TROVATORE DEMONIACO AL MET 31\10\2010
Recensioni
Domenica 31 Ottobre 2010 19:53
Ricevo  dall'amico  Michele Maltese  una  gustosa  cronaca  dal  Metropolitan  di New  York e volentieri  pubblico:


Oggetto: Per la serata di Halloween al MET, un
Trovatore...mostruoso
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Caro  Enrico,

sono un attento e appassionato ascoltatore fin dal 1997 (avevo tredici anni) e nutro nei confronti della Barcaccia un profondo sentimento di riconoscenza per aver contribuito in maniera determinante alla formazione della mia cultura operistica e di quella di tanti altri italiani.

Vorrei esprimere in maniera tangibile la mia riconoscenza e il mio affetto verso la  trasmissione "La  Barcaccia"  (Rai  Radio3)  fornendovi una breve cronaca del Trovatore a cui ho assistito al MET nella serata di sabato 30 ottobre, vale a dire la notte di Halloween. Immagino che questa circostanza spieghi molte delle cose che si sono viste e ascoltate.

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                    Irene  Dalis, una  spaventosa  Azucena  al  Met  negli  anni  60

In primo luogo, l'allestimento di David McVicar era ispirato espressamente alle lugubri atmosfere delle Pinturas negras di Goya. Sul sipario vengono infatti raffigurate a grandezza elefantiaca le maschere deformate e angoscianti della Romerìa a San Isidoro e mai scelta fu stilisticamente più azzeccata per una notte di Halloween, che com'è noto, si popola di prosopopee spettrali e sataniche. Una corte infernale infatti viene messa in scena all'inzio della Parte Seconda, quando al coro degli Zingari si aggiungono quattro o cinque energumeni palestrati (dei professori di percussioni, bisogna immaginare), che, senza senza cantare, esibiscono i propri addominali scolpiti e i propri bicipiti dando grandi mazzate alle incudini al ritmo del ritornello "chi del Gitano i giorni abella?", creando così un clima decisamente infernale (ne trovate un video sul sito del Metropolitan: http://link.brightcove.com/services/player/bcpid610237632001?bctid=653255878001). 

                                        streghe15

                                                 Dolora  Zajich, altra  mostruosa  Azucena  al  Met

                

Ma Halloween è anche la notte del Sabba delle Streghe e, almeno qui negli Stati Uniti, presenta dunque anche elementi vagamente orgiastici. Per esprimere questo concetto, il regista ha operato una curiosa rivisitazione dell'inizio della Parte Terza dell'Opera, quella in cui il coro dei soldati del Conte di Luna gioca a dadi, aspettando i rinforzi necessari per dare l'assalto finale a Castellor ("Or coi dadi, ma fra poco"). Quando i rinforzi attesi finalmente giungono, la didascalia del libretto di Cammarano spiega che "un grosso drappello di Balestrieri traversa il campo". Qui il regista, invece di fare sfilare un plotone di truppe, ha fatto entrare in scena un manipolo di prostitute (si capisce che sono tali dal loro abbigliamento discinto) che ha cominciato ad impegnare alcuni membri dell'esercito del Conte in non dissimulati esercizi sessuali, mentre il resto del coro commentava da vero intenditore, come da libretto, "Il soccorso dimandato / Han l'aspetto del valor".

                       racette Patricia  Racette



Venendo al cast, occorre segnalare che purtroppo qualche maledizione demoniaca ha colpito il Soprano Patricia Racette, che a causa di un'indisposizione ha dovuto abbandonare la rappresentazione nell'intervallo tra la Seconda e la Terza Parte dell'opera--per intenderci, prima di affrontare arie impegnative come "D'Amor sull'ali rosee", "tu vedrai che amore in terra" e i duetti con il Conte ("Mira d'acerbe lagrime" e "Vivrà! Contento il giubilo") e con Manrico ("Che? Non mi inganna quel fioco lume"). Eppure c'è chi sospetta che il demonio si fosse impossessato della Racette già durante la prima parte dello spettacolo, perchè nell'aria "Tacea la notte placida" al posto degli acuti emetteva strani belati caprini, segno sicuro di impossessamento satanico. La Racette è stata sostituita dal Soprano californiano Julianna Di Giacomo, che, come sempre accade in queste circostanze, è stata la più applaudita dal pubblico.

