Ernani di Verdi trionfa all'Opera di Roma nel pieno di una bufera che coinvolge il teatro della capitale, le cui casse presentano un controverso bilancio in rosso e la difficoltà latente di sopperire regolarmente ai 480 stipendi mensili da corrispondere ai lavoratori . Che la gestione De Martino-Vlad non sia un modello di oculatezza è evidente a chiunque e che i costi assorbiti dalla presenza prestigiosa ma onerosa del Direttore Emerito, Riccardo Muti, vadano oltre l'accuso è altrettanto evidente. Vedremo come finirà questa storia, probabilmente come sempre: trattandosi del teatro che rappresenta la capitale di questo paese giungeranno soccorsi speciali, appunto “all'italiana” uniti a un vassoio di tarallucci innaffiati dal buon vino dei Castelli. “Lo vogliamo salvare questo Teatro?” urla Muti durante gli applausi finali al pubblico delle impellicciate signore e degli anziani signori che rappresentano il cosiddetto “generone romano” , e la risposta corale è ovviamente “sìììììììì”.....che suona un po' ridicola e molto ipocrita, poiché la domanda che sorge spontanea è :” Maestro....perchè non inizia Lei , riducendosi il cospicuo cachet? “ .
Lo spettacolo è di quelli che si ricordano, grazie all'apporto straordinario del più grande regista oggi in attività assieme al veterano Zeffirelli, e cioé Hugo De Ana. La scena rappresenta la facciata e il bugnato esterno di un palazzo nobiliare, le cui pareti si alzano e si abbassano o appaiono scorrevoli, a seconda delle varie scene. Un palazzo solenne e grigio, opprimente come il melodrammone cappa e spada che Ernani in fondo è, illuminato con tagli e bellissimi effetti di controluce, in maniera semplice ed efficacissima. I costumi sono un autentico capolavoro, qui De Ana esprime il meglio del suo gusto sopraffino e ricco, con un risultato affascinante nel III atto, quando Carlo viene incoronato Imperatore. Stupende le Dame di Compagnìa di Elvira, ognuna curata nei minimi dettagli e così le guardie, i dignitari del Re, persino i banditi di Ernani erano dei protagonisti e così la scena brillava come non mai, mettendo al tappeto tutta quella massa di sistematici massacratori di opere che ritroviamo nei teatri del mondo, soprattutto in Germania, i quali ritengono che l'opera italiana sia la palestra dei loro delirii.
Francesco Meli (Ernani) e Tatiana Serjan (Elvira)
Con De Ana i trionfatori sono stati i cantanti e soprattutto il trio costituito dal debuttante Francesco Meli, giovane e baldanzoso interprete d'un ruolo che fu pensato da Verdi NON per un tenore drammatico bensì per un belcantista di classe, capace cioé di cantare all'occorrenza piano e pianissimo, con gusto ed eleganza; il baritono Luca Salsi, finalmente un Don Carlo giovane e vibrante d'amore (troppe volte, anche da parte di conclamati interpreti abbiamo ammirato un totem, assai poco incline ad accarezzare Elvira ma piuttosto impegnato a emettere suoni), con straordinarie mezzevoci distribuite nelle frasi topiche “Vieni meco, sol di rose”, “O de' verd'anni miei” e accenti sempre autorevoli e scanditi nei meravigliosi recitativi; e last but not least il nobilissimo Ildar Abdrazakov, dalla magistrale linea di canto morbida e legata, truccato più da fascinoso Don Giovanni che da anziano Silva. A queste tre voci superbe si sono unite le prestazioni perfette di Gianfranco Montresor come Jago, lo scudiero di Silva, e del sempre tonante Antonello Ceron, Don Riccardo.
Luca Salsi (Carlo V)
Debole invece il reparto femminile, soprattutto per una stanca e fioca Tatiana Serjan nella difficile parte di Elvira, al che mi chiedo : perchè non mettere nel primo cast la bravissima Anna Pirozzi? I misteri dei teatri. Una prestazione davvero sotto il livello minimo quello della Serjan, con acuti indietro e strillacchiati, note in pianissimo prive del necessario sostegno, frasi spezzate e intonazione periclitante. Meglio la Giovanna di Simge Buyukedes, anche se limitata a pochi sparuti interventini.
