che non sono soliti presenziare alle prime operistiche!
Sarebbe bastato un dvd con Don Giovanni che palpa sederi e seni delle sue donne, una regìa di Graham Vick che nel Rigoletto proposto a Londra, Madrid e Palermo regala al Duca una fellatio (prudentemente eliminata nella ripresa siciliana del dicembre 2003),o l’Euridice di Peri e Rinuccini ripresa a Firenze nel 2000 e trasformata da “gentilissima favola” a un baccanale di papponi, tossici e prostitute; o la Traviata , ancora di Graham Vick (Verona (2003) con una bambola nuda alta circa venti metri;i toreri svestiti nel quarto atto della Carmen di Hugo de Ana, per la gioia delle damazze genovesi sedute in prima fila , munite di binocolini. Volete orge,sevizie? Ebbene, potete trovare persino un massacro finale nel Ratto dal serraglio di Mozart alla Komische Oper di Berlino (2004), a firma di Calixto Bieito. Belmonte è ovviamente un travestito, non mancano proiezioni di film hard e il suicidio finale di Costanza, mentre Pedrillo e il suo padrone massacrano i clienti del bordello di Selim Pascià, roba da far sembrare i terroristi di Al Qaeda delle timide collegiali svizzere.
Ratto dal serraglio (Mozart\Bieito)
Nel Don Carlos di Verdi a Berlino (2004), il regista Philipp Himmelmann ha preferito rendere il drammone a fosche tinte una riunione conviviale, una sorta di grande abbuffata in salsa hot: Don Carlos spruzza yogurth in faccia ai commensali, Rodrigo si ritrova una frittata sui pantaloni, la regina nervosamente stira, mentre Filippo II e la principessa Eboli copulano clamorosamente sulla medesima tavolata. La scena dell’Auto-da –fé vede alcuni eretici nudi e appesi per i piedi, poi cosparsi di benzina e dati alle fiamme. Falli che penzolano e ballonzolano un po’ ovunque, sempre che non debbano addirittura presentarsi nella più classica versione eretta: un Minotauro infoiato si presenta con l’ “alzabandiera” nel Baccanale del Tannhauser di Wagner a Ginevra (settembre 2005), grande trovata del regista Olivier Py (del resto le didascalie wagneriane, in merito a tale scena orgiastica, parlavano chiaro); per assicurarsi tale prestazione, il regista fece ricorso a un attore porno, abituato a erezioni , per così dire, facili e “straordinarie”.
Non possono mancare gli amori gay che esplodono in Don Carlos, Otello, Ermione di Rossini, nel Ballo in maschera (il celebre allestimento a Londra nel 2002, poi a Barcellona, di Calixto Bieito: con orge nel bordello di Ulrica, sodomizzazione e uccisione di un gay, il tutto ambientato nella Spagna di Franco!). Rossini in mutande al famoso ROF (Rossini Opera Festival) di Pesaro nel 2003, con la regìa di Lluis Pasqual che per l’appunto suggerì una passerella di desmutandados nel Comte Ory . Amori saffici addirittura in Traviata : nel recente allestimento ad Hannover, il solito impagabile Bieito ipotizza Annina come amante di Violetta, la quale finge di essere tisica per disfarsi così del maschilistico duo Gérmont.
Sesso e religione vanno molto d'accordo nell'Opera, più di quanto si possa immaginare: nel Faust di De Ana all’Opera di Roma alcuni cardinali si presentano con i rispettivi falli eretti in bella mostra; Scarpia è un alto prelato nella Tosca di Ripa di Meana alle Terme di Caracalla nel 2009 (scontato dejà-vu ) mentre nella Tosca firmata da Antonio Latella a Macerata (2005) abbiamo addirittura la Madonna nuda in scena che , oltre a partorire angeli, aiuta la protagonista a spiccare un volo simbolico verso l’al di là. Nella più recente Tosca di Luc Bondy (eseguita al Metropolitan nel 2010) , nel finale del I atto Scarpia letteralmente “si ingroppa” la statua della Madonna, in assenza di Tosca...ci si arrangia. Non mi risulta che il cardinal Bagnasco o Sua Santità abbiano scagliato particolari anatemi contro tali sublimi trovate.
Come si può notare, il Bunga-Bunga è molto indietro rispetto alla nostra vecchia, cara, sorprendente Opera.
300 e passa pagine di intercettazioni, con le chiacchierate di Fede e Lele Mora a proposito del fondoschiena di Ruby...che inutile perdita di tempo e che discorsi da Bar dello Sport!
Provate solo a scorrere un elenchino di titoli, presi a caso, dal lungo catalogo operistico:
L a Bernarda (Righi, 1694)
- La Chiavarina (Rinaldo da Capua, 1794)
- Gola d'oro (Barbieri, 1920)
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....e ancora.....