Durante la famosa stretta finale della Parte Terza è poi calato sul Teatro un sortilegio collettivo, tale per cui il Direttore (M° Marco Armillato), tutti i Professori d'Orchestra, il Coro e il Tenore Marcelo Alvarez hanno abbassato di un semitono "Di quella pira" (proposta del resto nella sua versione consueta e non in quella filologica), cosicchè il Do finale si è diabolicamente tramutato in un Si naturale. La spiegazione del fenomeno (che è stato osservato anche dal recensore del New York Times alla prima dello spettacolo qualche giorno fa; cfr. http://www.nytimes.com/2010/10/28/arts/music/28verdi.html?scp=1&sq=trovatore&st=cse ) non può che essere iscritta nella dimensione del paranormale, perchè pare che in un Trovatore a Parma Alvarez si fosse prodotto in un scintillante Do di petto, secondo la migliore tradizione tenoristica. Allego una registrazione del fenomeno, scusandomi per la pessima qualità del suono. Occorre avvertire che gli applausi e le urla di entusiasmo che sentirete dopo il fatidico "All'armi!" non provengono dal pubblico, ma dal coro stesso che così facendo si dà coraggio in vista dell'imminente battaglia con le truppe del Conte (la reazione del pubblico--anch'esso in trance, bisogna credere--è stata un ben più moderato applauso che potrete ascoltare alla fine della registrazione, quando il coro era ormai uscito di scena).
                                   opera__fratelli_marx              


Ma poichè  ad ogni Demone corrisponde un Angelo, occorre comunque segnalare l'ottima prestazione del Baritono Zeljiko Lucic nel ruolo del Conte di Luna. Anche se nel "Balen del suo sorriso" è rimasto un po' a corto di fiato, gli attacchi nei vari duetti e terzetti (in particolare in "Di geloso amore spezzato") sono stati meravigliosi, come pure le mezzevoci e, in generale, la pasta timbrica, brunita e ricca di armonici.

Insomma, una serata ricca di Perle Nere e degna della rubrica Angeli e Demoni.

Un caro, affettuoso saluto,

Michele Maltese

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IT's HALLOWEEN!!!
News
Domenica 31 Ottobre 2010 10:59

                                               H  A L L O W E E N !!!

 

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Halloween (or Hallowe'en) is an annual holiday observed on October 31,

primarily in the United States, Canada, Ireland, and the United Kingdom. It has

roots in the Celtic festival of Samhain and the Christian holiday All Saints' Day, but

is today largely a secular celebration.

 

                      hallowwen1 Jessye Norman

 

Common Halloween activities include trick-or-treating, wearing costumes and

attending costume parties, carving jack-o'-lanterns, ghost tours, bonfires, apple

bobbing, visiting haunted attractions, committing pranks, telling ghost stories or

other frightening tales, and watching horror films.

 

hallo17   bartoli Cecilia Bartoli


Halloween o Hallowe'en è il nome di una festa popolare di origine pre-cristiana, ora tipicamente statunitense e canadese, che si celebra la sera del 31 ottobre, ossia alla vigilia della festa di Ognissanti (è questo il significato della parola Halloween). Tuttavia, le sue origini antichissime affondano nel più remoto passato delle tradizioni europee: viene fatta risalire a quando le popolazioni tribali usavano dividere l'anno in due parti in base alla transumanza del bestiame. Nel periodo fra ottobre e novembre, preparandosi la terra all'inverno, era necessario ricoverare il bestiame in luogo chiuso per garantirgli la sopravvivenza alla stagione fredda: è questo il periodo di Halloween.

 

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                                                                                      S i m o n      R a t t l e


The festival of Samhain celebrates the end of the "lighter half" of the year and beginning of the "darker half", and is sometimes  regarded as the "Celtic New Year".

