VERDI, ROMA e...il "nuovo" MUTI
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Domenica 10 Novembre 2013 16:55

                                              Muti_1

 

Sorprese notevoli tra le opere verdiane in CD che il Corriere della Sera distribuisce da

alcune settimane, protagonista assoluto il Maestro Riccardo Muti e le compagini

dell'Opera di Roma. Io credo che i complimenti generati da un rapporto 'critico' siano

decisamente più sinceri e apprezzati dei plausi e degli inni levati al Cielo dai laudatores.

Chi mi conosce e mi segue sa che nei confronti del Maestro Muti (da me simpaticamente

chiamato “il Maeschhhtr' “) ho sempre applicato una regola ferrea e a volte dura:

conoscere per giudicare, senza lasciarsi influenzare dallo scampanìo festoso dei

cortigiani o della stampa asservita.

 

Di Muti non mi è mai piaciuta la spocchia e il tono cattedratico esibiti pubblicamente,

quando invece nel privato propone un atteggiamento diametralmente opposto, più incline

alla facezia e al battutismo. Il guaio di Muti è stata l'ombra gigante di Toscanini,

manifestatasi ai tempi dei suoi studi giovanili con Antonino Votto, che di Toscanini fu

assistente e seguace. Il baritono Valdengo, con il quale ho studiato per un certo periodo,

soleva ricordare che tutti coloro che avevano avuto a che fare con Toscanini erano come

“marchiati a fuoco” . In effetti la cosa si è tramandata ma non come logica ammirazione,

bensì come imposizione di un para-toscaninismo superato e pesante,a volte persino

grottesco. Ed ecco quindi le deprecate cabalette alla Speedy Gonzalez, il bataclàn delle

strette, gli ottoni spinti al parossismo, l'Aida di Monaco, il filologismo ottuso e prepotente, i

cantanti portati allo stremo, i fiaschi (puntualmente trasformati in trionfi dai solerti cronisti-

cortigiani). Insomma: tutto ciò che ho sempre rimproverato a Riccardo Muti, con onestà

critica e contro ogni interesse personale.

 

                         Muti__Roma

 

Ora c'è un netto cambio di rotta, che credo di poter individuare nel periodo che segue lo

stressante ventennio scaligero e le conseguenti polemiche che portarono alla

defenestrazione di Muti. Roma è una città lenta e pigra, mollemente adagiata sui suoi

allori e sorretta dalla politica di regime: il Teatro Costanzi è uno dei tanti 'palazzi',

assimilabile a Palazzo Chigi o a qualsiasi luogo in cui dimora il cosiddetto “Potere”.

All'interno di questa culla, in tutta evidenza, il Maestro Muti si sente accolto come Egli

reputa opportuno: come un uomo di potere al pari, se non addirittura di più, rispetto al

musicista, all'artista. Respinto da una Milano che vede nei suoi confronti 'ingrata' e

'spietata' , Muti trova a Roma il suo grande riscatto e si produce in nuova veste: da Raìs

(definizione di Zeffirelli) passa al grado più solenne di Senatore , dalla Madunina si arriva

al placido Cupolone. Sta di fatto che lasciati da parte gli antichi clangori, le strette

vorticose e le corse sfrenate , Muti si abbandona a inusitati slanci poetici nel  Simon

Boccanegra, trovando il culmine nella scena dell'agnizione tra  il Doge  e

Amelia, proprio in quella scena che sembrava appannaggio assoluto dell'eterno rivale,

Claudio Abbado. L'attacco degli archi sul tema dell'amore tra padre e figlia (uno dei

grandi voli d'angelo verdiani) rivela un Muti che davvero non mi sarei mai aspettato: non

più ansioso e teso, ma finalmente umano e vibrante d'una passionalità libera da

qualsivoglia pregiudizio.

 

                                          

 

In questa nuova ottica, più meditata e tranquilla, è il Nabucco a mostrarsi come la perfetta

antitesi con il primo Muti: lente e massicce le cabalette, in cui vengono concesse in taluni

casi persino le variazioni nel da capo (significativa la cabaletta di Zaccaria “Come notte”) ;

delicati gli accompagnamenti delle arie, con una meticolosa attenzione nel seguire il

cantante e senza sovrastarlo con sonorità troppo impetuose; persino gli squilli di trombe e

tromboni, un tempo inclini alla petulanza , oggi assumono un colore più denso e uniforme

(vedi Simon Boccanegra, il finale del Prologo o l'apertura della scena del Senato; vedi

Attila, vedi Macbeth).