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Baldracca, dramma per musica di Antonio Draghi,1679
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La verga di Minosse (Canti, 1880)
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L'uccello fulmine (Cavos, 1815)
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Uccelli di tempesta (Schjelderup, 1926)
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Il quadromaniaco (Borgatta, 1833)
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L'Orgia (J.Strauss, 1876)
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L'amante impazzito (Capranica, 1738)
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Amore in manicomio (Von Dittersdorf, 1787)
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Il picco del desiderio (Piacentini, 1928)
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Fingere per godere (Sarro, 1736)
...e un altro filone, ad esso in qualche modo collegato:
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Pericle effeminato (Lucio, 1653)
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L'uomo femmina (Ponzio, 1771)
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Lui? Lei? (Scarano, 1886)
E per finire, proviamo a paragonare i resoconti su quanto Papi sussurrava alle sue graziose invitate con un florilegio di citazioni operistiche, in cui si dimostra che i testi melodrammatici sono tutto fuorché casti e puri.
Dall’Otello di Verdi:
Desdemona: “Qual è il mio fallo?
Otello:” E il chiedi? Il più nero…”
Dalla Norma di Bellini: “Si emendi il mio fallo…”
Dalla Madama Butterfly di Puccini:” Sì, tutto in un istante io vedo il fallo mio.” “Io son venuta al richiamo d’amore…”. Pinkerton:” Vieni! Vieni!.”
Dall’Elisabetta regina d’Inghilterra di Rossini: “ Se l’amico più caro compatisce il mio fallo,non son tanto infelice”.
Dall’Ermione di Rossini: “Troja! Qual fosti un dì”.Più avanti: “Ed osa tanto, un avanzo di Troja!”.
Dalla Rita di Donizetti:”Oh credi, o mia diletta, ah te lo giuro!Starò come un piuolo, sommessamente duro.”
Dall’Incoronazione di Poppea di Monteverdi: “Non provi i tuoi rigori il fallo mio”.
Dal Falstaff di Verdi: “Da fallo nasce fallo…”
Dal Barbiere di Siviglia di Rossini:” Là senza fallo, là senza fallo, là senza fallo mi troverà…”
Dall’Europa riconosciuta di Salieri:” Ma non merita il fallo mio…”
Dall’Idomeneo: “ La vuoi vergine? Fallo mio, una innocente darti io non posso, e se pur tu la vuoi…ingiusto sei , pretenderla non puoi.”
Dall’Equivoco stravagante di Rossini, dialogo tra Gamberetto ed Ernestina: G.:”L’uno è di filosofia bravo maestro.Che ho affittato a dieci paoli al mese. L’altro, oh poi l’altro…è un più grazioso arnese.” E.: “Un arnese grazioso? Chi sarà mai?”. G.:”Crepa di gioia: lo sposo.”E.:”Oh Dio! In quai momenti…la mia toelette è disorganizzata! Non sono accinta.” G.:” Accinta, oppur succinta. E’ tutt’uno. Preparati che a introdurli io vado, o figlia amata.” E.:”Li ricevo seduta o sollevata?.” G.:”Pur che tu li riceva tutti e due.Fa’ pur come tu vuoi: hai tal talento da poter stare a fronte a un reggimento.” (parte) .E.:” Ah celibe Minerva!Immergi in questo istante interessante il virgineo pudor, nel mio sembiante.”
Sempre dall’Equivoco stravagante, Buralicchio ed Ernestina, B.: “Vi succhieremo- come che va.” Poi Rosalia: “Quel furbarel d’amore, se noi celiam nel petto, a nostro gran dispetto, vuol sempre venir su.” Ernestina (dando un piede a Buralicchio):”Di mia clemenza eccoti un pegno, benché non degno sei di pietà.” Gamberotto: “Bacialo, annasalo.” Buralicchio:”Che odore io sento.” Gamberotto: “Fra poco, attento, più in su si va.” B.:”Che strano evento, che caso strano!A dunque dammela, per carità!”. Gamberotto:”Ah figlia, dagliela, senti a papà!.”
Da l’Occasione fa il ladro di Rossini: “Non sarà il fallo così gran cosa. Lungo lungo lungo è l’affar.”
Da La marescialla d’Ancre di Nini:”Oh pompe funeste…”.
Da Rigoletto di Verdi, Sparafucile a Rigoletto:”E’ questo il mio
strumento, vi serve?”. R.:”No!Al momento!”. S.:”Peggio per voi!”. R.:”Chissà…”.
Dall’Orfeo di Monteverdi:” Sol per te bella Euridice, benedico il mio tormento.Dopo il duol vi è più contento, dopo il mal vi è più felice.”
Da La finta semplice di Mozart:”Fremo ohimé dalla paura, Ei m’infila addirittura.”
Da Il Mondo della Luna di Galuppi :”Schizzettatemi un po’ di quel licore,che v’ha mandato il vostro imperatore.”
Da Aida di Verdi: “Alla pompa che s’appresta, meco schiava, assisterai.”
" I BUONI MORALISTI SONO QUELLI CHE SI OCCUPANO DELLA
MORALE ALTRUI".
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