The ancient Celts believed that the border between this world and the Otherworld became thin on Samhain, allowing spirits (both harmless and harmful) to pass through.

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                                                                                          René  Fleming

The family's ancestors were honoured and invited home while harmful spirits were warded off. It is believed that the need to ward off harmful spirits led to the wearing of costumesmasks. Their purpose was to disguise oneself as a harmful spirit and thus avoid harm.

In Scotland the spirits were impersonated by young men dressed in white with masked, veiled or blackened faces.

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                                                                                    Agnes  Baltsa

Samhain was also a time to take stock of food supplies and slaughter livestock for winter stores. Bonfires played a large part in the festivities. All other fires were doused and each home lit their hearth from the bonfire. The bones of slaughtered livestock were cast into its flames.

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                                                                                                    Cecilia  Bartoli

Sometimes two bonfires would be built side-by-side, and people and their livestock would walk between them as a cleansing ritual. 

 

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                                                                      Anita Cerquetti


Nella dimensione circolare-ciclica del tempo, caratteristica della cultura celtica, Samhain si trovava in un punto fuori dalla dimensione temporale che non apparteneva né all'anno vecchio e neppure al nuovo; in quel momento il velo che divideva dalla terra dei morti si assottigliava ed i vivi potevano accedervi.

I Celti non temevano i propri morti e lasciavano per loro del cibo sulla tavola in segno di accoglienza per quanti facessero visita ai vivi, un'usanza, peraltro, sopravvissuta anche in alcune regioni dell'Italia settentrionale.

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                                                                                   Bryn Terfel

 

Oltre a non temere gli spiriti dei defunti, i Celti non credevano nei demoni quanto piuttosto nelle fate e negli elfi, entrambe creature considerate però pericolose: le prime per un supposto risentimento verso gli esseri umani; i secondi per le estreme differenze che intercorrevano appunto rispetto all'uomo.

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                                                                                  JOAN  SUTHERLAND (a  destra!!!)

 

Secondo la leggenda, nella notte di Samhain questi esseri erano soliti fare scherzi anche pericolosi agli uomini e questo ha portato alla nascita e al perpetuarsi di molte altre storie terrificanti.

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                                                         Cristina Muti Mazzavillani


The imagery of Halloween is derived from many sources, including national customs, works of Gothic and horrorFrankenstein and Dracula), and classic horror films (such as Frankenstein and The Mummy).

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                                                                                        Piero Giuliacci

Elements of the autumn season, such as pumpkins, corn husks, and scarecrows, are also prevalent. Homes are often decorated with these types of symbols around Halloween. literature (such as the novels

Halloween imagery includes themes of death, evil, the occult, magic, or mythical monsters. Traditional characters include ghosts, witches, skeletons, vampires, werewolves, demons, bats, spiders, and black cats.

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                                                                                    Vittorio  Grigolo

Black and orange are the traditional Halloween colors and represent the darkness of night and the color of bonfires, autumn leaves, and jack-o'-lanterns.

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                                                                                   James  Levine


È usanza ad Halloween intagliare dei zucche con volti minacciosi e porvi una candela accesa all'interno. Questa usanza nasce dall'idea che i defunti vaghino per la terra con dei fuochi in mano e cerchino di portare via con sé i vivi (in realtà questi fuochi sono i fuochi fatui, causati dalla materia in decomposizione sulle sponde delle paludi); è bene quindi che i vivi si muniscano di una faccia orripilante con un lume dentro per ingannare i morti. Queste credenze sono probabilmente reminescenze dell'antico culto druidico legato al fuoco sacro.

 

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                                                                                                                                                                       J.Botha

 


Questa usanza fa riferimento anche alle streghe, che venivano bruciate sui roghi o impiccate; infatti, si pensava che queste vagassero nell'oscurità della notte per rivendicare la loro morte (abbigliate in maniera più o meno orrenda) ed approfittassero del maggior potere loro conferito durante la notte di Halloween.