Peccato  che nella  serie  di opere  live  proposte dal Corriere della  Sera  non vi sia

l'Otello, con cui si inaugurò  il  rapporto  con il teatro della  Capitale. Il  primo  atto

resterà,a  mio parere,  tra  gli eventi musicali più  straordinari  cui  abbia  finora 

assistito, per la forza  tellurica  , la tenuta  e  la  qualità generale  dell'esecuzione, con

Coro e Orchestra  dell'Opera  in stato  di  grazia.

 

                      

 

Insomma un Muti che ripensa sé stesso e soprattutto abbandona l'antico modello

toscaniniano, finalmente  libero da un giogo “pericoloso”.

 

Il reparto cantanti vede schierate le eccellenze attuali, con alti e bassi, luci e ombre.

Duole constatare che i nomi siano omessi dalle copertine dei dischi, come se non

contassero nulla. E probabilmente per i responsabili del Corriere della Sera è così.

Vogliamo però sottolineare che alcune prove sono eccellenti: il baritono Luca Salsi, per

esempio, è uno dei pochi a saper modulare a mezzavoce momenti importanti come

“Tremin gli insani” o “S'appressan gli istanti” in Nabucco; il tenore Francesco Meli,

approdato a ruoli che gli calzano a pennello, regala emozionanti momenti come Gabriele

Adorno e nella non facile parte di Ismaele;il basso Abdrazakov è un fantastico Attila, per

tempra e baldanza eroica; il baritono Nicola Alaimo è un Ezio imponente, anch'egli

perfetto nello scandire le frasi seguendo l'arco verdiano e certamente le indicazioni volute

da Muti, che -com'è noto- fa un grande lavoro di sala con i cantanti. Il basso Zanellato

canta l'impervia parte di Zaccaria e riesce a venirne a capo con onore e così il suo

collega, Beloselsky, che come Fiesco rappresenta un ottimo carattere, forse un po'

debole nelle note gravi rispetto all'efficace registro acuto. Magnifiche le parti di fianco, con

due elementi di spicco, come il basso Luca dall'Amico (Papa Leone in Attila) e il tenore

Antonello Ceron , Uldino squillante e vigoroso.

                                      Muti__Attila

                                                                  I.Abdrazakov (Attila), G.Gipali (Foresto)

 

Nel reparto femminile  , in Simon Boccanegra  brilla la Amelia  lirica  e  limpida  di

Maria Agresta, un soprano che oltre a saper cantare splendidamente, ha avuto in dono

un colore di voce raro a trovarsi. Tatiana Serjan come Abigaille , Lady Macbeth e

Odabella riesce a scavalcare le onde perigliose delle tre parti, a volte con straordinaria

forza ed efficacia, ma il colore non è dei più affascinanti (non si può avere tutto). Già è

tanto che arrivi a cantare tutte le note scritte da Verdi e senza risparmio alcuno: in teatro,

tra l'altro, offre una figura molto adatta e una recitazione sempre avvincente.

 

                                Muti_Macbeth_Serjan

                                             T.Serjan  (Lady Macbeth)

 

Insomma, ci voleva l'Opera di Roma e il bicentenario verdiano per farci rivalutare Muti,

una piacevole sorpresa che mi fa dire , come James Bond: nella vita o nel

melodramma...”mai dire mai”.

 


 
OTELLO on line!
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Sabato 02 Novembre 2013 11:25

 

                                    OTELLO_GOZO__CREDO__BELLA

 

 

 

Otello  Badri  Maisuradze
Jago    Alessandro  Paliaga
Desdemona  Miriam Cauchi
Cassio  Cliff  Zammit Stevens
Emilia  Olga  Sliepnova
Roderigo   Bernard Busuttil
  Lodovico  Franco De  Grandis 
 
Montano  Ken  Scicluna
 
Orch. Filarmonica  di Malta,   dir.  Joseph  Vella
 
Coro, Coro  bambini      Maestra del  Coro:  Maria  Frendo
 
Regìa  e  scene:  E. Stinchelli
Realizzazione  scenica: Joseph  "Genius"  Cauchi
Costumi:  Arrigo, Milano
Assistente  alla regìa: Ulduz  Ashraf  Gandomi
Video maker: Alex  Magri
Luci:  George  Zammit
Attrezzeria:  Rancati
                                                                                ----------------------