Buona la prova del Coro e dell'Orchestra dell'Opera di Roma, guidati da quello che ho già definito come il “Muti umano” degli ultimi anni: misurato, prudente, con sonorità attenuate, attentissimo negli accompagnamenti, prodigo di colori e di pianissimi. Ai cantanti vengono ormai concesse le variazioni nel da capo, le strette non sono più folli e vorticose come alla Scala, insomma....un Verdi più meditato, riflessivo, nobile. Se ne giova il suono nei momenti più delicati, come il finale, splendido nel tremolo degli archi sulle frasi del morente Ernani. Peccato lo stacco troppo rapido del finale III, 'O sommo Carlo', unico neo della serata.
Note di colore: al termine dell'inno nazionale si udì un isolato “Viva il Presidente” , rivolto al Napolitano collocato nel palco reale. Risposero pochi non convinti applausi e un sonoro fischio.
Dopo il Coro “Si ridesti il Leon di Castiglia” ...Muti si gira e dice: “Ma si ridesterà davvero sto' Leone di Castiglia?”....applausi, risate....bis del Coro.....
Un clima tra la Vedova allegra e il Marchese del Grillo.
L'attualità teatrale italiana, come tutti sanno, offre quasi esclusivamente notizie nefaste,
relative soprattutto alla carenza di fondi per sovvenzionare spettacoli e persino per
pagare gli stipendi del personale. Il deficit in bilancio regna sovrano in quasi tutte le
Fondazioni lirico-sinfoniche e i Teatri di tradizione; un male atavico che però la “crisi” ha
portato a estremi drammatici. Pensiamo al Teatro Carlo Felice di Genova, al Teatro Regio
di Parma, ai teatri siciliani, al Comunale di Bologna, al Maggio Musicale Fiorentino. La
stessa Opera di Roma e la Scala, nonostante il profluvio di milioni, accusano un passivo
pesante. Di stretta attualità il Teatro di Cagliari, la cui Sovrintendente , Crivellenti,
è oggetto di una durissima sentenza del Tar che ne ha di fatto inficiato la nomina.
Insomma, un caos che pare non avere mai fine .
Ne parliamo con uno dei protagonisti, forse il più discusso: il maestro Mauro Meli, già
direttore artistico del Regio di Parma, della Scala tra il 2003 e il 2005 e per quasi un
decennio del Teatro Lirico di Cagliari. Una buona occasione per far chiarezza su tante
questioni circondate da chiacchiere, notizie scomposte e versioni tra loro molto
contrastanti.
Maestro Meli, intanto grazie per la Sua disponibilità.Perchè tanto astio nei Suoi confronti a Cagliari,a cosa si deve la scìa di polemiche che L'ha vista coinvolta?
“Il mestiere di Sovrintendente, mi creda, è molto difficile e vive di scelte delicate. Quando
arrivai a Cagliari il Teatro era in condizioni disperate,a dir poco. Non si trattava di operare
solo scelte importanti ma una vera e propria ristrutturazione aziendale: abbiamo finito la
costruzione dell'edificio, acquistati i magazzini e i laboratori, completato il palcoscenico .
Dopodiché sono state create delle stagioni importanti, di alto livello artistico e culturale,
tali da creare un immediato , enorme interesse mediatico. Voglio ricordare, oltre agli
spettacoli in teatro anche l'apertura dell'anfiteatro estivo, con una eccezionale messa in
scena della Nona di Beethoven con Lorin Maazel (mio carissimo amico) sul podio e la
regìa della Fura dels Baus. Ovviamente, e qui rispondo alla Sua domanda, tutto ciò crea
una certa invidìa, anche se, devo dire, la vera ondata negativa che mi ha coinvolto deriva
dal periodo successivo, quello trascorso alla Scala.”
-In quell'occasione Lei fu oggetto di strali lanciati soprattutto da un noto
personaggio, molto appassionato d'Opera , che raccolse un
dossier contro di Lei e lo distribuì a tutti i dipendenti del Teatro, è vero?-
“ Sì, ho saputo di questo fatto e per me resta un mistero il perchè di tutto ciò...
non sapevo nemmeno chi fosse, poi un giorno, un noto direttore d'orchestra di
cui preferisco non fare il nome, mi disse “Scusa Mauro, fammi la cortesìa di dire a quel
signore di non riprendermi con il video mentre sono in mutande in camerino”, io andai da
quel tale e fu allora che conobbi il famoso personaggio , il quale aveva l'hobby di
registrare in video ogni cosa accadesse all'interno della Scala, forte di una autorizzazione
ufficiale ottenuta illo tempore. Dopodiché uscì fuori la storia del dossier e altre trame ai
miei danni, con l'esito che tutti conosciamo. Misteri che forse resteranno tali o che un
giorno verranno chiariti, ci saranno altre occasioni per parlarne. Comunque le infamie sul
mio conto sono state tante, evidentemente il mio arrivo in Scala ha rotto degli equilibri e
infastidito chi aveva interessi a me sconosciuti. In ogni caso tanti degli articoli contenuti
nel “dossier ” sono stati oggetto di querela da parte mia e successivamente vinti
in sede di giudizio. Soldi che sono andati alla Fondazione di Cagliari, come parte lesa.”
