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Venerdì 25 Febbraio 2011 22:53 |
DOPO 40 ANNI TORNA "GIOCONDA" di
PONCHIELLI al MASSIMO di PALERMO
Daniela Dessì è Gioconda
Torna Gioconda di Ponchielli al Teatro Massimo di Palermo ed è un grande evento, immancabile per chi ama l'Opera nella sua più classica e profonda essenza.
Gioconda è una specie di super-Opera, un'Opera al quadrato, in cui si danno appuntamento tutte le componenti che rendono grandioso il meccanismo melodrammatico: memorabili melodie, passerella vocale tra le più complete (occorrono 1 grande soprano, 1 grande tenore, 1 grande baritono, 1 grande mezzosoprano, 1 grande basso e 1 grande contralto), corpo di ballo in grado di regalare la famosa Danza delle Ore , un grande Coro, una grande Orchestra governata da un grande maestro concertatore....tutto in Gioconda è grande. La trama e la narrazione ,come si sa, sono a un passo dal Grand Guignol: Lei (Gioconda) è amata da Barnaba ma in realtà ama Lui (Enzo) che ama L'altra (Laura) sposata con L'altro (Alvise). Nulla manca: le grandi arie che impegnano su tutta la gamma, i grandi duetti, i concertati, i colpi di scena.
A Palermo la regìa è stata affidata a Monsieur Grinda sovrintendente dell'Opéra di Montecarlo. L'unico evidente pregio è stato quello di rispettare almeno il luogo (Venezia), i tempi e le didascalie, senza gli ormai consueti frigoriferi o le tazze del wc in scena. Una tantum. Peccato che la Venezia di Grinda e della sua équipe sia appena un abbozzo, con un fondale dipinto tipo acquerello , qualche elemento scenico a significare ora un bastione, ora la nave di Enzo, ora la Giudecca....tutto in estrema sintesi e in estrema povertà. Il clima di generale austerità si avverte moltissimo, nonostante lo sforzo di riproporre Gioconda in tutta la sua magniloquenza: perché non ricorrere allora alle sontuose tele dipinte dal Parravicini? Più belle e meno costose.
Al margine della crisi che attanaglia anche il Massimo di Palermo, causa le cattive gestioni passate, viene rilasciato alla stampa un comunicato abbastanza singolare: la Direzione del Teatro ringrazia tutti gli artisti del cast per aver accettato di ridurre il proprio cachet (si parla di oltre il 30%) ECCETTO UNO: Salvatore Licitra, che non avendo aderito all'autoriduzione ha abbandonato il campo, sostituito al volo da Aquiles Machado. Questo fatto pone irrimediabilmente due questioni: Licitra è un reprobo? O ha sbagliato il Teatro a comunicare last minute una riduzione che avrebbe dovuto proporre molto tempo prima?
Torniamo allo spettacolo e alla regìa di Grinda. Diciamo pure che la regìa si è manifestata piuttosto statica e priva di idee, affidata alle singole iniziative dei solisti. Trattandosi di famosi professionisti le cose sono filate lisce, nell'ambito di una correttezza convenzionale che appagava un po' tutti. Peccato , però, alcune assurdità: il Coro che camminava sull'acqua nel II atto, “Prodigio, incanto” dieci minuti prima che si sollevi il tulle sulla Danza delle Ore (e che prodigio è ?) , Alvise che mostra al Coro una Laura morta ….che non c'è...
La Danza delle ore, poi, che doveva essere il clou è stata invece un flop, causa la brutta coreografia di Marc Ribaud che rievocava gli Dei grotteschi de La Belle Hélène di Offenbach con tre Re Magi sospesi su una nuvoletta. Corpo di ballo non eccezionale, privo di étoiles, senza virtuosismo, senza idee, sconfortante.