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                                                                         Edita   Gruberova

 

L'usanza è tipicamente statunitense ma probabilmente deriva da tradizioni importate da immigrati europei: l'uso di zucche o, più spesso in Europa, di fantocci rappresentanti streghe e di rape vuote illuminate, è documentato anche in alcune località del Piemonte, della Liguria, della Campania, del Friuli (dove si chiamano Crepis o Musons), dell'Emilia-Romagna, dell'alto Lazio e della Toscana, dove la zucca svuotata era nota nella cultura contadina con il nome di Zozzo.

 

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                                                                                         Enzo  Dara


Halloween costumes are traditionally modeled after monsters such as ghosts, skeletons, witches, and devils. Over time, the costume selection extended to include popular characters from fiction, celebrities, and generic archetypes such as ninjas and princesses.

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                                                                       Anna  Bahr-Mildenburg

 

Dressing up in costumes and going "guising" was prevalent in Scotland and Ireland at Halloween by the 19th century. Costuming became popular for Halloween parties in the US in the early 20th century, as often for adults as for children.

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                                                                           Patrizia  Ciofi

What sets Halloween costumes apart from costumes for other celebrations or days of dressing up is that they are often designed to imitate supernatural and scary beings. Costumes are traditionally those of monsters such as vampires, ghosts, skeletons, witches, and devils, or in more recent years such science fiction-inspired characters as aliens and superheroes. There are also costumes of pop culture figures like presidents, athletes, celebrities, or film, television, and cartoon characters. Another popular trend is for women (and in some cases, men) to wear sexy or revealing costumes.

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                                                                          Rolando Villazon


Anche in varie località della Sardegna la notte della Commemorazione dei Defunti si svolgono riti che hanno strette similitudini con la tipica festa di Halloween d'oltreoceano, in diversi paesi si preparano le Concas e su mortu (le teste dei morti), ovvero zucche intagliate a forma di teschio, illuminate da una candela, in altre località si svolge il rito de "Is Animeddas" (Le Streghe), de Su bene 'e is animas, o de su mortu mortu, dove i bambini travestiti bussano alle porte chiedendo doni . Questo rito in Molise viene chiamato "l'anim' de le murt".

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                                                                                        Paoletta  Marrocu

Vi è anche una leggenda britannica che narra di un ragazzo, "Jack", che compiva atti malvagi sulla terra e più di una volta aveva fatto gli scherzi al Diavolo, così, quando morì, diventò un fantasma che vaga con una lanterna ricavata da una zucca illuminata (Jack o'lantern, "Jack della Lanterna").

 

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                                                                                        Alessandra  Marc

 



 
ELISIR D'ONORE ALLA FENICE!
Recensioni
Venerdì 29 Ottobre 2010 20:24

                                                                                elisir1

 

Esito  trionfale  per  l'"Elisir d'amore"  di  Donizetti  rappresentato a  Venezia. Mentre  scriviamo  gli applausi  festeggiano  ancora il  cast  :  Celso  Albelo-Nemorino, Desirée  Rancatore-Adina,  Bruno  De  Simone- Dulcamara, Roberto  DE  Candia-Belcore, il maestro  Beltrami, Orchestra  e  Coro  del  Teatro  La  Fenice.

Era  ora  di respirare una  buona  boccata  d'ossigeno: grazie  al  genio  di  Donizetti  e  grazie  soprattutto  agli artisti  che  hanno  saputo  rendere  il  brio, la freschezza, la  joie de  vivre  e  la  poesia  di  questo  capolavoro.