-Tra gli epiteti più ricorrenti quello di “Mister Deficit”. Vogliamo chiarire bene la
questione del pesante bilancio in rosso che ha caratterizzato la Sua gestione
cagliaritana?
“Facciamo un po' di chiarezza su queste cifre, perchè davvero sono volati numeri in
maniera molto disinvolta . Intanto quando io sono arrivato a Cagliari vi erano 10 milioni di
Euro di budget, quando sono andato via dopo nove anni il budget era arrivato a 35 milioni
di Euro. Non solo: da 2000 abbonati si passò a 12000 abbonati , cioé 3 volte gli abbonati
della Scala! Lei capisce che per una città con 160.000 abitanti avere qualcosa come
250.000 biglietti venduti!? Non è cosa da poco. Il successo era addirittura clamoroso.”
-Ma il deficit?-
“Parliamo di queste famose perdite. In realtà sono stati 4 milioni di Euro, a fine mandato
e, ci tengo a dirlo, non per motivi gestionali. La causa principale fu dovuta ai ritardi dei
contributi da parte dei soci e degli sponsors: per prima la Regione, che dava qualcosa
come quasi 12 milioni di Euro ma con un anno e mezzo di ritardo, producendo la
necessità di richiedere prestiti alle banche con interessi passivi spaventosi. La stessa
identica cosa è accaduta a Parma e consideri che il Teatro di Cagliari è messo molto
meglio rispetto al Regio, con una struttura organizzativa solida e molto ben funzionante.
Ma cosa si può fare se i progetti non possono decollare?”
Il Suo rapporto con i lavoratori del Teatro com'è stato?-
“ Sempre ottimo, ho sempre avuto le cosiddette 'masse artistiche' in mio favore. Consideri
che abbiamo fatto un lavoro stupendo, sottolineato dalla critica mondiale: spettacoli come
“Gli stivaletti” di Ciaikovsky, Lucia di Lammermoor, Le Martyr de Saint Sébastien con
Prètre sul podio e la Fura dels Baus, sono stati spettacoli indimenticabili.”
Lei vanta un'amicizia personale con Claudio Abbado e con Carlos Kleiber,
purtroppo scomparso. A Cagliari organizzò l'ultimo concerto in assoluto di Kleiber, considerato un evento storico. Che può dirmi di queste due personalità?
“ Parliamo di due titani, davvero. Abbado lo conobbi a Ferrara, fu lui a chiamarmi a
Ferrara Musica, io avevo lavorato a Como per due anni come direttore artistico. Con lui
lavorai fianco a fianco per 9 anni consecutivi, un'esperienza esaltante. Abbado è un
vulcano , un musicista assolutamente unico sia per il suo modo di lavorare che di
studiare. Le sue prove sono un esempio preclaro della eccezionale preparazione: due
parole all'orchestra, tutto a memoria e poi si sprigiona la magìa che tutti
conosciamo.Kleiber aveva un carattere e una personalità molto diversa e con lui,
naturalmente , non avevo la confidenza e la consuetudine che ho con Abbado.”
Kleiber e Abbado erano tutti e due del segno del Cancro, indice di profonda
sensibilità e fantasia interpretativa...”
“ Ah...non lo sapevo....Kleiber era come il Dalai Lama, ha presente? Un carisma e una
capacità quasi ipnotica sull'orchestra e sul pubblico. Un gesto piccolo, dolcissimo, un
repertorio limitato ma...guardi...ascoltare con lui per l'ennesima volta la Settima di
Beethoven o l'ouverture del Fledermaus era un'esperienza che portava alla commozione
di tutti, sempre.”