Le note positive sono giunte dalla parte femminile del cast. Daniela Dessì, al suo debutto nel ruolo, si è presentata in forma smagliante, esile nella figura e intensa nelle espressioni del volto, estremamente misurata e controllata vocalmente, in un crescendo emozionale che ha portato al compimento d'un magnifico quarto atto. La voce ha affrontato le numerose asperità della tessitura, comprese le frequenti discese nel registro di petto e i pianissimi in zona acuta, fino alle agilità del duetto finale con Barnaba. Ma dove la Dessì ha conquistato e commosso è stato nei recitativi drammatici, soprattutto la scena che apre il quarto atto e culmina nel magnifico terzetto, con Laura ed Enzo. Si è notato un grande lavoro e una concentrazione totale per la definizione del personaggio, un punto d'arrivo per ogni soprano drammatico di agilità che si rispetti.
Al fianco della Dessì una magnifica Marianne Cornetti, elegante e di grande sicurezza soprattutto nel registro acuto , sfoggiato nell'aria “Stella del marinar” e nel duetto “L'amo come il fulgor del creato” . Ottima la Cieca di Elisabetta Fiorillo, il cui registro grave manteneva potenza ed espressività insieme , oltre a una perfetta caratterizzazione scenica.
Ad Aquiles Machado, sopraggiunto a tre giorni dalla Prima, va concesso l'onore delle armi: la voce correva e squillava in alto ma un po' troppi suoni schiacciati e alcune oscillazioni sui si bemolli acuti , fanno pensare alla storia della rana che voleva fare il bue , del resto Machado affronta oggi un repertorio drammatico per il quale non è nato e che lo vede un po' forzato protagonista, non aiutato in questo da una statura e da una fisicità poco pertinenti.
Ciò detto, va comunque testimoniata la correttezza del suo Enzo e una notevole sicurezza nel dominare le difficoltà della parte.
Perle nere per quanto riguarda il basso e il baritono. Il primo, Vinogradov, si presenta in scena struccato come il sosia di Fassino giovane....potrebbe, anche vocalmente, andar bene per un Masetto invece deve affrontare uno dei ruoli mitici dei più grandi bassi della storia: ovviamente la voce non passa e resta ferma sul palcoscenico, piuttosto piccola e gutturale. Quanto al look, d'accordo che Alvise Badoero non debba essere necessariamente un Babbo Natale, ma nemmeno sembrare il figlio di sua moglie Laura!
Vinogradov Fassino
Molto male anche Alberto Mastromarino, forse l'unico che conosceva bene il ruolo di Barnaba avendolo cantato anche all'Arena di Verona. Voce collocata tra naso e gola, morchiosa, un fraseggio rozzo e spesso volgare, difficoltà nel raggiungere i sol acuti, suoni grattati e afflitti dai temibili “catarrini”.
Il direttore d'orchestra, Serba Dinic (il vero nome è impronunciabile ) ha fatto del suo meglio per far-come si suol dire- “quadrare i conti” e in gran parte c'è riuscito, risultando spesso prudente e poco incisivo. Purtroppo qualche svarione tra palco e buca c'è stato, soprattutto in alcuni passaggi corali e nel duetto tra Gioconda e Laura, cose che nelle repliche si sistemeranno senz'altro. La Danza delle ore è stata ben eseguita ma con qualche prudenza di troppo: il galop finale poteva essere molto più brillante ma, con ogni probabilità, avrebbe messo a repentaglio la stabilità di alcuni\e componenti del Corpo di ballo.
Bene Coro , Orchestra e Comprimari, tra i quali spiccava Angelo Nardinocchi.
Il pubblico ha decretato un ottimo successo, distribuendo applausi a tutti.
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Domenica 20 Febbraio 2011 16:02 |
S A N R E M O 2011
LARGO AI "PROFESSORI" !!
....e se avete dei figli, fateli sguazzare
nell'IGNORANZA! (Totò)
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Singolare e sintomatico il caso Sanremo: la vittoria del “professor “ Vecchioni e la massima audience, con plausi pressoché unanimi e al limite del parossismo, per Benigni in una nuova veste...quella appunto del “professor” Benigni, in qualche modo già sperimentata con le letture dantesche.