                                      
  
Teodora Kaciaros Sojat "Nel mondo delle fiabe. E' quello che le persone desiderano.
Qui c'è buon gusto, fantasia, amore per il proprio lavoro, rispetto e venerazione per l'Autore, desiderio di piacere al pubblico, ma anche, e soprattutto, di mostrare che modernizzare non significa sconvolgere e imbruttire, ma alzare l'ingegno, inventare, capovolgere, mettere in moto quella parte di cervello che sovrintende alla creatività, realizzare quello che è nei sogni, non spacciare per stravaganza quello che è solo pigrizia mentale, banalità e piattezza".


Laura de Cesare Con gli obbrobri che circolano, gli allestimenti di Enrico sono come una ventata d'aria fresca perchè-pur avendo uno spunto innovativo,usando anche le moderne tecnologie- ti fanno capire benissimo che opera stai vedendo/ascoltando!... il risultato è bellissimo e,come ho già detto,non sembra vero di vedere Otello nei tempi di Otello!! I cappottoni neri,i frigor, i ferri da stiro ecc. sono tutte cavolate di gente che non ha idee e non conosce l'opera, che secondo me è anche fiaba e deve trasportarci indietro ai tempi della trama...le altre cose le vediamo tutti i giorni!! Grande Enrico!!!!


Paola Labarile Ho appena finito di guardarlo tutto. Semplicemente bellissimo, i ballabili sono un misto di eleganza, raffinatezza, delicatezza.... Una regia certamente non attuabile da tutti i registi in quanto tu sei critico musicale, musicologo e regista, sai bene cosa stai facendo. Bellissimo l'uso delle luci, come sempre. predomina il blù! I cambi scena avvengono molto rapidamente e senza che qualcuno se ne accorga o se ne accorga vistosamente. Ho capito cos'era quel rumore che avvertivo all'inizio: il vento! Pazzesco! Sei riuscito perfettamente a riprodurre anche quello! Ogni tanto cercavo di captare i vostri commenti durante lo svolgimento dell'opera! belli anche i costumi e un cast incredibilmente bravo, specialmente il baritono: un vero diavolo! Sapeva, anche solo attraverso la voce, interpretare al meglio il personaggio e riusciva ad assumere toni diversi. Desdemona veramente molto brava, sempre delicata e presente al personaggio. Il tenore ha un bellissimo timbro, scuro e vellutato, solo che purtroppo la dizione non è chiara. Enrico, hai veramente superato te stesso, regia da manuale. La dovrebbero trasmettere Rai Cinque, Rai Uno, Sky.. Non sto scherzando, è bellissima! Incredibilmente bella.

Alberto Sacchi Odobez · 
.... Quello che si riesce a fare quando si crede in un progetto , si ha la capacità di coinvolgimento e coordinamento di tutti.... Con l'orgoglio di creare, senza superbia, un affresco verdiano...! LODI...!

Angela Maria Brambilla 
Bravo un regista con buon senso coniugato con il gusto

Valerio Paperi Anche questo modo di partecipare ad una tale impresa, dimostra che potremmo vivere ed utilizzare diversamente il nostro grande patrimonio musicale . la musica non deve produrre solo godimento , ma godimento responsabile.

Luciana Serra Complimenti Enrico, spettacolare!


Fabio Armiliato Bellissimo Enrico: Complimenti per il successo a te e a tutti gli amici del Teatro ASTRA di Gozo!!!!

Lucia Grieco La curiosità e donna, ma è anche "cantante", ed essendo io ora alle prese finalmente con le mie prime vere audizioni e debutti, ho spulciato tutte tutte le foto di questo meraviglioso Otello, comprese le prove: regia caratterizzata da eleganza, compostezza, sobrietà abbracciata da scene a tratti caravaggesche...che dire, COMPLIMENTI!

Giorgio Gromit Pandini come sempre quando si tratta di Enrico, una regia coerente stilisticamente e non fine a sè stessa, ma al servizio dell'opera e dalla quale traspare il lavoro meticoloso, la cura del particolare ma soprattutto l'amore per la lirica. Bravo Enrico!