Come riuscì a convincere Kleiber per i suoi ultimi concerti a Cagliari?-
“Non creda che sia stata una questione di pochi giorni....Lo corteggiavo da almeno 10
anni! Non so quante volte lo avrò invitato, ma lui con molta discrezione ed educatamente
trovava sempre pretesti e schivava queste richieste.Fu grazie a Lorin Maazel e al
comune ingaggio con l'orchestra della Radio Bavarese che riuscimmo a trovare uno
stratagemma: detto in sintesi, in cambio della scrittura a Monaco (cui Kleiber teneva
moltissimo) riuscimmo a ottenere in cambio due concerti a Cagliari. Lo incontrai alle
Canarie, dov'era appunto con l'orchestra di Monaco per due concerti, e lo seguii
praticamente come un'ombra. Alla fine, un giorno mi fece cenno con la mano di
avvicinarmi e sorridendo mi disse ' Beh, allora li facciamo questi due concerti a Cagliari?'
. Può immaginare come mi sono sentito in quel momento...”
Vi furono particolari condizioni?-
“ Certo e abbastanza particolari. Non voleva foto e curriculum sul programma di sala.
Né l'annuncio del programma dei concerti....nemmeno sui manifesti. In pratica i
biglietti furono venduti a scatola chiusa. Ovviamente fu l'incasso storico di Cagliari: i posti
andavano dalle 20.000Lire ( 10 Euro) a 400.000Lire (200E) per le poltronissime: tutto
esaurito, manco a dirlo. “
E quanto costò l'operazione Kleiber? Anche qui sono volate cifre impressionanti...
“ Quei concerti costarono in tutto 800 milioni di Lire (400.000E). Tenga conto che
qualsiasi grande orchestra costa lo stesso. Fu una grande emozione per tutti .
Ancora oggi questo evento viene ricordato in Cina, in Oman, in Russia, in America...C'è
solo un altro direttore d'orchestra, a mia memoria, capace di creare straordinarie magìe,
ed è Juri Temirkanov...”
Ho l'impressione, dialogando con Lei, che ha più piacere di ricordare Cagliari che il
Teatro Regio di Parma, dove pure è rimasto a capo tanti anni...come mai?-
“ No, mi dispiace darLe questa impressione. A Parma ho re-inventato il Festival Verdi
arrivando a una qualità eccelsa. In 7 anni ho portato 23 volte il Teatro in tournée: 16
all'estero. Spedizioni pagate da chi ci ospitava, specifico. Ho lanciato l'integrale in DVD
delle opere verdiane da parte della Unitel, giungendo a 23 opere realizzate dal Teatro
Regio. Poi, scaduto il mio mandato, non hanno voluto completare il ciclo....peccato. Nel
giugno del 2011, dopo 250 anni ho riaperto all'opera il meraviglioso Teatro Farnese, con
Claudio Abbado ancora una volta al mio fianco. Insomma, grandissimi eventi....”
Come spiega la dura polemica attuale con il Sindaco Pizzarotti e la questione
dell'orchestra del Regio, licenziata così...di punto in bianco?-
“ L'orchestra è stata licenziata 3 anni prima della scadenza del suo mandato.
Rimpiazzata da un'orchestra, la Toscanini, che era nata per essere un'orchestra
regionale....mah....mi chiedo perchè? Sembra un dispetto....Poi anche questa polemica
con il Sindaco non la capisco: Lui continua dire che io ero costosissimo e che la nuova
gestione è meno onerosa....Ma se io prendevo 200.000Euro lordi l'anno e gli attuali
costano 280.000Euro ???! Dov'è il risparmio? Inoltre io facevo tutto da solo, mentre a
Parma ora sono in due quindi: doppi viaggi, doppie macchine, doppi alberghi, doppi
pasti....mah.... A me non piace criticare i colleghi ma ci sono cose che gridano vendetta:
la questione dell'orchestra licenziata, per esempio. Ma anche il Festival Verdi, che per
Parma dovrebbe essere un fiore all'occhiello, un fatto attrattivo. Ora sono tornati a un
finto Festival, con due titoli, uno a settembre e uno a ottobre. Io credo che ogni format
festivaliero debba avere una formula che assicuri al pubblico una continuità, una serie di
eventi a ciclo quasi continuo. Insomma, diciamolo chiaramente: chi compra un pacchetto
attraverso i tour operators in America, in Giappone , in Finlandia per venire a Parma,
quindi chi affronta un viaggio che finirà con il costargli 2\3000 Euro vuole vedere almeno
4 o 5 cose!! Mi pare logico. Il mio Festival Verdi produceva 12 milioni di Euro di indotto a
fronte di 3 milioni di costi. Queste sono le cifre ufficiali, tutte verificabili.”