Un certo sospetto lo si aveva da tempo: basta leggere, ascoltare un po' di Tv o di radio, o semplicemente sentir parlare la gente, i ragazzi su un autobus. I reality come “Grande Fratello” , “Isola dei famosi” oltre a divertire (o ad annoiare, dipende) propongono uno spaccato terribile sulle condizioni di reale, certificata ignoranza che attanagliano la nostra societ
Non sono soltanto le classi meno abbienti o i ragazzini a scuola che sguazzano nella beata ignoranza, ovviamente: accanto ai campioni dell' “io speriamo che me la cavo” (cit. “La pioggia è benefica, perché fà parte del ciclo dell'acqua. Il mare bolle sotto i raggi del sole, e poi evaqua, e si trasforma in nuvole che si trasformano in pioggia”), piccolo capolavoro del 1992 di Lina Wertmueller, abbiamo il manager strapagato che incita a vincere come fece Napoleone a...Waterloo, abbiamo l'avvocato di nome che scrive “l'addove” , il politico secondo cui Darfùr vuol dire “Sbrigati” in dialetto, abbiamo a Sanremo Gianni Morandi che presenta un Coro “polìfono”.
L'ignoranza dilaga. I dati ci inchiodano e pongono sul capo italico non tanto l'elmo di Scipio quanto le orecchie di somaro:
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nel 1861, fresca di unità, l'Italia contava una media del 78% di analfabeti , con il massimo in Sardegna (91%) , Calabria e Sicilia (90%).
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nel 1951, dopo il censimento generale, gli analfabeti (coloro che non sapevano né leggere né scrivere) vennero suddivisi per regione: il 32% in Calabria, il 24 % in Sicilia, il 22% in Sardegna, il 24% in Puglia, il 29% in Basilicata, il 2% in Lombardia, il 10% nel Lazio, il 7% nel Veneto, il 3% in Piemonte, l'1 % in Trentino.
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Nel 2005 , una ricerca dell'UNLA (Unione Nazionale per la Lotta contro l'Analfabetismo) certifica che quasi 6 milioni di italiani sono totalmente analfabeti, cioé il 12% della popolazione contro il 7,5% di laureati, quindi l' Italia è l'ultimo tra i 30 paesi più istruiti.
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una recente inchiesta , pubblicata sul Corriere della sera (6 settembre 2008) , ha rivelato che la percentuale tra analfabeti ed “incolti” in Italia è del 36,5 % sulla popolazione totale. Dati, realmente impressionanti: in Italia vi sono, dunque, circa 20 milioni di ignoranti.
Insomma, abbiamo 6 milioni di analfabeti totali e 20 milioni di ignoranti!
La scuola e le famiglie cosa fanno?
Si respira un po' ovunque un'aria malsana di rassegnazione, di stanchezza: le scuole, come diceva Bene, sono il ritrovo degli scioperati, di chi ha tempo da perdere, di chi non va a imparare nulla perché “non desidera” farlo. E le famiglie si schierano compatte a favore dei loro ignorantissimi pargoli e dei loro terrificanti modelli.
Sostituita l'aula scolastica con lo schermo al plasma, ecco fiorire le grandi, nuove cattedre.
Un po' tutti vi salgono sopra: ricordando solo en passant il professor Cutolo e Alberto Manzi ("Non è mai troppo tardi" il titolo emblematico della sua rubrica nei lontanissimi anni Sessanta), tra i primissimi nuovi professori fu Piero Angela, il megadivulgatore galattico, prima speaker del Tg1 poi improvvisamente trasformatosi in un misto tra il Professor Balthazar e Pico della Mirandola, capace di intrattenerci sulla scimmia urlatrice di Palenque come di entrare all'interno di un vaso sanguigno e descriverci piastrine e globuli. Sulla scìa di Angela sono apparsi professori, professorini e professorucci un po' ovunque. Ricordo un'ossessiva presenza del professor Zichichi,l' "Einstein de noantri", che si ostinava a descrivere l'atomo alle casalinghe assise di fronte al video durante “Domenica In” , felici di sentirsi anche loro un po' “divulgate” , tra una sculettata di Nadia Cassini e un acuto di Al Bano. “Cuore” , il geniale settimanale satirico, dedicò a Zichichi un memorabile servizio dal titolo “Vita e opere di Antonino Zichichi, vescovo e martire”.