Vittoria Salvadori L'ho seguita tutta. Bellissima!
Regia, scenografia,luci, colori perfetti, innovativi, degni di un regista a 360°, affiancato da un cast eccezionale che ha permesso di realizzare un'opera eccezionale.
Bravissimo e bravissimi tutti!!!

Carlo Giuseppe Galbiati Bellissima l'idea del Bucintoro, belli i colori, credibili gli interpreti (anche se non sempre atleticissimi). Ti prego: vai nei licei di Roma a parlare d'opera! Io dove sono faccio la mia parte.

 
 
INTERVISTA a Enrico Stinchelli per il SUNDAY TIMES
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Mercoledì 02 Ottobre 2013 17:32
  1. Anteprima  dell'intervista  realizzata  dal  Sunday  Times  a  Enrico Stinchelli   in occasione  dell'OTELLO di  Verdi  che  verrà  realizzato al Teatro Astra  di  Gozo  (MALTA)  il prossimo  24  e  26   ottobre.

                     Otello_Gozo_locanmdina

  1. As you know, the world of opera is commemorating Verdi’s bi-centenary of his birth. It was natural for the organizers at Teatru Astra to choose a Verdi opera. What was your reaction when you were approached to produce Otello?

  1. Come saprà, quest’anno il mondo operistico commemora i duecento anni dalla nascita di Giuseppe Verdi. Perciò il Teatru Astra non poteva non mettere in scena un’opera verdiana. Qual’è stata la sua reazione alla richiesta di produrre l’Otello?

 

Ho avuto l'opportunità di mettere in scena l'Otello di Verdi già in altre importanti

occasioni, con il Teatro di Sofia , nel 2005, in una edizione di grande successo che è

andata in Giappone, in Svizzera, in Ungheria , con protagonista Vladimir Galouzin e altri

valenti interpreti (Andrea  Rost, Mauro Augustini, ec.).Per quella edizione chiesi di

ripristinare i magnifici Ballabili nel III atto, cosa mai fatta prima nel nostro secolo. Ho

anche curato la  regìa di  Otello al  Verdi  di  Pisa, nel febbraio del  2013, con

Antonello Palombi, Cinzia  Forte e  Carlo Guelfi.  Otello è  un capolavoro assoluto, un

“must” per ogni regista.”

 

  1. Despite its unequivocally beautiful music, together with it being very well-known in opera circles, Otello is not your run-of-the-mill opera. Given its standing as one of the great Verdi operas, it is not as often produced as one would expect. Why would you think this is so?

    2. Nonostante una bellezza e un’armonia musicale più unica che rara, una diffusione ampia tra i melomani e anche che una consapevolezza universale che si tratta di uno dei capolavori di Verdi, le produzioni dell’Otello sono sporadiche. Perché?

  2. Perchè è un'opera molto complessa, sia sotto il profilo drammaturgico che musicalmente

  3. e vocalmente. Intanto , nonostante sporadici momenti di magniloquenza, è un'opera a

  4. carattere intimistico, quasi cameristica, basata sul canto “di conversazione”, con pochi

  5. personaggi in scena e tutti fortemente caratterizzati. Vocalmente è difficile per tutti,

  6. comprimari compresi. Otello è un K2 per i tenori, che pregano di sopravvivere ai primi due

  7. atti! Per l'orchestra c'è un grande lavoro, il Coro non è molto impegnato ma quel poco che

  8. deve cantare è di notevole difficoltà. Insomma, vi sono molti ottimi motivi per avere paura

  9. di Otello.”

  10.  

  11.  

  12.                                  DSC_1089

  13. (Otello, Verdi, Teatro  Verdi  di  Pisa, 2013)


  14. This opera sees Boito working a Shakespearean text. He embarks on a similar path with Falstaff later on. What dramatic intensity or significance do you think the opera gains (or loses) by Boito choosing to leave out Shakespeare’s First Act of the play and inserting such powerful additions as the (in)famous Credo?

    3. Come successe più tardi per un’altra opera Shakespeariana, il Falstaff, per il libretto Verdi si affida a Boito. Quanto fanno guadagnare, o perdere, in termini d’intensità ed espressività, l’omissione del Primo Atto del testo di Shakespeare e innesti vigorosi come il Credo?

