Stavolta non mi sono lasciato travolgere dalla smania di scrivere subito qualcosa, dalla
frenesìa della recensione che spesso colpisce chi ha appena assistito a qualcosa di
straordinario, ma ho voluto meditare più a lungo: in fondo, di “straordinario” questa
Traviata scaligera non aveva assolutamente NULLA.
Del russo Tcherniakov si conoscevano benissimo le gesta, i piani-regìa, le "idee"
e dove sarebbe andato a parare: direi , anzi, che rispetto a taluni suoi recenti orrori (vedi
per esempio il verdiano Macbeth o l'Eugenio Onieghin di Ciaikovsky....sempre bene
specificare l'autore) , questa Traviata si è presentata come un classico, diciamo una regìa
di tradizione andata a male, corrosa dalla muffa e da quintali di polvere. Case da
appuntamento, mignottoni colorati, qualche trans di passaggio, carnevalate nelle scene di
festa...ne abbiamo viste a iosa negli ultimi trent'anni. Si parlava di presunte lavatrici come
di oggetto scandaloso: e perchè mai, se questo simpatico elettrodomestico già fece la
sua trionfale comparsa nel Mefistofele di Ken Russell,a Genova, nei lontani anni 80? Una
regìa vecchia , quindi, e quindi ingiustamente contestata. Per rispetto alla sua vetustà i
dispettosi loggionisti (e non solo, poiché abbiamo assistito a un dissenso corale)
avrebbero dovuto mantenere, forse, un atteggiamento più discreto, più sommesso, come
si fa quando una anziana signora scivola per strada . Cosa c'è di moderno in
Tcherniakov? Nulla. Zero assoluto. Una Traviata come si è abituati a vederla da decenni
in Germania, in Russia, nei teatri di tutto il mondo che quando non hanno idee
scimmiottano quelle, muffite, degli altri.La scena, solita, tra quattro mura stantìe, il
secondo atto nell'angolo cucina di casa Cupiello Sarebbe più moderna ,a questo punto,
la Traviata di Visconti, ma quella viene considerata “vecchia” dai cretini, che non
conoscono né l'una né l'altra ma cavalcano le mode e i filoni perversi del teatro lirico, che
langue tra falso modernismo e pressochè completa assenza di idee esibite dai cosiddetti
registi alla page.
Alfredo affetta furiosamente l'insalata
Tcherniakov è un regista che vorrebbe far ridere dove ci sarebbe da piangere e piangere
dove vi sarebbe da ridere. L'intento gli riesce, quasi ma non del tutto, in questa Traviata,
sicuramente la peggiore che si sia mai vista alla Scala.
Violetta, Diana Damrau, a metà tra Frau Kitty e Minnie Minoprio, è un personaggio
perennemente isterico e incattivito, conciato come peggio non si poteva. Una cantante di
quel rango dovrebbe, prima di entrare in scena guardarsi bene allo specchio: se le
braccia paiono braciole e la faccia infarinata la avvicina a sua zia....allora è il caso di
chiedere al regista qualche lieve ma determinante modifica, ai costumi e al trucco. Il
regista non vuole? Bene, allora te ne vai: a meno che l'auri sacra fames non abbia il
sopravvento sulla tua dignità.
Mara Zampieri Giusi Ferré
Colossale e determinante la VERA protagonista della Traviata scaligera: la grande Mara
Zampieri, che truccata anche lei a mezza via tra Giusi Ferré e Vanna Marchi, ha dominato
la scena dal principio alla fine. Si potrà discutere su qualche nota un po' fatiscente, ma lì
la colpa è del maestro Gatti, che ha preteso in tutta evidenza degli inopinati pianissimi.
Mara Zampieri, grandiosa artista, si è pappata in un sol boccone tutta la compagnìa e
complice Tcherniakov (che ne ha colto la valenza) ha rappresentato una magnifica
maitresse, cinica e guardona, presente in scena dall'inizio alla fine come una tragica
e incombente Lady Macbeth.
Abbiamo visto in scena, nel II atto, Diego Della Valle che in molti hanno scambiato per
Giuseppe, anche lui presenzialista di lusso.
Sempre in omaggio alla Tv italiana, Tcherniakov ha voluto per Piotr Beczala ispirarsi a
Teo Mammuccari, e lo ha trasformato in un abile e un po' nervoso cuoco, che affettava,
trinciava, disossava, e infine serviva con l'aplomb di un perfetto omino di casa. Non
capisco perchè sia stato fischiato: forse perchè ha cantato male? Ma su...conta forse
qualcosa il “CANTO” in occasioni del genere? Allora il baritono, Lucic, andava ucciso!!!
Teo Mammuccari Piotr Beczala
Siamo obiettivi: una prima alla Scala, OGGI, organizzata dal signor Lissner che non ha
meglio da dichiarare che i loggionisti milanesi sono brutti e cattivi , che è a causa loro
se i grandi cantanti non vengono....Ma dai , Lissner, vengono...vengono...tranquillo che
vengono. Sei TU che te ne devi andare e al più presto! Bon débaras, dicono dalle tue
parti.
Vorrei spezzare una lancia per due artisti: la più bella, Giuseppina Piunti, e il più bravo di
tutti, Ernesto Panariello.
Resta Daniele Gatti,che coadiuvato da una malefica revisione di Fabrizio della Seta, ha
approntato una Traviata assurda, con inserimenti strani, tempi a fisarmonica (ora lenti ora
frenetici),dinamiche scombinate e un pessimo “assieme” con clamorosi squilibri tra buca
e palcoscenico. Qualcosa di buono c'era? Senz'altro: la tenuta straordinaria di quel
vecchio signore di 200 anni che ha nome Verdi, il quale resiste a ogni violenza o a ogni
schifezza. Non so come faccia.
Dulcis in fundo, la vergogna suprema: alla Scala di Milano, il 7 dicembre, Violetta NON
ENTRA nella scena della festa in casa di Flora e l'orchestra va avanti da sola, in puro
stile karaoke. Cosa accadde? Un ascensore difettoso, un direttore di scena
dimentichìno, la Damrau incastrata tra due ante? Qualcuno ce lo dirà. Un fatto
simile è tipico di quelle recite disperate en plein air: Roccasecca, Sgurgola Marsicana,
Canicattì.
Intanto Napolitano stava con Barroso nel palco: hanno avuto probabilmente la Traviata
che si meritano.
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