Zichichi e una sua sosia
Con l'avvento delle Tv private i professori si sono spalmati su un'area più vasta sostituendo spesso i comici: pensiamo ai sessuologi del Costanzo Show, l'ineffabile Willy Pasini altrimenti detto Coito Ergo Sum, che esplora la vagina come uno speleologo le Grotte di Postumia, il professor Crepet, che da Cogne ad Avetrana percorre i sentieri contorti della umana psiche con la stessa disinvoltura di un funambolo del Circo Orfei, pensiamo ai criminologi che ci accompagnano per mano tra mostri e mostruosità come in un orrifico Luna Park, o ai dietologi che impongono dogmi alimentari spesso fantascientifici , alcuni dei quali rasentando il delirio (Rosanna Lambertucci e le sue ricette).
Persino la Musica, l'Opera...(materia ormai riservata a una élite di iniziati, un club di carbonari che si dà convegno nelle ore dei nittalopi) ha avuto il suo aedo: il melodioso Baricco, che maniche rimboccate ti raccontava la stori a di “ un uomo....una donna...” laddove l'uomo era Rodolfo e la donna Mimì, o l'uomo Tristano e la donna Isotta...., con i toni e l'arte affabulatoria di una buona zia piemontese. Salvo, poi, anni dopo proporre la chiusura dei teatri e la destinazione alla scuola dei soldi destinati ai medesimi: la nonna che si trasforma in lupo....già visto.
La nouvelle vague propone , poi, un modello ancor più inquietante , della serie “C'era una volta...”. La cara nonnina tritticata dalla sedia a dondolo ha oggi le fattezze di Saviano, che i racconta mafia e camorra come fossero Cappuccetto rosso o Raperonzolo. Lunghe pause, occhi rivolti al cielo, look studiatissimo e immutabile da universitario fuori corso. Cosa dice Saviano, cosa ci insegna? Cose che i telegiornali ci ammanniscono ogni giorno, a fasi alterne, salvo che non si occupino del più divertente e succulento Ruby Gate. Avete fatto caso? Da quando è esploso lo scandalo di Hard(ar)core di mafia e camorra...nemmeno più l'ombra.
Dopo i professori che fanno i comici, abbiamo poi i comici che fanno i professori.
Il primo fu Grillo, che si fece le ossa con la divertente serie “Te la do io...” , in cui esplorava ancora in maniera innocua i controsensi e le assurdità di alcuni paesi, aspetti poco conosciuti dagli italiani e mai raccontati dai tour operators, ovviamente. Poi Grillo scoprì il tesoro di Ali Babà: il blog. Da buon genovese capì che c'era un potenziale nascosto da cui ricavare gloria e profitti, il mondo della Rete. Grillo divenne anche lui un professore, lui che era un comico iniziò a occuparsi di telefonìa, di inquinamento, di energìa...cavalcando l'onda ecologista e new age attraverso temi cari a tutti noi: la salute, l'aria che respiriamo, il cibo, la benzina, la casa. Un vero capopopolo, un Masaniello.
Dalla cattedra virtuale al partito politico il passo fu breve, ed ecco il movimento dei “grillini” che si affaccia nelle liste civiche.
Ultimi arrivati, Benigni e Vecchioni. Su RaiUno la lezione deve essere semplice e schietta, senza troppi giri di parole, non dimentichiamo i dati sull'ignoranza: e come la Clerici ti legge la ricetta delle tagliatelle di Nonna Pina, così Benigni ti legge l'Inno d'Italia, improvvisando il 99% dei suoi 40 e passa minuti di lezione.
“Fratelli....eh sì, siamo tutti fratelli......d'Italia....sentite che parola...Italia! Italia!....che bella parola!......L'Italia.....s'è DESTA, si è svegliata....ma vi rendete conto!."..e via così per tutto il Canto degli Italiani. Se si cerca su google troverete decine di spiegazioni e interventi su per giù corrispondenti al monologo di Benigni, giudicato “geniale, sorprendente, fantasmagorico, fenomenale, divino” . Qualcuno dovrà un giorno spiegarci bene il concetto di “genialità”, in relazione a una pur appassionata ed entusiasta lettura di un testo. In questo momento ci sfugge.