 

 

In un primo tempo l'opera si sarebbe dovuta intitolare Jago, poi Verdi impose Otello. In

effetti Boito dà un rilievo straordinario a questa figura diabolica e sottile, che tesse la

trama di tutto il dramma. La sparizione del I atto shakespeariano è funzionale in questo

senso poiché potenzia la figura onnipresente di Jago.Non è casuale l'ultima parola

gridata da Jago “NO!”...poichè lo spirito che nega è il Diavolo, e il Male incarnato da Jago

è il vero protagonista di questa storia tragica.Verdi sottolinea molto questo aspetto, il

Credo fa paura davvero.”

 

                          DSC_1147

                             sul set  di Otello a  Pisa, febbraio 2013

  1. It is well documented that the primary roles in Otello are not for the faint-hearted. In fact, the tenor role is notoriously difficult, not least for its very first phrase. However, not less challenging and demanding, vocally, musically and scenically, is the role of Iago and, in a distinctly different way, that of Desdemona. What are your comments?

    4. Notoriamente i ruoli principali dell’Otello necessitano di un’interpretazione magistrale. In fatti il ruolo del tenore è sinonimo di difficoltà, in particolar modo il primo passaggio. Anche il ruolo di Iago è da considerarsi vocalmente, musicalmente e da un punto di vista scenico, impegnativo. Come lo è tra l’altro, in un modo diverso, il ruolo di Desdemona. Cosa ne pensa?

  2. Tre ruoli micidiali.Otello è una sorta di summa del tenorismo ottocentesco: una voce

  3. robusta, potente ma anche molto duttile, capace di cantare piano e pianissimo, estesa

  4. addirittura fino a un do acuto scritto (nel III atto). Jago , per Verdi, doveva cantare come

  5. un prete, quasi sempre a mezzavoce, con finezza e garbo. Spesso invece i baritoni

  6. urlano questa parte, e sbagliano. Ne è esempio il Sogno, che è un vero merletto

  7. musicale.La perfidia è sempre sottile, sinuosa, falsa. Desdemona è un magnifico soprano

  8. lirico, che diventa quasi drammatico nel III atto: non è facile sostenere questo ruolo.

  9. Spesso i soprani troppo robusti soffrono nell'intonazione e i lirici risultano troppo leggeri

  10. per la grande orchestra...”

  11. Inevitably, unlike a Puccini with the exception of Turandot, a Verdi opera casts the chorus as a protagonist and Otello is no different. In fact, the First Act of the opera depends so much for its dramatic development on the role of the chorus and the beautiful chorus in the Second Act provides a moment of desperate irony that borders on the Sophoclean. Would you agree?

    5. A differenza di Puccini, eccezion fatta per il Turandot, un’opera verdiana evidenzia il coro e lo protrae come protagonista. Il Primo Atto dell’Otello si basa tassativamente sul coro per lo sviluppo drammatico della trama. Nel Secondo Atto invece, un coro mirabile da luogo a un’ironia che trae spunto dall’elemento sofocleo. Concorda?

  12. Vi sono opere verdiane in cui il Coro è molto più impegnato, ma nell'Otello c'è l'influsso

  13. netto del Requiem e della tanta musica sacra che Verdi studiava negli ultimi anni della

  14. sua esistenza. Il Coro ha passaggi di grande virtuosismo nella Tempesta e nel Fuoco di

  15. gioia del I atto, poi nel II rappresenta una complessa scena concertata e così nel III atto,

  16. insomma...è un duro cimento. Come un co-protagonista.”

 

                                      DSC_1060

                                                   prove  di  Otello  a  Pisa, III  atto



  1. On a personal note, how do you feel coming back to Gozo to work once again with the remarkable team of volunteers that work the set and props, costumes and chorus?

    6. Da un punto di vista personale, cosa prova a ritornare a Gozo per lavorare di nuovo con un’equipe di volontari che curano il materiale scenico, il set, i costumi e il coro?

  2. E' un'esperienza unica nel mondo e per questo bellissima, quasi un sogno. A Gozo la

  3. scena nasce su misura per il Teatro, come l'abito di un sarto e la bravura dei tecnici

  4. realizzatori è straordinaria, a cominciare da Joseph Cauchi che io considero un “mago”. Il

  5. fatto che tutti collaborino con entusiasmo e senza risparmiare energìe è stupendo, una

  6. gioia per chi ama l'Opera e far Arte a 360 gradi.”