In primis  il giusto plauso  va  alla  coppia  Albelo-Rancatore: tra  loro  una complicità  e  una  gara  di  bravura  al  tempo  stesso, che  ha  trovato nel  finale  del  II  atto  il suo  acme  assoluto. "Una furtiva lagrima"   e  "Il mio  rigor  dimentica"  come  un  UNO-DUE  pugilistico, per mandare  il pubblico in visibilio  e  portare  al  bis....come  ai  vecchi  tempi.  Fine  e raffinato  fraseggiatore  lui, pirotecnica  virtuosa  lei...paiono  nati  per cantare  assieme, un affiatamento  che  è    uno  dei  risultati  più  preziosi  per  questi  due  grandissimi  artisti.

              celso_albelo Celso Albelo

Mi permetterò  di  notare, qua  e  là,  qualche  piccola  incertezza  nell'intonazione  di  Celso  Albelo, la  cui  magnifica  vocalità  (tanto  simile  a  quella  del conterraneo   Alfredo  Kraus) proprio  perché  immacolata, fa  maggiormente  notare  qualche lecita  macchiolina.  Perfetti  gli  acuti, con do  sicurissimi  infilati  nei  punti  clou, ma  splendido  anche il gioco  dei  colori, tanto importante  per  questo  ruolo  cardine   nella carriera  di  ogni  tenore.

               rancatore3 Desy Rancatore

La  Rancatore  è  un  'Adina  volitiva  e  simpatica, che  non vede  l'ora  di arrivare  alla  cabaletta  finale  per  scatenarsi  nel suo  registro  acuto e sopracuto. Soffre  un pochino  per la  tessitura  lirica  di  molti passaggi, soprattutto  nel  I  atto, ogni  tanto  è  costretta  a  schiacciare  qualche  "i"  e  qualche  "e"  , dando al  personaggio  un tono  a  volte  petulante, da  "bambina   cattiva". Ma  Adina, volendo,  può  anche  essere  una  bambina viziata, forse  anche  un pò  cinica. L'asso nella manica  della  Rancatore  sono  gli acuti, le variazioni quasi strafottenti, la  facilità  e la disinvoltura, la  musicalità  a  prova  di  bomba. La  voce  ha  acquisito  corpo  nel  registro  grave , il fraseggio  è  sempre  pertinente   al  testo  e, come accade  a ogni  fuoriclasse  che si  rispetti, la  prestazione  è  in continuo  crescendo.

Bravo ed  esperto  De Candia  come  Belcore, personaggio che credo  abbia  cantato  più  d'ogni  altro  ruolo  e  sempre   con  colleghi prestigiosissimi. Qualche suono  'aperto'  ma   si  addice a  una   tronfia  canaglia  come  il  soldataccio .

De  Simone  è  un Dulcamara  un pò  troppo chiaro  e  tenorile  per  i  miei  gusti, ma  canta  con  estrema  proprietà e  precisione, dando  sempre  senso  alla  parola  scenica, come il suo  maestro  Bruscantini.

Giannetta   un pò  troppo  isterica  e  ottima  la  concertazione  del  maestro  Beltrami: tempi  perfetti, grande  sicurezza  nel  seguire  il  canto  dei  vari  solisti, molte  sfumature  e  colori  nell'orchestra, una concertazione  che  mi  è  parsa  curata  nei minimi  dettagli. Una  bellissima  serata  alla  Fenice.

 

 
RUMORS ....ROMA CAPUT DEFICIT
News
Venerdì 29 Ottobre 2010 07:09

 

                                                         rumors

 

 

  Opera di  Roma:  sul  filo  del  rasoio...

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Al Teatro dell’Opera è previsto per il 2010 un deficit di 11 milioni.

Di questo debito di 11 milioni, una quota pari a 7 milioni verrebbe ripianata dal Comune, altri 3 milioni li dovrebbe reperire il Sovrintendente (come?), e uno verrebbe recuperato con un piano industriale che prevede sostanzialmente una iniziativa di riduzione del personale.

A tal riguardo si potrebbero seguire ipotesi alternative facendo riferimento a quanto è stato proposto e realizzato nella stagione artistica corrente.

L’attuale stagione artistica 2010, infatti, definita con oculata politica programmatica nel periodo del commissariamento, facendo ricorso ad allestimenti meno costosi ed a scelte artistiche più equilibrate, valorizzando gli artisti italiani (e non dando corso a quel provincialismo esterofilo che trova interesse solo nei nomi stranieri  per  pura incapacità  nelle scelte e  per  cedimenti ai  ricatti  d'agenzia) aveva già nella previsione di spesa un costo inferiore a quella precedente di circa 1.500.000 euro.