L a canzone del professor Vecchioni ha commosso e ha ricevuto identici plausi..
Mi permetto di chiosarla, così com'è arrivata a me :
E per la barca che è volata in cielo che i bimbi ancora stavano a giocare che gli avrei regalato il mare intero pur di vedermeli arrivare;
( quale barca? La barca di Peter Pan che volava in cielo? E poi...troppi che, che...)
per il poeta che non può cantare per l’operaio che non ha più il suo lavoro per chi ha vent’anni e se ne sta a morire in un deserto come in un porcile e per tutti i ragazzi e le ragazze che difendono un libro, un libro vero così belli a gridare nelle piazze perché stanno uccidendo il pensiero;
(qui è più chiaro...il Poeta raduna astutamente un po' di malcontento popolare,la droga,gli operai, i ragazzi che difendono i libri in piazza...)
per il bastardo che sta sempre al sole per il vigliacco che nasconde il cuore per la nostra memoria gettata al vento da questi signori del dolore
(non capisco: ce l'ha con chi va al mare? ….chi sono i signori del dolore? E' vago, facciamo i nomi! Fuori le intercettazioni!)
Chiamami ancora amore Chiamami sempre amore Che questa maledetta notte dovrà pur finire, perché la riempiremo noi da qui di musica e di parole;
(la “maledetta notte” ...? Ma da quanto dura sta' notte? Almeno dalla cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso! ...non si sa perchè sempre notte per il Poeta ...)
Chiamami ancora amore Chiamami sempre amore In questo disperato sogno tra il silenzio e il tuono difendi questa umanità anche restasse un solo uomo
(...insomma....dovesse restare un solo uomo ci sarebbe assai poco da difendere...lo scenario è abbastanza apocalittico....lampi, notti maledette, sfiga cosmica...scusate, ma qui tocca fare i debiti scongiuri!)
Chiamami ancora amore Chiamami ancora amore Chiamami sempre amore Perché le idee sono come farfalle che non puoi togliergli le ali perché le idee sono come le stelle che non le spengono i temporali perché le idee sono voci di madre che credevano di avere perso, e sono come il sorriso di Dio in questo sputo di universo Chiamami ancora amore
( farfalle senza ali, temporali, voci di madre, il sorriso di Dio...siamo a un passo da James Bond (ricordate "la lacrima di Allah"?), una galleria di immagini abbastanza banali e scontate, conveniamone...)
Chiamami ancora amore Chiamami sempre amore Continua a scrivere la vita tra il silenzio e il tuono difendi questa umanità che è così vera in ogni uomo
(insomma, a volte l'umanità è davvero indifendibile ma siamo a un passo dal Vangelo secondo Matteo)
….infine...
Chiamami ancora amore Chiamami ancora amore Chiamami sempre amore
Perché noi siamo amore
(e qui è direttamente Dio che parla e ci benedice e se è Dio che ha parlato allora....Deus vult....LA VITTORIA E' CERTA!).
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Venerdì 18 Febbraio 2011 01:02 |
SANREMO 2011
FESTIVAL DELLA
STONATURA
L'Unità d'Italia andrebbe celebrata, caso mai, con i fatti non con le
parole, i comizi o PEGGIO le canzoni. Questo è il mio personale
pensiero.
Infatti, tutte le volte che si cerca di celebrare questa “presunta” Unità
succedono catastrofi, come una sorta di punizione divina.
Sanremo ha officiato oggi una strage: il massacro della Canzone italiana
classica, incluso il Coro “Va pensiero” , straziato dall'osceno
arrangiamento creato per Al Bano e per una complice Dimitra
Theodossiou, truccata come Moira Orfei e vestita di bianco come nel
“grasso matrimonio greco” del celebre film. Ma accidenti Dimitra!!!
Un abito scuro nooo?? Spaventoso il comportamento del conduttore e
di Al Bano che non hanno nemmeno lasciato dire “Buonasera” a
un'artista di questa levatura. Prestazione assolutamente inutile, anche
perché il microfono di Al Bano era molto più alto di quello del
soprano...ovviamente.