 

       NORMA___PROFESSIONAL___FINALE__QUERCIA_APERTA1   buttok1


  1. Your productions of Norma and Madama Butterfly (2011 and 2012 respectively) at Teatru Astra will go down in the recent history of opera in Malta as ground-breaking productions that have mesmerized audiences leaving them begging for more. Do you wish to give us a sneak peep into your ideas with regard to the production you have in mind or would you rather leave us in the dark until the last moment?


    7. Le sue produzioni della Norma (2011) e della Madama Butterfly (2012) al Teatru Astra resteranno negli annali della recente storia operistica maltese per la loro travolgente innovazione che ha sedotto un pubblico desideroso di assistere a produzioni pioneristiche. Se permette la domanda, cosa ci riserverà l’Otello?

Sarà la più spettacolare delle mie produzioni, è una scommessa fatta insieme all'amico

Joseph, a Gerald il video maker , ad Alex, Carmel, Ismael, Ulduz, George e a tutti i

collaboratori. Non vorrei svelare tutto, ma posso anticipare che cercheremo di far entrare

un'intera nave in scena, che via via si trasformerà in tante scene diverse...Io sono

dell'opinione che unendo innovazione tecnica a un impianto tradizionale si appaga il

pubblico che ama l'Opera e coloro che magari entrano per la prima volta in un teatro con

la speranza di non annoiarsi o con la paura di annoiarsi. Io desidero che la gente esca

ricordandosi di qualcosa di bello. Per le brutture basta la cronaca quotidiana, il teatro

dovrebbe restarne fuori.”

 

 
Aita...Aita...Castiglione su RaiUno
News
Lunedì 26 Agosto 2013 15:14

                                               aida__castiglione_1__cane

 

L'orario è quello riservato agli insonni, ai nittalopi, ai gufi, ai vampiri. L'AIDA di Verdi

programmata per le estati di RaiUno , realizzata a Taormina nel 2009, parte verso l'una di

notte, dopo una serie di dotte illustrazioni musicologiche affidate a personaggi che,

complice l'orario , assumono i connotati di simpatici demoni: Lorenzo Tozzi, Dino Villatico,

persino Pierluigi Pizzi, che spiega giustamente come l'Aida non sia un'opera “trionfale”

bensì un dramma molto intimo. Infine, l'officiatore primo di tutto il rito, Enrico Castiglione,

che subito dopo Pizzi si affretta a dire l'esatto contrario , “Aida, opera spettacolare per

eccellenza”. Non è forse il Diavolo " lo spirito che nega sempre tutto”? E come

un grande diavolone, questo personaggio straordinario la cui biografia rimandiamo a un

nostro precedente articolo (vedi: Splendori e  Miserie  di  EC), rimesta nel suo

pentolone gli ingredienti e confeziona un "evento" destinato a lasciare una traccia

imperitura nei nostri ricordi peggiori.

Sulla carta “Aida” di Giuseppe Verdi, sul video...un Sabba.

La prima notazione riguarda le luci che, come si sa, sono teatrali e televisive. Più soffuse

e meno invasive le luci teatrali (di solito si realizzano in vari giorni, con un light designer

che faccia il piano luci assieme al regista, posizioni i riflettori per i piazzati e gli effetti e

infine memorizzi il tutto seguendo lo story board dello spettacolo). Le luci televisive sono

ben più invasive e presenti, le telecamere mal sopportano il buio e le atmosfere

evanescenti che la magica realtà del teatro dal vivo esaltano. I registi ben lo sanno. Non

lo sa Castiglione che regista crede di essere, o meglio si autodefinisce, persino nel suo

pistolotto introduttivo in cui ci informa : “Quando mi è stato chiesto di curare la regìa di

Aida, ho lungamente esitato....”. Ma come? Se eri all'epoca il direttore artistico di

Taormina Arte ti sarai scritturato da solo...caso mai.

                          aida_castiglione__ballo

Veniamo alle luci di questo spettacolo. Assenti. O meglio: un piazzato per ogni quadro,

uno uguale all'altro. Piazzato ambrato per le scene “luminose”, piazzato blu per le scene

“notturne”. Fine. Per un'Aida, dico...almeno un centinaio di memorie...eh , ma bisogna

saperlo fare, e anche volerlo fare. Sono nottate che si passano all'aperto, fino

all'alba...quando devi smettere. I registi lo sanno, appunto: i registi. Per di più insufficienti

per la ripresa televisiva, realizzata con un senso dilettantistico imbarazzante: scene

opache, buie, se non tenebrose....effetto Blair Witch Project. Mai visto su RaiUno un

prodotto di così infima qualità.