Al contempo, tale stagione, concepita per risvegliare nel pubblico l’attenzione per il teatro d’opera, ne ha indubitabilmente incontrato il favore (stando agli incontrovertibili dati di biglietteria), con un incremento di spettatori, al 30 giugno 2010 (primo semestre), rispetto al primo semestre del 2009, di circa 20.000 unità (19.573), pari ad un +27,03%: un incremento straordinario che non si registrava da decenni!

Peraltro, già i dati relativi agli abbonamenti per la stagione 2010 avevano indicato un significativo aumento nel numero di questi, pari al 10%, che indirizzava verso un cauto ottimismo nella previsione dei dati di biglietteria (e testimoniava il netto favore del pubblico).

Naturalmente il maggior numero di spettatori ha determinato un conseguente aumento degli incassi (sempre rispetto al primo semestre dell’esercizio 2009) pari a circa € 850.000 (+32,5%).

Considerando un prevedibile analogo incremento degli incassi nel secondo semestre del 2010, pari a quello verificatosi nel primo semestre, si sarebbe potuto supporre il raggiungimento di almeno 1.500.000 € totali in più al 31 dicembre 2010.

Pertanto, sommando il risparmio totalizzato all’atto della programmazione (ca. 1.500.000€), più i maggiori incassi (1.500.000 €), si sarebbe raggiunta la cifra considerevole di 3 milioni di euro.

Ecco, quindi, che ben tre milioni sarebbero già entrati nelle casse della Fondazione con scelte artistiche opportune: non era necessario, perciò, prevedere “piani industriali” (più adatti ad aziende commerciali che a teatri d’opera) per risanare i bilanci, ma dar modo alla macchina “Teatro” di funzionare al meglio in quelle che sono le sue più peculiari prerogative, cioè la proposta artistica.

Ciò, però non si è potuto realizzare appieno in quanto l’ultimo titolo previsto nel cartellone 2010, l’Adriana Lecouvreur, è stato inopinatamente cancellato.

Tale cancellazione non trova spiegazione nelle addotte motivazioni di contenimento dei costi, in quanto l’Adriana era probabilmente una produzione a costo vicino allo zero: l’allestimento è di proprietà del teatro (con le splendide scene di Rondelli) e la compagnia di canto, direttore e regista sarebbero stati sicuramente compensati ogni sera dallo sbigliettamento.

          tenebrae Tenebrae...per  pochi!

Perché non si è cancellata la produzione di Tenebrae, la nuova opera di Guarnieri la cui regia era affidata a Cristina Mazzavillani Muti, moglie dell’omonimo maestro, alla quale hanno assistito, in tutto, solo poche decine di persone e che aveva dei costi certamente superiori a quelli dell’Adriana?

Tornando ai dati di biglietteria, i dati sopra forniti sono stati “curiosamente” tenuti nascosti. Forse perché chi avrebbe dovuto divulgarli li ha ritenuti irrilevanti visto che rientravano nel merito di scelte artistiche piuttosto che in quello di scelte gestionali o forse perché non ne è stata valutata l’esatta portata o, ancora, più probabilmente, perché non si vuole mostrare che l’utilizzo di allestimenti con scene dipinte:

  • 1) è più adatto ad un teatro ottocentesco come il Costanzi, concepito per quel tipo di scene (così come lo sono la gran parte dei teatri italiani);

  • 2) consente un aumento significativo della produzione (le scene si montano e si smontano in un giorno e non in settimane e possono coesistere più allestimenti);

  • 3) permette di fare più cambi scena essendo più agili (quindi alla fine le scene risultano più sontuose);

  • 4) è più gradito al pubblico del teatro d’opera (che non va a vedere le scene ma va a rivivere la vicenda drammatica e a sentire i cantanti e la musica: per gli effetti speciali c’è il cinematografo o il luna park!);

  • 5) costa infinitamente meno (mediamente un decimo delle scene costruite);

  • 6) consente di non occupare troppo spazio per l’immagazzinamento;

  • 7) permette di riutilizzare le scene con facilità e a costo zero (perché di proprietà del teatro)

  • 8) è filologico, etc. etc.