Ma allora a cosa si deve il perenne e oggi accentuato stato di crisi dei teatri? -
“ La crisi, se non vogliamo prenderci in giro, non ha fatto bene a nessuno...avrebbe
dovuto stimolare nuove idee, nuovi progetti. E invece? Nulla. Se guardiamo bene ,
nonostante la crisi, alcuni teatri funzionano e anche molto bene: a Torino, per esempio, il
teatro viaggia bene perchè il Sovrintendente è bravo. Lo stesso a Venezia. Il segreto è
trovare un equilibrio tra la qualità artistica e le risorse realmente disponibili, e ottenibili.
Purtroppo esistono teatri che hanno un costo pauroso , strutturale, da fermi, cioé ogni
giorno che non producono: vedi Firenze. Costi altissimi a fronte di pochissimi introiti.”
Sì ma allora vi sono precise mancanze in ordine agli uffici marketing, che in tutta evidenza non funzionano...-
“ Bravo! Esattamente! Guardi, vuole un elenco delle ragioni della crisi dei teatri? 1. La
crisi in sé; 2. Gli uomini; 3. Lo Stato, che se vuole ridurre i finanziamenti DEVE trovare il
sistema di incentivare l'arrivo di nuovi soldi.Insomma: se un Jumbo ha bisogno di 30
persone che lavorano in aereo, e 70 a terra, le cose sono due...o lo trasformi in un
ristorante o in una luna park....o devi sovvenzionarlo. A Firenze, per esempio, ci sono le
basi : la città è una delle città d'arte più famose al mondo, la tradizione è enorme, l'Opera
è nata a Firenze....ma lo Stato cosa fa per aiutare chi eventualmente volesse investire su
Firenze? Dove sono le necessarie leggi per la defiscalizzaxione o la detassazione? Un
ministro bravo deve trovare il sistema, poiché ogni teatro ha comunque un costo che
volenti o nolenti non può essere abbasato oltre un certo limite, ne va della qualità. Le
racconto un episodio significativo. Tre anni fa invitai un giovane direttore d'orchestra e
nell'occasione ospitai in teatro il direttore del Metropolitan di New York con la moglie, che
era in visita in Italia. Vide lo spettacolo, ne rimase molto soddisfatto e tornato a New York
mi fece pervenire un assegno di 10.000Euro , come donazione per il Teatro Regio. Io
rimasi molto colpito e chiesi al CDA di formalizzare un ringraziamento speciale per questo
atto di inconsueta generosità. Dopo tre giorni mi chiamò la segretaria del donatore, da
New York, chiedendomi -anche con una certa premura- se avessi posto l'assegno
all'incasso...sa perchè? …..Perchè se lo scaricava dalle tasse americane!!! ….Aiutare un
teatro è facile, proviamoci!”.
C'è il recente decreto del Ministro Bray, che ne pensa?-
“ C'è la defiscalizzazione per 5000Euro di investimento....Troppo poco! Perchè non si fa
per qualsiasi cifra?? Perchè precludersi un investimento molto più sostanzioso? Perchè
allora non fare una prova: se in 5 anni non si sono trovate risorse...allora fate pure quello
che volete. Ma se non ci si prova nemmeno...”
Cosa ne pensa del crowdfunding, che si sta sperimentando a Como per finanziare una Cavalleria rusticana?-
“ No....bisogna guardare agli americani, che sono più bravi di noi in questa materia. In
Usa si organizza un grande Galà operistico con annessa Cena: se vuoi cenare con gli
artisti paghi 300Euro. Alla fine vengono incassati 300.000Euro. Chiaramente gli artisti
sono Domingo, Bocelli, il livello deve essere quello. Inutile incassare 5Euro o 10Euro a
destra e a sinistra...bisogna puntare a un target di pubblico diverso.”
Dopo la fine dell'esperienza a Parma come guarda al Suo futuro?-
“ Sto vivendo quella che si definisce una serena pausa di riflessione. Insegno a Ferrara,
presso la Facoltà di Economia, ho una bellissima famiglia cui dedico le mie attenzioni e
ho una serie di progetti molto interessanti perchè amo il mio lavoro e voglio continuare a
farlo. E' un periodo che mi aiuta, tra l'altro, a capire tante cose che in 30 di attività non ho