Effetti. Fiamme proiettate nel finale sui ruderi del Teatro Greco. Qualche scarabeo

proiettato sulle scale all'inizio.

La scena unica consisteva in una scalea a forma piramidale che occupava l'intero

palcoscenico di Taormina: soluzione scontatissima e soprattutto scomodissima, poichè

com'è facile capire sulle scale...si inciampa, soprattutto se si è in costume. Risultato:

recitazione statica e facce preoccupate di chi si aggirava sul palco: ballerine bloccate e

costrette a fare strane segnalazioni aeree con le braccia, quando non costrette....per fare

qualcosa...a scoprire le tette .

L'impostazione generale era quindi all'insegna del nulla e dello squallore, come non

accade nemmeno nei saggi di Conservatorio o nelle piazze di paese con le compagnìe di

giro. Potete ben immaginare cosa sia potuto accadere nella famosa Scena del Trionfo,

con quattro comparse che giravano su loro stesse con le insegne dorate e il gonnellino

d'ordinanza, le ballerine a mo' di vigili urbani, Radames che entra addirittura di lato e a

piedi, orpelli e trovarobato da politeama rionale degli anni Sessanta....una cosa da

piangere.

                                   aida_castiglione_trionfo

Veniamo alla parte musicale, sulla quale sarebbe impietosissimo compiere un'analisi

dettagliata. Abbiamo saputo che l'Orchestra dei Giovani dei Conservatorii Italiani ha avuto

appena un paio di prove per questa complessa partitura, il maestro Fabio Mastrangelo ha

cercato di sopravvivere all'insegna dell'eduardiana “adda passà a' nuttata”, ma le cadute

sono state a getto continuo, tra stonature, strombazzamenti, squilibri mostruosi tra le

varie sezioni, una cosa di cui proibire la diffusione se non fosse avvenuta in orari in cui la

gente normale è tra le braccia di Morfeo.  Poi, uno strano  fenomeno si verifica sulla

nota  Marcia  dell'Aida, suonata  dalle trombe egizie: le immagini  mostrano gli

strumentisti non coordinati  con il suono  singolarmente perfetto  proveniente dalla

non  fenomenale orchestra di cui sopra. Miracolo? Trucco? Postproduzione?

Davvero  siamo al paranormale, considerando  che  l'effetto da uno spalto  postato

su  youtube  era  questo:

 

                      

 

 

Il Coro del Cilea di Reggio Calabria, penalizzato da microfoni distanti e probabilmente

assenti, o non so da quali diabolici mixaggi, è raramente pervenuto alle nostre orecchie e

, considerando la (s)concertazione e le nulle prove, forse è stato meglio così.

 

I solisti.

 

Sul compianto Salvatore Licitra come Radames non voglio infierire. E' stata una voce

baciata da Dio, ampia, sonora, ricca di armonici, il cantante è stato generoso e

appassionato, si perdona la défaillance sul si bemolle del “trono vicino al sol” e vari altri

piccoli incidenti di percorso. Imperdonabile la maniera in cui invece è stato truccato e

vestito,a mezza via tra un pizzettaro e un personaggio del film “Asterix e Cleopatra”: e qui

la colpa è di nuovo del mentore di queste iniziative.

 

                   aida_castiglione_scena__applausi

La Kabatu, Aida, pareva alla sua recita di addio, tante sono state le calate di intonazione

e la demotivata recitazione .Cantare Aida o leggere l'elenco del telefonico, per  lei, ...la

stessa cosa.

Rossana Rinaldi ha offerto ad Amneris una  bella voce da soprano lirico, tipo Micaela ,

togliendo autorevolezza e tempra a un ruolo che è totalmente fuori dalle sue corde. Da

dimenticare quindi la Scena del Giudizio, siglata da un suono di un buon semitono

crescente rispetto a quello scritto da Verdi.

Ancora valido Juan Pons, l'unico a possedere il senso dell'arte scenica e della frase: il

grande baritono si sarebbe ritirato un paio d'anni più tardi, rilasciando interviste di fuoco

sul trattamento economico ricevuto a Taormina.

Il celeberrimo velo pietoso, più volte utilizzato, si stenda sugli altri.

                              velo_pietoso

 


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