Moira Dimitra
Patty Pravo quasi imbalsamata biascica disperatamente “See potessi
aveVe mille liVe al mese” , non potendo più articolare causa un surplus di
botulino e tiraggi. Un gramelot simile a un 78 giri rotto...
Per la serie “Le streghe di Eastwick” , Anna Oxa e Anna Tatangelo
infilano nel pentolone “Mamma “ e “O sole mio” , facendone carne di
porco. Bisognerebbe spiegare alla Tatangelo e ai suoi demoniaci
arrangiatori che “Mamma” non è una canzone allegra, una ballatella da
Zecchino d'Oro, e ad Anna Oxa che “O sole mio” non è un rito voodoo.
Giusy Ferreri , forse la voce più brutta mai udita in un secolo, tritura
una delle canzoni più belle, “Il cielo in una stanza” : credo che in gola, al
posto delle corde vocali, abbia una catena di bicicletta arrugginita.
Luca Barbarossa, in coppia con una squinzia spagnola stonata anch'essa
(ma la stonatura è COLLEGIALE a Sanremo) e incapace di pronunciare
una sola parola in italiano, distrugge “Addio mia bella addio” , scelta
quanto mai infelice.
Ci eravamo quasi tutti dimenticati di Alisa....”Sinceritàààààà....” con la
voce a trombetta. Bene: arieccola, vestita come Gelsomina, in coppia
con Pezzali a cantare “Mamma mia dammi cento lire”....e infatti cento
lire dovrebbero darle.
“O surdato nnamurato” è appena appena più decoroso, anche perché
Vecchioni canta meglio questa che la canzone con cui è in gara,
senza stonare troppo.
A metà serata fa il suo ingresso, a cavallo, Roberto Benigni gridando
“Viva l'Italia!”. Il mio primo pensiero è andato a quel tenore che non
avendo il do per la “Pira” nel III atto del “Trovatore” gridò “Viva
Garibaldi!” a posto del “do di petto” e venne applaudito comunque. Il suo
intervento è il NULLA spacciato per comicità e pagato 250.00Euro.
Good businness , direbbero in America. Tutti attendono la consueta
sparata sul caso Ruby e sul Mostro: non arriva nulla, perché di NULLA si
nutre ora Benigni, a parte le cospicue prebende. Come potrebbe
scagliarsi contro Berlusconi il signor Benigni? Lui che abita fianco a
fianco di Zeffirelli in una sontuosa villa sull'Appia Antica ? La lezione ,
goffa, sull'Inno italiano è densa di strafalcioni : roba da Wikipedia. Da
dimenticare. L'unica cosa buona è che cantando a cappella l'Inno alla
fine...era intonato, LUI sì. E' servito lavorare con Abbado.
Tricarico
Il dopo-Benigni segna la ripresa del massacro vocale: La Crus (z) ??
distrugge “Parlami d'amore Mariù” , azzeccando l'intonazione di poche
note su quelle previste. Poi arriva Tricarico, la Morte in vacanza, con il
terribile “Italiano” di Cutugno, stonato a meraviglia, insieme all'Autore,
abbigliato da guappo dell'”Oro di Napoli”
Molto meglio le canzoni dei giovani e migliore di tutti Micaela, 17 anni,
una bella voce intonata . ALLELUJA.
Ad Anna Oxa , nel finale, si sono intrecciate le corde vocali in un urlo
degno di Tarzan. Non parlerà e non canterà più per una settimana,
almeno...Eliminata, lei e Patty che rientra nel sarcofago.
Gianni Morandi chiude con una malinconica, stremata versione dell'Inno
di Mameli. Una cosa che supera i pur vasti limiti del Patetico. |
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Giovedì 17 Febbraio 2011 00:59 |
Anno dopo anno il Festival di Sanremo si propone come una ideale
calamita di dissensi, un puntaspilli di critiche , talvolta feroci: su
facebook volano gli improperi e parimenti volano gli indici di ascolto. La
Tv ci ha abituati a questa singolare bilancia nera: più un programma è
trash più è seguito, più è vicino alle stalle e più gli indici volano alle
stelle.
Ho seguito, invero facendomi forza, la seconda puntata e in breve ...così
ve la racconto.