Le scene dipinte non consentono, però:

  • 1)di lucrare sulle commesse per la costruzione ;

  • 2) di lucrare sul riutilizzo di materiali strutturali come avviene per le scene costruite (che spesso vengono demolite quasi subito perché ingombranti e perciò utilizzate al massimo una o due volte riutilizzando poi i materiali strutturali a prezzo pieno);

  • 3)di legare un titolo d’opera agli stessi nomi di regista e scenografo (alimentando una chiusura quasi totale all’ingresso di nomi nuovi in queste discipline);

  • 4)di diseducare il pubblico proponendogli continuamente spettacoli incomprensibili, permettendo quindi di far lavorare anche amici e “compagni di merende” (chi riconosce più la professionalità in questo marasma?);

  • 5) di dare ai divi della bacchetta l’inebriante sensazione di dirigere soltanto “nuove produzioni” ed, infine,

  • 6) di tenere il mercato (di direttori, registi, cantanti, scenografi) calmierato a poche produzioni, facendo sì che a lavorare siano solo quei pochi inseriti nel meccanismo (inserimento che, ormai è chiaro, avviene per tutt’altri meriti da quelli artistici).

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Sulla stessa linea dell’Adriana ci si era trovati ad inizio stagione con il Mefistofele. Questo era previsto nell’allestimento realizzato dallo scenografo Parravicini negli anni ’60 e pur di non utilizzarlo si è giunti a dire che non esisteva (sic! Le scene provenienti dal teatro di Palermo per il quale erano state costruite si trovano a Roma e sono di proprietà della ditta Izzo) facendo quindi in modo di inventare una struttura scenica fissa (una grande scala sulla quale stazionava il coro: quanto è costata?), una specie di torretta-ascensore ove saliva Mefistofele (quanto è costata?) e la proiezione dei bozzetti delle scene di Parravicini. In luogo  del  meraviglioso, storico allestimento del Parravicini ....una  brutta  e  cosrtosissima  soluzione. Bel modo  di risparmiare!  Ecco  come si crea  un deficit!

Il tutto ha determinato un aumento dei costi di allestimento di tre o quattro volte.

Per non parlare, poi, della sostituzione di interpreti che partecipavano con compensi molto più bassi di quelli corrisposti a chi li ha sostituiti.

Si consideri, infatti, che chi percepisce1 5.000 o 20.000 € a sera rispetto a chi ne percepisce 3.000, su un numero di sei o sette recite, determina un esborso ulteriore di quasi 100.000 € per il Teatro. Moltiplicando tale cifra per più artisti e sommando l’aggravio di costi determinato da allestimenti più onerosi, è facile raggiungere la cifra di diverse centinaia di migliaia di euro per ogni titolo, che moltiplicata per diverse produzioni giunge con facilità a cifre di svariati milioni di euro!

In conclusione, la vera politica da seguire dovrebbe essere quella dell’aumento della produzione, che, associata ad una oculata e sana politica programmatica e di allestimenti, recupererebbe una fascia di pubblico che è potenzialmente assai più ampia di quella che attualmente frequenta il Teatro, e consentirebbe a questo di realizzare un vero ed efficiente “servizio culturale” capace di determinare anche utili rilevanti (si consideri che le masse artistiche sono comunque pagate e se lavorassero di più non determinerebbero costi aggiuntivi).

Un progetto di recupero del rapporto con la Città, con un significativo, progressivo aumento degli spettatori e della visibilità della Fondazione, sarebbe in grado, è di tutta evidenza, di attrarre anche quei finanziamenti privati che, al momento, trovano difficoltà a dare il loro apporto.

Salvare i teatri d’opera italiani è possibile.

Basta volerlo.

 

 


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