Gianni Morandi si presenta vestito da prestigiatore, con una giacchetta
che oscilla paurosamente tra un collegiale e il Mago Silvan. Poi ci
annuncia che è stato vestito così da Ferragamo.
Canalis, lato B
Gli abiti delle due bonazze, Belen e la Canalis, sono una sfida al più
sonnolento dei telespettatori: la signorina Clooney spara un abituccio
che le scopre metà delle sante chiappe, mentre Belen si presenta
vestita da Jane (quella di Tarzan) per tentare di cantare una
improbabile canzonetta: e qui scatta la domanda....”perché?”.
Lo spettacolo nel suo complesso è abbastanza ingessato. Bella la
scenografìa, certo, inguardabile il pubblico vociante in galleria,
composto da un misto tragico di reduci, pensionati, giovinastri, ubriaconi
e persino qualche comparsa di stampo felliniano. Credo di aver intravisto
anche un alpino e una monaca.
Veniamo alle canzoni. E' il Festival della STONATURA fissa: per
solidarietà stonano tutti, dai “big” ai giovani partecipanti alla gara
canora. Stona il boss Al Bano la sua orrenda canzone “Amanda è libera”
che non è dedicata alla terribile Knox ma a un'altra Amanda, più buona;
stona Barbarossa, stona Giusy Ferreri (ma è uno scherzo??), stona
paurosamente Patty Pravo, ormai identica a Nefertari,stona Vecchioni ,
stona Battiato che si presenta come Rosario Chiarchiaro lo jettatore di
Pirandello, stona ciò che resta di Max Pezzali.....non c'è praticamente un
solo cantante che sappia intonare il proprio brano....vabbé....tanto, chi se
ne accorge?
Patty Pravo Battiato
Tra una e l'altra delle 12 canzoni i siparietti delle bellone con
l'impacciato Morandi, tutti evitabili, e quelli più allegri del duo comico
Luca & Paolo che , per par condicio, in attesa di ciò che Benigni dirà sul
Ruby Gate domani, attaccano duramente i “buoni” : Saviano (le sue
infinite pause e la banalizzazione dei gravi fatti di cui parla), Sant'Oro,
Luca Cordero di Montezemolo,persino Fini.... vai a capire in questa Italia
chi sono i buoni e chi sono i cattivi.
L a migliore gag è quella che rievoca un famoso duo del passato, Ric &
Gian: lo spogliarello di 40 anni prima è molto più efficace e divertente di
qualunque battuta scritta oggi, da pessimi autori.
Un'altra boccata di ossigeno si ha con l'apparizione di Andy Garçia (Dio
solo sa quanto sarà costato), che oltre a essere un bravissimo attore si
propone come buon pianista (meglio di Allevi, certamente) e canta “Cuba
libre”.
Due vocalizzi due per il soprano Susanna Rigacci che fa da sparring
partner a La Cruz (?) .
Poi alcuni personaggi stravaganti: tale Tricarico che canta una sua
versione della Bandiera dei tre colori, inquietante...si presenta come uno
zombie e canta (?) da zombie la sua sinistra canzonetta; il giovane
Rafael da Urbino che inizia normale poi improvvisamente vien posseduto
dall'anima dannata di una strega e la voce passa dal baritono sfuocato
al sopranino gracchiante, una cosa terribile che sicuramente sognerò
stanotte; appare poi tale Eliza, una scosciatissima signorina inglese, che
candidamente ha esibito un testo del tipo “...toglimi i pantaloni e
mostrami dov'è il mio punto G” , un capolavoro assoluto. Ma il vero clou
è stata l'apparizione di quattro ballerine anziane, definite poi “atlete” ,
che hanno agitato le rispettive celluliti sopra 4 pali...la Pole Dance, così
è stata definita da Morandi, da non confondersi con la Lap Dance.
Perché tutti quei “direttori d'orchestra”? Ognuno ha il suo battisolfa
personale...che spreco. Basterebbe il solo Vessicchio , ormai sosia
totale di Giuseppe Verdi: in lui convivono come per incanto le due
italiche anime...la Canzonetta e l'Opera.
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